Girolamo, padre della Chiesa e traduttore del Vangelo di Matteo

O.O. 130 – Cristianesimo esoterico e la guida spirituale dell’umanità – 20.11.1911


 

Dalla corrente spirituale che si richiama a Christian Rosenkreutz

procede l’ausilio più poderoso che possa esservi

a sostegno della spiegazione dell’impulso del Cristo nel nostro tempo.

 

Quest’opera venne avviata in tempi molto più lontani – un secolo prima del Mistero del Golgota – da Jeshu ben Pandira, la cui missione più importante fu quella di preparare l’avvento del Cristo. Egli aveva un discepolo, Matthai, il cui nome fu attribuito in seguito al suo successore che visse al tempo di Gesù di Nazareth.

 

• L’opera più importante compiuta da Jeshu ben Pandira

è stata la preparazione del Vangelo di Matteo,

i cui contenuti sono stati tratti da un antico rituale iniziatico.

• La stesura del testo è stata configurata in modo da assumerne il contenuto da antichi Misteri:

ad esempio, i riferimenti relativi alla tentazione, ed altri.

• Tutti questi eventi che accadono nel corso dell’evoluzione dell’umanità dovevano realizzarsi anche sul piano fisico.

Ciò venne poi annotato per sommi capi dal suo discepolo.

 

Non si perdonò a Jeshu ben Pandira la gravità delle predizioni fatte. Egli subì la lapidazione, cui seguì la crocifissione. Alcuni suoi seguaci riuscirono a conservare il documento in gran segreto. Per comprenderne le ulteriori vicende, la migliore testimonianza è quella resa da Girolamo, il grande Padre della Chiesa. Egli narra di avere ricevuto il Vangelo di Matteo da una setta cristiana. Questa cerchia ristretta, allora esistente, che aveva conservato il libro in segreto, provvide per vie traverse a farlo pervenire nelle mani di Girolamo.

 

Questi ricevette dal suo vescovo l’incarico di effettuarne la traduzione. È Girolamo stesso a narrare questi fatti rilevando però, anche, che il modo in cui il libro era stato scritto era inteso a non farlo pervenire ad estranei. Egli aggiunge poi di volerlo comunque tradurre in modo da mantenere velato quel che di velato c’era. Girolamo dice, inoltre, di non comprenderlo nemmeno. Il testo che risultò da un’operazione di questo genere fu scritto con caratteri che consentivano di portarne ad espressione i contenuti in maniera diversa. E questo è anche il modo in cui è pervenuto ai posteri. Stando così le cose, se ne deve dedurre che il mondo in realtà non ha ancora affatto i Vangeli. È dunque ben giustificata l’attuale, nuova esegesi dei Vangeli fondata sulle ricerche spirituali, sul ricorso alla cronaca dell’akasha che è il solo luogo in cui è possibile trovarli nella loro forma originaria.

 

Dobbiamo comprendere chiaramente che

per avere il cristianesimo nella sua vera forma

occorre prima liberarlo dalle macerie sotto le quali è sepolto.