Gli impulsi economici alludono alla vita dopo la morte

O.O. 193 – L’intimo aspetto dell’enigma sociale – 11.02.1919


 

Sommario: Vita spirituale terrena ed esistenza pre-natale. La vita statale-giuridica come espressione di impulsi esclusivamente terreni. Gli impulsi economici alludono alla vita dopo la morte.

 

Ho già osservato, otto giorni fa,

che proprio grazie al nostro interesse per il movimento antroposofico

possiamo andare molto a fondo riguardo alle scottanti questioni del presente,

e possiamo anche farci un’idea molto chiara

di quel che è necessario all’uomo moderno per potersi formare un giudizio,

per avere la possibilità di prendere una posizione.

 

Ci sono alcune cose che possiamo concepire in modo più profondo di quanto sia possibile al grande pubblico. In un certo senso ci possiamo un po’ considerare come una specie di lievito, se mi consentite di usare un termine biblico, così che ciascuno cerchi, là dove si trova, di dare il proprio contributo per soddisfare le esigenze tutte specifiche del nostro tempo, partendo inoltre da un sentimento molto profondo, da un impulso molto profondo.

 

Se ripensate a quella che e stata data come nota di fondo nelle conferenze pubbliche,

vi sarà chiaro che per l’epoca attuale

si tratta di tendere ad una determinata articolazione dell’organismo sociale.

• Io dico sempre “tendere”, e non “volere realizzare dall’oggi al domani in modo rivoluzionario”,

ma “tendere” ad articolare in un certo modo

ciò che invece, sotto l’influsso di certe correnti moderne, è stato centralizzato.

 

Tendere a far sì che, al posto del cosiddetto Stato unitario, si sviluppi, in libera autonomia accanto agli altri,

un settore particolare dell’organismo sociale che comprenda tutto ciò che si riferisce alla vita spirituale:

l’educazione, l’insegnamento, l’arte, la letteratura,

ma anche, come ho già accennato e come domani dovrò ancora menzionare nella conferenza pubblica,

ciò che si riferisce all’amministrazione del diritto privato e del diritto penale.

 

• Un secondo settore dell’organismo sociale dovrebbe essere, in senso stretto,

quello che finora è stato chiamato “Stato” e al quale in realtà, nei tempi più recenti,

proprio seguendo le correnti degli ultimi quattrocento anni,

si è voluto accollare tutto il possibile: scuole statali, educazione statale, ecc.

 

Però, oggi, è anche proprio sotto l’influsso di pensieri socialisti e sociali,

che si cerca di collegare la vita economica alla vita del diritto in senso strettissimamente politico,

fondendole in un’unità.

Esse devono di nuovo allontanarsi l’una dall’altra.

Esse devono venire a trovarsi l’una di fronte all’altra in piena autonomia:

lo stato politico come secondo settore dell’organismo sociale,

e, da esso indipendente, relativamente indipendente,

tutto ciò che include la circolazione di merci, la vita economica, l’economia.

 

Ora osserveremo di nuovo tutto ciò, ma da un punto di vista che oggi non può ancora essere tanto facilmente accessibile a chi non si trovi all’interno del nostro movimento. Porteremo le nostre osservazioni fino ad un certo livello, fino ad un certo culmine, in modo da capire più a fondo le condizioni di vita dell’umanità attuale.

Provate ad osservare quella che, in senso terreno, si chiama “vita spirituale”.

• La vita spirituale in senso terreno è tutto ciò che, in un certo qual modo,

ci eleva al di sopra dell’egoismo individuale e ci induce ad unirci a gruppi di altre persone.

 

Sappiate che ancora oggi, per la gran parte delle persone, è della massima importanza proprio quel ramo della vita spirituale terrena che dovrebbe insegnare a rapportarsi alla vita spirituale sovrasensibile. Osservate come si svolge la vita religiosa nelle singole comunità religiose. In un certo qual modo, le esigenze animiche di una persona la inducono a riunirsi ad altre persone, persone alle quali essa viene appunto legata da esigenze animiche dello stesso tipo.

• Per mezzo dell’educazione, una persona provvede all’altra nell’animico-spirituale.

Anche la lettura di un libro ci porta al di sopra della nostra propria vita individuale ed egoistica, in quanto non solo accogliamo i pensieri dell’autore, ma, anche dopo aver letto solo la metà di quel libro, abbiamo accolto gli stessi pensieri di numerose altre persone, il che ancora una volta ci inserisce in un certo gruppo di esseri umani che sperimentano nell’anima cose dello stesso tipo.

 

Questa è certamente una caratteristica importante propria della vita spirituale:

il fatto, cioè, che pur nascendo dalla piena libertà, dall’iniziativa individuale del singolo,

questa vita spirituale terrena induce l’individuo a riunirsi ad altre persone,

formando così dei gruppi di persone a partire da quella che è la totalità degli esseri umani.

 

• Però, per chi cerca una comprensione più profonda, con ciò si è già detto qualcosa, si è indicato qualcosa che avvicina tutti i tipi di vita comunitaria all’evento centrale dell’intera evoluzione della Terra, al mistero del Golgota.

 

Infatti, da quando nell’evoluzione della Terra è avvenuto il mistero del Golgota,

tutto ciò che si riferisce alla vita comunitaria fra esseri umani

appartiene, in un certo senso, a questo impulso del Cristo.

• Questo è l’essenziale, cioè che l’impulso del Cristo non appartiene alla persona singola,

bensì alla convivenza fra gli esseri umani.

• Inteso nel senso del Cristo Gesù stesso, è un grande errore credere

che il s i n g o l o essere umano possa avere una relazione diretta col Cristo.

 

Il fatto essenziale è che il Cristo ha vissuto, è morto, è risorto per l’umanità,

per quella che è la totalità dell’umanità.

Perciò, a partire dal mistero del Golgota, l’evento Cristo deve essere subito preso in considerazione

(ne riparleremo ancora più tardi) nel momento in cui si sviluppa un qualsiasi tipo di vita comune fra esseri umani.

• Quindi, per coloro che capiscono veramente il mondo,

anche la vita spirituale terrena, che sgorga da quanto vi è di massimamente individuale,

dalle predisposizioni e dai talenti umani individuali, avvicina all’evento del Cristo.

 

Ora, però, per prima cosa osserviamo questa vita spirituale terrena in sé:

la vita religiosa, la scuola e l’educazione, l’arte, ecc.

• Attraverso tutto ciò veniamo a trovarci in una certa relazione con gli altri.

 

A questo punto dobbiamo distinguere

• fra quanto ci porta a relazionarci con gli altri grazie al nostro destino vero e proprio, grazie al nostro karma,

• e quanto non dipende in senso così stretto dal nostro karma individuale.

 

• Da un lato, abbiamo determinati rapporti con le persone che si inseriscono

nella nostra vita; allacciamo nuovi rapporti con singoli individui.

Abbiamo dei rapporti che non sono altro che la conseguenza di altri rapporti

che abbiamo stretto in vite terrene precedenti.

• E poi ci sono anche altri rapporti che iniziamo qui e che svilupperemo karmicamente nelle prossime vite terrene.

Ne risulta una grande quantità di rapporti personali fra ogni singolo individuo e gli altri individui singoli.

 

Questi rapporti, che sostanzialmente dipendono in senso stretto dal nostro karma,

vanno distinti dalle altre relazioni, quelle relazioni che stringiamo

perché, insieme ad altre persone, formiamo delle comunità,

per cui ci troviamo a far parte di una comunità religiosa,

nella quale professiamo la stessa fede, veniamo educati insieme nello stesso modo,

leggiamo insieme uno stesso libro o altro del genere, godiamo insieme di una certa arte, e così via.

 

Queste persone, con le quali dunque veniamo a trovarci in una comunità terrena, non si trovano necessariamente assieme a noi in virtù di una relazione karmica iniziata in una vita terrena precedente. Senza dubbio ci sono anche comunità che si rifanno ad un destino comune in vite terrene precedenti, ma per queste grandi comunità, alle quali appunto mi riferivo, di regola non è così. Queste comunità ci riportano a qualcos’altro.

 

Ci riportano al fatto che, verso la fine del periodo

che trascorriamo nel mondo sovrasensibile fra la morte ed una nuova nascita,

quando giungiamo a quel lasso di tempo che si avvicina alla nostra prossima incarnazione,

allacciamo delle relazioni spirituali (perché a questo punto,

fino ad un certo grado, diventiamo maturi per tali relazioni spirituali)

con le gerarchie degli Angeli, degli Arcangeli e delle Archai,

quindi di fatto relazioni spirituali con le gerarchie superiori;

ma che, nel mondo spirituale sovrasensibile, prima della nostra nuova nascita,

• ci avviciniamo anche ad altri esseri umani, che si incarnano più tardi di noi,

che in un certo senso devono aspettare ancora più a lungo per la loro incarnazione.

 

• Facciamo un’enorme quantità di incontri sovrasensibili,

e li facciamo proprio per la particolare maturità che raggiungiamo

prima di essere ricondotti alla vita terrena attraverso la nascita.

• E sono le forze che accogliamo in tal modo a collocarci sulla Terra

proprio laddove ci diviene possibile fare le nostre esperienze

in quelle comunità della vita spirituale terrena delle quali ho appunto parlato.

 

Da quanto ho detto, prima di tutto si deduce che la nostra vita spirituale terrena,

quella che sperimentiamo per il fatto che siamo persone religiose,

per il fatto che veniamo educati ed istruiti,

per il fatto che accogliamo determinate impressioni artistiche e altro del genere,

non è qualcosa che viene determinato soltanto da quanto si trova sulla Terra,

ma viene determinato

da quanto sperimentiamo in un primo tempo in modo sovrasensibile

prima di discendere in questa vita spirituale terrena attraverso la nascita.

 

• Come, dall’immagine riflessa in uno specchio, si risale a colui che si specchia,

• così dalla vita spirituale terrena si risale

a quanto l’individuo aveva sperimentato prima di trasferirsi in un corpo terreno.

• In questo senso non c’è nulla sulla Terra

che sia in un rapporto così interiore, così reale, così vivo con il mondo sovrasensibile

come questa vita spirituale terrena, che certamente presenta certe devianze, molte devianze.

 

Ma anche le devianze hanno un rapporto sensato con quanto sperimentiamo nel sovrasensibile,

in ogni caso in modo del tutto diverso, comunque appunto sicuramente nel sovrasensibile.

La vita spirituale terrena riceve una particolare collocazione sulla Terra

proprio in quanto dipende dalla nostra vita pre-natale.

 

Nella vita terrena null’altro dipende così strettamente dalla nostra vita pre-natale

quanto questa vita spirituale terrena.

• Si tratta di un aspetto che il ricercatore spirituale deve sottolineare in modo particolare.

Egli separa la vita spirituale terrena dalle altre attività svolte dagli esseri umani qui sulla Terra,

perché nelle sue osservazioni sovrasensibili si accorge

che tale vita spirituale terrena origina e prende impulso dalla vita pre-natale, sovrasensibile.

• Perciò per lo scienziato dello spirito questa vita spirituale terrena si discosta dalle altre esperienze terrene.

 

• Diversamente stanno le cose con quella che si può definire

la vita politica in senso stretto, la vita di diritto pubblica,

quella vita che porta ordine statale fra gli esseri umani.

 

Per quanto ci si sforzi di compiere delle ricerche, anche coi più rigorosi metodi scientifico-spirituali,

per scoprire da che cosa dipenda questa statalità, questa statalità vera e propria,

la vita di diritto politica, la vita di diritto pubblica,

non si trova assolutamente alcuna relazione di questa vita con qualcosa di sovrasensibile.

Questa vita se ne sta lì come totalmente terrena.

 

Dobbiamo intenderci in modo molto preciso sul significato di quanto detto.

Per esempio, che cos’è, nel senso più eminente, il rapporto giuridico terreno, politico terreno?

 

È il rapporto di proprietà, il rapporto di possesso.

Se io, in qualche modo, sono proprietario di un fondo, lo sono solo per il fatto

che un dato contesto politico mi dà il diritto esclusivo di possedere tale fondo,

mi rende possibile di escludere tutti gli altri dal possesso di tale fondo, dalla sua coltivazione, ecc.

 

Così è con tutto ciò che si basa sul diritto pubblico.

• Quel che è la somma dei diritti pubblici, che è anche la somma

di tutto ciò che una determinata comunità tutela dall’esterno, tutto ciò è la vita statale in senso stretto.

• Questa è la vita terrena vera e propria, che dipende solo dagli impulsi che attraversano l’uomo fra nascita e morte.

 

Per quanto lo Stato, a volte, ci tenga davvero tanto a reputarsi un dono di Dio, nel senso di una più profonda interpretazione di tutte le confessioni religiose vale quanto segue. Prima di tutto vale ciò che il Cristo Gesù intendeva, quando, nella lingua di allora, disse agli esseri umani:

• “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”.

Egli, specialmente riguardo alle aspirazioni dell’impero romano, voleva separare tutto quello che è vita di Stato esteriore da quella che è un’immagine speculare della vita sovrasensibile.

 

• Ma tutto ciò che vuole introdurre nella mera vita statale terrena un impulso sovraterreno, per esempio vuol fare dello Stato addirittura il veicolo della vita religiosa o il veicolo dell’educazione (cosa di cui nessuno di questi tempi dubita, purtroppo!), tutto questo le nature profondamente religiose lo designavano dicendo:

• “Quando, in un modo qualsiasi, si vuole mescolare

ciò che è spirituale-sovrasensibile con ciò che è esteriore-statale,

ecco che regna il principe usurpatore di questo mondo”.

 

Forse già sapete che pur riflettendo molto su che cosa significhi “il principe usurpatore di questo mondo”, alla fine non se ne cava fuori un bel niente. È soltanto con la scienza dello spirito, che si può coglierne il significato.

 

Il principe u s u r p a t o r e di questo mondo r e g n a

quando ciò che dovrebbe riferirsi soltanto all’ordinamento di rapporti terreni

ha l’arroganza di voler inglobare in sé la vita spirituale e, come poi vedremo, anche la vita economica.

Il principe l e g i t t i m o di questo mondo è solo quello

che nei rapporti statali politici esteriori include esclusivamente

quanto si genera nella vita dell’uomo fra la nascita e la morte.

 

Così abbiamo afferrato in senso scientifico-spirituale il secondo settore dell’organismo sociale.

Esso è quello che si rifà a quegli impulsi che, per l’essere umano, scorrono fra la nascita e la morte.

 

• Passiamo ora al terzo settore, ai rapporti economici.

Pensate solo a come, in realtà, la vita economica ci pone in un certo rapporto con il mondo.

Capirete facilmente com’è questo rapporto, pensando al fatto che

• nella vita economica puramente esteriore potremmo dissolverci fino a sparire.

 

Che cosa ne sarebbe di noi, se ci dissolvessimo del tutto nella mera vita esteriore, puramente economica?

Saremmo animali, nient’altro.

• Se non siamo animali pensanti, è solo perché oltre alla vita economica, abbiamo anche

• una vita del diritto, una vita politica, una vita di stato

• e una scienza spirituale, una vita spirituale terrena.

Dunque, noi veniamo più o meno schiacciati verso il basso, nel subumano, dalla vita economica.

 

Ma proprio perché veniamo schiacciati nel subumano,

proprio in questo settore del subumano possiamo sviluppare quell’interessamento

che, nel vero senso della parola, sono le attenzioni fraterne fra gli esseri umani.

• In nessun altro settore possiamo sviluppare con altrettanta facilità e altrettanta naturalezza

rapporti fraterni fra gli uomini, nel pieno senso della parola, come proprio nella vita economica.

 

Nella vita spirituale… cos’è che domina realmente nella vita spirituale terrena?

Sostanzialmente l’interesse personale, anche se animico, però animico-egoistico.

• Dalla religione l’uomo vuole ricevere la propria beatitudine.

• Dall’educazione vuole che vengano sviluppati i propri talenti.

• Da qualsiasi fenomeno artistico o di altro genere di cui egli gode

vuole ricevere gioia per la propria vita oppure anche uno sviluppo delle proprie forze vitali.

 

È sempre così: un egoismo maggiore o minore, per quanto anche comprensibile,

conduce l’uomo, per amore di sé, a quel che vive nella vita spirituale terrena.

• E ancora, nella vita del diritto, nella vita politica, abbiamo a che fare

con quanto, in un certo senso, ci rende uguali davanti alla legge.

• Abbiamo a che fare coi rapporti interpersonali.

• Abbiamo a che fare con quello che dovrebbe essere il nostro diritto.

Il diritto non esiste, fra gli animali!

È anch’esso qualcosa che ci eleva al di sopra del regno animale già nella vita terrena.

 

Ma sia nei nostri rapporti con una comunità religiosa, con una comunità educativa, sia anche in quelli con una comunità giuridica, abbiamo sempre qualcosa che, in un certo senso, dipende dalle nostre esigenze, che in un certo senso vogliamo in modo naturale.

 

Nel campo della vita economica, invece, proprio quando riusciamo a superare noi stessi,

possiamo mettere in atto qualcosa che va al di là dei nostri stessi interessi:

• la f r a t e l l a n z a, l’attenzione per gli altri,

il vivere in modo tale che chi abbiamo accanto provi, grazie a noi, qualcosa.

 

• Per quanto riguarda la spiritualità, noi accogliamo qualcosa perché la vogliamo.

• Nei rapporti giuridici, pretendiamo qualcosa che dobbiamo pretendere se vogliamo continuare a vivere

in un modo degno di un essere umano, come un simile fra i simili.

• E nella vita economica si sviluppa quanto collega i sentimenti di un uomo con i sentimenti dell’altro uomo:

la fratellanza.

 

Gli impulsi alla vita fraterna sorgono nel momento in cui stabiliamo un certo rapporto

• fra ciò che possediamo noi e ciò che possiede l’altro;

• fra ciò di cui abbiamo bisogno noi e ciò di cui ha bisogno l’altro;

• fra ciò che abbiamo noi e ciò che ha l’altro, ecc.

Se nella vita economica sviluppiamo sempre più questa fratellanza,

allora in un certo senso da questa vita economica viene fuori qualcosa.

 

Questa fratellanza nella vita economica,

questo rapporto fraterno fra esseri umani che deve diffondersi nella vita economica se la si vuole risanare, ecco,

questo è quello che, se posso esprimermi così, esala dalla vita economica.

• E proprio perché ci educhiamo in questo senso nella vita economica,

ci portiamo tutto ciò oltre la soglia della morte,trasferendolo con noi nella vita sovrasensibile oltre la morte.

 

• Così, per la vita terrena, la vita economica ci appare come quella più bassa,

ma è proprio lì che si sviluppa qualcosa

che, dalla vita terrena, attraverso la porta della morte, reca impulsi nel sovrasensibile.

 

• Così abbiamo osservato in modo scientifico-spirituale il terzo arto dell’organismo sociale.

• Si sviluppa qualcosa che, in un certo senso, spinge noi uomini in basso, nel subumano,

ma per questo veniamo ricompensati dal fatto

che, proprio da ciò che sviluppa la fratellanza nella vita economica,

portiamo con noi attraverso la soglia della morte qualcosa che ci rimane

quando facciamo ingresso nel mondo sovrasensibile.

 

• Come la vita spirituale terrena, che si sviluppa nel modo che ho precedentemente descritto,

si rifà attraverso un’immagine speculare, a ciò che appunto vi si specchia,

cioè alla vita spirituale sovrasensibile pre-natale,

• così la vita economica, con quanto si sviluppa nell’uomo sotto il suo influsso

(interessamento sociale, sentimenti per la comunità sociale, fratellanza)

volge alla vita sovrasensibile nel post-mortem.

 

E così abbiamo distinto in modo scientifico-spirituale i tre ambiti:

• la vita spirituale, che si rifà alla vita sovrasensibile prenatale;

• la vita dello Stato vera e propria, che riguarda gli impulsi che si esplicano fra la nascita e la morte;

• e la vita economica vera e propria,

che volge a quanto sperimenteremo dopo aver attraversato la soglia della morte.

 

Abbiamo visto che l’essere umano

• non è soltanto un essere terreno,

• ma è al tempo stesso un essere sovraterreno,

che porta in sé gli effetti di quanto ha previssuto nel sovrasensibile prima della nascita

e che sviluppa in sé i germi di quanto dovrà sperimentare nella vita dopo la morte,

se posso usare quest’immagine.

 

Abbiamo visto che, in questo senso, la vita umana è tripartita

e l’uomo, accanto a questi due rimandi alla vita sovrasensibile,

fra la nascita e la morte sperimenta anche quell’aspetto della vita che è specificatamente terreno.

 

• E come è vero che questa vita umana è in sé tripartita,

altrettanto è vero che, se l’intera anima umana deve avere

i suoi fondamenti, la sua base, nell’organismo sociale in cui vive,

tale organismo sociale deve appunto essere a sua volta triarticolato.

 

Così, per chi riconosce in senso scientifico-spirituale quale sia la posizione dell’uomo nell’universo,

ci sono appunto motivi ancora più profondi per capire

• che l’organismo sociale deve essere triarticolato,

• che in un certo senso se tutto è centralizzato, se tutto si richiama

solo ad una vita sociale esteriore caotica, scompigliata nell’anarchia,

l’uomo non può che deperire (come infatti in un certo senso è deperito, nella vita moderna,

il che ha poi portato alla spaventosa catastrofe degli ultimi quattro anni).

 

L’approfondimento delle conoscenze scientifico-spirituali ci induce proprio

a concepire la vita umana sempre in questo modo, ad avere questa consapevolezza del fatto

che ogni elemento complessivamente umano

appartiene all’umanità in generale e comunque al cosmo.

E questa è, al tempo stesso, la giusta conoscenza del Cristo per il nostro tempo e per il prossimo futuro.