Gli iniziati atlantici – I

O.O. 112 – Il Vangelo di Giovanni in relazione agli altri 3 – 28.06.1909


 

Che cosa occorreva all’umanità per farla progredire,

per non lasciarla sprofondare nel destino che le era stato preparato da Lucifero e da Arimane?

 

Già durante l’epoca atlantica fu necessario provvedere a che l’influenza esercitata dagli spiriti luciferici non diventasse troppo grande. Già negli antichi tempi atlantici vi erano degli uomini i quali lavoravano su di sé perché l’influsso luciferico non potesse diventare troppo grande nel loro corpo astrale; badavano a tutto ciò che proveniva da Lucifero, e ricercavano nella loro anima le passioni, gli impulsi e gli istinti di origine luciferica.

 

Che cosa avvenne per il fatto di aver sradicato le qualità provenienti da Lucifero?

Essi poterono in tal modo riconquistare la possibilità di vedere nel suo vero aspetto ciò che l’uomo avrebbe veduto se non avesse subito l’influsso degli spiriti luciferici, e più tardi anche degli spiriti arimanici. Per mezzo di un modo puro di vita e di un’attenta autoconoscenza alcuni uomini, durante il periodo atlantico, tentarono di espellere da sé l’influenza di Lucifero.

Grazie a questo fu loro possibile, in quegli antichi tempi in cui ancora esistevano i resti dell’antica chiaroveggenza, di guardare nel mondo spirituale, e di vedere cose più elevate di quelle a cui potevano giungere gli sguardi degli altri uomini che avevano indurito in loro la materia fisica sotto l’influsso di Lucifero.

Questi uomini, che con una severa autoconoscenza estirparono in loro l’influsso luciferico, divennero le guide del periodo atlantico; possiamo anche dire che divennero gli iniziati atlantici.

 

Effettivamente che cosa aveva fatto Lucifero?

Lucifero aveva diretto il suo attacco soprattutto contro ciò che teneva gli uomini uniti, contro ciò che nell’amore è connesso al sangue. Questi uomini seppero lottare contro l’influenza di Lucifero; in tal modo arrivarono a poter vedere in ispirito quei legami e a dirsi: «Ciò che fa progredire gli uomini non si trova nella divisione e nell’isolamento, ma in quello che li unisce».

 

Questi uomini cercarono di ripristinare le antichissime condizioni, quando il mondo spirituale superiore non era ancora insidiato dal potere di Lucifero. Essi si sforzavano di distruggere l’elemento personale; volevano uccidere ciò che dà un io personale, e guardare ai tempi antichi in cui la consanguineità parlava ancora con forza tale che il discendente poteva risalire col sentimento del suo io fino al primo antenato, in cui il primo avo, morto già da lungo tempo, veniva ancora venerato come santo. Le guide del periodo atlantico volevano ricondurre l’uomo verso quei tempi dell’antichissima comunanza umana.

 

Durante tutta l’evoluzione vi furono siffatte guide dell’umanità che sempre ricomparivano e dicevano: «Cercate di non soccombere alle influenze che vogliono cacciarvi nell’io personale, cercate di riconoscere quello che ha tenuto gli uomini uniti nel passato, e allora troverete la via che conduce allo spirito divino!».

In sostanza questa disposizione dell’anima si è mantenuta più pura presso l’antico popolo ebraico. Cerchiamo di comprendere giustamente ciò che predicavano le guide dell’antico popolo ebraico.

 

Si presentavano dinanzi al loro popolo e dicevano:

• «Voi siete arrivati al punto che ognuno di voi afferma il proprio io personale, che ognuno cerca la propria essenza soltanto in se medesimo. Ma voi favorite l’evoluzione se uccidete l’io individuale, e vi servite di tutte le forze che vi conducono alla coscienza di discendere ed essere tutti legati ad Abramo, di essere tutti membri del grande organismo che risale fino ad Abramo.

Quando vi viene detto: ‘Io e il padre Abramo siamo uno’ e lo accogliete in voi eliminando ogni elemento personale, allora avete la giusta coscienza che vi conduce al divino, perché la via che conduce al divino passa attraverso il primo antenato».

 

Il popolo ebraico aveva conservato più a lungo

l’idea centrale delle guide dell’umanità che avevano lottato contro l’influsso luciferico.

Gli uomini non avevano però la missione di uccidere l’io,

ma quella di elaborarlo e di coltivarlo.

 

Gli antichi iniziati non potevano obiettare all’io individuale

se non che bisognava risalire al di là degli antenati, per giungere agli antichi Dèi.

• Quando si verificò sulla terra il grande impulso che abbiamo caratterizzato ieri, l’impulso del Cristo,

allora per la prima volta risuonò chiaro e comprensibile un nuovo messaggio;

potè risuonare chiaro e preciso proprio presso il popolo ebreo,

perché esso aveva conservato più a lungo ciò che potremmo chiamare una eco degli antichi iniziati atlantici.

 

Cristo trasformò il messaggio degli antichi iniziati

e disse che vi è una possibilità che l’uomo possa coltivare la propria personalità,

che egli non segua unicamente i legami fisici del sangue,

ma che possa guardare nel proprio io per cercarvi l’elemento divino e per trovarlo.

 

In ciò che abbiamo chiamato l’impulso del Cristo risiede la forza, se ci uniamo ad essa,

che ci dà la possibilità di stabilire un fraterno legame spirituale fra uomo e uomo,

malgrado l’individualità dell’io.

 

La forza del Cristo era dunque diversa

da quella che dominava nell’ambiente nel quale Egli si trovava posto

e dove si diceva: «Io e il padre Abramo siamo uno.

Questo devo sapere, se voglio ritrovare la via verso il divino.»

 

Il Cristo invece diceva:

«Vi è un altro Padre, e per Suo mezzo l’io ritrova la via che conduce al divino,

perché l’io, ovvero l’io-sono e il divino, sono uno!

Vi è un elemento eterno che puoi trovare se rimani in te stesso».

 

Il Cristo potè quindi indicare la forza, che egli voleva comunicare agli uomini

con le parole del Vangelo di Giovanni: «Prima che Abramo fosse, vi era l’io-sono!»

E «l’io sono» altro non era che il nome che il Cristo dava a se stesso.

 

Se l’uomo accende in sé la coscienza: «In me vive qualcosa che esisteva molto prima di Abramo; non occorre che io risalga fino ad Abramo, in me stesso trovo lo spirito divino del Padre», allora egli può trasformare in bene ciò che Lucifero ha portato per favorire e coltivare l’io, ciò che è diventato un ostacolo per l’umanità.

Questa è l’azione del Cristo: trasformare in bene l’influsso di Lucifero.