Entità quadripartita dell’uomo durante la veglia e il sonno

O.O. 108 – Risposte a enigmi della vita – 02.12.1908


 

Ieri, davanti ad una cerchia un poco più ampia, abbiamo potuto esporre alcune considerazioni sulle vie che conducono ai mondi superiori. Oggi ci sarà consentito di descrivere alcuni aspetti dei mondi superiori stessi. Passeremo subito a trattare uno dei capitoli più importanti riguardo ai mondi soprasensibili, e di gettare uno sguardo ai processi che coinvolgono l’uomo tra la morte e una nuova nascita.

 

Ho detto che è uno dei capitoli più importanti riguardo alla sfera della vita superiore, perché concerne fatti e processi dell’evoluzione umana che rivestono somma rilevanza. E dato che l’esistenza fisica dell’uomo è connessa e contessuta con importanti processi che si svolgono in quei mondi, è necessario penetrare in quei segreti, se si vuole comprendere la natura umana

 

Vorrei iniziare subito con la descrizione della vita umana tra morte e una nuova nascita, ma per potere comprendere gli eventi che si svolgono in tale intermezzo, è necessario anzitutto considerare la natura dell’essere umano. Per coloro che già da tempo studiano l’antroposofìa, le note esplicative che esporrò ora nell’introduzione non conterranno probabilmente nulla di nuovo, e tuttavia bisogna esaminare sin dall’inizio, e molto attentamente, tali nozioni, al fine di poterci preparare ad una piena comprensione delle descrizioni successive.

 

Per la scienza dello spirito antroposofica la natura umana non è solo quell’entità di tipo materiale che appare ai sensi esterni, quell’essere che possiamo toccare con le mani e che leggi fisiche vincolano al mondo fisico. La scienza dello spirito mostra che il corpo fisico dell’uomo è solo una parte della sua entità complessiva, e che l’essere umano ha in comune questo corpo fisico con il mondo minerale.

 

Osservando fuori la natura, dobbiamo renderci conto che tutto ciò che apparentemente è morta natura minerale è costituito dalle stesse sostanze con cui è costruito il corpo umano. Nella pietra e nel corpo umano si manifestano gli stessi processi fisici, ciò nonostante sussiste una grande differenza tra i processi che hanno luogo nei normali corpi fisici inanimati e la natura dell’uomo.

 

Un corpo fisico come la pietra manterrà la forma che ha, finché non interverrà a distruggerla un evento esterno che ne causi la frantumazione, o eserciti su di essa un’azione violenta d’altro tipo. Per contro il corpo fisico umano, oppure quello di un altro essere vivente, viene distrutto con la morte dalle leggi proprie alle sostanze chimico-fisiche, e in tal caso il corpo umano è un cadavere.

 

La scienza dello spirito ci mostra che nello stato tra nascita e morte, cioè durante la nostra vita fisica, è presente una seconda parte costituiva dell’entità umana che lotta incessantemente contro il decadimento del corpo fisico. Noi la chiamiamo corpo eterico o corpo vitale. Questo corpo è presente in tutti noi. Se questa seconda parte costitutiva non fosse presente nell’uomo, il corpo fisico seguirebbe in ogni istante esclusivamente le forze fisiche, andando incontro al decadimento.

 

Il combattente che lotta contro questo decadimento è il corpo eterico, o corpo vitale, che si separa dal corpo fisico solo quando subentra la morte.

L’uomo ha in comune questo corpo eterico con ogni altro essere vivente; lo hanno gli animali e anche le piante, perché anche in loro deve essere presente un lottatore che combatta assiduamente contro il decadimento.

 

Abbiamo caratterizzato i corpi fisico ed eterico definendoli rispettivamente la prima e la seconda parte costitutiva degli esseri viventi, ma l’essere umano, oltre a queste due, dispone anche di una terza parte costitutiva. Per rendercene conto ci basta già l’intelletto, la logica.

 

Immaginiamo di avere dinnanzi a noi un uomo. Nello spazio che egli occupa, nella mano che usa, non è presente null’altro oltre agli elementi già menzionati? Oh, vi è qualcosa in più oltre alle ossa e ai muscoli, oltre ad ogni sorta di componenti chimici che possiamo vedere con gli occhi e toccare con le mani! E ciascuno di noi sa molto bene che al loro interno vi è qualcosa in più. Questo qualcosa in più è la somma dei suoi dolori e delle sue gioie; questo qualcosa ognuno di noi lo conosce, perché è l’insieme di tutte le sensazioni, di tutti i sentimenti che dalla mattina alla sera attraversano tutta la nostra vita. C’è un portatore invisibile di queste sensazioni che noi chiamiamo corpo astrale o corpo senziente dell’essere umano.

 

Questo corpo astrale, che gli occhi fisici umani non percepiscono, è notevolmente più grande del corpo fisico. Per la coscienza chiaroveggente è riconoscibile in forma di una nube di luce radiante entro cui è immerso il corpo fisico. L’uomo ha in comune questa terza parte costitutiva della sua entità con gli animali, perché anch’essi possiedono un corpo astrale.

 

Nell’entità umana, però, è presente ancora una quarta parte costitutiva, la corona del regno terrestre, la corona della natura umana. Possiamo formarci un’idea di questa quarta parte costitutiva, se andiamo alla ricerca di un intimo moto dell’anima umana. Nell’uomo è presente qualcosa che non può mai accostarsi a lui dall’esterno: è un nome, il semplice nome “io”.

 

Questo nome, questa definizione: “io”, può risuonare esternamente solo emergendo dal più profondo dell’anima. Un uomo non può mai dire “io” riferendosi al suo prossimo. L’uomo può pronunciare questo nome solo riferendosi a se stesso; solo da se stesso, dalla sua interiorità più profonda può provenire questo nome. E qui, per mezzo del nome “io”, inizia ad echeggiare all’esterno qualcosa di totalmente diverso, qualcosa di divino.

 

Anche tutte le grandi religioni percepivano che nell’io era insito qualcosa di sacro, una percezione chiaramente riconoscibile anche nell’Antico Testamento, ove il nome “io” era equivalente al nome di Dio. Solo in occasione di celebrazioni particolarmente solenni, di funzioni religiose di particolare solennità, era lecito al sacerdote – e solo a lui – pronunciare il nome di Dio, e quando egli, ricolmo di timore riverenziale, faceva risuonare nel tempio il nome di “Jahve”, portava ad espressione l’“io” o l’“Io sono”, perché il nome di Jahve null’altro che questo significa. Ciò doveva significare che nell’uomo si esprime il Dio stesso. E può pronunciare questa parola alla propria anima solo quell’entità nella cui natura si rivela l’Essere divino. La rivelazione di Dio nell’uomo è la quarta parte costitutiva dell’entità umana.

 

• Ma non si pensi di essere noi stessi Dio! È una scintilla del mare della divinità, quella che s’illumina improvvisa nell’uomo. Come una goccia del mare non è il mare stesso, ma solo una goccia, così l’io dell’uomo non è Dio ma una goccia della sostanza divina: Dio comincia a parlare nell’anima umana.

 

Solo al sacerdote era consentito di pronunciare il sacro nome di Jahve in occasione di celebrazioni particolarmente solenni. Portare a risuonare l’Essere divino nell’anima umana, per il fatto che l’uomo può dire: “Io sono”: questa è la corona della creazione! Questo portatore dell’io, la quarta parte costitutiva della natura umana, fa dell’uomo il primo tra gli esseri visibili del creato.

 

Ecco perché in tutti gli antichi Misteri si parlava della sacra quadruplicità, la cui prima parte costitutiva è il corpo fisico visibile, la seconda il corpo eterico o corpo vitale, la terza il corpo astrale o corpo senziente, e la quarta parte l’io. Queste sono le quattro parti costitutive che considereremo per prime. Dal modo in cui sono connesse dipende la vita umana, la coscienza umana.

 

Le quattro parti costitutive della natura umana si compenetrano solo nella coscienza diurna, nello stato di veglia. Osserviamo allora il corpo fisico compenetrato dall’eterico, che è solo un po’ più sottile e leggermente più grande e che si estende al di là del corpo fisico. Poi abbiamo il corpo astrale, il portatore delle nostre sensazioni, che nella sua forma ovale grande e splendente compenetra l’eterico ed avvolge il corpo fisico a quest’ultimo unito. E poi abbiamo il corpo dell’io.

 

Le quattro parti costitutive della natura umana si compenetrano però solo durante lo stato di veglia. Quando l’uomo dorme, il corpo astrale esce insieme al portatore dell’io, mentre il corpo fisico rimane nel letto congiunto al corpo eterico. La mattina, o quando l’uomo si sveglia, le prime due delle quattro parti costitutive ridiscendono e si uniscono di nuovo alle altre due.

 

Che cosa fa il corpo astrale nell’uomo normale durante la notte? Non è inattivo. Alla visione del chiaroveggente esso appare come una nube spiraliforme dalla quale promanano delle correnti che lo congiungono al corpo fisico sottostante. Qual è la causa della stanchezza che la sera ci fa cadere spossati nel sonno? La stanchezza appare essere la conseguenza dell’uso e del logorio cui il corpo astrale sottopone il corpo fisico durante lo stato di veglia diurno.

 

Durante tutta la notte, però, durante il sonno, il corpo astrale lavora per eliminare la stanchezza. Di qui, il ristoro che un buon sonno produce, ed è perciò facile farsi un’idea di quanto sia importante un sonno realmente sano per l’uomo. Il sonno ricostituisce nel giusto modo quanto la vita di veglia ha logorato. Il corpo astrale ripara durante il sonno anche altri danni, per esempio, le malattie del corpo fisico e anche dell’eterico.

 

L’esperienza della vita vi avrà certo permesso di constatare non solo su voi stessi, ma anche su altre persone, quello che tutti i medici intelligenti dicono, e cioè che in certi casi il sonno è una medicina indispensabile ai fini della guarigione. Questa è l’importanza dell’alternarsi di sonno e veglia.