I 7 gradini dell’iniziazione cristiana

O.O. 112 – Il Vangelo di Giovanni in relazione agli altri 3 – 07.07.1909


 

In altre conferenze ho spesso indicato

i gradini iniziali che si devono salire per arrivare alla visione dell’entità del Cristo.

• Il discepolo deve rivivere ciò che ci viene tracciato nel Vangelo di Giovanni.

 

In proposito indicheremo con dei brevi cenni come l’uomo possa evolversi ed elevarsi al mondo spirituale

in cui la luce del Cristo è stata accesa fin dall’evento del Golgota.

Per riuscirvi occorre che l’uomo decida di percorrere una determinata scala di sentimenti.

 

1   – Il primo è che l’uomo si dica: «Guardo la pianta. Essa cresce dal terreno minerale, cresce e fiorisce. Ma se la pianta potesse sviluppare una coscienza come quella dell’uomo, dovrebbe abbassare lo sguardo al regno minerale, alla terra minerale, sulla quale essa cresce, e dovrebbe dire che fra gli esseri odierni della natura la pietra è un essere inferiore ad essa, ma che senza la pietra, senza il regno inferiore, essa non potrebbe esistere.

 

Così se l’animale si avvicinasse alla pianta e potesse sentire che la pianta forma il sostrato della sua esistenza, esso dovrebbe dire che come animale è un essere superiore alla pianta, ma che senza di essa non potrebbe esistere. L’animale dovrebbe inchinarsi con umiltà davanti alla pianta e dirle che ad essa, pianta inferiore, deve la sua esistenza.

 

Nel regno umano ognuno che fosse salito a gradini più alti, dovrebbe volgere spiritualmente lo sguardo in basso su ciò che è sotto di lui, e dire che ogni essere appartiene sì a un mondo inferiore, ma che come la pianta deve inchinarsi alla pietra e l’animale alla pianta, così l’uomo, da un gradino più elevato, dovrebbe dire che deve agli esseri inferiori la sua esistenza.

 

Quando poi l’uomo per settimane e mesi, forse per anni, si è permeato, sotto la direzione della propria guida, di tali sentimenti di umiltà universale, arriva finalmente al punto di sapere che cosa è la «lavanda dei piedi». Gli si dischiude infatti la visione diretta spirituale di ciò che il Cristo fece allorché, quale essere superiore, si inchinò dinanzi ai dodici e lavò loro i piedi. L’intero significato di questo evento si rivela per visione al discepolo, ed egli sa così che tale evento ebbe luogo. Lo svolgimento della conoscenza lo conduce al punto di non aver più bisogno di altra prova; egli guarda ora direttamente nel mondo spirituale e vede il Cristo nella scena della lavanda dei piedi.

 

2   – Un uomo siffatto può essere diretto poi dalla sua guida in modo da acquistare la forza di sopportare serenamente nel mondo tutte le sofferenze e i dolori che possano colpirlo, senza lagnarsi. Si fortificherà in modo che tali sofferenze e dolori non saranno più tali per lui, perché saprà che sono necessari nel mondo. Quando l’uomo è diventato abbastanza saldo nell’anima, da quella osservazione nasce nella sua anima il sentimento della «flagellazione», e l’uomo sente spiritualmente in sé la flagellazione. Essa gli dischiude il suo occhio spirituale affinché egli stesso veda la flagellazione, quale viene descritta nel Vangelo di Giovanni.

 

3   – In seguito l’uomo viene guidato a sviluppare la forza che è di un gradino ancora superiore; egli ormai non è soltanto in condizione di sopportare la sofferenza e il dolore di tutto il mondo, ma può dirsi di possedere un sacro ideale, al quale dedicare tutta la sua persona. L’intero mondo potrà deriderlo e canzonarlo, ma quell’ideale è per lui il più sacro. La derisione e le beffe generali non lo tratterranno da quel suo sacro ideale, anche se dovesse rimaner solo. Egli si impegna per quello. Allora l’uomo sperimenta in sé spiritualmente «la coronazione di spine». E senza alcun documento storico, il suo occhio spirituale gli mostra la scena del Vangelo di Giovanni in cui viene descritta la coronazione di spine.

 

4   – Quando poi l’uomo, sotto una giusta guida, arriva a considerare la propria esistenza fisica in modo del tutto diverso da prima, quando impara a considerare il proprio corpo come qualcosa che egli porta esteriormente, quando è diventato per lui un sentimento naturale il portare il proprio copro fisico nel mondo come uno strumento esteriore, allora è arrivato al quarto gradino dell’iniziazione cristiana, è arrivato al «portare la croce». Non per questo è diventato un debole asceta; anzi ha imparato allora ad adoperare molto meglio lo strumento fisico che possiede. Quando si è imparato a considerare il proprio corpo come qualcosa che si porta, si è arrivati al quarto gradino dell’iniziazione cristiana, quello che si chiama: il portare la croce. Allora ci si eleva alla visione spirituale della scena in cui il Cristo porta sulle spalle la sua croce, così come, per mezzo della propria aumentata forza animica, si è imparato a portare il proprio corpo su di sé come fosse un pezzo di legno.

 

5   – Si presenta allora quello che si può denominare il quinto gradino dell’evoluzione cristiana, quello che si chiama la «morte mistica». Per virtù della nostra maturazione interiore, tutto ciò che ci attornia, L’intero mondo fisico sensibile, ci appare come spento. Le tenebre ci attorniano. Arriva allora un momento in cui quelle tenebre sembrano squarciarsi, come se una tenda venisse aperta, e dietro il mondo fisico vediamo il mondo spirituale. In quel momento si presenta anche un altro fatto. Abbiamo ora imparato a conoscere nel loro vero aspetto che cosa sono il peccato e il male; a questo gradino abbiamo cioè imparato a conoscere che cosa è la «discesa agli inferi».

 

6   – Impariamo poi a considerare non soltanto il nostro corpo come qualcosa di estraneo; ma anche tutto il resto, tutto ciò che vi è sulla terra, viene considerato come qualcosa che ci appartiene come il nostro corpo, tutto viene considerato come facente parte di noi, così come veniva considerato dall’antica chiaroveggenza; e impariamo a considerare anche le sofferenze degli altri uomini, in quanto appartenenti ad un grande organismo, come parte di noi. Ci troviamo così uniti alla terra in proporzione di questa nostra conoscenza. Sperimentiamo allora la « sepoltura nella terra », « la sepoltura ». E mentre siamo uniti con la terra siamo pure risorti da essa, perché con ciò abbiamo valutato che cosa significa: «La terra sta divenendo un nuovo sole!».

  Per mezzo di questo quarto, quinto e sesto gradino dell’iniziazione cristiana abbiamo conseguito ciò che ci rende capaci di vedere l’evento del Golgota per visione propria, riusciamo a sperimentare l’evento del Golgota. Non occorre ormai più nessun documento; i documenti ci hanno guidato a salire i gradini.

 

7   – Viene poi il settimo gradino, che si chiama «l’ascensione», in altre parole il vivere nel mondo spirituale. È il gradino di cui con ragione si può dire che non lo si può esprimere con una parola tolta dal nostro linguaggio, che può rappresentarselo soltanto chi sia diventato capace di pensare senza lo strumento del cervello.

 

I miracoli della resurrezione possono essere pensati

soltanto da chi non ha più bisogno di pensare con lo strumento del cervello fisico.

 

Per il fatto che coloro i quali assistevano come credenti all’evento del Golgota avevano gli occhi spirituali aperti e potevano vedere ciò che allora si verificò, per tale fatto sarebbero stati in condizione di vedere il Cristo nel modo che ho descritto; di vederlo cioè quando egli si fosse palesato entro l’aura della terra ai loro occhi spirituali aperti. Così essi avrebbero potuto vedere il Cristo – anche se sotto un certo riguardo egli avesse conservato sempre la forma che aveva allora – se il Cristo stesso, quale entità spirituale, non avesse anche acquistato qualcosa avendo trionfato della morte. Arriviamo così ad un concetto difficile da afferrare.

 

L’uomo impara di continuo mentre si evolve sempre ulteriormente, dal gradino in cui si trova. Ma non soltanto l’uomo; ogni essere dal più basso all’essere divino più alto, impara continuando ad evolversi. Fino ad ora abbiamo descritto nei suoi effetti e nei suoi frutti ciò che il Cristo, quale essere divino, fece per l’umanità nel corpo di Gesù di Nazareth. Ora però domandiamo se così anche il Cristo abbia sperimentato qualcosa in se stesso che lo ha condotto a un gradino superiore. Sì, così è stato.

 

Anche le entità divino-spirituali sperimentano qualcosa che le conduce a un gradino superiore.

Egli fece apparire a quelli che erano i suoi compagni ciò che aveva sperimentato,

la sua ascesa in un mondo ancora più elevato di quello in cui prima si trovava; fece cioè apparire la sua ascensione.

 

Perciò anche chi vive da non iniziato, da non chiaroveggente,

per mezzo dello strumento del cervello fisico può comprendere – anche se direttamente non li vede –

i sei primi gradini dell’iniziazione cristiana.

 

Il settimo gradino però, l’ascensione, può essere compreso soltanto

dal chiaroveggente che non è più vincolato allo strumento del cervello fisico,

e che abbia egli stesso veduto una volta che cosa significa pensare e vedere senza il cervello.