Fine del pensiero cosmico e il formarsi di quello umano. Attraverso l’uomo il pensiero cosmico si propaga nel futuro

O.O. 202 – Il Ponte tra la spiritualità cosmica – 04.12.1920


 

Se guardiamo nel mondo facendo agire su di noi i pensieri universali, vediamo i pensieri del tempo passato, tutto ciò che agì nel passato fino al momento presente.

Questo vediamo, guardando i pensieri universali, perché il pensiero universale ci appare nel suo estinguersi, se guardiamo nel mondo.

 

• Da ciò deriva l’elemento rigido e morto delle leggi naturali e il fatto che noi possiamo quasi solo usare la matematica, che tratta cose morte, se vogliamo studiare le leggi naturali.

• Agisce invece la volontà universale in quel che parla ai nostri sensi, che ci meraviglia nella luce, che udiamo nel suono, in quel che ci riscalda e che ci si avvicina attraverso i sensi.

È questo che sorge dall’elemento morto dei pensieri universali e che in sostanza trasporta nell’avvenire.

Vorrei dire che la volontà universale ha qualcosa di caotico, di indifferenziato che però vive nel presente momento universale come il germe di ciò che va verso l’avvenire.

 

• Se invece ci abbandoniamo all’elemento del pensiero universale

abbiamo ciò che dal grigio passato agisce nel presente.

Il fenomeno è diverso solo nel capo umano.

In esso vi è il pensiero, ma separato dal pensiero universale esterno

e legato a un elemento volitivo individuale entro la persona umana;

secondo me tale elemento individuale può venir visto in un primo tempo

solo come l’elemento volitivo universale inserito in un piccolo recipiente, in un secchiello.

 

Quel che invece l’uomo ha nel suo intelletto rinvia al passato.

In sostanza ne abbiamo sviluppato il relativo germe nella vita terrena precedente.

Allora era volontà, ed ora è divenuto pensiero, è legato alla nostra organizzazione del capo,

è nato nella nostra organizzazione del capo come una vivente immagine del cosmo.

• Noi la colleghiamo con la volontà, la facciamo ringiovanire nella volontà.

Nel far questo la mandiamo nella nostra futura vita terrena,

nella nostra futura incarnazione terrena.

Dobbiamo in realtà disegnare in modo diverso questa immagine del mondo.

 

Dobbiamo disegnarla in modo che l’elemento cosmico esterno del passato sia specialmente ricco di pensiero, che diventi sempre più rado arrivando al presente, che cioè il pensiero muoia a poco a poco, come è nel cosmo (vedi disegno seguente).

 

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L’elemento volitivo va invece disegnato rado all’inizio. Più risaliamo nel tempo più il pensiero è preponderante nelle immagini dell’akasha; quanto più progrediamo, tanto più si infittisce l’elemento volitivo. Volendo esaminare questa evoluzione, dovremmo guardare a un luminoso elemento di pensiero del grigio passato e ad un irrazionale elemento volitivo dell’avvenire (vedi disegno seguente).

 

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Il quadro non rimane però così, perché in esso l’uomo vi inserisce i pensieri che ha conservato nel suo capo. Egli li invia nell’avvenire, e mentre i pensieri cosmici sempre più si esauriscono, si formano i pensieri umani; nel punto in cui sorgono, essi compenetrano nell’avvenire l’elemento cosmico della volontà (vedi disegno seguente).

 

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Così l’uomo è il depositario del pensiero cosmico

e porta nel mondo il pensiero cosmico, partendo dalla propria interiorità.

Indirettamente attraverso l’uomo, dai tempi primordiali il pensiero cosmico si propaga nel futuro.

 

L’uomo appartiene al cosmo, ma non vi appartiene come potrebbe pensare il materialista,

che cioè l’uomo sia qualcosa che si è sviluppato dal cosmo, un pezzo di cosmo;

l’uomo appartiene anche all’elemento creativo del cosmo.

Egli porta il pensiero dal passato al futuro. In tal modo si giunge al concreto.

 

Se si comprende veramente l’uomo,

si entra in ciò che Schopenhauer e Hegel hanno esposto in modo unilaterale.

Da questo si vede come anche nell’elemento filosofico, su un gradino più alto,

debba venir riassunto ciò che è triarticolato, come cioè l’uomo debba venir concepito nel cosmo.