È una dottrina senz’altro aristotelica quella della medesima origine del corpo e dell’anima con la nascita

O.O. 206 – Il divenire dell’uomo, l’anima e lo spirito del mondo – 23.07.1921


 

E’ una dottrina senz’altro aristotelica

quella della medesima origine del corpo e dell’anima con la nascita

o, diciamo, con la concezione di un uomo.

 

Col venir meno dell’antica spiritualità, col sorgere della mera intellettualità

venne abbandonata già da Aristotele l’idea della preesistenza,

la visione della vita dell’anima umana prima della nascita, prima del concepimento.

 

Questo negare la dottrina della preesistenza non è cristiano, ma aristotelico.

Questa lotta contro la dottrina della preesistenza divenne, in fondo, obbligo dogmatico

solo con l’assorbimento dell’aristotelismo nella teologia cristiana.

 

Ora però, a questo punto, sorge una domanda importante, una domanda per la cui risposta ci sono già degli elementi delle conferenze che ho tenuto qui nelle ultime settimane. Se vi ricordate alcune cose che ho detto qui nelle ultime settimane, vi direte:

in certo senso – così ho sempre sottolineato –

il materialismo del diciannovesimo secolo non era del tutto infondato. Perché?

 

Perché ciò che ci si fa incontro, ad esempio, nell’essere umano,

per quanto l’uomo è un essere organizzato in modo fisico-materiale,

è un’immagine dell’evoluzione spirituale dall’ultima morte.

• In effetti non è il puro animico-spirituale, ma è l’animico-fisico,

è l’immagine che si sviluppa in tal caso tra nascita e morte.

 

Da quello che, a questo punto, l’uomo vive tra nascita e morte

non c’è mai effettivamente la possibilità di ottenere

una visione scientifica di una vita post mortem.

 

Non c’è nulla, miei cari amici, che consegna una possibile prova di immortalità

se si prende in considerazione solo la vita dell’uomo tra la nascita e la morte.

 

Innanzitutto, però, il cristianesimo tradizionale,

dell’uomo, tiene conto solo di questa vita fra la nascita e la morte,

poiché con la nascita o il concepimento fa creare anche l’anima.

Perciò non c’è nessun sapere da acquisire sulla vita post mortem.

 

Non si accetterà la vita preesistente sulla quale, come sappiamo, va acquisita una conoscenza;

quindi non si può mai ottenere un sapere sulla vita dopo la morte.

• Da qui, dunque, la scissione tra sapere e fede riguardo alla questione dell’immortalità,

ad esempio, col dogma della lotta contro la vita prenatale.

Poiché si volle far cadere la conoscenza di questa, risultò la necessità di istituire una particolare certezza di fede.

 

Siccome non appena si combatte la vita prenatale si vuole parlare ancora di una vita dopo la morte, non si può parlare, a riguardo, di una conoscenza scientifica.

Vedete come è sistematicamente ordinata, vorrei dire, questa costruzione di dogmi. Si tratta di questo, di diffondere, all’interno dell’umanità, oscurità sulla scienza spirituale.

Com’è possibile? Da un lato si combatte la dottrina della preesistenza; poi, non essendovi alcun sapere sulla vita dopo la morte, la si deve credere su base dogmatica. Si raggiunge la fede lottando duramente per il dogma, mentre si combatte la conoscenza della vita prenatale.

Oh, vi è dentro un elemento assai sistematico per come la dogmatica si è sviluppata dal quarto secolo d.C., per come a partire da essa si sono completamente sviluppate le visioni scientifiche moderne; infatti esse, per la loro origine, sono tutte da indicare lì dentro, solo applicate all’osservazione esterna della natura, e occorre segnalare come attraverso questo sia stato preparato l’attaccamento dell’uomo a una mera fede.

 

Siccome l’uomo naturalmente vuole qualcosa riguardo all’immortalità,

gli si prende il sapere – ed è questo che gli si è tolto:

quindi egli è disposto ad accettare la fede dogmatica;

e allora questa fede dogmatica può scegliersi i suoi ambiti di potere.

 

Allo stesso tempo è, miei cari amici, una questione sociale, è un problema dell’evoluzione dell’umanità,

è una questione che oggi va presa in considerazione con piena chiarezza.

 

E tale questione decide in primo luogo del valore della cultura odierna,

ma anche soprattutto di quello dello spirito della scienza attuale,

e quindi delle prospettive dell’umanità, per giungere di nuovo a forze di risalita, a forze promotrici.