Effetti terreni ed extraterreni sul karma.

O.O. 236 – Nessi karmici Vol. II – 16.05.1924


 

Sommario: Effetti terreni ed extraterreni sul karma. Passaggio dagli esseri lunari alle gerarchie. Le sfere planetarie. Riunione di leggi spirituali e naturali. L’uomo terreno immagine dell’esistenza solare. L’abbandono e la ripresa del karma connesso col male. Disposizione alla salute dalla sfera solare e alla malattia da quella lunare. I compiti della seconda e della prima gerarchia.

 

Se guardiamo per così dire al teatro ove il karma si esplica, cioè alla Terra, troveremo che tutto quanto le appartiene, ossia gli esseri dei vari regni naturali, esercita un’effettiva azione sull’uomo, un’azione attuale che si fa valere anche quando egli non dirige le proprie facoltà conoscitive su quanto lo circonda. L’essere umano deve nutrirsi, deve crescere; a questi fini egli deve assorbire sostanze terrene. Queste agiscono in lui attraverso le loro qualità, con le loro forze interiori, agiscono in lui in modo del tutto indipendente dalla conoscenza che egli ne ha. Sebbene sia un’affermazione un po’ eccessiva, si può dire che l’uomo entra in relazione con le realtà di quanto lo circonda fisicamente, qualunque sia l’atteggiamento interiore assunto rispetto ad esse.

 

Ciò va osservato nei più diversi campi della vita. Come sarebbe per esempio se, riguardo alla quantità degli alimenti, dipendessimo dalla conoscenza della loro azione sull’organismo? Non possiamo davvero aspettare di avere cognizioni in proposito; quel che ci stimola è un rapporto con l’ambiente terreno del tutto indipendente dalla nostra conoscenza e in certo senso anche del tutto indipendente dalla nostra vita animica.

 

Ma riflettiamo alla differenza fra questa condizione e quella nei riguardi del mondo stellare. Considerando l’influsso del mondo stellare non si può parlare di un elemento istintivo come se ne parla per l’influsso dei regni terreni. Possiamo ammirare le stelle, trarne degli impulsi, ma per tutto quanto concerne il mondo stellare pensiamo a come l’uomo dipenda dalla propria anima, a come quel mondo debba agire sulla vita dell’anima. Consideriamo l’astro extraterrestre più vicino che è in relazione con noi: la Luna. Sappiamo come nella vita solita la Luna eserciti un certo influsso sulla fantasia degli uomini. Anche chi nega ogni influsso degli astri, non contesta che, senza che l’uomo stesso ne abbia coscienza, la Luna agisce sulla fantasia umana e la stimola, e cito in proposito un famoso detto del periodo romantico: « La notte magica argentata dalla Luna ».

 

Ma non si può pensare che questa più diretta e rozza azione del mondo stellare possa esplicarsi sull’essere umano prescindendo dalla sua vita animica, che possa verificarsi un nesso simile a quello che l’uomo ha con il suo ambiente terreno, un nesso in cui non ha davvero grande importanza che egli conosca l’effetto del cavolo sui suoi organi, che ammiri o no il cavolo: deve soltanto mangiarlo! Tutte le cognizioni relative sono un’aggiunta che senza dubbio eleva l’anima al di sopra della mera vita naturale, ma l’uomo vive la propria vita nella natura, e la vita spirituale solo vi si aggiunge.

 

Prescindendo dalla vita spirituale, non si può invece neppure pensare a un influsso del mondo stellare sull’essere umano, e tanto meno del mondo che sta dietro il mondo stellare, il mondo delle gerarchie, delle alte entità spirituali.

Sul gradino per così dire più basso delle gerarchie troviamo le entità di cui la volta scorsa dissi che formano con grande forza e grande intensità le esperienze che l’uomo attraversa dopo la morte, esperienze che esse stesse vivono.

Se quegli esseri lunari che un tempo furono i grandi antichissimi maestri dell’umanità non vivessero loro stessi in ciò che l’essere umano sperimenta dopo varcata la porta della morte, quelle esperienze sarebbero simili a sogni.

Esse però sono tutt’altro che simili a sogni, sono anzi più intense delle esperienze cosiddette normali della vita terrena.

Per il loro tramite si prepara il karma perché noi viviamo allora intensamente nelle altre persone, non in noi stessi, e dobbiamo pareggiare le azioni che abbiamo compiuto. Viviamo allora gli eventi come li visse chi ad opera nostra li subì; questo avviene con somma forza. Nel corso di quelle esperienze prepariamo dunque il nostro karma.

 

Nel tempo fra morte e rinascita ha poi luogo il trapasso da esperienze vissute con quegli esseri lunari a esperienze che entità vivono assieme all’uomo, entità che non furono mai sulla Terra. Gli esseri lunari dei quali ho parlato la volta scorsa, ebbero parte all’esistenza terrena. Già lo descrissi. In un successivo periodo fra morte e rinascita, l’essere umano ascende verso entità che non furono mai sulla Terra.

Troviamo prima un gruppo di entità delle gerarchie superiori a cui abbiamo dato il nome di Angeli. Gli Angeli sono per così dire le nostre guide da una vita terrena all’altra, sono gli esseri superiori ai quali siamo più vicini, ai quali anche durante la vita terrena siamo sempre molto vicini. Se riflettiamo su eventi esterni, su cose che abbiamo veduto e udito, che abbiamo appreso dalla natura oppure dalla storia, o che ci furono dette da altri, se riflettiamo solo su pensieri che durante la vita terrena ci vengono incontro da fuori, l’essere della gerarchia angelica al quale apparteniamo non ha alcuna relazione con i nostri pensieri. Gli esseri angelici non vissero infatti mai sulla Terra né come gli uomini né come i maestri antichissimi che vi dimorarono seppure solo in un corpo eterico. Le entità chiamate Angeli non dimorarono mai sulla Terra e perciò il nostro rapporto con loro è diverso da quello che abbiamo con gli esseri lunari dei quali ho prima parlato.

 

Quando, dopo la morte, percorriamo le vie che ci condurranno alle sfere planetarie ed entriamo nella sfera degli esseri lunari, siamo al contempo nella sfera lunare, quella degli Angeli. Mentre dunque viviamo con i maestri antichissimi dell’umanità divenuti abitatori della Luna, viviamo anche consapevolmente con gli esseri da noi chiamati Angeli.

Poi andiamo oltre. Proseguendo nel nostro cammino entriamo nella regione che la scienza spirituale di tutti i tempi chiamò sfera di Mercurio. Qui non dimora più alcun essere che sia mai esistito sulla Terra, vi dimorano unicamente esseri che non furono mai sulla Terra. Entrando fra morte e rinascita nella sfera di Mercurio, penetriamo nella sfera degli Arcangeli, passando poi a quello di Venere nella sfera delle Archai.

 

Percorrendo così le sfere della terza gerarchia, ci avviciniamo all’entità spirituale del Sole.

L’entità spirituale del Sole è nel senso più elevato la dimora

di quegli esseri delle gerarchie superiori che chiamiamo Exusiai, Dynamis e Kyriotetes.

La seconda gerarchia dunque è l’anima, lo spirito della vita solare.

Entriamo nella sfera solare, e vi trascorriamo la maggior parte del tempo fra morte e rinascita.

 

Potremo capire gli esseri delle gerarchie spirituali soltanto se terremo presente che la loro esistenza si svolge assolutamente al di fuori di tutto quanto fa di noi degli esseri umani terreni, di quanto ci chiude nell’ambito delle leggi naturali.

Non esistono nella sfera della vera vita solare leggi naturali simili a quelle che conosciamo sulla Terra. In questo campo leggi spirituali, per esempio anche leggi della volontà, e leggi naturali sono una stessa cosa, assolutamente una stessa cosa.

Fra leggi naturali e leggi spirituali non esiste alcun contrasto, leggi naturali e leggi spirituali formano un’assoluta unità.

 

Cerchiamo di chiarirne bene le conseguenze. Noi viviamo la vita terrena, abbiamo le più diverse esperienze. Sperimentiamo il nostro sforzo di agire bene, forse il nostro sforzo di non deviare da una via che reputiamo moralmente confacente. Con tali propositi eseguiamo delle azioni. Intorno a noi vediamo persone alle quali non possiamo attribuire uguali propositi, ma alle quali dobbiamo attribuire intenzioni malvagie. Aspettiamo qualche anno, e notiamo che i propositi da noi considerati buoni non hanno prevalso, non hanno dato alcun risultato, anzi forse siamo stati colpiti da sventure terrene, mentre l’altra persona, quella di cui pensavamo che gli intenti non erano buoni, vive accanto a noi in condizioni di apparente felicità.

Queste cose inducono tante persone che osservano unicamente la vita terrena a lagnarsi dell’esistenza, a dire che in essa non si manifesta una potenza che tratti il bene e il male in modo adeguato. Nessuno che consideri senza preconcetti la vita potrà in fondo dar loro torto. Vedendo le cose quali sono, chi può dire infatti che tutto quanto accade a un uomo durante la vita sia in relazione con quanto di meritevole o di biasimevole fluì dalle sue azioni durante quella stessa esistenza?

 

Se consideriamo il corso della vita terrena possiamo solo dire che non ci è possibile trovare in questa vita un pareggio con quanto di spirituale-morale emana dalle anime. Perché ci è impossibile?

Ci è impossibile perché noi non siamo in grado di trasportare direttamente nella realtà in cui viviamo sulla Terra i nostri propositi, le intime forze che dominano con libera volontà la nostra vita morale-animica.

Fuori di noi seguono il loro corso le leggi di natura, seguono il loro corso i fatti che si svolgono sotto l’influsso delle più diverse persone. Ma dobbiamo renderci conto che per la vita terrena vi è un abisso (come da a a b nel disegno) fra gli impulsi di volontà che muovono dall’anima e il destino che vediamo realizzarsi nella vita.

Basta domandarsi: quanto nella vita, quanto del destino, di ciò dunque che ha tanta importanza nella vita umana, si realizza scaturendo direttamente dalle intenzioni poste nell’anima?

 

 

Così accade perché nel mondo terreno le leggi spirituali da cui l’uomo si lascia dirigere o che dirige egli stesso non sono al contempo leggi naturali, ma si svolgono semplicemente nell’interiorità.

Guardando senza preconcetti il mondo, si può soltanto dire: se qualcuno interpreta erroneamente i miei intenti buoni e li giudica cattivi, se non riconosce i miei buoni propositi e se, nonostante i miei buoni propositi, fra un paio d’anni il mio destino sarà infelice, e si dirà: « Si è verificato quello che doveva verificarsi. Lo dissi fin da prima che i tuoi propositi erano cattivi », ciò rappresenterebbe un modo di pensare impossibile! I valori spirituali devono agire da anima ad anima, ma nel mondo esterno non agiscono ancora come destino.

Dobbiamo perciò ben nettamente riconoscere che nella vita terrena vi è un abisso fra l’elemento naturale-fisico e quello morale-animico.

Tale abisso esiste perché le leggi spirituali non concordano con quelle naturali.

 

Che cosa possono dire coloro che prescindono interamente dal mondo che si collega con quello terreno (da b a c nel disegno) e in cui viviamo tra morte e rinascita, sia perché non vi dirigono la loro attenzione, sia perché pensano che a cagione dei limiti della conoscenza non se ne può saper nulla? Possono dire: sì, le leggi di natura e tutto quello che l’uomo fa e sperimenta nel loro ambito è realtà, è reale, e il nostro sapere, la nostra conoscenza vi può giungere. Ma non si può sapere quello che avviene dei propositi racchiusi in noi come esperienze animico-spirituali.

Se non si guarda a quanto sta fra b e c non si può saperne nulla. Si può soltanto credere che le cose viventi nella nostra anima in qualche modo si realizzeranno. Nella misura in cui, dagli antichi tempi dell’evoluzione umana, la conoscenza di quanto si svolge tra b e c si è ritratta, si è spenta, nella stessa misura subentrò la separazione fra scienza e fede.

Non si può però parlare del karma nello stesso modo con cui si parla di scienza e di fede. Il karma infatti si manifesta in modo conforme a una legge, non semplicemente a qualcosa in cui si crede, così come un evento naturale si esprime in modo conforme a una legge.

 

Se ora passiamo oltre il primo tempo della vita fra morte e rinascita che ho descritto, ci si presenta un mondo in cui vivono le entità della seconda gerarchia: Exusiai, Dynamis, Kyriotetes e invece dell’esistenza terrena abbiamo un’esistenza solare (v. disegno alla fine della conferenza). Infatti nel tempo fra morte e rinascita, anche quando oltrepassiamo la regione stellare, il Sole continua a risplendere, non in senso fisico, ma continua a risplendere.

Mentre qui sulla Terra esso risplende irradiando i suoi effetti fisici verso il basso, durante la vita fra morte e rinascita innalza per così dire la sua luce verso di noi, ossia ci sostengono gli esseri solari: Exusiai, Dynamis, Kyriotetes. Nel mondo in cui allora ci troviamo, le leggi naturali della Terra non hanno più senso: ogni cosa si svolge secondo leggi spirituali, in conformità di leggi animico-spirituali.

In quel mondo non occorre che cresca l’erba, nessuna mucca deve pascolare, mucche ed erba non esistono, tutto è spirituale, e in quel mondo vi è la possibilità che si avverino gli intenti che abbiamo nell’anima, quegli intenti che sulla Terra non possiamo raggiungere; tanto poco lo possiamo che in casi estremi il bene può condurre a infelicità, il male a felicità.

 

Siccome in quella regione ogni cosa si effettua e si esplica secondo il suo valore, la sua intima realtà, è impossibile che ogni bene non agisca conforme alla sua forza di bontà e ogni male conforme alla sua forza di malvagità; questo avviene in un modo particolare perché dall’esistenza solare, dall’esistenza che comprende in realtà la seconda gerarchia: Exusiai, Dynamis, Kyriotetes, muove per così dire incontro un accoglimento pieno di compiacenza verso le buone intenzioni che le nostre anime ebbero sulla Terra.

Si potrebbe anche dire: nell’esistenza solare, tutto quello che l’uomo sperimenta nella propria anima con intonazione di bene viene accolto con compiacenza, mentre il male viene respinto, il male non ha accesso alla vita solare.

 

Nel corso che potei ancora tenere nel Goetheanum prima che venisse incendiato, nel così detto Corso francese mostrai come l’essere umano debba lasciare dietro di sé il suo cattivo karma prima di accedere a un determinato periodo della vita fra morte e rinascita. Il male non ha accesso nell’esistenza solale. Esiste tuttavia un proverbio che nella coscienza degli uomini d’oggi si riferisce soltanto agli effetti fisici del Sole. Quel proverbio afferma che il Sole splende ugualmente su buoni e cattivi. Ed è vero; il male, però, non lo accoglie!

Se spiritualmente vediamo quanto vi è di buono nell’anima di un uomo, lo vediamo chiaro come la luce solare, ma chiaro in senso spirituale. Se invece guardiamo a quanto in un’anima vi è di cattivo, lo vediamo scuro come un luogo dove il Sole non penetri. Quando entra nell’esistenza solare l’essere umano deve perciò abbandonare tutto quanto racchiude in sé di cattivo. Non può introdurvelo.

 

Ma pensiamo: nella sua vita terrena l’uomo è un’unità.

Il suo essere fisico e il suo essere animico-spirituale sono uniti fra di loro, costituiscono un insieme. Nelle vene di una persona che nutre soltanto propositi cattivi, il sangue (anche se non lo si può misurare con strumenti grossolani) non solo scorre diversamente, ma è anche costituito in modo diverso da quello di chi nutre bontà nell’anima.

Nella vita fra morte e rinascita, un essere umano molto cattivo arrivando alle soglie dell’esistenza solare deve abbandonare tutto quanto vi è in lui di cattivo, ma in tal modo egli deve lasciare indietro una gran parte di sé, poiché il male è congiunto con il suo essere, costituisce con lui un’unità. In quanto è un’unità egli deve per lo meno abbandonare il male che era vissuto nella sua anima.

 

Se dunque un essere umano dovrà lasciare indietro una parte del proprio essere, che cosa ne conseguirà? Ne conseguirà una diminuzione, ne conseguirà che egli entrerà nell’esistenza solare quale essere spiritualmente mutilato. L’esistenza solare può operare soltanto con ciò che l’uomo vi porta di se stesso. Il resto va abbandonato.

L’esistenza solare guiderà verso di sé gli esseri con i quali potrà cooperare,

con i quali potrà lavorare tra morte e rinascita.

 

Prendiamo un caso estremo, il caso di un uomo che sia stato tanto malvagio, tanto nemico di tutti, da aver desiderato solo il male altrui. Supponiamo che sia stato tanto malvagio quanto in realtà nessuno è, ma per ipotesi supponiamo che in lui vi sia stata una malvagità completa, tanto da poterlo identificare col male. Che cosa accadrà quando egli sarà arrivato a un certo punto nel dopomorte (alfa nel disegno seguente) e dovrà lasciare indietro tutto quanto di lui si è congiunto col male? Egli dovrà lasciare indietro se stesso.

Quella persona avrà dunque percorso il periodo fra morte e rinascita che da ultimo ho descritto, avrà attraversato la regione degli esseri lunari e avrà anche incontrato l’entità della gerarchia angelica che ha rapporto con lei e anche altri esseri della stessa gerarchia che a loro volta sono in rapporto con questa entità. Poi arriverà al termine di quel mondo. Attraverso Mercurio e Venere si avvicinerà al Sole, ma prima di entrare nella vera esistenza solare, dovrà abbandonare se stessa a causa della sua malvagità. Che cosa ne consegue? Ne consegue che non entrerà affatto nell’esistenza solare. Se non vorrà scomparire del tutto dal mondo, dovrà subito reincarnarsi, iniziare una nuova vita terrena. Un essere umano indurito nel male dovrà tornare alla vita terrena assai presto dopo la morte.

Ma persone tanto interamente cattive in realtà non ve ne sono. Tutti gli uomini sono in certo senso almeno in piccola parte buoni, e perciò tutti si inoltrano almeno per un tratto nell’esistenza solare.

Secondo che l’uomo si sia sminuito come essere animico-spirituale, potrà poco o tanto penetrare nell’esistenza solare, e da questo dipende che egli conquisti da tale esistenza la forza di costruire, di formare la sua vita successiva, perché ciò che egli porta in sé gli può essere dato solo dall’esistenza solare.

 

Pensiamo a quella scena della seconda parte del Faust in cui Wagner confeziona in una provetta l’Homunculus. In realtà per poter mettere insieme un Homunculus, Wagner avrebbe dovuto aver conoscenza degli esseri solari. Nel suo Faust, Goethe non presenta Wagner come una personalità che potesse conoscere quegli esseri, altrimenti non sarebbe I’« arido sornione » che raffigura. Wagner è sicuramente un uomo intelligente, ma non possiede la conoscenza degli esseri solari; perciò lo aiuta Mefistofele, un essere spirituale che ben possiede quella conoscenza! In tal modo l’impresa arriva a buon fine. Goethe sentì assai bene che solo in quel modo dall’alambicco poteva uscire un Homunculus, un essere capace di qualche manifestazione.

 

Dobbiamo aver ben chiaro che quel che è davvero umano non sorge dall’elemento terreno, ma soltanto da quello solare. Nel senso in cui ne trattai anche nelle Massime, ciò che nell’uomo è terreno è solo immagine.

L’uomo porta in sé l’elemento solare. L’elemento terrestre è solo un’immagine.

Vediamo dunque che, nel tempo fra morte e rinascita, dall’ordine che regge il mondo noi siamo affidati agli alti esseri solari. Quelle elevate entità lavorano con noi sulla parte del nostro essere che abbiamo potuto portare nell’esistenza solare. Il resto rimane indietro.

Al nostro ritorno verso la vita terrena la parte rimasta indietro deve perciò venir ripresa.

 

L’essere umano esce nell’universo, descriverò in seguito quello che allora accade, e poi torna indietro, sulla via del ritorno egli riattraversa la regione lunare, vi ritrova quanto aveva abbandonato di cattivo e deve ricongiungerlo col proprio essere. Se lo incorpora allora nella forma in cui lo aveva sperimentato subito dopo aver varcato la porta della morte, e se lo incorpora in modo da realizzarlo nell’esistenza terrena.

 

Riprendiamo ora lo sgradevole esempio citato prima. Se durante la vita terrena avevo dato uno schiaffo a qualcuno, subito nel percorso a ritroso dopo la morte io sento il dolore sofferto dalla persona colpita. Quel dolore mi si ripresenta e lo ritrovo anche quando ritorno, e io aspiro a un pareggio. Se dunque dovrò essere colpito da quanto trae origine dal dolore sofferto da un’altra persona, il fatto si verificherà perché io stesso l’avevo voluto nell’ascesa. Nel ridiscendere verso la vita terrena porto con me l’aspirazione a un pareggio. Ma prescindiamo adesso da questo; dell’adempimento del karma parlerò più tardi. Vediamo quindi che quanto ora ritrovo non passò per la vita solare; attraverso la vita solare portai unicamente quanto di me fu connesso col bene.

 

Ora, dopo che nella regione solare ho in sostanza edificato un essere sminuito, riprendo in me quello che avevo lasciato indietro. Ma ciò che adesso riaccolgo costituisce la base della mia organizzazione terreno-fisica. Siccome nella regione solare portai unicamente la parte del mio essere che era idonea a entrarvi, da quella regione riporterò con me solo tale parte fecondata, spiritualizzata.

 

Questa è la prima parte dell’essere umano.

Distinguiamo due parti dell’essere umano:

1°) compare sulla Terra una parte dell’essere umano che attraversò la regione solare;

2°) compare sulla Terra una parte dell’essere umano che non attraversò la regione solare.

Tutto questo concerne la vita dell’essere umano fra morte e rinascita e i suoi effetti postumi sulla vita terrena.

 

Il Sole agisce però sull’uomo anche quando egli vive sulla Terra, agisce veramente su di lui mentre è sulla Terra.

Le regioni celesti, soprattutto la regione lunare, agiscono pure sull’uomo terreno.

Su di lui si esplicano sempre due influssi:

• in primo luogo l’influsso della vita solare fra morte e rinascita,

• e in secondo luogo l’influsso della vita solare durante la vita terrena.

 

Così abbiamo in primo luogo l’azione della Luna includendo, diciamo, Luna, Mercurio e Venere;

l’influsso della vita lunare agisce sull’essere umano fra morte e rinascita

e poi in secondo luogo su di lui quando è sulla Terra.

 

Durante l’esistenza terrena ci occorre il Sole perché ci sia possibile come esseri terrestri la vita del capo. Quello che il Sole ci porta incontro con i suoi raggi suscita in effetti dal nostro organismo la vita del capo. Si tratta della stessa parte dell’uomo determinata dall’esistenza solare; è la parte dell’uomo dovuta all’attività della testa (vedi schema seguente). Con l’espressione vita del capo intendo in sostanza tutto quanto abbraccia la vita dei sensi e la vita del pensiero.

L’altra parte, quella che durante la vita terrena è sotto l’influsso dell’esistenza di Luna, Mercurio e Venere, è quella che, naturalmente in senso lato, si collega con la vita della riproduzione, non con quella del capo.

 

È singolare: fra morte e rinascita la vita solare agisce sull’essere umano così da fare di lui nella realtà un essere umano, da elaborare in lui ciò che è connesso col bene. Durante la vita terrena può invece agire solo su quanto è connesso col capo. In fondo la vita del capo è poco in relazione col bene, è anche possibile valersene per diventare un deciso furfante. Si può essere molto intelligenti e valersi della propria intelligenza per diventare un furfante.

Tutto quanto durante l’esistenza terrena evolve in successione di tempo si basa sulla vita riproduttiva. La vita riproduttiva, che è sotto l’influsso della Luna, è la parte dell’essere umano che fra morte e rinascita è connessa con la parte che nell’uomo non collabora nel viaggio cosmico.

 

Se poniamo davanti all’anima queste connessioni, potremo anche facilmente capire come ciò che vi si collega si manifesti nell’uomo quando egli è sulla Terra.

SullaTerra abbiamo anzitutto la parte dell’essere umano che è passata attraverso la regione solare. Durante la vita terrena la regione solare agisce unicamente sul capo, maquelloche si collega con tale regione rimane nell’uomo tutt’intero come disposizione alla salute (vedi schema). Perciò la disposizione a una buona salute è in relazione anche con la vita del capo. Il capo soggiace a malattia solo quando la digestione o la vita ritmica ve la spingono.

 

Viceversa tutto quanto nell’uomo forma la parte che non passò attraverso la vita solare ha relazione con la disposizione a malattie.

La disposizione a malattie viene dunque intessuta nella zona che è sotto la regione solare, e che sotto di essa è in relazione con tutto quanto, non appena si entra nella vita fra morte e rinascita, si presenta come conseguenza del male.

La regione solare è invece in relazione con la disposizione alla guarigione.

 

Solo quando dalla regione lunare penetrano influssi umani in quella solare, l’organizzazione del capo, che sulla Terra è collegata con la regione solare, può sperimentare stati di malattia.

Vediamo che queste grandi connessioni karmiche riescono solo comprensibili se davvero seguiamo l’essere umano nella regione in cui le leggi spirituali sono leggi naturali e le leggi naturali sono leggi spirituali.

 

 

Ora mi esprimerò in modo per così dire pedestre e, pur trattando di cose che pedestri non sono affatto, ne parlerò come si usa parlare nella vita quotidiana, cosa che non è certo innaturale per chi è nel mondo spirituale.

Da come le persone parlano sulla Terra, si riconosce che vivono nella natura. Il loro linguaggio lo rivela. Entrando invece nella regione che ho ampiamente descritto specie nell’ultima conferenza e che segue il passaggio dell’essere umano attraverso la porta della morte, e parlando con gli esseri che furono i maestri antichissimi dell’umanità e poi con gli esseri della gerarchia angelica, nel loro linguaggio si ravvisa qualcosa d’insolito perché essi parlano come si parlerebbe di leggi naturali, ma esplicando effetti magici che sono al contempo spirituali. Quegli esseri s’intendono di magia e conoscono le leggi naturali solo perché sanno che gli uomini le hanno sulla Terra; in quanto a loro stessi, quelle leggi non li riguardano affatto.

 

Ciò che si svolge in quella zona appare tuttavia in immagini ancora somiglianti a processi terreni, e perciò gli effetti spirituali che si palesano là come gli effetti naturali sulla Terra, come ho descritto, sono anzi ancora più forti.

Quando poi l’essere umano esce da quella zona ed entra nella regione solare, egli non avverte più nulla delle leggi naturali terrene. Nel linguaggio degli esseri solari egli sente unicamente parlare di cause spirituali, di effetti spirituali. Leggi naturali non ne esistono più.

 

Queste cose vanno dette perché quando sulla Terra si sente di continuo parlare della universale validità delle leggi di natura, o stoltamente perfino della loro eternità, si vorrebbe rispondere: sì, ma nell’universo vi sono regioni, quelle che l’essere umano attraversa fra morte e rinascita, in cui di quelle leggi non si tiene il minimo conto, in cui esse non hanno alcun significato e se ne sente tutt’al più parlare come di notizie della Terra, non come di qualcosa di esistente nell’ambito in cui si vive.

Nel tempo fra morte e rinascita, dopo aver attraversato quella regione e aver abbastanza a lungo vissuto in un mondo dove non esistono leggi naturali, ma solo leggi spirituali, l’essere umano perde l’abitudine di pensare alle leggi naturali come a cose importanti. Neppure vi si pensa nel tempo fra morte e rinascita. Si vive allora in una regione dove i propositi spirituali possono venir attuati, dove essi vengono attuati.

 

 

Se ci fosse solo questo, se esistesse solo la seconda gerarchia nella regione solare, e noi vi sperimentassimo soltanto la forma di attuazione che ivi è possibile, dopo essere passati attraverso quella vita ci ritroveremmo alle soglie della vita terrena (c nel disegno) e al momento di entrarvi ci troveremmo gravati del nostro karma.

 

Sapremo di poter progredire solo se saremo in grado

di trasportare anche nel corpo fisico quanto spiritualmente abbiamo attuato appieno,

perché quando ridiscendiamo verso la vita terrena il nostro karma è infatti spiritualmente attuato.

 

Nel momento in cui entriamo nell’esistenza terrena

le leggi e gli aspetti spirituali devono venir ritrasformati in elementi fisici.

Questa è la regione in cui Serafini, Cherubini e Troni ritrasformano lo spirituale in fisico.

 

Perciò, nella vita successiva,

quanto spiritualmente era già stato attuato si realizza anche fisicamente nel karma.

Questo è il procedere del karma.