Esseri elementari 

O.O. 136 – Le entità spirituali nei corpi celesti e nei regni della natura – 03.04.1912


 

Ho già ricordato che, mentre il corpo eterico dell’uomo è qualcosa di unitario, ciò che percepiamo come il mondo eterico dell’intera natura è una molteplicità. Poiché quel che lì si percepisce è qualcosa di completamente nuovo, in che modo è possibile descrivere ciò che gradualmente ci si presenta dietro alla natura esteriore?

 

È possibile farlo, ricollegandoci per confronto a quanto ci è già noto.

• In tutta quella molteplicità che si trova dietro al mondo fisico

noi troviamo anzitutto delle entità che alla visione occulta si presentano come immagini conchiuse.

 

Certo, io debbo ricollegarmi a cose già note per caratterizzare ciò che ci si presenta. Si percepiscono immagini conchiuse, entità ben delimitate delle quali si può affermare che sono descrivibili in base alla loro forma o figura.

 

• Queste entità costituiscono una delle classi di ciò che si riscontra dietro al mondo fisico-sensibile.

• Una seconda classe di entità si può descrivere solo prescindendo da quanto si presenta in forme definite:

si dovrà usare il termine di metamorfosi, di trasformazione della figura.

Questo è dunque un secondo gruppo di esseri che si offrono allo sguardo occulto.

 

Mentre alla prima classe appartengono esseri che hanno forme determinate, della seconda fanno parte altri esseri la cui figura muta di continuo: quando ci si presentano, e noi crediamo di averli per così dire afferrati, già sono diversi, sì che per poterli seguire dobbiamo rendere mobile e sensibile la nostra anima stessa.

 

• Lo sguardo occulto può in fondo scoprire gli esseri della prima classe

solo se, partendo dalle premesse che ho prima descritte, penetra nelle profondità della Terra.

 

Ho detto prima che tutto quanto agisce su di noi dal mondo esterno deve essere innalzato fino ad esercitare un’azione morale del tipo di quelle descritte. Abbiamo citato gli esempi di come si possano innalzare a impressioni morali l’azzurro del cielo, il verde delle piante, il bianco della neve.

 

Supponiamo ora di penetrare nell’interno della Terra, come fossimo compagni dei minatori: si perviene allora in regioni nelle quali non possiamo così senz’altro educare i nostri occhi in modo da trasformare la percezione in un’impressione morale.

 

Tuttavia, col sentimento si percepisce del calore, si percepiscono condizioni di calore differenziate: sono queste che si devono sentire, questa è l’impressione naturale fisica che si deve provare quando ci si immerge entro il regno del terrestre.

 

Concentrandoci su quelle differenze di calore, e trascurando ogni altra impressione che i nostri sensi possono ricevere in quelle condizioni, possiamo fare una ben determinata esperienza dovuta a una simile penetrazione nell’interno della Terra, e legata al sentirsi congiunti con l’attività dell’interno della Terra.

 

Occorre proprio prescindere da ogni fonte di impressioni, e sforzarsi di non percepire più nemmeno le differenze di calore mediante le quali ci siamo solamente preparati: bisogna sforzarsi di non udire, né vedere alcunché, e di lasciare solo agire l’eco delle prime impressioni, in modo che essa possa riemergere dall’anima nostra come impressione morale.

 

Si presenta allora al nostro sguardo occulto quella classe di entità naturali creatrici, che per l’occultista sono realmente operanti in tutto ciò che è terrestre, e soprattutto metallico, e che si presentano alla sua conoscenza immaginativa in figure dai contorni nettissimi e dagli aspetti più diversi.

 

Una persona dotata di un’educazione occulta e al tempo stesso di un certo amore per questi fenomeni (e in questa sfera ciò è particolarmente necessario) può dunque accompagnarsi ai minatori, scendendo in miniera con loro: laggiù dovrà essere capace di dimenticare ogni impressione esterna, e allora sentirà offrirsi alla sua conoscenza immaginativa la prima classe (per così dire) delle entità che si trovano ed operano dietro a tutto ciò che è minerale, e particolarmente dietro a ciò che è di natura metallica.

 

Per il momento non parlerò del modo in cui le fiabe e le leggende popolari si sono impadronite di quelle realtà: vorrei limitarmi per ora ad esporre nudi e crudi i fatti che si presentano allo sguardo occulto. Dato il compito che mi è stato assegnato, debbo procedere infatti in modo empirico, cioè semplicemente raccontare quello che si scopre in quel modo nei diversi regni della natura. Così ho inteso le cose, quando mi è stato proposto questo tema.

 

Con lo sguardo occulto si possono dunque percepire, per mezzo della conoscenza immaginativa, certe entità naturali dai contorni nettamente delimitati, che si potrebbero disegnare; d’altra parte alla percezione soprasensibile si apre anche un’altra e diversa possibilità di ricevere impressioni da entità che si trovano appena dietro al velo della natura sensibile.

 

Supponiamo che in un certo giorno le condizioni del tempo siano continuamente variabili, con formazione di nuvole, precipitazione di pioggia e magari anche formazione di nebbie dal suolo; se in un giorno come quello ci si abbandona completamente a questi fenomeni, nel modo sopra descritto, sì da farne scaturire un’impressione morale al posto di quella fisica, si potrà fare un’esperienza particolare.

 

Per fare questa esperienza potrà riuscire vantaggioso l’abbandonarsi all’impressione di una vorticosa cascata d’acqua, con le masse liquide che si mescolano, con il pulviscolo liquido che si disperde nell’aria; oppure a quella di nebbie che si dissolvono, di vapori che a mo’ di fumo s’innalzano, o di una pioggerella finissima o di acque dolcemente mormoranti.

L’impressione morale che può scaturire da queste esperienze naturali ci palesa la seconda categoria di entità, quella nei cui confronti vorremmo usare il termine di «metamorfosi», di trasformazione.

 

Non si potrebbero disegnare le entità di questo secondo gruppo, come in fondo non è neppure possibile dipingere il lampo. Si potrà fissare una certa forma che esiste solo per un istante e in quello successivo si è già del tutto trasformata.

Nella seconda classe di entità ci si mostrano dunque esseri che si trasformano di continuo, per i quali potremmo tutt’al più trovare un confronto simbolico per l’immaginazione nelle formazioni nuvolose sempre cangianti.

Ma proprio di queste entità l’occultista può fare conoscenza anche in un altro modo.

 

Osservando le piante quando in primavera spuntano dalla terra (e si badi bene, proprio quando mettono i primi germogli verdi, non più tardi, quando già si preparano a fruttificare), lo sguardo occulto avverte che le gemme sono avvolte dalle medesime entità che sono state scoperte nelle masse d’acqua spumeggianti e nelle nebbie vaganti.

 

Possiamo dunque dire che, quando le piante spuntano dalla terra, esse sono lambite da ogni parte da quelle entità in continua metamorfosi. Lo sguardo occulto riceve la sensazione che ciò che in tal modo aleggia ed opera intorno ai germogli verdi è in qualche modo connesso con ciò che spinge la pianta a spuntare dal suolo, a ciò che dal suolo la estrae.

 

La scienza fisica ordinaria conosce soltanto la crescita delle piante, sa che la pianta è dotata di una forza propulsiva che spinge dal basso verso l’alto. L’occultista invece riconosce che nel caso del fiore le cose stanno diversamente.

 

Ammettiamo che qui si trovi un tenero germoglio vegetale. Intorno ad esso l’occultista riconosce delle entità in via di continua trasformazione che si dipartono per così dire dall’ambiente circostante e procedono verso il basso: esse non vanno solo dal basso verso l’alto, come procede il principio della crescita fisica, ma provenendo dall’alto estraggono la pianta dal suolo.

 

Così in primavera, quando la terra si ricopre di verzura, lo sguardo occulto sente come discendere dall’universo delle forze naturali che estraggono ciò che si trova nel terreno, perché l’interno della terra possa percepire il cielo, il mondo ambiente esterno. Al di sopra delle piante sta un che di perpetuamente mobile: ed è caratteristico proprio il fatto che lo sguardo occulto acquista la sensibilità necessaria a riconoscere che intorno alla pianta si trovano quelle stesse entità che sono presenti nell’acqua che si disperde ed evapora, o che si condensa in pioggia. Questa costituisce dunque la seconda classe, diciamo, delle forze naturali e delle entità naturali.