Gli iniziati dell’oriente

O.O. 183 – Il divenire dell’uomo – 19.08.1918


 

Gli iniziati dell’Oriente e gli iniziati del popolo americano sanno anche come trarre da queste cose quel che serve. Da entrambe le parti si mira in ogni modo a indirizzare su determinate strade l’evoluzione dell’umanità. I popoli orientali, ovvero i loro iniziati, hanno ben precisi intendimenti riguardo all’evoluzione dell’umanità nel futuro. Questa gente vede l’esatto stato dell’evoluzione e tenta, nella misura in cui lo può fare un uomo, di influenzarlo. Cerca di dargli una determinata direzione, un determinato impulso. E l’impulso che gli iniziati orientali intendono dare in questo caso all’evoluzione consiste essenzialmente in ciò: che si giunga, all’incirca dopo la metà del sesto periodo postatlantico, a non contare più sulla generazione umana. A partire da quell’epoca si vorrebbe rinunciare alla generazione umana sulla Terra. Si vorrebbe imprimere all’evoluzione dell’umanità un corso per cui gli uomini in futuro non abbiano effettivamente più discendenza fisica, per cui le anime arrivino già a spiritualizzarsi senza scendere più sulla Terra incarnandosi.

 

Si vorrebbe fondare il regno dello spirito per l’umanità già a partire dalla metà del sesto periodo postatlantico. Sarebbe possibile, ma solo a condizione di rifiutare determinati ingredienti culturali. In Oriente perciò non solo chi è iniziato, ma qualsiasi persona colta respinge in modo davvero istintivo e con la massima fermezza certi europeismi; respinge proprio quegli europeismi dei quali l’europeo va particolarmente fiero. Respinge specialmente tutto quello che è scaturito dalla cultura meramente tecnica, materiale, dell’Europa e della sua appendice americana.

 

Chi studia l’evoluzione dell’umanità, in particolare nel secolo decimonono e nel ventesimo, troverà ben detto che la tecnica è arrivata enormemente lontano, che ha sostituito le forze-lavoro umane. Quando oggi si dice che la Terra ha tante e tante centinaia di milioni di abitanti, in realtà non è del tutto esatto, perché si può anche calcolare il numero di abitanti della Terra in base alla quantità di lavoro che viene svolta. Ora, è perfettamente vero quando si afferma che dall’ultimo terzo del secolo decimottavo la forza-lavoro umana viene prestata dalle macchine che sono a poco a poco comparse. È possibile stimare, e con sufficiente esattezza, quanti milioni di persone in più dovrebbero esserci sulla Terra se tutto il lavoro che viene svolto dalle macchine fosse svolto dagli uomini. Dovrebbero esserci cinquecento milioni di persone in più. Si può ben dire che oggi il numero di abitanti della Terra stimabile statistica- mente non comprende soltanto gli uomini che hanno due gambe e una testa, ma ne comprende cinquecento milioni in più se rapportato alla forza-lavoro; la forza-lavoro è prestata appunto dalle macchine.

Ma non v’è nulla di materiale dietro cui non stia una realtà spirituale.

 

Questi cinquecento milioni di forze umane rappresentano l’occasione perché altrettanti demoni arimanici prendano dimora nella civiltà umana. Questi demoni arimanici dunque ci sono. E questi demoni arimanici l’orientale li respinge radicalmente, guidato da un sicuro istinto; non li vuole. Da ogni manifestazione di un orientale colto possiamo davvero renderci conto di come egli respinga questa demonicità arimanica. Infatti la demonicità arimanica conferisce all’uomo una certa pesantezza, che non renderà mai possibile l’avverarsi di ciò cui l’iniziazione orientale aspira, ossia che il genere umano cessi di esistere fisicamente sulla Terra alla metà del sesto periodo postatlantico, proprio in quanto gli uomini vengono frenati da un simile insorgere della demonicità arimanica.