Gli esseri elementari

O.O. 230 – L’uomo sintesi armonica – 03.11.1923


 

Sommario: L’antipatia degli gnomi verso gli animali inferiori, di fronte ai quali essi sono un completamento verso l’alto dal lato del capo. La desta forza di osservazione degli gnomi. Le ondine come esseri che completano i pesci e gli anfibi superiori. Le silfidi come completamento verso l’altro lato, verso il basso, degli uccelli. Gli esseri del fuoco come completamento della natura delle farfalle. Esseri elementari di natura maligna e buona, le loro forze di costruzione e distruzione; lo spostamento delle sfere.

 

Ieri ho parlato dell’altro lato dell’esistenza della natura, ho parlato degli esseri soprasensibili e invisibili che accompagnano gli esseri e i processi della natura visibile e sensibile. Un’antica veggenza istintiva si rivolgeva agli esseri del mondo soprasensibile, presenti al di là dell’esistenza della natura, come si rivolgeva a quelli sensibili. In un certo senso quelle entità oggi si sono ritirate dalla visibilità umana.

Che il popolo di gnomi, ondine, silfidi ed esseri del fuoco non sia percepibile come gli animali, le piante del mondo fisico sensibile, dipende soltanto dall’impossibilità dell’uomo, nell’attuale fase evolutiva, di sviluppare il proprio essere animico-spirituale senza l’aiuto del corpo fisico e del corpo eterico.

 

Nell’attuale condizione dell’evoluzione terrestre,

• per lo sviluppo della propria anima l’uomo deve servirsi del corpo eterico

• e, per quello del proprio spirito del corpo fisico.

 

Il corpo fisico, che mette a disposizione dello spirito gli strumenti necessari e cioè gli organi dei sensi, non è in grado di mettersi in collegamento con le entità che stanno alla base del mondo fisico.

• Lo stesso vale per il corpo eterico di cui abbiamo bisogno per svilupparci quali esseri animici.

 

Ci sfugge veramente, se così posso esprimermi, la metà dell’ambiente terreno che ci circonda. Ci sfugge tutto il mondo degli esseri elementari di cui ho parlato ieri. Il corpo fisico e quello eterico non si avvicinano a quel mondo. Ci faremo un’idea di che cosa in realtà ci sfugge, chiarendo la vera natura di gnomi, ondine e così via.

 

Abbiamo per esempio tutta la schiera degli animali inferiori che oggi sono costituiti per così dire soltanto da una massa molle, che vivono nell’elemento liquido e sono privi di ogni forma di scheletro, che nulla hanno che possa dare loro un sostegno interno. Si tratta di esseri appartenenti ad uno degli ultimi gruppi formatisi sulla Terra, di esseri che soltanto ora, sulla Terra ormai sviluppata, fanno ciò che l’essere terrestre più antico, l’uomo, ha compiuto in rapporto alla sua struttura del capo durante l’antica epoca di Saturno. Così tali esseri non arrivano a formare in sé gli indurimenti che possono divenire sostegni scheletrici.

 

Gli gnomi sono gli esseri che nel mondo, si potrebbe dire, completano dal di fuori in modo spirituale quel che manca al mondo animale inferiore e ai vari gradini successivi fino agli anfibi e ai pesci stessi; proprio questi ultimi hanno infatti soltanto abbozzi di scheletro; in un certo senso questo gradino animale inferiore arriva a formare un insieme soltanto perché vi sono gli gnomi.

Nel mondo i rapporti fra gli esseri sono molto diversi: per esempio fra questi esseri inferiori e gli gnomi corre qualcosa che ieri ho caratterizzato come antipatia. Gli gnomi non vogliono diventare come questi esseri inferiori, cercano sempre di evitare di assumerne l’aspetto. Come già dissi, gli gnomi sono acutissimi e intelligenti. Con la percezione essi hanno di fatto già l’intelligenza; in tutto sono la controimmagine del mondo animale inferiore.

Mentre per la crescita delle piante hanno il significato di cui ho parlato ieri, per il mondo animale inferiore costituiscono veramente un completamento. In un certo senso creano per il mondo animale inferiore ciò che gli manca.

 

Il mondo animale ha una coscienza ottusa, mentre gli gnomi hanno una coscienza chiarissima. Il mondo animale inferiore non ha uno scheletro osseo, un sostegno osseo; gli gnomi invece riuniscono tutta la gravità esistente e si formano con l’invisibile e inafferrabile forza di gravità il loro corpo, che comunque è sempre in pericolo di disgregarsi, di perdere la sua sostanza. In un certo senso devono di continuo ricostruirsi con la gravità, poiché sempre sono in pericolo di perdere la loro sostanza. Per questo sono sempre attenti a ciò che avviene intorno a loro, per salvare la loro esistenza. Nell’osservare la Terra non c’è essere più attento degli gnomi. Stanno attenti a tutto, devono conoscere tutto ed essere pronti a tutto per salvare la propria vita, devono sempre vegliare; se sonnecchiassero, come spesso accade a noi, ne morirebbero subito.

Un antichissimo modo di dire tedesco esprime molto bene la particolarità degli gnomi che stanno sempre attenti. Si dice: “Stai attento come uno gnomo”, se si vuole incitare qualcuno ad essere attento. Lo gnomo è veramente un essere attento. Se in una classe si potesse mettere nel primo banco uno gnomo come scolaro modello, si avrebbe un ottimo esempio da imitare.

 

Oltre a questa caratteristica gli gnomi hanno anche quella di avere un quasi invincibile impulso di libertà. Per così dire si occupano ben poco l’uno dell’altro: la loro attenzione è tutta rivolta al mondo che li circonda. Uno gnomo è poco interessato a un altro gnomo, ma invece molto a tutto ciò che lo circonda, che avviene nel mondo in cui vive.

Già ho detto che per percepire questo popolo il nostro corpo è in realtà un ostacolo. Se il corpo non fosse più un ostacolo, gli gnomi comparirebbero come gli altri esseri della natura. Chi riesce a sperimentare con piena coscienza il sogno di quando ci si addormenta, conosce bene gli gnomi.

Possiamo ricordare che cosa scrissi sulla rivista “Goetheanum” proprio sul sogno: il sogno non compare affatto alla coscienza normale nel suo vero aspetto, ma come se portasse una maschera. Anche il sogno del primo sonno ha una maschera. Non riusciamo ad uscire subito da ciò che abbiamo sperimentato durante il giorno nella coscienza normale, o dalle nostre altre esperienze; si presentano reminiscenze, immagini mnemoniche della vita o anche simboli, immagini dei nostri organi interni, il cuore come stufa o il polmone come ala. Sono maschere. Se si vedesse il sogno senza maschere, se si passasse nel sonno penetrando veramente in quel mondo, senza che gli esseri che vi si trovano si mascherino, allora si vedrebbe proprio all’addormentarsi una grande schiera di gnomi: ci verrebbero incontro.

 

Per la coscienza ordinaria l’uomo è in un certo senso protetto, non percepisce queste cose senza una preparazione, poiché se ne spaventerebbe. Nell’aspetto in cui si presentano, gli gnomi formerebbero realmente immagini di tutto ciò che in noi sono forze distruttive. Percepiremmo subito in noi tutto ciò che vi lavora come forza distruttiva, che distrugge di continuo. Senza un’adeguata preparazione, gli gnomi sarebbero simboli della morte. Ci spaventeremmo molto se non ne avessimo sentito parlare in modo accessibile all’intelletto, se gli gnomi ci venissero incontro all’addormentarci e in un certo senso ci seppellissero; così infatti si presenta il fenomeno: come se ci seppellissero nel mondo astrale. Visto dall’altra parte, quel che avviene all’addormentarci è come un venir sepolti dagli gnomi.

 

Così è però soltanto per il momento dell’addormentarsi. Le ondine sono un ulteriore completamento del mondo fisico sensibile, sono gli esseri dell’acqua, in continua trasformazione, sono esseri che vivono con l’acqua come gli gnomi vivono con la terra.

Abbiamo già visto la loro funzione nella crescita delle piante; completano però anche gli animali che sono già ad un gradino più alto, che hanno un corpo terrestre già più differenziato. Intesi in senso lato, sono gli animali, come i pesci o anche gli anfibi, che hanno bisogno di scaglie e di una corazza dura. All’esterno richiedono un guscio duro. Il mondo deve all’attività delle ondine le forze che procurano un sostegno esterno, uno scheletro esterno a certi animali, come gli insetti.

Per così dire gli gnomi sostengono spiritualmente gli animali inferiori. Gli animali che invece hanno bisogno di un sostegno esterno, che per esempio devono essere rivestiti da una corazza, devono il loro involucro protettivo all’attività delle ondine. Sono proprio le ondine che, in modo primitivo, aggiungono agli animali già un po’ più evoluti ciò che noi abbiamo nella nostra calotta cranica. In un certo senso li trasformano in una testa.

 

Tutti gli esseri che rimangono invisibili dietro il mondo visibile hanno i loro grandi compiti nell’esistenza. Ovunque si vede come la scienza materialistica debba fallire quando cerca di spiegare aspetti come quelli che ho appena esposti. Per esempio non è in grado di spiegare come gli esseri inferiori arrivino a muoversi in un elemento poco meno denso di loro; la scienza ignora il sostegno spirituale apportato dagli gnomi, come ho descritto prima. Dall’altra parte, che gli animali vengano ricoperti da una corazza resterà sempre una difficoltà per una scienza solamente materialistica; essa ignora come le ondine, nell’acquistare sensibilità, nell’evitare di diventare esse stesse animali inferiori, respingano da sé ciò che poi ricopre come scaglie o simili corazze gli animali di poco superiori.

Per la coscienza normale dell’uomo odierno, anche per queste entità è il corpo l’ostacolo che impedisce di vederle così come per esempio vediamo le foglie delle piante o gli animali un po’ più elevati.

 

Quando poi arriviamo al sonno profondo privo di sogni, e grazie al dono dell’ispirazione lo possiamo attraversare con lo sguardo spirituale, allora dal mare dell’astralità nel quale in un certo senso gli gnomi ci avevano seppellito all’addormentarci, emergono gli esseri delle ondine e diventano visibili nel sonno profondo.

Il sonno spegne la coscienza ordinaria. La coscienza rischiarata durante il sonno vede ora il meraviglioso mondo dell’elemento liquido in divenire, che si innalza nei modi più differenti alle metamorfosi delle ondine. Proprio come per la coscienza diurna siamo circondati da esseri con ben precisi contorni, così nella coscienza notturna rischiarata ci si presentano esseri in continua trasformazione, in un continuo moto simile a quello dei flutti marini con le loro onde. Il sonno profondo in realtà è riempito da ciò, perché nell’ambiente che ci circonda esiste un mare di esseri viventi, il mare in movimento delle ondine.

 

Le cose sono diverse riguardo alle silfidi. In un certo senso anch’esse sono il completamento di determinati animali, ma ora in una direzione differente. Si potrebbe dire che gli gnomi e le ondine aggiungono l’elemento “testa” agli animali cui essa manca. Come dissi, gli uccelli sono pura “testa”, sono del tutto organizzazione del capo. Le silfidi aggiungono spiritualmente agli uccelli il completamento corporeo dell’organizzazione del capo, che in un certo senso manca loro. Sono quindi il completamento degli uccelli per la zona dell’organizzazione che, nell’uomo, forma il sistema del ricambio e delle membra.

Se gli uccelli volano per l’aria con le zampe poco sviluppate, le silfidi hanno allora membra sviluppatissime; spiritualmente rappresentano nell’aria ciò che la mucca rappresenta in basso nella materia fisica. Per questo ieri ho potuto dire che le silfidi hanno negli uccelli il loro io, ciò che le unisce alla Terra. L’uomo riceve il suo io sulla Terra. Ciò che collega le silfidi con la Terra sono gli uccelli. Le silfidi devono agli uccelli il loro io, o per lo meno la coscienza del loro io.

 

Se l’uomo, dopo aver passato la notte dormendo e aver avuto intorno a sé il mare astrale, che si configura nel multiforme aspetto delle ondine, si destasse in un sogno del risveglio che non si mascheri dietro reminiscenze della vita o simboli di organi interni, se l’uomo dunque vedesse un sogno senza maschera, vedrebbe il mondo delle silfidi. Esse però prenderebbero per lui un aspetto molto strano: si presenterebbero come se il Sole volesse mandare qualcosa, ma qualcosa che agisce sull’uomo proprio in modo gravoso, qualcosa che in un certo senso farebbe spiritualmente assopire l’uomo. Vedremo fra poco perché è così.

Se percepisse il sogno del risveglio senza maschera, l’uomo vedrebbe in esso come l’aleggiare della luce, come l’essenziale irrompente aleggiare della luce. Ne avremmo un senso di disagio, anche perché le membra delle silfidi in certo modo ci irretiscono e quasi ci avvolgono in un tessuto. Sentiremmo come se la luce ci attaccasse da ogni lato, come se fosse qualcosa che ci assale e di fronte a cui si è estremamente sensitivi. Forse in qualche punto sentiremmo ciò come una carezza della luce. In tutte queste cose, posso soltanto accennare a come la luce portante e tastante si avvicini in forma di silfidi.

 

Quanto agli esseri del fuoco, abbiamo in loro un completamento della lieve natura delle farfalle. Direi che la farfalla sviluppa il meno possibile il corpo fisico vero e proprio; lo lascia quanto più sottile può. La farfalla è peraltro un essere di luce.

Gli esseri del fuoco completano per così dire il corpo delle farfalle, e se ne può avere la seguente impressione: se da un lato si vede una farfalla fisica e la si pensa opportunamente ingrandita, e dall’altro lato si vede un essere del fuoco (essi sono raramente insieme, tranne nei casi di cui ho parlato ieri), si ha la sensazione che se si unissero, si arriverebbe a qualcosa che si può paragonare a un uomo alato, veramente a un uomo alato. Si deve soltanto ingrandire opportunamente la farfalla e adattare gli esseri del fuoco alla grandezza umana; si arriva così a una specie di uomo alato.

 

Si vede così come gli esseri del fuoco siano in realtà un completamento degli animali che sono i più vicini alla sfera spirituale; in un certo senso ne sono un completamento verso il basso. Gli gnomi e le ondine sono un completamento verso l’alto, verso il capo; silfidi ed esseri del fuoco sono per uccelli e farfalle un completamento verso il basso. Dobbiamo dunque unire gli esseri del fuoco con le farfalle.

 

Come l’uomo può per così dire compenetrare spiritualmente sonno e sogno, così può compenetrare anche la vita diurna di veglia, servendosi però allora molto del suo corpo fisico. Ne ho parlato anche nella rivista “Das Goetheanum”. Proprio l’uomo non arriva a comprendere come durante la vita diurna potrebbe vedere gli esseri del fuoco; questi hanno infatti una stretta parentela con i pensieri umani, con tutto ciò che proviene dall’organizzazione del capo. Se l’uomo arriva ad essere del tutto presente nella coscienza diurna di veglia e pure ad essere in un certo senso fuori di sé, se riesce cioè da un lato a ben ragionare ben piantato nella realtà della Terra, e dall’altro ad essere in pari tempo fuori di sé, in altre parole ad essere se stesso e in pari tempo la propria controparte (vale a dire a osservarsi come essere pensante), allora percepirebbe come gli esseri del fuoco formino nel mondo l’elemento che, quando lo percepiamo, rende percepibili i nostri pensieri dall’altro lato.

 

La percezione degli esseri del fuoco ci può quindi portare a vederci quali pensatori, non solo pensatori che rimuginano pensieri, ma a vedere come si svolgono i pensieri. Allora però i pensieri cessano di esserci legati, si mostrano come pensieri cosmici, agiscono e operano nel mondo come impulsi. Ci si accorge allora che il capo umano produce soltanto l’illusione che i pensieri siano racchiusi nel cranio. Solo vi si rispecchiano; sono soltanto immagini riflesse. Ciò che vi è alla base dei pensieri appartiene alla sfera degli esseri del fuoco. Quando si perviene alla sfera degli esseri del fuoco, nei pensieri non si vede più soltanto se stessi, ma il contenuto di pensiero del mondo che è nello stesso tempo un contenuto immaginativo. E’ la forza di uscire da se stessi ciò che presenta i pensieri come pensieri cosmici. Forse potrei dire che se osserviamo quanto vi è sulla Terra, non mediante il corpo umano, ma partendo dalla sfera degli esseri del fuoco, quindi in un certo senso dall’essere di Saturno che penetra nella Terra, otteniamo proprio l’immagine dell’evoluzione terrestre che ho descritta nella mia Scienza occulta. Essa è scritta in modo che i pensieri appaiano come contenuto di pensiero cosmico, visti dalla prospettiva degli esseri del fuoco.

 

Si vede così come queste cose abbiano per l’uomo un profondo e reale significato anche per altri aspetti. Se prendiamo le ondine e gli gnomi, vediamo che essi sono nel mondo che confina con quello della coscienza umana, già al di là della soglia. La coscienza ordinaria è protetta dal vederli, perché non tutti sono benevoli. Benevoli sono le entità che ho descritto ieri, quelle che per esempio lavorano nel modo più svariato alla crescita delle piante. Non tutti gli esseri sono dunque benevoli. Quando si entra nel mondo in cui sono attivi questi esseri, non sono presenti solo quelli benevoli, ma anche quelli malevoli. Occorre farsi un giudizio sulla loro indole più o meno buona, cosa non del tutto semplice. Lo si vedrà da come io dovrò descrivere gli esseri malevoli. Una differenza è che i benevoli sono ad esempio più legati al regno vegetale e a quello minerale, mentre i malevoli vogliono sempre più avvicinarsi al regno animale e a quello umano; altri esseri ancora più malevoli vogliono avvicinarsi anche al regno vegetale e a quello minerale. Si arriva ad un concetto già abbastanza preciso della malignità che esseri di questo regno possono avere, esaminando quelli che vogliono avvicinarsi all’uomo e agli animali, e che compiono nell’uomo ciò che dalle gerarchie superiori è stato affidato agli esseri benevoli per il mondo delle piante e dei minerali.

 

Esistono così esseri malevoli del regno degli gnomi e delle ondine, che si avvicinano a uomini e animali facendo in modo che si realizzi fisicamente nell’uomo ciò che essi in effetti dovrebbero aggiungere agli animali inferiori e che nell’uomo è già comunque presente. Ciò si deve realizzare fisicamente nell’uomo e anche nell’animale. Poiché sono presenti esseri maligni dei regni degli gnomi e delle ondine, nell’uomo e nell’animale vivono esseri animali e vegetali inferiori: i parassiti. Gli esseri malevoli portano i parassiti.

Direi però che nel momento in cui l’uomo varca la soglia del mondo spirituale, entra subito nelle raffinatezze di quel mondo. Dappertutto sono tese trappole e dobbiamo imparare qualcosa dagli gnomi, imparare a stare attenti. Gli spiritisti per esempio non ne sono capaci. Dappertutto vi sono trappole, e ci si potrebbe domandare perché mai esistano ondine e gnomi malevoli che suscitano parassiti. Se questi esseri mancassero del tutto, l’uomo non potrebbe sviluppare in sé la forza di formare la sua massa cerebrale. Si arriva così a qualcosa di molto significativo.

 

Vorrei darne un abbozzo: consideriamo l’uomo del ricambio e delle membra, l’uomo ritmico e del torace, e poi quello del capo o dei nervi e dei sensi; deve essere anzitutto molto chiaro che sia in basso sia in alto si svolgono determinati processi. Tralasciando per il momento l’uomo ritmico, se osserviamo i processi che si svolgono in basso, ne risulta qualcosa che di solito nella vita si trascura: sono i processi di escrezione (intestinale, renale e così via) che sfociano verso il basso. Di solito li si considera soltanto come tali, ma non ha senso. Con l’escrezione non solo si espelle qualcosa, ma nella stessa misura in cui si hanno prodotti di escrezione, nella parte inferiore dell’uomo si ha spiritualmente qualcosa di simile a ciò che in alto fisicamente è il cervello. Ciò che avviene nella parte inferiore dell’uomo è un processo che resta a metà strada riguardo allo sviluppo fisico. Si espelle affinché il processo passi nella sfera spirituale. In alto il processo viene completato, formandosi fisicamente ciò che in basso è solo spirituale. In alto abbiamo un cervello fisico, in basso uno spirituale. Se si sottoponesse a un processo ulteriore ciò che viene eliminato in basso, se lo si trasformasse ulteriormente, l’ultima metamorfosi sarebbe per il momento il cervello umano.

 

La massa cerebrale umana è un prodotto di escrezione portato avanti nel suo sviluppo. E’ qualcosa di molto importante, per esempio anche in campo medico, e i medici dei secoli XVI e XVII ne sapevano ancora qualcosa. Certo si parla oggi in modo molto spregiativo, e per molti aspetti anche con ragione, dell’antica farmacopea a base di escrementi; ma è perché non si sa che negli escrementi sono ancora presenti le cosiddette “mummie dello spirito”. Naturalmente non intendo fare un’apoteosi della farmacopea in uso nel corso degli ultimi secoli, ma solo accennare a molte verità che hanno un significato profondo, come quello che ho esposto.

Il cervello è senz’altro una metamorfosi superiore dei prodotti di escrezione. Di conseguenza vi è un nesso fra malattie intestinali e malattie del cervello, e fra la guarigione che si può avere nelle prime e nelle seconde.

 

Poiché vi sono gnomi e ondine, e soprattutto poiché vi è un mondo in cui essi possono vivere, esistono le forze che dalla parte inferiore dell’uomo possono suscitare la comparsa di parassiti, e che in pari tempo, nella parte superiore dell’uomo, hanno l’adito di metamorfosare in cervello i prodotti di escrezione. Non potremmo affatto avere un cervello, se il mondo non fosse disposto in modo che vi possano essere gnomi e ondine.

Ciò che per gli gnomi e le ondine vale riguardo alle forze distruttive (perché distruzione e demolizione partono a loro volta dal cervello), per le silfidi e gli esseri del fuoco vale riguardo alle forze costruttive. Anche per questo aspetto le silfidi e gli esseri del fuoco benevoli si tengono lontani dagli uomini e dagli animali, e come ho detto si occupano della crescita delle piante; ma anche qui vi sono esseri malevoli. Essi portano verso le regioni dell’acqua e della terra ciò che dovrebbe stare soltanto nelle regioni superiori dell’aria e del calore.

 

Per studiare che cosa succede quando le silfidi portano dalle regioni superiori in quelle inferiori dell’elemento acquoso e terrestre ciò che sarebbe al suo giusto posto in alto, si consideri ad esempio la belladonna, cioè la pianta che, se così posso esprimermi, è stata baciata nel suo fiore dalle silfidi e ha trasformato in veleno quello che poteva essere un succo di natura buona.

Qui si ha ciò che si può chiamare uno spostamento delle sfere. In alto è giusto che le silfidi sviluppino le loro forze avvolgenti, là dove si viene appunto toccati dalla luce, come ho già descritto; il mondo degli uccelli ne ha infatti bisogno. Se però per le piante la silfide porta e usa in basso ciò che dovrebbe applicare in alto, si forma un forte veleno vegetale.

Con gnomi e ondine si hanno esseri parassitari, con le silfidi i veleni, che in realtà sono elemento celeste fluito troppo a fondo sulla Terra. Il frutto della belladonna ha l’aspetto di una ciliegia, nascosta però in un calice e come spinta verso il basso, nel cui aspetto si può già riconoscere quel che ho appena descritto; se l’uomo o certi animali ne mangiano, muoiono. Se invece osserviamo tordi e merli, vediamo che essi si posano sulla belladonna e ne ricavano il loro migliore nutrimento. Ciò che vi è nella belladonna è parte della loro regione.

 

E un fenomeno ben strano: se l’uomo e gli animali, che sono legati alla terra con i loro organi inferiori, ingeriscono ciò che nella belladonna si è come corrotto per la vicinanza della terra, si ha un effetto velenoso; invece uccelli caratteristici come i tordi e i merli, che per via spirituale hanno ciò che loro spetta dalle silfidi di natura buona, riescono a sopportare che ciò che è in alto, nella loro regione, venga portato in basso. Per questi uccelli è nutrimento quel che per gli esseri più legati alla terra è veleno.

Si arriva così a vedere come da un lato gli elementi parassitari tendano a salire dalla terra verso gli altri esseri, attraverso gli gnomi e le ondine, e come dall’altro lato i veleni stillino dall’alto verso il basso.

 

Se invece gli esseri del fuoco si compenetrano degli impulsi che sono parte della regione delle farfalle e che sono molto utili allo sviluppo delle farfalle, e li portano nei frutti, allora si formano per esempio, fra i diversi tipi di mandorle, le mandorle velenose. Il veleno viene portato nel frutto dall’attività degli esseri del fuoco. Anche qui il frutto della mandorla non potrebbe neppure formarsi se, da parte degli stessi esseri del fuoco, non venisse bruciato, ma ora in modo benigno, ciò che mangiamo negli altri frutti. Basta guardare una mandorla. Negli altri frutti abbiamo al centro il nocciolo bianco circondato dalla polpa. Nella mandorla abbiamo al centro il nocciolo e la polpa circostante è tutta bruciata. È l’attività degli esseri del fuoco. Se questa attività degenera, se ciò che gli esseri del fuoco fanno non si limita al lavoro svolto nel guscio marrone delle mandorle, dove questo lavoro può ancora essere di natura buona, ma passa anche soltanto di poco all’interno nel nocciolo bianco, invece di limitarsi a ciò che deve produrre il guscio, la mandorla diviene velenosa.

 

Si ha così un quadro di come le entità che confinano col nostro mondo e che sono subito al di là della soglia, divengano in effetti portatrici di parassiti e di veleni, e quindi di malattie, quando mettono in atto i loro impulsi. In questo modo risulta chiaro fino a che punto l’uomo sano si distacchi da ciò che lo può colpire nella malattia. Tutto ciò è in relazione con lo sviluppo dell’elemento maligno in quelle entità che, d’altro lato, devono esistere per rendere possibile la crescita, lo sviluppo e il germogliare della natura, ma anche la sua distruzione.

 

Sono queste le cose che in fondo erano alla base di intuizioni, sorte da una chiaroveggenza istintiva, come quelle indiane relative a Brahma, Vishnu e Shiva.

 

• Brahma rappresentava l’entità attiva nella sfera cosmica, cui è dato di avvicinare l’uomo.

• Vishnu rappresentava la sfera cosmica che si può avvicinare all’uomo solo per ciò che questi deve di continuo distruggere dopo averlo costruito, e che dunque deve sempre trasformarsi.

• Shiva rappresentava tutto ciò che è legato alle forze distruttive.

 

Negli antichi tempi, all’apice della civiltà indiana, si diceva:

• Brahma è molto affine alla natura degli esseri del fuoco e delle silfidi,

• Vishnu alla natura delle silfidi e delle ondine, e

• Shiva alla natura delle ondine e degli gnomi.

In generale, risalendo a quegli antichi pensieri, si ritrovano ovunque le immagini per i segreti della natura che oggi vanno di nuovo cercati.

 

Ieri abbiamo dunque considerato la parentela del popolo invisibile con il mondo vegetale; oggi abbiamo aggiunto la parentela con il mondo animale. Ovunque gli esseri che sono al di qua della soglia interferiscono con gli esseri che ne sono al di là, e gli esseri che ne sono al di là interferiscono con quelli che ne sono al di qua. Soltanto conoscendo la vivente collaborazione di questi due generi di entità, in effetti si comprende come si formi il mondo visibile. La conoscenza del mondo soprasensibile è per noi molto necessaria, perché nel momento in cui varchiamo la soglia della morte non abbiamo più attorno a noi il mondo dei sensi; in quel momento l’altro mondo comincia a diventare il nostro mondo.

Nel nostro sviluppo attuale non possiamo accedere a quel mondo, se per così dire dalle manifestazioni fisiche non riconosciamo i segni che ci indirizzano ad esso, se non impariamo a decifrare i segni lasciati dagli animali della terra, dell’acqua e dell’aria e dagli animali che chiamerei della luce, dalle farfalle, se non impariamo a decifrare quel che ci indirizza verso gli esseri elementari che vivono con noi fra la morte e una nuova nascita.

Quel che vediamo di questi esseri fra la nascita e la morte qui sulla Terra è soltanto il lato denso e grossolano. Impariamo a conoscere il loro completamento soprasensibile, soltanto se penetriamo con la nostra veggenza e con la nostra comprensione nel mondo soprasensibile.