Gli spiriti delle radici, dell’acqua, dell’aria e del fuoco.

O.O. 230 – L’uomo sintesi armonica – 02.11.1923


 

Sommario: L’esistenza vegetale. Gli spiriti delle radici, dell’acqua, dell’aria e del fuoco. Il loro lavoro alle piante. L’irraggiare nello spazio cosmico dell’elemento fisico compenetrato di spirito. Il processo spirituale della crescita delle piante. Il compenetrarsi dell’azione fluente verso il basso e proveniente dalla forza di amore e sacrificio con la forza di gravità fluente verso l’alto.

 

Il mondo esteriormente percepibile, il mondo sensibile, è completato da quello invisibile; insieme formano una totalità. Il fenomeno è chiarissimo, se osserviamo non solo gli animali, ma anche le piante.

La vita vegetale, che anzitutto ci allieta, spunta e germoglia dalla terra, spingendoci in effetti verso qualcosa che deve venir sentito come misterioso. Nel caso dell’animale, anche se la sua volontà, tutta la sua attività interna ci resta misteriosa, possiamo dirci che tale volontà esiste, che la figura e le manifestazioni dell’animale ne sono la conseguenza. Però nel caso della pianta, che appare alla superficie della terra in forme così svariate, che si sviluppa in un modo tanto misterioso dal seme, aiutata in primo luogo dalla terra e dall’aria, dobbiamo sentire che deve esistere qualcosa d’altro affinché il mondo vegetale ci possa apparire nella forma in cui appunto ci si presenta.

 

Quando guardiamo al mondo vegetale, la visione spirituale ci porta subito a una miriade di esseri; di essi si conosceva l’esistenza nei tempi passati della chiaroveggenza istintiva umana, anche se col tempo tale conoscenza è andata perduta e oggi restano soltanto i nomi usati dai poeti, e anche se l’umanità attuale non ascrive loro una realtà.

Nella stessa misura in cui non si ascrive alcuna realtà agli esseri che aleggiano e ronzano intorno alla pianta si perde la comprensione per il mondo vegetale; l’umanità ha perduto del tutto la comprensione per il mondo delle piante, comprensione che sarebbe molto importante per l’arte medica.

 

Abbiamo già visto un legame molto importante fra il mondo delle piante e quello delle farfalle; tale legame ci si presenterà in modo chiaro all’anima, se penetreremo ancora più a fondo in tutto il germogliare e tessere del mondo vegetale.

La pianta immerge le sue radici nel terreno. Chi sa seguire ciò che in realtà viene immerso dalla pianta nel terreno, chi sa seguire il fenomeno con lo sguardo spirituale (che deve essere tale da penetrare in modo giusto le radici) può vedere che l’essere della radice si presenta intessuto e circondato da ogni lato da spiriti elementari della natura. Con una concezione del mondo immaginativa e ispirata possiamo veramente seguire questi spiriti elementari, che una visione antica designava come gnomi e che noi possiamo chiamare spiriti delle radici, nello stesso modo in cui seguiamo nel mondo fisico la vita dell’uomo e dell’animale. In un certo senso possiamo penetrare con lo sguardo nell’elemento animico degli spiriti elementari, del mondo spirituale delle radici.

 

Gli spiriti delle radici sono un popolo del tutto particolare, invisibile per la visione esteriore, ma ben visibile nei suoi effetti; nessuna radice potrebbe infatti esistere, se fra essa e il regno della Terra non vi fosse la mediazione degli strani spiriti delle radici. Essi mettono in movimento l’elemento minerale della Terra per avvicinarlo alle radici della pianta. Naturalmente intendo il processo spirituale che sta alla base del fenomeno.

Gli spiriti delle radici, presenti ovunque nella terra, sono soprattutto a loro agio fra le pietre frammiste ai minerali più o meno trasparenti o anche metallici, perché qui è il loro vero e proprio posto per mediare fra l’elemento minerale e la radice della pianta. Questi esseri sono del tutto compenetrati da una interiore spiritualità che possiamo paragonare soltanto con l’interiore spiritualità dell’occhio e dell’orecchio umani; tali esseri sono infatti nella loro spiritualità completamente senso. In realtà essi non sono costituiti che di senso, sono del tutto senso; un senso che è in pari tempo intelletto, che comprende subito ciò che vede e ode, che non accoglie solo impressioni, ma ovunque idee.

 

Possiamo anche indicare il modo particolare con il quale gli spiriti delle radici accolgono le idee. La pianta cresce dalla terra ed entra poi in collegamento con il cosmo extraterrestre (disegno seguente); specialmente in determinate stagioni, correnti spirituali (lilla nel disegno) fluiscono dall’alto, e poi dal fiore e dal frutto giù fin nelle radici, nella terra.

Come noi volgiamo l’occhio alla luce per vedere, così gli spiriti delle radici rivolgono la loro facoltà percettiva a ciò che entra nella terra dall’alto attraverso la pianta e che viene loro incontro, ed è ciò che fa penetrare la luce nei fiori e il calore solare nelle piante, che l’aria invia nella foglia, che stelle lontane operano nella formazione delle piante.

 

La pianta raccoglie i misteri del cosmo, li immette nel terreno,

e gli gnomi li accolgono in sé da ciò che spiritualmente viene loro incontro attraverso la pianta.

 

Specialmente a partire dall’autunno e per tutto l’inverno gli gnomi, in quanto portano nelle loro peregrinazioni attraverso i minerali e le rocce ciò che è stillato loro incontro attraverso le piante, diventano nell’interno della Terra gli esseri che col loro peregrinare compenetrano la Terra con le idee di tutto il cosmo.

Se guardiamo le ampiezze del mondo, lo vediamo costruito sulla base dello spirito cosmico, è una incarnazione delle idee, dello spirito cosmico. Gli gnomi accolgono attraverso la pianta, che per loro ha lo stesso valore che per noi hanno i raggi di luce, le idee del cosmo e le portano in piena coscienza nell’interno della Terra, di minerale in minerale, di pietra in pietra.

 

Guardiamo nelle profondità della Terra non per cercarvi idee astratte riguardo a leggi di natura agenti soltanto meccanicamente, ma per vedervi gli gnomi che migrano e si trasformano, che nell’ambito della Terra sono i luminosi custodi dell’intelletto cosmico.

Poiché gli gnomi comprendono all’istante quel che vedono, a differenza dell’uomo hanno un sapere che è contemporaneo al vedere; gli gnomi sono gli esseri dell’intelletto per eccellenza, sono tutto intelletto.

In loro tutto è intelletto, un intelletto universale che osserva l’intelletto umano come qualcosa di imperfetto. Il mondo degli gnomi in realtà ride del nostro intelletto che si affanna e lotta per afferrare le cose più diverse; gli gnomi non hanno affatto bisogno di riflettere, ma vedono nel mondo ciò che è comprensibile, e sono particolarmente ironici quando notano che dobbiamo sforzarci per afferrare qualcosa.

 

 

Si chiedono come sia mai possibile fare uno sforzo per formare pensieri. Non si sa subito tutto quel che si vede? Gli uomini sono stupidi, perché devono prima riflettere sulle cose. Così dicono gli gnomi.

Gli gnomi diventano ironici, direi fino alla maleducazione, se si parla loro di logica. Perché mai servirsi di una cosa tanto inutile come una guida per il pensiero? I pensieri esistono di per sé, le idee fluiscono attraverso le piante. Perché gli uomini non cacciano il naso nella terra, tanto quanto penetrano nella terra le radici delle piante, lasciando che stilli nel loro naso quel che il Sole dice alle piante? Allora sì arriverebbero a sapere qualcosa! Invece con la logica, dicono gli gnomi, si può arrivare soltanto a frazioni molto piccole del sapere.

 

Nell’ambito della Terra gli gnomi sono dunque i portatori delle idee dell’universo, del cosmo. Non amano però la Terra. Si agitano nella Terra con le idee del cosmo, ma in realtà odiano l’elemento terrestre. È qualcosa da cui vorrebbero fuggire. Vi restano ugualmente legati, vedremo fra non molto il perché, ma lo odiano, perché rappresenta per loro un continuo pericolo, la minaccia cioè di dover assumere un certo aspetto, l’aspetto degli esseri che ho descritto nell’ultima conferenza, l’aspetto di anfibi, di rane e di rospi. Il sentimento degli gnomi nella Terra è in realtà questo: se cresciamo troppo uniti alla Terra assumiamo l’aspetto di rospi e di rane. Si sforzano quindi di continuo di evitare un eccessivo congiungimento con la Terra, per non assumere quell’aspetto; si ribellano sempre a quell’aspetto terrestre che li minaccia nell’elemento nel quale si trovano.

 

Gli gnomi permangono nell’elemento umido-terrestre, e qui vengono di continuo minacciati di assumere l’aspetto di anfibi. Gli gnomi rifuggono sempre da questo pericolo e si compenetrano del tutto con le idee dell’universo extraterrestre. Nell’ambito della Terra rappresentano infatti la sfera extraterrestre che di continuo deve evitare di unirsi troppo con quella terrestre; altrimenti prenderebbero, come singoli esseri, l’aspetto del mondo degli anfibi.

Proprio da questo sentimento di odio e di antipatia nei confronti dell’elemento terrestre, gli gnomi ricavano la forza di spingere la pianta fuori dal terreno. Con la loro forza di base gli gnomi si spingono via dal terreno, e questa loro spinta dà la direzione alla crescita delle piante verso l’alto: le trascinano con sé.

L’antipatia degli gnomi per la sfera terrestre permette alla pianta di stare solo con la radice nel terreno e poi di crescere in modo da svilupparsi sopra la terra; in effetti gli gnomi, con la loro potenza originaria, strappano la pianta alla terra e la fanno crescere verso l’alto.

 

Quando poi la pianta è cresciuta verso l’alto, abbandonando la sfera degli gnomi per passare dal regno terrestre-umido a quello aereo-umido, sviluppa la configurazione fisica esteriore nelle foglie. In tutto ciò che è attivo nella foglia agiscono però altri esseri, spiriti dell’acqua, spiriti elementari dell’elemento liquido, che un’antica arte chiaroveggente istintiva chiamava per esempio ondine. Proprio come troviamo le radici avvolte e circondate da esseri quali gli gnomi, così troviamo vicino al terreno gli esseri dell’acqua, gli esseri elementari dell’acqua: le ondine, in piacevole osservazione della crescita verso l’alto provocata dagli gnomi.

Le ondine hanno una natura interiore diversa da quella degli gnomi. Non possono indirizzarsi verso il cosmo, come un organo di senso, come un organo di senso spirituale; possono soltanto immergersi nell’ondeggiare e tessere di tutto il cosmo entro l’elemento aereo-umido; non sono quindi esseri svegli come gli gnomi. In un certo senso sognano di continuo, la loro figura è in pari tempo il loro sogno. Non odiano tanto la Terra come gli gnomi, ma sono sensitive per gli elementi terrestri. Vivono nell’elemento eterico dell’acqua, lo compenetrano nuotandovi e immergendovisi, e sono molto sensitive per i pesci; rischiano infatti di assumere l’aspetto dei pesci, e talvolta anche lo assumono, ma lo abbandonano subito per passare a un’altra metamorfosi. Le ondine sognano la loro esistenza, e sognandola esse legano e disciolgono, associano e dissociano le sostanze dell’aria che portano in modo misterioso nelle foglie, avvicinandole a ciò che gli gnomi hanno spinto verso l’alto.

Gli gnomi spingono l’essere della pianta verso l’alto (chiaro nel disegno). La pianta inaridirebbe, se le ondine non le si avvicinassero da ogni lato circondandola col loro stato di coscienza sognante come un chimico di natura cosmica (non trovo altra espressione). Esse sognano il combinarsi e il disciogliersi delle sostanze. Il sogno delle ondine, nel quale le piante vivono e crescono uscendo dal terreno, è il chimico cosmico che determina le misteriose combinazioni e dissociazioni delle sostanze che avvengono nel mondo vegetale a partire dalla foglia.

 

Possiamo dire che le ondine sono i chimici della vita vegetale, sognano la chimica. In esse è presente una spiritualità delicatissima, una spiritualità che ha il suo vero elemento dove acqua ed aria si toccano. Vivono del tutto nell’elemento umido, ma hanno una vera soddisfazione interiore quando arrivano a una superficie, anche solo a quella di una goccia, di un qualsiasi elemento acqueo. Ogni loro sforzo è teso infatti ad evitare la duratura figura dei pesci. Vogliono restare nella metamorfosi, nella continua e perpetua possibilità di un cambiamento. Proprio in esso, sognando delle stelle e del Sole, della luce e del calore, divengono i chimici che rendono possibile, a partire dalla foglia, l’ulteriore configurazione della pianta che è stata spinta verso l’alto dalla forza degli gnomi. Così la pianta sviluppa le sue foglie, e il mistero si svela come sogno delle ondine, nel quale la pianta cresce.

 

Nella stessa misura in cui la pianta cresce nel sogno delle ondine, entra verso l’alto in un’altra zona, nella sfera degli esseri che vivono nell’aria e nel calore, come gli gnomi vivono nell’elemento terrestre-umido, e le ondine in quello umido-aereo. Gli esseri che un’antica e istintiva chiaroveggenza chiamava silfidi vivono così nell’elemento dell’aria e del calore. Le silfidi tendono però alla luce, poiché l’aria è compenetrata da ogni parte di luce; diventano affini alla luce e ricettive per i movimenti più sottili, ma più grandi, nell’ambito della sfera aerea.

Quando in primavera o in autunno si vede uno stormo di rondini che volando mettono in vibrazione il loro corpo d’aria, esse producono una corrente d’aria in movimento; in realtà ogni uccello produce un fenomeno di questo genere: una corrente che per le silfidi è qualcosa di udibile. Per esse è musica cosmica. Se si naviga su una nave e vi sono gabbiani che le volano attorno, dal loro volo si ha un risuonare spirituale, una musica spirituale che accompagna la nave.

 

Sempre le silfidi si manifestano e si sviluppano in questo risuonare, trovando la loro patria nelle correnti d’aria così formatesi. Esse trovano la loro patria nell’elemento aereo in movimento, spiritualmente risonante, e accolgono ciò che la forza della luce immette nelle vibrazioni dell’aria. Le silfidi, in realtà esseri di per sé più o meno dormienti, si sentono dunque a loro agio quando gli uccelli sfrecciano nell’aria. Quando invece una silfide su muove nell’aria in assenza di uccelli è come se avesse perso se stessa. Se però scorge un uccello nell’aria, è presa da qualcosa di molto particolare.

 

Spesso accenno a un processo che avviene nell’uomo e che porta l’anima umana a dire “io” a se stessa, e faccio rilevare l’espressione usata da Jean Paul secondo la quale, quando si arriva per la prima volta a rappresentarsi l’io, si entra nel sacrario più segreto dell’anima. La silfide non vede nel sacrario segreto della sua anima, ma quando vede un uccello è presa dal senso dell’io: trova il proprio io in ciò che l’uccello, volando per l’aria, fa vibrare in lei. Poiché la silfide accende il suo io partendo da elementi esterni, diventa la portatrice dell’amore cosmico attraverso l’aria. Vivendo press’a poco come un desiderio umano, senza avere l’io nell’interiorità, ma nel mondo degli uccelli, è la portatrice dei desideri d’amore attraverso il cosmo.

 

Si vede così la più profonda simpatia della silfide per il mondo degli uccelli. Mentre lo gnomo odia il mondo degli anfibi, mentre l’ondina in un certo senso è sensitiva e non vuole avvicinarsi al pesce, ma cerca di fuggirlo e ne sente una specie di orrore, la silfide invece tende verso l’uccello, si sente a suo agio quando può avvicinare alle piume dell’uccello l’aria intessuta di sonorità. Se si potesse chiedere all’uccello da chi abbia imparato a cantare, risponderebbe che la silfide è la sua ispiratrice. La silfide gioisce della figura dell’uccello, ma l’ordinamento cosmico la trattiene dal divenire uccello, perché il suo compito è un altro.» Ha il compito di portare con amore la luce alla pianta (rosso nel disegno). Proprio come l’ondina è il chimico, la silfide è per la pianta la portatrice della luce. Compenetra la pianta di luce, porta luce nella pianta.

 

Poiché le silfidi portano la luce nella pianta, in questa si crea qualcosa di molto particolare. La silfide porta di continuo luce nella pianta. La luce, vale a dire la forza delle silfidi, agisce sulle forze chimiche che l’ondina fa penetrare nella pianta. Si ha così la collaborazione fra la luce delle silfidi e la chimica delle ondine. È un’attività plastica particolare. Le silfidi tessono una figura vegetale ideale movendo dalla luce, con l’aiuto delle sostanze che scorrono verso l’alto preparate dalle ondine. In effetti le silfidi tessono nella pianta la pianta primordiale, movendo dalla luce e dall’attività chimica delle ondine.

Quando verso l’autunno la pianta appassisce e disperde tutta la materia fisica, le forme delle piante cominciano proprio a stillare, e gli gnomi le percepiscono, percepiscono ciò che il cosmo e il Sole hanno operato nella pianta agendo attraverso le silfidi, ciò che l’aria ha operato attraverso le ondine. Gli gnomi percepiscono tutto ciò, sono indaffarati tutto l’inverno a percepire ciò che stilla nel terreno dalla pianta. Nelle forme vegetali gli gnomi afferrano le idee del mondo, che vengono plasmate plasticamente con l’aiuto delle silfidi e penetrano nel terreno con la loro struttura ideale secondo lo spirito.

Di tale struttura ideale nulla conoscono gli uomini che considerano la pianta soltanto sotto l’aspetto materiale. Per un’osservazione soltanto materiale della pianta, a questo punto si inserisce quindi qualcosa che si rivela come un grande errore, un errore spaventoso. Ne accennerò brevemente.

 

Secondo la scienza materialistica la pianta è radicata nel terreno, la parte aerea è formata dalle foglie e infine dal fiore; nel fiore abbiamo gli stami ed i pistilli, e normalmente il polline delle antere di un’altra pianta arriva a fecondare l’ovario, formando poi il seme per una nuova pianta. In genere il processo è così descritto. In un certo senso si considera l’ovario come l’elemento femminile, e ciò che viene dagli stami come l’elemento maschile; né il processo può venir visto in modo diverso finché si resta nell’ambito materialistico, perché appare realmente come una fecondazione.

Non è però così; per poter comprendere la fecondazione, vale a dire la riproduzione nelle piante, dobbiamo essere coscienti che la forma vegetale, la forma vegetale ideale che si immerge nel terreno e che viene custodita dagli gnomi, si crea da ciò che i grandi chimici, le ondine, e le silfidi operano con la loro azione sulle piante. La forma della pianta è là in basso, ed è protetta nella terra dagli gnomi, dopo che l’hanno vista, l’hanno guardata; e la terra diventa un grembo materno per ciò che stilla verso il basso. È una cosa del tutto diversa da ciò che descrive la scienza materialistica.

 

 

In alto (vedi disegno qui sopra) la pianta, dopo aver attraversato il regno delle silfidi, giunge alla sfera degli spiriti elementari del fuoco. Questi abitano nell’elemento luminoso e calorico. Quando il calore terreno è salito al massimo grado, e quindi adatto, lo raccolgono. Come le silfidi raccolgono la luce, così gli spiriti del fuoco raccolgono il calore e lo portano nei fiori delle piante.

Le ondine portano nella pianta le azioni dell’etere chimico, le silfidi quelle dell’etere di luce e gli spiriti del fuoco portano nei fiori le azioni dell’etere di calore. Il polline è una specie di navicella aerea che gli spiriti del fuoco usano per portare il calore nei semi. Con l’aiuto degli stami si raccoglie da ogni parte il calore, per passarlo poi dagli stami ai semi nell’ovario. Ciò che si forma nell’ovario è nel suo insieme l’elemento maschile che proviene dal cosmo.

Non è vero che l’ovario è l’elemento femminile e le antere degli stami quello maschile! Nel fiore non si ha affatto una fecondazione, ma soltanto la preparazione del seme maschile. Come fecondazione agisce l’elemento che nel fiore, in quanto seme maschile cosmico tratto dal calore del cosmo, viene unito dagli spiriti del fuoco con l’elemento femminile che dalla forma della pianta, come ho già detto, era già prima stillato nel terreno quale elemento ideale, e ora vi riposa. Per la pianta la terra è madre e il cielo padre. Tutto ciò che avviene nell’elemento extraterrestre, per la pianta non è grembo materno. Formidabile errore è credere che il principio materno della pianta risieda nell’ovario. Proprio nell’ovario abbiamo l’elemento maschile, tratto dal cosmo con l’aiuto degli spiriti del fuoco. L’elemento materno viene portato verso il basso, come figura ideale nella pianta, derivante dal “cambio” che si sviluppa tanto verso la corteccia quanto verso il legno. La fecondazione si forma dall’azione congiunta degli gnomi e degli spiriti del fuoco. In sostanza gli gnomi: sono le levatrici spirituali della riproduzione vegetale. La fecondazione avviene durante l’inverno nella terra, quando il seme vi entra e incontra le strutture che gli gnomi hanno accolto dalle azioni delle silfidi e delle ondine, portando dove tali strutture possono incontrare il seme fecondativo.

 

Ignorando l’aspetto spirituale e non conoscendo come gli gnomi, le ondine, le silfidi e gli spiriti del fuoco, chiamati un tempo salamandre, vivano e tramino per la crescita delle piante, si vede come rimanga del tutto oscuro il processo della fecondazione nelle piante. Fuori dalla terra non si ha alcuna fecondazione: la terra è la madre del mondo vegetale e il cielo ne è il padre; così il processo va inteso alla lettera. La fecondazione della pianta avviene perché gli gnomi prendono dagli spiriti del fuoco ciò che questi spiriti, sulle navicelle aeree del polline, hanno portato nell’ovario quale calore cosmico concentrato. Gli spiriti del fuoco sono quindi portatori di calore.

 

Naturalmente ora si vede con facilità come in sostanza si formi tutto il processo di crescita vegetale. Anzitutto gli gnomi vivificano la pianta con l’aiuto di ciò che viene loro dato dagli spiriti del fuoco e la spingono verso l’alto; sono gli assistenti della vita: avvicinano alla radice l’etere vitale, lo stesso etere in cui vivono. Poi nella pianta le ondine si prendono cura dell’etere chimico, le silfidi dell’etere di luce e gli spiriti del fuoco dell’etere di calore. Infine il frutto dell’etere di calore si unisce di nuovo con la vita che è in basso. Si può così comprendere la pianta soltanto vedendola in relazione a tutto ciò che la circonda, che tesse e le vive intorno. Si arriva alla giusta interpretazione di uno dei processi più importanti della pianta, soltanto penetrando spiritualmente in queste cose.

 

Una volta riconosciuto tutto ciò, è interessante rivedere in Goethe una sua osservazione: riallacciandosi a un altro botanico, egli si irrita assai perché la gente parla di eterne nozze riferendosi alle piante. Goethe si irritava all’idea che sopra un prato dovesse esservi una infinità di nozze. La cosa gli sembrava innaturale, ed era un sentimento istintivo molto sicuro. Non poteva ancora sapere quale fosse la realtà, ma d’istinto era molto sicuro: non poteva comprendere che nei fiori dovesse svolgersi la fecondazione. Non sapeva ancora che cosa si svolgeva nel terreno, non sapeva che la terra diventa il grembo per la pianta. Goethe sentiva per istinto che quel che avviene nel fiore non è ciò che immaginano i botanici. Si arriva così a riconoscere l’intimo nesso fra la pianta e la terra. Dobbiamo considerare però ancora dell’altro.

 

Gli spiriti del fuoco hanno un solo sentimento quando frullano intorno al fiore, in particolare quando trasmettono il polline. E’ un sentimento più intenso rispetto a quello delle silfidi. Queste sentono se stesse, il loro io, vedendo volare gli uccelli.

Gli spiriti del fuoco sentono la cosa in modo più intenso rispetto al mondo delle farfalle, e in genere a tutto il mondo degli insetti: seguono soprattutto le tracce degli insetti appunto per provocare la distribuzione del calore per l’ovario.

Si sentono intimamente imparentati con il mondo delle farfalle e in genere con tutto il mondo degli insetti, essendo i portatori del calore concentrato che deve penetrare nella terra e collegarsi con la struttura ideale; seguono da ogni parte le tracce degli insetti che ronzano di fiore in fiore.

Seguendo il ronzare degli insetti di fiore in fiore, si ha in effetti il sentimento che ognuno di essi abbia una sua aura del tutto particolare, un’aura che non è spiegabile soltanto con l’insetto. Specialmente le api che ronzano di pianta in pianta sono difficilissime da comprendere con la loro aura, rilucente e splendente di riflessi delicati. Perché mai? Perché l’ape è sempre accompagnata dallo spirito del fuoco, il quale se ne sente tanto affine da farla apparire allo sguardo spirituale in un’aura che in realtà è lo stesso spirito del fuoco.

Quando l’ape vola di pianta in pianta, di albero in albero, vola con un’aura che in realtà le è data dallo spirito del fuoco, il quale non soltanto sente il proprio io in presenza dell’insetto, ma vuole a questo esser del tutto legato.

 

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Così anche gli insetti ricevono la forza di cui ho parlato e che si mostra nel risplendere verso il cosmo. In questo modo gli insetti ricevono la forza di spiritualizzare del tutto la materia fisica che si collega con loro, e di farla irradiare nel cosmo compenetrata di spirito.

Proprio come in una fiamma il calore porta la luce a risplendere, così sulla superficie della Terra gli insetti fanno rilucere nel cosmo ciò che poi attira l’uomo che deve discendere in una incarnazione fisica: gli insetti sono infiammati nel loro agire dal cosmo, dagli spiriti del fuoco che li circondano.

 

Gli spiriti del fuoco sono attivi

• da un lato affinché la materia compenetrata di fuoco fluisca nel cosmo,

• sono attivi affinché penetri nella terra l’elemento concentrato di fuoco, il concentrato elemento di calore,

per risvegliare con l’aiuto degli gnomi la figura spirituale che le ondine e le silfidi hanno fatto stillare nella terra.

 

Questo è il processo spirituale di crescita della pianta. Il subconscio dell’uomo avverte che la pianta in fiore e in germe è qualcosa di particolare, e perciò essa appare come qualcosa di così misterioso. Naturalmente non si penetra in questo mistero, non si toglie il velo a questi misteri meravigliosi; ciò che di norma nella pianta fa gioire e ci eleva suscita una meraviglia ancora maggiore, se si osserva non soltanto la pianta fisica, ma anche il meraviglioso lavorio del mondo degli gnomi che subito comprende e forma tutto mediante l’intelletto, e che spinge verso l’alto la forza delle piante.

Come in un certo senso l’intelletto umano non è sottoposto alla gravità terrestre, e la testa è portata in modo da non sentirne il peso, così gli gnomi vincono con la loro intellettualità di luce l’elemento terrestre e spingono verso l’alto la pianta, preparando in basso la vita. La vita però dovrebbe perire se non venisse attizzata dal chimismo portato dalle ondine. La luce deve poi compenetrare il tutto.

 

In un ultimo disegno vediamo così verso il basso, colorata in blu la forza di gravità che riceve dagli gnomi la spinta verso l’alto e, come ronzante intorno alla pianta, la forza delle ondine che mescola e separa le sostanze mentre la pianta cresce; il che è accennato nelle foglie. Dall’alto le silfidi fanno cadere la luce nelle piante, le quali formano un insieme plastico che scende poi verso il basso in una forma idealizzata e viene accolto dal grembo della terra; la pianta viene poi circondata dagli spiriti del fuoco che concentrano nel polline il calore cosmico, che scende poi con la forza del seme verso gli gnomi, in modo che essi possano far sorgere le piante dalla vita e dal calore.

 

 

Vediamo di nuovo come in sostanza la Terra debba la sua forza repulsiva, la sua densità, all’antipatia degli gnomi e delle ondine verso gli anfibi e i pesci. Se la Terra è densa, la densità è dovuta all’antipatia attraverso la quale gnomi e ondine conservano la loro figura.

Quando luce e calore discendono sulla Terra, abbiamo invece l’espressione della forza di simpatia, della portante forza d’amore delle silfidi che viene recata attraverso lo spazio aereo, abbiamo l’espressione della portante forza di sacrificio degli spiriti del fuoco che reca gli elementi che si rivolgono verso il basso.

 

Possiamo dunque dire che, al di sopra della Terra, la densità terrestre, il magnetismo e la gravità terrestre, tutti tendenti verso l’alto, si uniscono alla forza d’amore e di sacrificio che tende verso il basso.

In questa azione reciproca di forza sacrificale, di amore fluente verso il basso e di densità, gravità e forze magnetiche tendenti verso l’alto, si sviluppa sul suolo terrestre, dove le due correnti si incontrano, l’essere della pianta: espressione esteriore dell’azione comune di amore e di sacrificio cosmici, con gravità e magnetismo cosmici.

 

Abbiamo così visto che cosa ci si presenta osservando il mondo vegetale che tanto ci fa gioire, tanto ci eleva e ci tocca l’anima. Lo penetriamo soltanto se insieme alla sfera fisica-sensibile siamo in grado di vedere anche quella spirituale, soprasensibile. Così è anche possibile correggere l’errore enorme della botanica materialistica, secondo la quale nel fiore si avrebbe la fecondazione.

 

Nel fiore non si ha la fecondazione, ma la preparazione del seme vegetale maschile di origine cosmica per ciò che viene elaborato nel grembo materno della Terra.