I 4 Vangeli dal punto di vista dell’indagine spirituale

O.O. 114 – Il Vangelo di Luca – 15.09.1909


 

A ciascun grado della conoscenza soprasensibile

ci si presentano i grandi segreti connessi con quello che chiamiamo l’evento del Cristo; c

osicché tanto la conoscenza immaginativa, quanto l’ispirazione e l’intuizione

hanno molte, infinite cose da dire intorno a quell’evento grandioso.

 

Se dunque, partendo da questo punto di vista, volgiamo lo sguardo ai quattro Vangeli, possiamo dire che

il vangelo di Giovanni è scritto dal punto di vista di un iniziato

che è penetrato nei misteri dell’universo fin su all’intuizione,

e che descrive perciò l’evento del Cristo com’esso si presenta all’intuizione.

 

Ma chi penetri più a fondo nelle peculiarità del vangelo di Giovanni dovrà riconoscere (come vedremo appunto in questo ciclo di conferenze) che tutto quanto in esso si presenta in modo particolarmente chiaro e spiccato è detto dal punto di vista dell’ispirazione e dell’intuizione, mentre tutto ciò che risulta dalle figure dell’immaginazione è invece pallido e indistinto.

 

Sicché l’autore del vangelo di Giovanni (a prescindere da quanto egli vi ha pur sempre introdotto di immaginativo) noi lo possiamo chiamare l’annunziatore di tutto ciò che, sull’evento del Cristo, consta a chi possieda la parola interiore, fino al grado dell’intuizione.

Infatti in sostanza egli ci caratterizza i misteri del regno del Cristo, dal punto di vista della parola interiore ovvero del Logos.

 

A base del vangelo di Giovanni sta dunque la conoscenza ispirativa e intuitiva.

Diverso è il caso negli altri Vangeli;

e nessuno degli altri evangelisti ha espresso quanto aveva da dire

con la chiarezza dell’autore del vangelo di Luca.

 

Al vangelo di Luca è premessa una breve, mirabile introduzione, un’introduzione che dice circa così: Molti uomini, prima dell’autore del vangelo di Luca, si sono accinti a raccogliere e a narrare ogni sorta di storie intorno agli eventi di Palestina.

Ed ora, per ordinare e precisare tutto ciò, l’autore stesso del vangelo di Luca intraprende a narrare (e qui vengono parole di grande importanza) quello che «sono in grado di comunicare coloro che fin da principio furono testimoni oculari e ministri della parola».

 

Dunque l’evangelista Luca vuol comunicare ciò che hanno da dire coloro i quali furono testimoni oculari e ministri della parola. Il vangelo di Luca, parlando di coloro che furono testimoni oculari, ossia che videro essi stessi, intende coloro che possiedono la conoscenza immaginativa, che possono penetrare nel mondo delle immagini a percepirvi l’evento del Cristo, che sono particolarmente educati a guardare attraverso tali immagini, e che hanno una veggenza autonoma, esatta e chiara.

 

Luca pone le loro comunicazioni a base del suo vangelo. Essi furono al tempo stesso ministri della parola. Espressione significativa!

Egli non dice che possedevano la parola, perché tale sarebbe chi possedesse la piena conoscenza ispirativa; ma dice ministri o servi della parola, persone dunque che non dispongono dell’ispirazione in ugual misura delle immaginazioni, ma che hanno a disposizione le rivelazioni del mondo dell’ispirazione.

Ai ministri viene comunicato ciò che l’iniziato percepisce; essi possono annunziarlo perché i loro maestri glielo hanno detto. Essi sono ministri e non possessori della parola.

 

Così il vangelo di Luca si fonda sulle comunicazioni di coloro che sono veggenti,

che sperimentano autonomamente il mondo immaginativo,

od hanno imparato ad esprimere quanto vedono in esso, coi mezzi di chi possiede l’ispirazione;

si fonda sulle comunicazioni di coloro che si sono fatti ministri della parola.

 

Ecco un nuovo esempio di come esatte siano le parole dei Vangeli e di come esse siano da intendersi letteralmente. Tutto è esatto e preciso in questi documenti scritti sulla base della scienza dello spirito; spesso l’uomo moderno non ha nessuna idea della precisione ed esattezza con le quali vengono scelte le parole in questi documenti.

 

Ma anche questa volta

– come sempre quando si svolga questo genere di considerazioni dal punto di vista antroposofico –

dobbiamo ricordare che per la scienza dello spirito i Vangeli non sono la vera fonte della conoscenza.

Chi stia rigorosamente sul terreno della scienza dello spirito,

non riconoscerà la verità di una notizia, solo perché essa sta scritta nei Vangeli.

 

L’occultista non attinge la sua conoscenza da alcun documento scritto,

ma da ciò che gli vien fornito dall’indagine spirituale del suo tempo.

Quello che attualmente gli esseri spirituali hanno da dire agli iniziati e ai chiaroveggenti,

è fonte della vera scienza dello spirito. E oggi, in un certo senso, queste fonti sono le stesse che in passato.

 

Anche oggi si possono chiamare chiaroveggenti coloro che hanno la visione del mondo immaginativo,

mentre si possono chiamare iniziati soltanto coloro che possono elevarsi al grado dell’ispirazione e dell’intuizione.

Anche oggi dunque il vocabolo «chiaroveggente» non è sinonimo di iniziato.

 

Ciò che troviamo nel vangelo di Giovanni poteva fondarsi soltanto sull’indagine dell’iniziato capace di innalzarsi fino alla conoscenza ispirativa e intuitiva.

Ciò che troviamo negli altri vangeli poteva fondarsi sulle comunicazioni dei chiaroveggenti: dei chiaroveggenti non ancora iniziati i quali non potevano ascendere al mondo dell’ispirazione e dell’intuizione.

 

Se dunque ci atteniamo strettamente alla distinzione sopra indicata, possiamo dire che il vangelo di Giovanni è fondato sull’iniziazione, e gli altri tre vangeli (soprattutto quello di Luca, secondo la dichiarazione stessa del suo autore) sono basati sulla chiaroveggenza. E appunto perché si basa particolarmente sulla chiaroveggenza, appunto perché trae partito da tutto ciò che il più esperto chiaroveggente può contemplare, il vangelo di Luca ci offre un’immagine precisa di quanto nel vangelo di Giovanni ci si presenta soltanto in pallide immagini.

Cercherò di mettere ancor meglio in evidenza queste distinzioni.

 

Supponiamo (ciò che però difficilmente potrebbe accadere) che oggi a un iniziato si aprissero i mondi dell’ispirazione e dell’intuizione, senza però che egli fosse chiaroveggente in modo da poter conoscere il mondo dell’immaginazione. Supponiamo che costui incontrasse qualcun altro che non fosse iniziato, ma che, per una ragione qualsiasi, potesse contemplare in tutta la sua estensione la sfera dell’immaginazione. Quest’ultimo potrebbe allora comunicare al primo molto di ciò che egli è in grado di vedere, e che il primo potrebbe essere capace di spiegare coi mezzi dell’ispirazione, anche senza poterlo vedere da sé perché gli manca la chiaroveggenza.

 

Oggi molti uomini sono chiaroveggenti senza essere iniziati;

invece ben difficilmente avviene il contrario;

potrebbe però darsi che un iniziato avesse il dono della chiaroveggenza,

ma che per qualche ragione non potesse arrivare, in un determinato caso, alla visione immaginativa;

allora un chiaroveggente potrebbe comunicargli molti fatti rimasti a lui finora ignoti.

 

Dobbiamo sempre di nuovo affermare decisamente che l’antroposofia o scienza dello spirito poggia esclusivamente sulle indagini degli iniziati, e né il vangelo Giovanni né gli altri vangeli sono fonti della sua conoscenza. Fonte della conoscenza antroposofica è solo ciò che oggi è possibile investigare senza alcun documento storico. Poi si potrà accostarsi ai documenti e cercare di confrontarli con i risultati delle indagini spirituali.

 

Noi ritroviamo espresso in modo grandioso nel vangelo di Giovanni ciò che l’indagine spirituale può scoprire oggi, e sempre, intorno all’evento del Cristo. Ecco perché questo Vangelo ci è così immensamente prezioso: perché ci mostra che allora un individuo sapeva scrivere come scrive anche oggi chi è iniziato ai mondi spirituali. Da tempi remoti giunge a noi, per così dire, la medesima voce che può farsi sentire oggi.

 

Anche per gli altri vangeli, incluso quello di Luca, si può dire circa la medesima cosa. Le immagini che Luca ci descrive non sono per noi la fonte della conoscenza dei mondi spirituali; fonte di conoscenza è per noi quanto l’ascesa ai mondi spirituali ci offre di per se stessa. E quando parliamo dell’evento del Cristo, fonte di conoscenza è per noi quel grande quadro di immaginazioni che ci si presenta quando volgiamo lo sguardo ai fatti che stanno all’inizio della nostra èra. Confrontiamo poi quello che ci si palesa in tal modo con le immagini descritte nel vangelo di Luca.