Gli antichi iniziati erano profeti

O.O. 104 – L’Apocalisse – 30.06.1908


 

Se potessimo riandare ai misteri dell’antica Grecia, ai misteri orfici ed eleusini, riandare ai misteri degli antichi Egizi, dei Caldei, dei Persiani e degli Indiani, dappertutto noi ritroveremmo l’Apocalisse. Essa esisteva, c’era. Non era scritta, ma viveva di generazione in generazione fra i sacerdoti, lungo le generazioni degli iniziatori, quando la memoria era così viva da poter padroneggiare contenuti così ricchi.

 

La memoria, anche in tempi successivi, era molto migliore di quella di oggi. Si pensi soltanto ai cantori all’Iliade, a come essi si spostavano e a come potevano cantare a memoria i loro canti. Da un tempo relativamente breve la memoria è così regredita. Nei misteri queste verità non venivano scritte, ma vivevano di generazione in generazione fra gli iniziatori.

 

Che compito aveva l’Apocalisse? Essa aveva il compito di essere un’istruzione per chi portava i discepoli all’iniziazione. Allora accadeva che l’uomo, sul quale doveva compiersi l’iniziazione, veniva portato fuori dal suo corpo fisico e rimaneva come morto. Ma quando egli era stato portato fuori, l’iniziatore gli faceva vedere nel suo corpo eterico quello che poi, mediante l’impulso del Cristo, avrebbe potuto vedere chiaroveggentemente nel suo corpo fisico.

 

Così gli antichi iniziati erano profeti, che potevano indicare il Cristo. Ed essi lo hanno fatto, lo hanno potuto fare perché, nell’Apocalisse, è stato indicato il Cristo come qualcosa che apparirà nell’avvenire. Non si era ancora mai svolto un avvenimento come quello del Golgota, nel quale un uomo nel corpo fisico avrebbe vissuto tutto il dramma dell’iniziazione sul piano della storia.

 

Dove vi era dunque la possibilità di comprendere l’evento del Golgota? Fino ad un certo grado gli iniziati, al di fuori del loro corpo, lo avevano compreso. In un’altra coscienza era stato previssuto quello che si svolse sul Golgota.

Avrebbero potuto esservi migliaia di uomini, e l’avvenimento del Golgota sarebbe passato inosservato per loro. Che cosa sarebbe stato per loro? La morte di un condannato qualsiasi.

 

La possibilità di comprendere che cosa si compì sul Golgota,

esisteva soltanto dove si conosceva il contenuto dei misteri.

Gli iniziatori potevano dire:

• « Voi potrete comprendere Colui che noi vi abbiamo mostrato durante i tre giorni e mezzo,

Colui che vi hanno annunziato i profeti, se ne prenderete i mezzi dai misteri ».

 

Lo scrittore dell’Apocalisse aveva accolto in sé la tradizione orale dei misteri, e si diceva: se io mi compenetro con quanto si potè sperimentare nei misteri, mi appare allora il Cristo.

L’Apocalisse non era dunque nulla di nuovo, ma nuovo era il riferimento a quell’unico avvenimento del Golgota. Quello era l’essenziale che dava una possibilità, a chi aveva orecchi per udire, di arrivare a poco a poco, con l’aiuto di quanto vi è nell’Apocalisse di Giovanni, alla vera comprensione dell’avvenimento del Golgota. Questa era l’intenzione dello scrittore dell’Apocalisse.

 

Egli aveva l’Apocalisse dagli antichi misteri; essa è un antichissimo santo libro degli uomini, ed è stata donata soltanto esteriormente all’umanità attraverso il discepolo che il Signore amava e al quale Egli affidò quasi per testamento di annunziare la sua vera entità. Ed egli deve rimanere, fino a che il Cristo viene, in modo che chi è fornito di una coscienza illuminata lo possa afferrare. Egli è il grande maestro del vero evento del Golgota. Egli ha fornito agli uomini i mezzi per comprendere veramente l’evento del Golgota.

 

Al principio dell’Apocalisse dice il suo autore, ed io ho cercato di tradurre queste prime parole come esse vanno tradotte affinché siano giuste: « Questa è la rivelazione di Gesù Cristo che Dio ha offerto al suo servitore, affinché egli renda in breve manifesto come debba compiersi quanto è necessario. Ciò è espresso in segni ed inviato al suo servitore Giovanni attraverso il suo angelo, e questi lo ha portato ad espressione ».