Evoluzione recessiva della Terra e progressiva dell’umanità

O.O. 194 – La Missione di Michele – 06.12.1919


 

Ho spesso spiegato che

• da fuori non può più venire nulla per noi uomini;

• dobbiamo trarre gli impulsi di progresso per l’evoluzione dell’umanità da dentro,

dal nostro legame con il mondo spirituale, tenendo ben presente che

• tutto quello che sperimentiamo senza avervi portato nessun contributo,

diventerà sempre più un’esperienza di decadenza.

 

Ci troviamo già nella fase discendente dell’evoluzione terrestre,

• e dobbiamo in quanto uomini tendere in alto per portarci oltre l’evoluzione della Terra,

mediante il nostro rapporto con il mondo spirituale.

 

• Perciò dovremo sentire che il nostro anelito conoscitivo è come una forza

che rende possibile il trapasso della totalità dell’umanità agli stadi futuri di evoluzione,

mentre la Terra sotto di noi si atrofizzerà,

nello stesso modo come passiamo in piccolo ad altri stadi evolutivi,

quando il corpo muore e noi oltrepassiamo la porta della morte.

• La attraversiamo cioè come singoli uomini,

entriamo nel mondo spirituale, e il corpo muore distaccandosi da noi.

 

Così avverrà un giorno per l’insieme della umanità.

Essa si evolverà passando all’esistenza di Giove (così la chiamo), e la Terra sarà cadavere.

 

Adesso siamo già in evoluzione recessiva: come all’uomo singolo vengono le rughe e i capelli grigi, così la Terra ha oggi i segni manifesti del suo invecchiamento, come non sfugge al geologo che sappia osservare realisticamente (ne ho parlato di recente).

 

La Terra muore sotto di noi,

e quello che noi ricerchiamo oggi spiritualmente

è in effetti di lavorare in senso contrario al processo di invecchiamento della Terra.

Di tale consapevolezza dobbiamo compenetrarci.

 

Sotto un altro aspetto epoche trascorse consideravano la loro sapienza misteriosofica

come affine alla forza terapeutica, anche alla forza terapeutica fisica.

La coscienza di questo deve ricominciare a compenetrare gli uomini.

L’anelito alla conoscenza deve generare la coscienza

che in tal modo si opera per lo sviluppo ulteriore dell’intera umanità.

 

Ma tale coscienza non potrà mai venir raggiunta se non si tiene presente, nel modo che ho descritto,

l’elemento concreto che opera intorno a noi;

altrimenti si considererà quello che l’uomo sente, vuole e fa, come una sua faccenda personale,

senza rendersi conto che invece è qualcosa che si svolge anche fuori di lui.

 

A questo punto devo fare un’osservazione che non sarà forse comprensibile per tutti: sarà necessario che anche le parti più esatte del sapere umano vengano incontro a tali aspirazioni. Esse però non ne sono per ora all’altezza, realmente non lo sono. Per esempio si possono trovare ancora oggi le idee più impossibili nella scienza esatta. Voglio accennare solo a un fatto che sarà forse comprensibile per tutti. Diciamo, la gente pensa di solito ingenuamente che vi sia il sole da cui la luce esce in tutte le direzioni (vedi disegno), come da ogni altra sorgente di luce. Si può osservare dappertutto che la gente che segue questa diffusione della luce con rappresentazioni matematiche dice: sicuro, la luce si espande all’infinito e quindi scompare in qualche modo; dipende dalla sua debolezza se, mentre si espande all’infinito, essa si disperde. Ma non è così.

 

Tutto quello che si espande giunge a un confine e da esso rimbalza indietro,

ritornando in altra forma alla sua origine.

 

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La luce solare non si espande all’infinito, bensì vibra in se stessa e ritorna,

non più come luce, ma come qualcosa d’altro; torna di nuovo indietro.

 

Così è in sostanza per ogni luce e per ogni azione. Tutte le azioni sono sottoposte alla legge dell’elasticità che ha un limite di elasticità. Ma tali rappresentazioni sono comunissime nella nostra cosiddetta esposizione scientifica esatta, mentre oggi si tiene troppo poco conto della realtà. Per dei fisici, richiamerei l’attenzione su come oggi, in fisica, ci si basi sullo spazio, che vien messo da parte, e sul tempo. Poi si ricava la velocità, che si indica di solito con la lettera v, come una funzione di spazio e tempo, un rapporto fra spazio e tempo

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Ma questo è assolutamente sbagliato: la velocità non è un risultato,

bensì essa è il fatto elementare che porta in sé qualcosa, sia esso materiale o spirituale,

che noi poi scomponiamo in spazio e tempo.

Noi facciamo un’astrazione dei due fatti: spazio e tempo come tali non hanno nulla di reale.

Le velocità sono nel mondo qualcosa di reale, e vi sono diverse velocità.

 

Questa è una nota che faccio solo per i fisici, ed essi comprenderanno che anche in tutte le cose che vengono oggi messe teoricamente alla base della nostra attuale sapienza vi sono delle fragili premesse. Dappertutto ci sono delle premesse che vi stanno solo perché non siamo in grado di afferrare l’elemento spirituale nella sua concretezza.

L’esigenza dell’epoca di Michele è che l’umanità sia in grado di afferrare lo spirituale nella sua concretezza, vale a dire di considerare l’ambiente umano in modo da poter dire che come vi sono aria e acqua intorno a noi, così sappiamo che vi sono intorno a noi le diverse entità elementari e quelle superiori.

 

Questo importa e questo deve diventare cultura umana come lo fu un tempo; ma non si vuole ammetterlo.

Non si vogliono ammettere mutamenti nell’evoluzione umana,

come quelli che per esempio avvennero alla metà del secolo quindicesimo.

Eppure si può dimostrare nei particolari che il mutamento ci fu.

 

Un tale, non so se svedese o norvegese, ha scritto un libro poco tempo fa nel quale fa molte citazioni tratte da scritti di alchimisti. Egli cita specialmente un passo di un alchimista nel quale ricorrono molte cose, mercurio, antimonio e così via. Ora quello scrittore di oggi, che come risulta dal libro è un eccellente chimico, dice di non riuscire a farsi una idea delle ricette chimiche fornite dall’alchimista.

Egli non le può capire per la semplice ragione che quando il chimico di oggi parla di mercurio, intende il mercurio minerale, quando parla di antimonio, intende il metallo, e così di seguito.

 

Invece nel libro citato le parole hanno tutt’altro significato: non indicano il metallo, ma certi processi che avvengono all’interno dell’organismo umano.

Si tratta di conoscenza dell’interiorità umana: messi per iscritto nel senso in cui erano presenti e attuali nella coscienza dello scrittore citato dal nostro bravo signore di oggi, ma letti come si può farlo oggi, cioè come descrizioni di procedimenti di laboratorio, condotti mediante storte e simili apparecchi, non ci si cava alcun senso comune, e si devono considerare come insensati.

 

Essi acquistano un senso non appena si sappia

che cosa si intendesse in quegli antichi tempi con antimonio, mercurio, ecc.;

invero vi risultava anche un aspetto del minerale esteriore, ma sopra ogni cosa

con questi processi ci si riferiva a processi interiori della natura umana

per la quale si avevano altri mezzi che non quelli che si hanno oggi.

• Ecco perché chi legge testi di prima del secolo quindicesimo

deve farlo con altri intendimenti da quelli valevoli per chi legge dopo di allora.

 

In cose del genere si potrebbe studiare anche esteriormente l’intera trasformazione della costituzione animica.

Ebbene noi viviamo oggi in un tempo in cui dobbiamo cominciare a dare grande importanza

a cose alle quali l’umanità non ha attribuito per secoli alcun valore.