Esperienze post-mortem

O.O. 26 – Massime antroposofiche – n° 23, 24, 25, 26, 27, 28


 

 

23 Varcando la soglia della morte, l’uomo entra nel mondo spirituale,

e sente come si stacchino da lui tutte le impressioni e i contenuti dell’anima

che, mediante i sensi corporei e il cervello, egli si era acquistati nella vita.

Alla sua coscienza si presenta allora in un vasto panorama di immagini quel contenuto della vita

che, durante la sua peregrinazione terrena, potè essere accolto nella memoria

in forma di pensieri senza immagini, oppure quello che è sì rimasto inosservato per la coscienza terrena,

ma che ha prodotto sull’anima un’impressione subcosciente.

In pochi giorni queste immagini impallidiscono fino a scomparire.

Scomparse che siano, l’uomo sa di aver deposto anche il suo corpo eterico,

nel quale può riconoscere il portatore di quelle immagini.

 

24Deposto il corpo eterico, l’uomo ha come parti costitutive superstiti il corpo astrale e l’io.

Finché gli resta il primo, esso fa sì che la coscienza sperimenti tutto ciò che, durante la vita terrena,

ha formato il contenuto incosciente dell’anima immersa nel sonno.

Questo contenuto reca i giudizi che gli esseri spirituali di un mondo superiore

imprimono nel corpo astrale durante i periodi di sonno, ma che si celano alla coscienza terrena.

L’uomo rivive la sua vita appena trascorsa, ma in modo che il contenuto della sua anima è ora il giudizio,

pronunciato dal punto di vista del mondo dello spinto, sul suo agire e pensare.

La rivive a ritroso: prima l’ultima notte, poi la penultima, e così via.

 

25Il giudizio sulla vita, sperimentato nel corpo astrale

dopo il passaggio attraverso la porta della morte,

dura quanto il tempo che fu speso nel sonno durante la vita terrena.

 

26Solo a corpo astrale deposto, a giudizio compiuto sulla vita, l’uomo entra nel mondo spirituale.

Qui egli sta con esseri di natura puramente spirituale in un rapporto qual era, sulla terra,

quello con gli esseri e i processi dei regni naturali.

Nell’esperienza spirituale diventa allora mondo interiore

tutto ciò che nella vita quaggiù era mondo esteriore.

L’uomo non percepisce allora soltanto tale mondo esteriore, ma lo sperimenta nella sua spiritualità,

a lui prima nascosta sulla terra, quale suo mondo interiore.

 

27L’uomo, qual è sulla terra, nella regione dello spirito diventa mondo esteriore.

Lo si guarda come sulla terra si guardano astri, nubi, monti, fiumi.

Né tale mondo esteriore è meno ricco di contenuto

di quanto non appaia alla vita terrena il fenomeno del cosmo.

 

28Le forze elaborate dallo spirito dell’uomo nella regione spirituale

continuano ad agire nella formazione dell’uomo terreno,

così come le azioni effettuate nell’uomo fisico continuano ad agire

quale contenuto animico nella vita dopo la morte.