Esperienze future della transustanziazione nell’organismo dell’Io

O.O. 346 – Apocalisse ed agire sacerdotale – 07.09.24


 

Ieri abbiamo accennato all’importante svolta sorta nell’evoluzione dell’umanità per il fatto che, dalla terza epoca dei misteri, nella partecipazione dell’uomo all’elemento cosmico all’interno dell’Atto di Consacrazione dell’Uomo, la transustanziazione si compia nel corpo astrale.

Essa, si compie in quell’arto dell’essere umano che, nella coscienza ordinaria, durante il sonno fuoriesce dal corpo fisico e che, durante il tempo del distacco dal corpo fisico, non è sensibile alle percezioni dell’ambiente circostante.

 

Chiariamoci, per una volta, come questo corpo astrale agisce nell’uomo attuale.

Esso è ciò che procura all’uomo i pensieri sul suo ambiente, i pensieri con cui afferriamo il mondo.

Perché nel momento in cui il corpo astrale è fuori dal corpo fisico e dal corpo eterico,

i pensieri su ciò che circonda l’uomo non sono più presenti.

 

Possiamo completare questo pensiero chiarificandoci il fatto che l’organizzazione dell’Io,

l’Io proprio dell’uomo, come è oggi, è il ricettore delle impressioni sensoriali.

Le impressioni sensoriali muoiono di nuovo

quando l’organizzazione dell’Io sguscia fuori dal fisico e dall’eterico.

 

 

 

Così possiamo disegnare quanto segue: Qui c’è il corpo fisico e qui c’è il corpo eterico dell’uomo. Il corpo astrale e l’organizzazione dell’Io, durante il sonno, sono all’esterno. Questa organizzazione dell’Io, fornisce le percezioni sensoriali, quando l’uomo è sveglio. Nel sonno, le percezioni dei sensi non sono presenti perché l’organizzazione dell’Io non è presente nel corpo fisico e nel corpo eterico e perché, quando l’uomo dorme, l’organizzazione dell’Io non è ricettiva alle impressioni dell’ambiente.

 

Il corpo astrale fornisce i pensieri, solo quando si trova nel corpo fisico ed eterico.

Quando ne è fuori, egli è insensibile per le cose del mondo e non fornisce nessuna impressione.

Però, questo, corpo astrale era ciò che nella terza epoca dei misteri

– quando l’uomo si poneva in relazione attraverso la parola di culto con gli esseri divino-spirituali

attraverso tutto ciò che il sacerdote compiva negli esercizi preparatori,

era ciò che divenne sensibile a ciò che ho descritto, ed a elaborare in sé stesso, nella comunione,

la transustanziazione, e dopo l’elaborazione di questa transustanziazione,

diveniva sensibile all’apocalittico.

 

• Questo modo di procedere ora, a cominciare dalla nostra epoca,

negli uomini deve aver luogo nell’organizzazione dell’Io.

• Questa organizzazione dell’Io, deve essere tale, che la transustanziazione possa da questa venire vissuta,

sebbene nella coscienza abituale, attraverso l’organizzazione dell’Io,

possono venire vissute solo impressioni sensoriali;

e deve essere tale da poter partecipare attraverso la transustanziazione all’apocalittico.

 

Oggi l’uomo può davvero divenire ricettivo a queste cose e ciò significa che può realmente divenire sacerdote,

se raccoglie in sè quelle rappresentazioni, che sono reali immagini spirituali del mondo sovrasensibile.

 

E, con ciò, abbiamo caratterizzato, in fondo, la relazione interiore tra l’esoterismo costituito oggi a buon diritto e ciò che deve vivere nell’anima del sacerdote. Abbiamo caratterizzato ciò che la Comunità dei Cristiani può fare, come portatrice di una parte essenziale dei nuovi misteri. Dobbiamo solo pensare a come è sorto, quello che si avvicina oggi agli uomini come Antroposofia.

 

Ho adoperato spesso un’immagine. L’uomo oggi è incline ad accogliere in sé, come contenuto di conoscenza, tutto ciò che si basa sulla percezione esteriore, sull’esperimento esteriore. Egli non vuole, però, accogliere, come conoscenza, tutto quello che non si basa sulla percezione esteriore o sull’esperimento. Chi si comporta così assomiglia all’uomo che diceva: Per non cadere sulla Terra ogni pietra deve avere un appoggio; di conseguenza anche i pianeti nello spazio per non cadere devono avere un appoggio.

 

Che i pianeti nello spazio si sorreggano uno con l’altro senza appoggio, è oggi cosa ovvia, perché viene insegnato tradizionalmente, autoritariamente. Si dubita frequentemente che anche le verità antroposofiche siano tali da non aver bisogno di basarsi sull’osservazione esteriore o sull’esperimento bensì da reggersi e basarsi l’una sull’altra.

 

Nel momento in cui si può percepire che le verità antroposofiche, esse sono valide per il fatto di sorreggersi vicendevolmente, in quel momento si comincia a non aver più bisogno del solito modo di parlare: Non posso vedere nel mondo spirituale e perciò non posso capire cos’è il contenuto dell’Antroposofia. In questo momento, con ciò, si inizia a capire l’Antroposofia attraverso il vicendevole sorreggersi delle sue verità e, successivamente, si può lavorare.

 

Il compito di penetrare quello che viene dato attraverso l’Antroposofia, come conoscenza del mondo spirituale,

è ciò che può ed anche deve portare, il sacerdozio alla sua via interiore.

 

Abbiamo bisogno di chiarire il fatto che la concezione animica,

la disposizione animica in cui l’uomo davvero penetra,

se onestamente rende propria l’Antroposofia, è adatta ad accostarsi

a tutto ciò che è analogo all’Apocalisse, in modo tale da poter dire:

• Certamente l’Apocalisse è presente, ma questa Apocalisse quando la faccio agire in me,

diviene una cosa sola con il mio Io, in ogni sua immagine, in ogni immaginazione.

 

E viene poi il momento in cui questa Apocalisse può essere,

non solo esperienza propria, bensì un prodotto del proprio Io.

Dobbiamo solo tentare di accostarci all’Apocalisse, in un senso antroposofico. Oggi non vi è altra via.