Due correnti di conoscenza, quella dei magi e quella dei pastori, e loro trasformazione

O.O. 202 – La ricerca della Nuova Iside – 25.12.1920


 

La conoscenza dei magi dell’oriente nel loro campo era tale

che essi potevano guardare segreti specialmente profondi del cielo stellato.

 

Essi poterono così stabilire che dai mondi nei quali l’uomo è tra una morte e una nuova nascita, dai quali derivavano per loro le facoltà per compenetrare il cielo stellato, attraverso un potenziamento di quella conoscenza essi vedevano: « Dal mondo del quale non fa parte la nostra vita fra nascita e morte, ma invece la nostra vita fra morte e rinascita, da quel mondo discende sulla Terra un Essere, il Cristo ».

Dalla conoscenza delle stelle risultò ai magi la discesa del Cristo.

 

Che cosa risultò invece ai pastori sui campi, ai pastori

che avevano sviluppato la speciale facoltà di sentire le profondità della Terra?

 

La Terra divenne diversa mentre il Cristo si avvicinava.

La Terra avvertiva ravvicinarsi del Cristo.

La Terra portava in sé nuove forze che appunto le venivano perché il Cristo si avvicinava.

I pastori dei campi, col loro senso di devozione,

sentirono dalle profondità della Terra ciò che la Terra rifletteva,

il modo in cui la Terra reagiva all’avvicinarsi del Cristo.

• Così le immensità spaziali annunziarono ai magi dell’oriente

la stessa cosa che le profondità della Terra annunziarono ai pastori.

Era quello il tempo in cui appunto esistevano ancora residui di quelle antiche conoscenze.

 

Dobbiamo quindi guardare a quegli uomini, eccezionali anche per i tempi di allora, quali furono i magi dell’oriente e anche a quei particolari pastori sui campi. Entrambi avevano conservato a modo loro ciò che per l’umanità in generale era più o meno sparito. Di conseguenza potè annunziarsi per loro il mistero del Golgota, mentre si avvicinava, nel modo appunto in cui si annunziò loro. Queste cose vanno considerate in modo da aggiungere alle abituali vedute della storia le conoscenze che possono risultare in base alla scienza dello spirito.

Occorre per così dire cercare di commisurare le ampiezze spaziali e le profondità dell’anima. Se poi si commisurano giustamente le ampiezze spaziali in una determinata prospettiva, si impara a comprendere il modo in cui i magi dell’oriente sperimentarono l’avvicinarsi del mistero del Golgota.

Cercando di sondare le profondità dell’anima, si acquista una comprensione per come ai pastori fu annunziato Chi si avvicinava tanto alla Terra che questa percepisse già in sé le forze di Chi appunto si avvicinava.

 

Le facoltà prenatali che si manifestarono nei magi corrispondono più

a un conoscere intellettuale, però allora diverso da quello di oggi.

Ciò che agiva invece nei pastori corrisponde più al volere,

e il volere rappresenta in pari tempo le forze di crescita nell’universo.

Vorrei quindi dire che i pastori

furono legati con il loro volere all’essere del Cristo che si avvicinava alla Terra.

 

Se anche nelle Bibbie di oggi è espresso in maniera molto incompleta, pure si sente come il racconto dei magi dell’oriente rifletta la forma di conoscenza con cui i magi avvicinarono il mistero del Golgota: era questo che per loro viveva nella coscienza esteriore. Invece nel racconto, nell’intimo racconto dell’annuncio ai pastori che troviamo nel Vangelo, sentiamo che qui ci si riferisce alla volontà degli uomini, all’anima, all’intima sfera emozionale. « Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e pace sulla Terra agli uomini di buona volontà ». Si sente lo scorrere della volontà nell’annuncio ai pastori. Se poi si sente la luminosità della conoscenza dei magi, si sente l’altro diversissimo modo.

Ci avviciniamo così al profondissimo significato di ciò che viene raccontato nel Nuovo Testamento in merito alla conoscenza dei magi e all’annuncio ai pastori, se cerchiamo di guardare profondamente nella conoscenza e nella volontà umane, nella vita prima della nascita e dopo la morte.

 

 

Dicevo che il vivente mondo spirituale, rappresentato dagli antichi

come mondo stellare, come mondo minerale, come mondo vegetale,

per noi è diventato una specie di tappeto dei sensi.

È venuta alla superficie quella che prima era una conoscenza interiore.

 

Se abbiamo presente l’uomo e pensiamo come elemento interiore la sua conoscenza interiore,

quale è comparsa in modo speciale nei pastori,

e inoltre pensiamo come elemento esteriore ciò che è comparso nei magi,

• tale conoscenza esteriore dei magi

è quello che risplende nelle immensità spaziali per percepire lo spirito;

ciò che invece vive interiormente

conduce alla veggenza che percepisce le profondità terrestri, però anche spiritualmente.

 

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Quella che era conoscenza interiore e che è apparsa nei pastori (vedi disegno, rosso), nell’ulteriore evoluzione della umanità cresce sempre più verso l’esterno e diventa l’odierna percezione esteriore; diventa quella che oggi chiamiamo percezione dovuta all’esperienza.

Ciò che invece trasmetteva la conoscenza del vivente mondo stellare nei magi, si ritira per così dire verso l’interno, più verso il cervello, e diventa il nostro mondo matematico, meccanico (verde). I due fenomeni si sono cioè incrociati.

• Quella che prima, nel tempo precristiano, era conoscenza interiore per immagini, ingenua, immaginazione istintiva, diventa la nostra conoscenza esterna, diventa percezione sensoria;

• quella che invece era conoscenza esteriore, per mezzo della quale si afferrava il mondo stellare, si ritrae verso l’interno e diventa l’arido mondo geometrico-matematico-meccanico che ora abbiamo movendo dall’interiorità.

 

L’uomo di oggi, per illuminazione interiore, non percepisce altro che elementi matematico-meccanici. Solo spiriti eletti, come per esempio Novalis, si innalzano a sentire e anche ad esprimere poeticamente gli elementi di fantasia e di poesia esistenti nella matematica e nella meccanica, come egli ha cantato tanto bene, in modo addirittura armonico. Quello che Novalis canta, per la gente normale di oggi è il mondo arido del triangolo, del quadrangolo, il mondo arido dei quadrati, delle somme e delle differenze, per la gente comune è il mondo nel quale enunciamo che la risultante di due forze si manifesta nel parallelogramma.

 

La gente comune è prosaica a sufficienza per sentire questo mondo come arido, e non lo ama. L’eletto Novalis invece lo canta, perché in lui vive ancora qualcosa, vive un’eco di ciò che era questo mondo, quando ancora non si era ritirato nell’interiorità. Allora era un mondo dal quale venivano percepiti gli spiriti di Giove e di Saturno, dell’Ariete, del Toro e dei Gemelli. Era l’antico mondo stellare riempito di luce, il mondo che si è ritirato e che ora, nel primo stadio del suo ritirarsi, è il mondo apparentemente arido della meccanica e della matematica.

 

Quella che dall’altra parte si è intensificata nei pastori sui campi nel percepire la voce dell’angelo delle altezze è diventata in noi la percezione del mondo sensorio esterno, anche se arida, fredda, sbiadita. Attraverso di essa noi percepiamo oggi i minerali, le piante e le stelle, mentre con l’altra percepivamo intuitivamente le profondità della Terra o il mondo umano e animale.

Ma quello che oggi, indebolito, è il mondo matematico-meccanico-cinematico, quella che un tempo fu l’astrologia, per l’antica conoscenza aveva in sé una forza tale da rivelare ai magi il Cristo quale essere celeste. La profonda influenza sulla Terra, tutta la potenza con la quale il Cristo doveva agire nella Terra, non mediante ciò che oggi è la nostra usuale conoscenza sensoria, per il cui mezzo noi non vediamo altro che la superficie verde di un prato o il mantello bruno di un animale, ma attraverso la conoscenza che era ancora nell’interiorità, che non era ancora salita ai soli occhi o alla sola pelle, annunciò ai pastori dei campi quello che il Cristo doveva essere per la Terra.

 

Noi dobbiamo ritrovare di nuovo la via,

dobbiamo ritrovare la possibilità che l’interiorità, oggi solo arida matematica,

si intensifichi nell’immaginazione.

• Dobbiamo imparare a comprendere l’immaginazione che ci propone la scienza dell’iniziazione.

 

Che cosa è infatti contenuto nelle immaginazioni?

Esse sono la continuazione di ciò attraverso cui i magi dell’oriente riconobbero l’avvicinarsi del Cristo.

Le immaginazioni sono i germogli, la continuazione

di quello che gli antichi vedevano nelle costellazioni, nelle immagini stellari,

nelle immaginazioni minerali, nell’oro, nell’argento, nel rame.

 

Così vedevano gli antichi in immaginazioni corrispondenti, e la continuazione di tutto ciò è oggi la capacità matematica. Le capacità matematiche diventano oggi le capacità che comprendono le immaginazioni, e così dobbiamo cercare la comprensione dell’entità del Cristo nella formazione dell’interiorità.

 

• Però deve essere approfondita anche la percezione esteriore.

La percezione esteriore

è essa stessa la discendente di quelle che un tempo erano le esperienze interiori, la natura istintiva.

Oggi è solo negli occhi, nelle orecchie la forza che i pastori dell’annuncio avevano nell’interiorità, nel cuore.

 

Tale forza si è trasferita del tutto verso il lato esterno dell’uomo,

e di conseguenza percepiamo solo il mondo esterno, il tappeto dei sensi.

L’uomo deve però andare ancora più verso l’esterno,

ma a questo scopo deve abbandonare il proprio corpo e diventare capace dell’ispirazione.

• Allora l’ispirazione, vale a dire quella che oggi è la percezione volta all’esterno,

sulla base della scienza dell’iniziazione potrà dare di nuovo

ciò che fu dato attraverso l’annunzio all’ingenua conoscenza interiore dei pastori sui campi.

 

Se come un tempo l’astrologia presso i magi e la veggenza del cuore presso i pastori dei campi

collaboreranno nell’uomo moderno

mediante l’immaginazione e l’ispirazione provenienti dalla scienza dell’iniziazione,

l’uomo si eleverà di nuovo alla comprensione spirituale del Cristo vivente

attraverso le conoscenze dell’immaginazione e dell’ispirazione.