Gesù di Nazaret era un puro e semplice uomo

O.O. 131 – Da Gesù a Cristo – 07.10.1911


 

Nei primi tempo del cristianesimo veniva anzi sempre ripetuto

che Gesù d Nazareth era un uomo come tutti gli altri, un debole uomo come gli altri.

Si avvicinano maggiormente al significato di ciò che è avvenuto nel mondo

coloro che sostengono le parole: « Gesù era un vero uomo ».

 

Non si trova dunque affatto il concetto di iniziato nella tradizione, purché la si esamini giustamente. Se ricordiamo tutto ciò che è stato detto nelle passate conferenze intorno all’evoluzione di Gesù di Nazareth (dell’evoluzione di quel bambino Gesù in cui Zarathustra visse fino al dodicesimo anno, e dell’evoluzione del l’altro bambino Gesù in cui Zarathustra visse poi fino al trentesimo anno) si dovrà dire che si tratta qui di un uomo specialissimo, di un uomo per il cui essere la storia del mondo l’evoluzione del mondo, fece per così dire i più grandi preparativi, già per il fatto di aver procurato due corpi umani e di aver permesso all’individualità di Zarathustra di dimorare in uno di essi fino al dodicesimo anno, e nell’altro da dodicesimo fino al trentesimo anno.

 

Ma diremo anche che essendo le individualità di queste due figure di Gesù così importanti, Gesù di Nazareth era a un grado molto elevato, ma non si trovava sulla medesima via per la quale arriva a elevarsi l’individualità di un iniziato che passa continuamene di incarnazione in incarnazione.

 

Anche a prescindere da tutto questo, quando l’individualità del Cristo penetra al trentesimo anno nel corpo di Gesù di Nazareth, Gesù di Nazareth stesso abbandona quel corpo e, dal momento del battesimo di Giovanni in poi, abbiamo a che fare (se non parliamo per ora del Cristo) con un uomo che nel vero senso della parola possiamo indicare come un puro e semplice uomo, un uomo che però è il portatore del Cristo.

 

Dobbiamo dunque distinguere

il portatore del Cristo e il Cristo stesso in quel portatore.

 

In quel corpo, che era il portatore del Cristo perché era stato abbandonato dall’individualità di Zarathustra, non dimorava nessuna individualità umana che avesse raggiunto una evoluzione specialmente elevata. Il grado di evoluzione che Gesù di Nazareth mostrava, proveniva dal fatto che l’individualità di Zarathustra dimorava in lui. Ma quella natura umana, come sappiamo, venne abbandonata dall’individualità di Zarathustra.

 

Questa è anche la ragione per cui tale natura umana, non appena l’individualità del Cristo ne ebbe preso possesso, gli mandò incontro tutto ciò che di solito emana dalla natura umana: il « tentatore ». Anche per questa ragione il Cristo potè attraversare e sperimentare tutte le disperazioni e le ansie quali ci vengono descritte nella scena sul Monte degli Ulivi.

 

Chi non tien conto che l’Entità-Cristo non viveva in un uomo giunto alla speciale elevazione di un iniziato, ma viveva in un semplice uomo che si distingueva dagli altri soltanto per il fatto di essere l’involucro umano abbandonato, in cui Zarathustra aveva vissuto, chi non tien conto di questo non potrà penetrare in una vera conoscenza dell’essere del Cristo. Il portatore del Cristo era un vero uomo, non un iniziato! Se lo si riconosce, ci si schiude la visione dell’intera natura dell’evento del Golgota e degli avvenimenti di Palestina in generale.

 

Se si concepisse il Cristo Gesù semplicemente come un grande iniziato, dovremmo porlo sullo stesso piano di altre nature di iniziato. Ma noi non lo facciamo! Potrà forse esservi qualcuno che ci dirà che non lo facciamo perché a priori, per un preconcetto qualsiasi, vogliamo porre il Cristo Gesù al di sopra di tutti gli altri iniziati, come un iniziato ancora più elevato. Chi lo dice non sa quel che dobbiamo comunicare come risultato della ricerca occulta nel nostro tempo.