Gli uomini della civiltà paleo-indiana vivevano ancora, per così dire, nel loro corpo eterico.

O.O. 114 – Il Vangelo di Luca – 24.09.1909


 

Normalmente ci si forma un’idea del tutto falsa dell’evoluzione umana, e si crede che l’uomo sia sempre stato com’è oggi.

Al contrario: egli è andato trasformandosi continuamente; e la sua natura ha subito profondi e importanti mutamenti.

I documenti storici non ci danno notizia se non di pochi millenni.

Solo quell’unica fonte, inaccessibile all’indagine esteriore, che abbiamo chiamato la cronaca dell’akasha, è in grado di darci notizia dei tempi che seguirono la catastrofe atlantica.

Dopo la catastrofe atlantica si sviluppò anzitutto la civiltà paleo-indiana; in quell’epoca gli uomini vivevano ancora, per così dire, nel loro corpo eterico e non erano penetrati nel loro corpo fisico così profondamente come più tardi.

 

La grandissima maggioranza della popolazione indiana era chiaroveggente, di una chiaroveggenza oscura, crepuscolare; non aveva però ancora sviluppato l’attuale coscienza dell’io.

Allora la coscienza era simile a una coscienza di sogno ma in compenso poteva ancora penetrare nei sostrati dell’esistenza, poteva immergersi nel mondo spirituale.

 

Nelle nostre considerazioni abbiamo sempre cercato di mettere in rilievo tutto quanto è connesso col problema della conoscenza e con le sue diverse forme, perché ciò è necessario all’attuale sviluppo degli uomini. Abbiamo sempre messo in rilievo il modo in cui i nostri progenitori dell’antica India potevano conoscere, potevano comprendere il mondo; abbiamo parlato della loro chiaroveggenza che era superiore a quella dei periodi successivi. Ma ora, per poter comprendere il vangelo di Luca, dovremo parlare anche di un’altra qualità di quei nostri progenitori.

 

In quel tempo, quando il corpo eterico emergeva ancora dal corpo fisico in ogni direzione, e non era ancora tanto strettamente congiunto con esso, le forze dell’anima e le qualità dell’uomo avevano tutte un potere assai maggiore sul corpo fisico.

Ma quanto più il corpo eterico penetrò nel corpo fisico, tanto più debole diventò, tanto minore fu il potere da esso esercitato sul corpo fisico.

Negli antichi Atlanti la parte del corpo eterico che corrispondeva alla testa emergeva ancora di molto dal corpo fisico; ciò avveniva anche per gli antichi indiani, fino ad un certo grado.

Questo fatto permetteva loro, da un lato di sviluppare la conoscenza chiaroveggente, e dall’altro di avere anche un grande potere sopra i processi del corpo fisico.

 

Paragoniamo il corpo di un antico indiano con quello di un uomo d’oggi: troveremo che attualmente il corpo eterico è penetrato al massimo entro il corpo fisico, è strettamente congiunto coi processi del corpo fisico.

Oggi sfioriamo ormai il limite in cui il corpo eterico uscirà nuovamente dal corpo fisico, se ne libererà, diventando più indipendente.

Quanto più l’umanità procederà nella sua evoluzione, tanto più il corpo eterico uscirà dal corpo fisico; oggi l’umanità ha già superato di poco il punto della massima congiunzione fra il corpo eterico e il corpo fisico.

 

Se paragoniamo dunque il corpo di un antico indiano con quello di un uomo attuale, potremo dire che nel primo il corpo eterico era ancora relativamente libero, che l’anima poteva sviluppare forze che agivano entro il corpo fisico, e che il corpo eterico accoglieva le forze dell’anima perché non era ancora tanto vincolato al corpo fisico. In compenso però esso dominava più di oggi il corpo fisico. Conseguenza di ciò fu che gli influssi esercitati allora sull’anima si ripercotevano enormemente anche sul corpo.

Quando, durante l’epoca indiana, un uomo odiava un altro e pronunciava una parola piena di odio, quella parola pungeva, per così dire, l’altro uomo; operava fin entro la sua struttura fisica.

• L’anima allora agiva ancora sul corpo eterico e l’eterico sul corpo fisico.

 

Se d’altro lato veniva pronunciata una parola d’amore, ciò esercitava un influsso benefico sull’altro, lo riscaldava, lo faceva espandere, e questo si ripercoteva sul suo fisico. Perciò allora era molto importante dire una parola di amore piuttosto che una parola di odio, perché ciò si ripercoteva sui processi del corpo.

Quest’azione andò sempre più affievolendosi quanto più il corpo eterico si immerse dentro il corpo fisico. Oggi le cose sono diverse.

Oggi una parola agisce a tutta prima solo sull’anima; e sono ormai molto rari gli uomini che sentono una parola dura e astiosa come se in loro qualcosa si irrigidisse, e una parola amorevole, come se qualcosa in loro si espandesse beatificandoli.

 

Gli effetti singolari che noi possiamo ancora oggi sentire nel nostro cuore fisico, come conseguenza di una parola di amore o di odio, avevano avuto un’intensità immensa all’inizio della nostra civiltà postatlantica. Da questi effetti, dall’azione che si poteva allora esercitare sull’anima, gli uomini erano in grado di trarre ben altro partito che non oggi; oggi infatti non fa gran differenza il modo in cui una parola viene pronunciata.

Per quanto amore si possa immettere in una parola, quando essa si urta contro l’organismo umano attuale, vien sempre più o meno respinta; non può penetrarvi. Ciò non dipende soltanto da come essa viene pronunciata, ma da come può venire accolta.

 

• Oggi è diventato impossibile agire direttamente sull’anima di un uomo in modo da penetrare fin entro il suo organismo fisico.

È impossibile farlo direttamente.

Però, in un certo senso, ciò diventerà nuovamente possibile; ci avviciniamo infatti a un avvenire in cui la spiritualità riacquisterà la sua importanza, e già oggi siamo in grado di accennare a come saranno in avvenire queste cose.

 

Oggi, nel nostro ciclo attuale, possiamo fare ben poco affinché l’amore, la benevolenza, la saggezza della nostra anima si riversino direttamente in un’altra anima, acquistando su di essa quella forza che opera fin entro il corpo fisico. Oggi dobbiamo riconoscere che solo indirettamente possiamo produrre un simile effetto.

Ma in avvenire l’azione spirituale sarà di nuovo possibile. Sarà possibile ovunque si affermerà la concezione scientifico-spirituale, perché questa concezione è il principio del rafforzamento dell’anima.

 

• Solo raramente è possibile al giorno d’oggi che una parola ottenga degli effetti fisici.

È possibile però che delle persone si riuniscano per accogliere nella loro anima una somma di verità spirituali. Queste verità spirituali allora si rafforzeranno, acquisteranno a poco a poco forza nelle anime, e in tal modo potranno operare anche entro l’organismo fisico e potranno formarlo a loro immagine. Così in avvenire l’elemento animico-spirituale riacquisterà il suo potere sul fisico e lo plasmerà a propria immagine.

•In quegli antichissimi tempi, nell’India antica, anche l’effettuarsi delle guarigioni avveniva in modo diverso da come avvenne più tardi. Anch’esse infatti erano connesse con le condizioni di cui abbiamo parlato.

 

Allora, con l’influsso esercitato su un’anima, si poteva ottenere un enorme effetto sul corpo; con la parola compenetrata del giusto impulso di volontà si poteva agire sull’anima di un altro in modo tale che questa ne trasmettesse a sua volta l’effetto sul corpo eterico, e poi sul corpo fisico. Se si era consapevoli di quale effetto il malato abbisognasse, si poteva produrre l’influsso corrispondente sulla sua anima e, per tramite di questa, sul corpo fisico apportando la guarigione.

 

Tutto ciò allora era elevato ad un massimo grado, perché il medico indiano dominava in modo particolare quel genere di influssi sulle anime. Ci si renderà conto perciò che all’epoca indiana il guarire era un processo molto più spirituale di quanto non possa esserlo oggi. Ho detto espressamente: di quanto non possa esserlo oggi. In futuro però, ci riavvicineremo a una tal forma di guarigione.