Formazione delle basi del microcosmo umano, sensi, nervi e cervello, dalle forze macrocosmiche del mondo elementare, di quello spirituale e del mondo della ragione

O.O. 119 – Macrocosmo e microcosmo – 28.03.1910


 

Sommario: Formazione delle basi del microcosmo umano, sensi, nervi e cervello, dalle forze macrocosmiche del mondo elementare, di quello spirituale e del mondo della ragione. La formazione di organi spirituali superiori grazie alle forze del mondo degli archetipi

 

Per comprendere ulteriormente quanto diremo, sarà bene iniziare la considerazione odierna esaminando ancora una volta il risveglio dell’essere umano, ma in modo da tener conto di tutto ciò che a partire dal mondo spirituale è attivo alla sua edificazione. Il risveglio dell’uomo è, come abbiamo visto nelle scorse conferenze, un passare di tutta l’entità umana dal macrocosmo, in cui egli è riversato durante lo stato di sonno, nel microcosmo.

 

È comprensibile che dei veri processi che si svolgono nell’interazione tra il macrocosmo e il microcosmo, l’uomo nella coscienza normale sia assai male informato. Così, ordinariamente, egli crede che quanto chiama il suo Io, in fondo, si trovi effettivamente soltanto in lui.

Se riflettiamo però che l’uomo, durante il periodo del sonno, col corpo astrale e con l’Io è al di fuori dei suoi involucri corporei, diremo allora che noi già durante il sonno non possiamo affatto cercare il nostro Io all’interno dei limiti della nostra pelle, ma esso è come effuso, riversato nella sfera universale, è abbandonato a quei mondi di cui abbiamo parlato, e cioè al mondo elementare, al mondo spirituale, al mondo della ragione e anche a quel mondo di cui noi oggi vogliamo un po’ parlare, al mondo degli archetipi spirituali di tutte le cose, che sta ancora più in alto del mondo della ragione.

 

L’Io è come riversato fuori, come dispiegato nell’universo, e perciò il suo infilarsi nel corpo al mattino non è da intendere come se si potesse dire: «Il mio Io è là, viene qua da questa direzione e si infila in me», ma questo risvegliarsi è allo stesso tempo una specie di contrazione, di restringimento dell’Io in modo tale che esso si contrae addensandosi sempre più ed entra nel corpo fisico e nel corpo eterico o vitale, così da esser appunto dentro, in questi involucri corporei dell’essere umano, con un’adeguata densità.

Alla coscienza chiaroveggente, però, si mostra che questo Io, anche durante la completa veglia diurna, non si trova affatto del tutto dentro all’uomo.

Per la coscienza chiaroveggente l’Io è qualcosa che è anche sempre presente, in certo senso, attorno all’uomo, nel suo ambiente; l’Io umano coincide soltanto in parte con ciò che noi percepiamo ad esempio come corpo fisico. E così possiamo dire che l’Io, in effetti, per quel che riguarda la sua sostanziale entità, è sempre attorno a noi, nel nostro ambiente.

 

Ciò che il chiaroveggente vede, diciamo, come una specie di aura di luce dell’uomo, la chiamiamo aura-Io. Così l’uomo è sempre in una nuvola sostanzialmente spirituale, e non si può cercare l’Io in questo o in quel posto, ma come riempiente tutta quest’aura-Io dell’uomo. L’Io al mattino, al risveglio, si avvicina da tutti i lati; fuoriesce da tutte le entità e fatti che abbiamo descritto come mondo della ragione e come mondo spirituale ed elementare.

 

Vogliamo ora prendere in considerazione ancora un po’ più da vicino questo infilarsi dell’Io nell’effettivo corpo umano. Poniamoci la domanda: «Come avviene che al risveglio abbiamo d’improvviso intorno a noi le percezioni sensoriali, colori, suoni, impressioni luminose e altre?».

Vogliamo considerarlo questa volta riguardo a un determinato colore. Supponiamo di alzare lo sguardo, al mattino quando ci svegliamo, a una superficie blu. Abbiamo dunque come prima impressione dei sensi il blu. Come avviene? Sul modo come questo avvenga, la normale coscienza ordinaria dell’uomo non ha per niente le idee chiare; essa si rappresenta la questione alla rovescia.

Questa impressione sensoriale avviene per il fatto che, mentre l’Io dal macrocosmo entra nel microcosmo, in un primo momento c’è un po’ come un ostacolo a tutto l’affluire delle forze che sono là fuori nel mondo spirituale, vi è innanzitutto un impedimento per tutto ciò che noi chiamiamo mondo elementare.

 

Quanto, dunque, ieri e l’altro ieri abbiamo caratterizzato come mondo elementare è qualcosa che viene dapprima trattenuto; non viene fermato del tutto, ma in modo che solo una parte del mondo elementare affluisce effettivamente.

Quando abbiamo di fronte una superficie di color blu è perché attraverso questa superficie che vediamo davanti a noi come immagine blu scorrono tutte quelle forze dai mondi superiori che abbiamo descritto, tranne una parte del mondo elementare. Quanto viene trattenuto del mondo elementare arriva alla coscienza dell’uomo come un’immagine riflessa, come un riverbero, e questo riverbero è appunto il colore blu.

Tutto ciò che abbiamo descritto ieri degli elementi del fuoco, dell’aria, dell’acqua e della terra come appartenenti al mondo elementare, tutto questo scorre attraverso. Attraverso l’occhio penetra tutto ciò che vi è nel mondo in quanto elementi, ad eccezione di ciò che appunto vediamo. La percezione sensoria si verifica dunque per il fatto che il nostro occhio trattiene la luce dal mondo elementare, il nostro orecchio il suono, la nostra rimanente organizzazione trattiene, ad esempio, una parte del calore e così via. E ciò che non viene trattenuto penetra.

 

Ora possiamo completare quanto abbiamo detto nelle precedenti conferenze. Abbiamo detto: «L’occhio è formato alla luce per la luce». Quando l’occhio percepisce la luce, naturalmente non viene formato da ciò che viene visto, ma da quanto esso fa entrare, e ciò è una parte del mondo elementare. Pertanto possiamo dire (viene disegnato): quando qui affluiscono tutte le forze dai mondi sovrasensibili, certe forze qui vengono trattenute nell’occhio, e in modo analogo avviene con gli altri sensi.

Ciò che non penetra in noi stessi, ciò che viene trattenuto, è la somma delle nostre percezioni sensoriali. Noi vediamo e sentiamo, quindi, ciò che non lasciamo entrare in noi stessi. Ma quanto vi facciamo entrare è ciò che ha formato l’organizzazione fisica, ad esempio, dell’occhio. Tratteniamo dunque certe forze, ne facciamo passare delle altre.

Quelle forze che lasciamo entrare sono forze del mondo elementare che formano il nostro occhio; così che quando guardiamo il nostro globo oculare, possiamo dire: nel mondo elementare che appunto non vediamo perché viene lasciato passare, abbiamo allo stesso tempo ciò che forma il nostro senso della vista; anche gli altri sensi sono formati allo stesso modo, a partire dal mondo elementare.

 

Così siamo plasmati in quanto esseri sensoriali dal mondo elementare. Questo mondo elementare che vediamo quando ci rendiamo capaci di guardarvi dentro forma i nostri sensi.

Ma là dove il senso è delimitato verso l’interno, vicino alla parete posteriore dell’occhio, vi si trova, per così dire, un secondo specchio; lì entrano in noi tutte le altre forze da un mondo più vasto, tranne quelle che vengono riflesse.

Dico “per così dire”, ma questa è una spiegazione completa. Le forze elementari stesse vengono trattenute e riflesse alla parete posteriore dell’occhio; in tal modo smettono di operare, ma dietro affluiscono ancora solo le forze del mondo spirituale, quelle forze che, ad esempio, formano il nostro nervo ottico. Come l’occhio ha il nervo ottico grazie al riversarsi del mondo spirituale, così l’orecchio ha il nervo acustico grazie al riversarsi di quel mondo e via dicendo. Quindi tutto il nostro sistema nervoso è formato a partire dal mondo spirituale.

Da esso ci affluiscono quelle forze ed entità che sono plasmatrici del nostro sistema nervoso. E i nostri nervi sono ordinati come le leggi del mondo planetario là fuori; infatti abbiamo potuto comprendere quel mondo dei pianeti come l’espressione esteriore, per così dire, di una specie di orologio per ciò che vi opera come fatti ed entità spirituali.

 

Sarebbe ovvio che ci chiedessimo: se le cose dovessero stare così, se realmente questo mondo che si esprime con segni esteriori nel nostro sistema planetario agisse sui nostri nervi, allora alla base del nostro sistema nervoso dovrebbe esservi una regolarità che corrisponderebbe al sistema solare esteriore.

Nel nostro sistema nervoso dovremmo avere, per così dire, una specie di sistema solare interiore, poiché sono le forze del mondo spirituale che si esprimono nel sistema solare-planetario, quando abbiamo attraversato il mondo elementare. Le forze affluiscono dal mondo celeste e organizzano il nostro sistema nervoso.

Cerchiamo di chiederci se il nostro sistema nervoso si presenta davvero come una specie di immagine riflessa di quello che fuori nel macrocosmo si esprime nei pianeti e nelle figure dello zodiaco.

 

Sappiamo tutti che il nostro tempo viene regolato dalla posizione della Terra rispetto al Sole e dal passaggio di questo, nel corso dell’anno, attraverso le dodici costellazioni. Durante l’anno il Sole si sposta apparentemente attraverso le dodici figure zodiacali. Questa è una suddivisione principale dell’anno, quella in dodici mesi, ottenuta dalla regolarità che nel sistema solare regna tra pianeti e costellazioni. Il numero dodici è un numero che esprime la regolarità di queste posizioni e movimenti.

Abbiamo dodici mesi nell’anno e per i mesi più lunghi abbiamo il numero trentuno, trentun giorni. È di nuovo qualcosa tratto dalla posizione dei nostri corpi celesti l’uno con l’altro, qualcosa che è in relazione col nostro sistema del tempo. I mesi più lunghi hanno trentun giorni, gli altri trenta, tranne il mese di febbraio che ne ha ventotto o ventinove. Qui vi è una certa irregolarità, ma questa ha le sue buone ragioni. Solo che adesso non possiamo impegolarci su questo punto particolare.

 

Cerchiamo di portarci davanti all’anima questa meravigliosa divisione del tempo là fuori nel grande orologio universale e di dirci: se davvero ciò che è a fondamento di questo grande mondo cosmico fornisce anche le forze formative del nostro sistema nervoso, allora i numeri si dovrebbero rispecchiare nel sistema nervoso.

Ora, noi abbiamo dodici paia di nervi cranici e trentun paia di nervi spinali, vale a dire, le regolarità cosmiche che sono dominate dal numero dodici e dal numero trentuno si riflettono effettivamente nel nostro sistema nervoso. E se c’è una certa irregolarità è dovuto al fatto che l’uomo deve diventare un essere autonomo, grazie al suo sistema nervoso, e deve diventare indipendente da ciò che accade esternamente nello spazio. L’essere umano ha i suoi trentun paia di nervi spinali.

 

Altrettanto come il numero dodici dei mesi si regola secondo il passaggio del Sole attraverso lo zodiaco, così il numero dei giorni del mese dovrebbe in effetti dipendere dalla Luna; ciò fornirebbe solo ventotto giorni. E se non avessimo tre paia di nervi per così dire in più, per cui possiamo renderci indipendenti da uomini liberi, saremmo soggetti effettivamente anche al numero ventotto. Con ciò guardiamo dentro a un profondo mistero, a un meraviglioso nesso tra quanto là fuori si esprime nei grandi simboli dello spazio, che sono un riflesso di entità e attività nel mondo spirituale, e ciò che abbiamo nel nostro sistema nervoso.

 

Veniamo ora alla terza parte di ciò che viene riflesso.

Il nostro sistema nervoso viene dunque costruito dal mondo spirituale.

Là dove ogni nervo si immette nel cervello o nel midollo spinale, in quel punto di sbocco ha luogo di nuovo un riflesso. Lì il mondo spirituale viene trattenuto e vi penetra quanto abbiamo imparato a conoscere nel mondo della ragione: le forze delle gerarchie.

E questo mondo della ragione ci edifica ciò che è collocato dietro ai nervi, il nostro cervello e midollo spinale; così in questi ultimi abbiamo il risultato di tutta l’attività che alla fine proviene dal mondo della ragione.

 

Chi penetra con sguardo chiaroveggente il mondo spirituale, trova anche nei più piccoli riflessi del cervello e del sistema nervoso riproduzioni esatte dei grandi processi universali.

Ciò che noi chiamiamo mondo degli archetipi, il mondo degli archetipi spirituali delle cose, ci penetra però fino in fondo senza che lo possiamo trattenere.

In che modo nella vita abituale possiamo aver una coscienza di qualcosa? Per il fatto di poterlo trattenere. Noi riusciamo a prendere coscienza di una parte del mondo elementare trattenendone una parte. Siamo persino un prodotto di questo mondo elementare nei nostri organi di senso.

Diventiamo coscienti dei nostri sensi trattenendo una parte del mondo elementare. Siamo un prodotto del mondo spirituale nei nostri nervi. Quando abbiamo coscienza dei nostri nervi, diventiamo in certo modo consapevoli del mondo spirituale, naturalmente soltanto in immagini, trattenendone una parte.

 

Che cosa conosce l’uomo del mondo elementare? Conosce quanto gli viene riflesso dai sensi. E che cosa conosce del mondo spirituale? Conosce ciò che gli riflettono i suoi nervi, ciò che abitualmente si chiamano leggi di natura. Le leggi di natura non sono altro che un’immagine ombra, un’immagine riflessa affievolita del mondo spirituale.

E quanto l’uomo conosce come sua vita spirituale interiore, come sua ragione, è un’immagine riflessa attenuata del mondo esteriore della ragione. Ciò che nel nostro linguaggio si chiama intelletto, intelligenza, è un’immagine del mondo della ragione, ma debole, nebulosa.

 

Che cosa dovremmo fare quindi, dobbiamo chiederci, per essere in grado di vedere più di quanto abbiamo appena citato? Se volessimo vedere di più, dovremmo essere capaci di trattenere di più. Se volessimo reggere un’influenza del mondo degli archetipi, dovremmo poter trattenere in qualsiasi modo quel mondo.

Possiamo avere organi fisici di senso soltanto per il fatto che lasciamo passare in noi il mondo elementare e poi lo tratteniamo. Per tale motivo si forma ad esempio il nostro occhio. Possiamo avere un sistema nervoso solamente perché facciamo entrare in noi il mondo spirituale e poi lo tratteniamo. Possiamo avere un forza del pensare solo per il motivo che facciamo passare e poi tratteniamo il mondo della ragione. Per questo si forma il nostro cervello.

 

Se si devono formare degli organi ancora superiori, dobbiamo allora avere la possibilità di trattenere un mondo più vasto, un mondo ancor più elevato.

Dobbiamo potergli inviare incontro qualcosa, come nel nostro cervello mandiamo incontro al mondo della ragione ciò che lo trattiene, affinché si rispecchi. L’uomo deve dunque fare qualcosa se si vuole evolvere in senso superiore.

Deve fare qualcosa per poter trattenere un mondo più elevato, per ricevere da esso delle forze che altrimenti passano semplicemente attraverso di lui, poiché quelle forze del mondo degli archetipi semplicemente lo attraversano. A tale scopo egli deve addirittura creare un apparato riflettente. Nel senso come l’uomo odierno può e deve far questo, il metodo scientifico-spirituale crea un tale apparato riflettente che, nel lavoro dell’anima, al fine della conoscenza dei mondi superiori, prende le mosse dalla cosiddetta conoscenza immaginativa. Ciò che l’essere umano ordinariamente conosce è il mondo fisico esteriore.

 

Se egli vuole conseguire una conoscenza superiore, deve quindi fare qualcosa per crearsi innanzitutto degli organi superiori. Deve bloccare in sé un mondo superiore, come è il mondo della ragione, e questo accade per il fatto di eseguire una nuova attività. Possiamo facilmente comprendere che è impossibile giungere ad una conoscenza superiore con ciò che l’uomo elabora con la coscienza normale, poiché ciò che egli sviluppa con questa si esaurisce con quanto abbiamo citato.

Egli deve quindi fare qualcosa per sviluppare in sé una nuova attività che possa contrapporsi al mondo degli archetipi e trattenerlo. Questo succede in modo che egli, ad esempio, impari ad attraversare tali esperienze interiori che non appartengono alle esperienze coscienti ordinarie. E una tale esperienza interiore che è anche una specie di esperienza tipica, la troviamo descritta nel mio libro La scienza occulta, nella costruzione della rappresentazione della “rosacroce”.