Formazione del germe spirituale dell’organismo fisico umano nella vita tra morte e nuova nascita.

O.O. 219 – Il nesso dell’uomo stellare verso l’uomo – 26.11.1922


 

Sommario: Formazione del germe spirituale dell’organismo fisico umano nella vita tra morte e nuova nascita. Camminare, parlare e pensare come attività umane sulla Terra, e loro corrispondenze nella vita tra morte e nuova nascita

 

Nel periodo più importante che intercorre fra la morte e una nuova nascita,

l’uomo si trova all’interno del mondo spirituale

con una coscienza essenzialmente superiore a quella che ha durante l’esistenza fisica sulla Terra.

 

Quando qui sulla Terra siamo nel nostro corpo fisico, la coscienza dei nervi e dei sensi dipende dall’organizzazione generale dell’uomo. Ci sentiamo uomini perché, racchiusa dalla pelle, abbiamo l’organizzazione del cervello, quella del cuore e dei polmoni e così via. Tutto questo è nel nostro interno. A ciò che invece è intorno a noi ci sentiamo legati attraverso i nostri sensi, o attraverso il respiro, oppure attraverso l’assimilazione del cibo.

 

Quando viviamo nella condizione che si verifica tra morte e nuova nascita, non possiamo parlare allo stesso modo della nostra interiorità. Infatti nell’istante in cui passiamo attraverso la porta della morte, ma anche nel momento in cui ci abbandoniamo al sonno, quando comunque la coscienza è paralizzata – ho già descritto questi stati privi di coscienza – siamo in realtà nella condizione di indicare l’intero mondo, l’universo, come nostra interiorità.

 

Mentre sulla Terra abbiamo un’organizzazione

che all’interno della pelle è formata dai nostri organi e dai loro scambi reciproci,

nel sonno la nostra interiorità ci si manifesta come un’interiorità di stelle.

Nel sonno lo è solo in modo inconscio, seppur pieno di vita,

fra morte e nuova nascita invece lo è in modo pienamente cosciente.

 

Quel che allora sentiamo nei confronti del mondo stellare ci porta a dire che le stelle sono il nostro interno,

proprio come qui diciamo che i polmoni e il cuore appartengono alla nostra interiorità fisica.

• Fra il momento in cui ci addormentiamo e il risveglio abbiamo una vita cosmica.

• Dalla morte fino alla nuova nascita abbiamo una coscienza cosmica.

Ciò che qui sulla Terra è mondo esterno, soprattutto se volgiamo lo sguardo alle lontananze del cosmo, diventa nostra interiorità.

 

E che cosa ci si presenta come esterno nel mondo spirituale?

Esterno a noi diventa proprio ciò che ora è nostra interiorità, diventa l’uomo stesso, ma in un modo tutto particolare:

• è l’uomo che edifichiamo come germe spirituale  dal quale scaturirà il nostro futuro corpo fisico terreno.

• Uniti alle entità delle gerarchie superiori noi elaboriamo questo germe spirituale.

 

Esso è presente in un momento ben preciso nel corso della vita fra morte e nuova nascita.

È là quale entità spirituale,

e in quanto tale porta in sé le forze organizzatrici del corpo fisico umano,

così come il seme vegetale porta in sé le forze organizzatrici della futura pianta.

 

Noi ci raffiguriamo piccolo il seme vegetale e come grande la pianta;

il germe spirituale dell’organismo fisico umano è invece un universo di incalcolabile grandezza,

benché in senso stretto non sia molto corretto parlare di “grande” in quello stadio di esistenza.

 

Ho però anche detto che il germe spirituale in un certo senso ci sfugge in un momento ben preciso, di cui noi ci accorgiamo:

abbiamo elaborato il germe spirituale del nostro organismo fisico insieme ad altri esseri dell’universo, agli esseri delle gerarchie superiori;

lo abbiamo portato fino a un certo punto.

Poi ci sfugge e sprofonda nelle forze fisiche della Terra alle quali è affine e che provengono dal padre e dalla madre.

Si unisce all’elemento umano della corrente ereditaria.

Discende sulla Terra prima di noi, uomini animico-spirituali, che restiamo ancora qualche tempo, seppur breve, nel mondo spirituale,

quando già l’insieme di forze del nostro organismo fisico è disceso sulla Terra e come tale vive nel germe umano dentro il corpo materno.

 

In questo tempo condensiamo dall’etere cosmico le forze e le sostanze dell’etere cosmico stesso

e formiamo il nostro corpo eterico, in aggiunta a quello astrale e all’Io.

E come esseri del genere nell’Io, nel corpo astrale e nel corpo eterico scendiamo noi stessi sulla Terra

e ci uniamo a ciò che è derivato dal germe spirituale sceso prima di noi.

 

A chi consideri correttamente questo processo, diverrà ben chiaro in quale rapporto stia l’uomo con l’universo. Diverrà chiaro osservando prima di tutto tre manifestazioni dell’entità umana sulle quali, qui e in altre sedi antroposofiche, ho già richiamato l’attenzione, osservando le tre espressioni della natura umana grazie alle quali l’uomo diventa l’essere che è qui sulla Terra.

 

Appena nati siamo in realtà ben diversi da come diveniamo in seguito, imparando a muoverci sulla Terra, a parlare, a pensare.

• La volontà che, si può dire, rimane oscura fra la nascita e la morte,

e il sentimento, che rimane oscuro a metà,

sono presenti nel bambino piccolo, seppure in modo primitivo.

 

La vita di sentimento, benché interamente volta alle funzioni interne, è presente in lui.

• Anche la vita di volontà è presente: ne sono una prova i movimenti, ancora caotici, che il bambino compie.

Nelle età successive, dalla vita di sentimento e da quella della volontà

nasce qualcosa di diverso da come esse si presentano nel bambino,

perché gradualmente viene a formarsi il pensiero che, compenetrando il sentimento e la volontà, li rende qualcosa di compiuto.

Ma essi sono già presenti nel bambino.

 

Per contro il pensiero è qualcosa che il bambino forma solo qui sulla Terra

grazie al legame con altri uomini, grazie all’insegnamento di altri uomini.

Questo vale anche per il camminare e il parlare, che egli conquista prima del pensiero.

 

A chi osservi, con sensibilità abbastanza profonda per l’autentico elemento umano, come il bambino si sviluppi attraverso il camminare, il parlare e il pensare, apparirà chiaro quale importantissimo ruolo abbiano queste tre attività nell’evoluzione umana sulla Terra.

 

L’uomo però non è solo una creatura terrestre.

• È un essere che appartiene alla Terra, alle sue forze, alle sue sostanze,

• ma nello stesso tempo appartiene al mondo spirituale, alle entità delle gerarchie superiori,

alle attività che si svolgono fra i singoli esseri di tali gerarchie.

Solo con una parte del suo essere l’uomo appartiene all’esistenza terrena,

con un’altra appartiene a un mondo che non si percepisce con i sensi.

In questo mondo non percepibile ai sensi, egli prepara il proprio germe spirituale, come ho già accennato.

 

L’ho detto altre volte: non si creda che vi sia stato un periodo della cultura e della civiltà umana sulla Terra, per quanto complesso e grandioso, che possa eguagliare in grandiosità quel che si svolge fra l’uomo e le entità delle gerarchie superiori per edificare, in un primo tempo nel mondo spirituale, tutto il prodigio dell’organismo fisico umano. Ma quanto viene lì edificato, e poi mandato sulla Terra prima di noi, è organizzato in modo un po’ diverso dall’uomo che vive sulla Terra tra nascita e morte.

 

Ciò che l’uomo costruisce quale germe spirituale dell’organismo fisico ha in sé anche delle forze in sé.

La costruzione complessiva che si conclude con il germe fisico dell’uomo,

in quanto prende sostanze dai genitori, è dotata di tutte le possibili proprietà e forze.

• Solo per tre aspetti non riceve forza alcuna all’interno del mondo spirituale: pensare, parlare, camminare.

Pensare, parlare, camminare sono perciò attività umane sulla Terra.

 

Prendiamo ad esempio il camminare, prendiamo in particolare tutto ciò che vi è collegato, l’orientarsi dell’essere umano nell’esistenza fisica terrena, ad esempio. Quando muovo un braccio, oppure la testa, compio qualcosa di analogo al meccanismo del camminare. Il tenersi ritto del bambino è un orientarsi.

 

Tutto ciò è connesso con quella che viene definita forza di gravità, è connesso con il fatto che quanto vive fisicamente sulla Terra ha un peso.

Non si può però parlare di peso, di pesantezza per il germe spirituale che viene plasmato fra morte e nuova nascita.

Ogni aspetto legato al camminare ha a che fare con la forza di gravità.

È un superamento della forza di gravità. È un collocarsi nella forza di gravità.

Sollevando la gamba per compiere un passo, ci collochiamo nell’ambito della forza di gravità.

 

• Questo collocarsi nella forza di gravità lo facciamo nostro solo sulla Terra: fra morte e nuova nascita non c’è, ma vi è il suo analogo.

Anche là abbiamo un orientamento, ma non si trova nella forza di gravità:

non vi è infatti forza di gravità nel mondo spirituale, non vi è peso.

L’orientamento è unicamente spirituale: sollevare una gamba, collocarsi nella forza di gravità qui sulla Terra,

corrisponde nel mondo spirituale all’affinità, ad esempio, con un essere

delle gerarchie superiori che appartiene alla forma degli Angeli o degli Arcangeli.

 

Sotto l’influsso di un essere della gerarchia degli Angeli oppure delle Exusiai,

con le quali collaboro, nella mia anima mi sento vicino a lui; così ci orientiamo tra morte e nuova nascita.

Come sulla Terra abbiamo a che fare con il peso, là abbiamo a che fare

con le forze di simpatia verso la nostra particolare natura umana che emanano dai singoli esseri delle gerarchie superiori.

Non è come la forza di gravità, che ha una direzione: verso il basso, verso la Terra.

Quel che nel mondo spirituale corrisponde alla forza di gravità ha tutte le direzioni.

 

Infatti gli esseri spirituali delle gerarchie superiori non sono ordinati secondo un centro, sono ovunque, e l’orientamento non è di tipo geometrico, potremmo dire, come quello del peso, diretto verso il centro della Terra, è un orientamento verso tutte le direzioni.

 

Dopo che l’uomo ha edificato i propri polmoni, oppure ha elaborato qualcos’altro insieme agli esseri delle gerarchie superiori, egli può dire: questo mi attira verso la terza gerarchia o mi attira verso la prima… Egli si sente collocato nell’intero mondo delle gerarchie. In un certo senso si sente tirato, oppure respinto, da tutti i lati (non fisicamente come dalla forza di gravità, ma spiritualmente). Nel mondo spirituale questo corrisponde all’orientamento fisico inerente al peso sulla Terra.

 

Qui sulla Terra l’uomo impara a parlare ed anche questo fa parte della sua natura terrena.

Nel mondo spirituale fra morte e nuova nascita non possiamo parlare.

Del linguaggio fanno parte gli organi fisici della parola.

 

Là non ci sono; nel mondo spirituale fra morte e nuova nascita abbiamo questa forma di esperienza:

in un ritmo alterno ci sentiamo concentrati nella nostra entità umana.

Qui si concentra la nostra coscienza superiore.

Come sulla Terra abbiamo il sonno, durante il quale ci chiudiamo in noi stessi,

così anche fra morte e nuova nascita ci chiudiamo in noi stessi.

Poi ci riapriamo nuovamente.

 

Come sulla Terra fisica volgiamo i nostri occhi, gli altri nostri sensi verso l’universo,

così è anche là: dirigiamo i nostri organi percettivi spirituali verso le entità delle gerarchie superiori,

in un certo senso lasciamo che il nostro essere si dilati nelle lontananze infinite, poi di nuovo lo concentriamo.

È un processo respiratorio spirituale.