I – A partire dalla Pentecoste la corrente di forza del Cristo si riversò su tutta la Terra

O.O. 148 – Il Quinto vangelo – 01.10.1913


 

Sommario: Il concetto del Cristo assumerà in futuro un ruolo del tutto diverso e più importante di quanto non abbia rivestito finora. Dal Cristo è derivata un’azione enorme, ma vi ha contribuito in minima parte il sapere intorno al Cristo stesso. Vediamo il cristianesimo diffondersi per opera di portatori che non comprendono l’essenza del cristianesimo stesso; lo vediamo combattuto da un’alta cultura che non può afferrare il significato dell’impulso del Cristo. Il cristianesimo si diffonde in Europa tra popoli, come quelli germanici, che provengono da concezioni religiose assai diverse. Copernico e Giordano Bruno, entrambi pervennero alle loro idee partendo dal cristianesimo e agirono per impulso cristico. La Chiesa comprese molto male i frutti del cristianesimo. Quello che i popoli fecero, anche nell’èra moderna, è un risultato, un frutto del cristianesimo.Tutta la scienza moderna è figlia del cristianesimo, è la continuazione diretta dell’impulso cristico. Gli impulsi cristici agiscono anche là dove li si rinnega. Tali impulsi sono nella scienza e le faranno superare il materialismo. Il cristianesimo si diffonde, qualunque cosa gli uomini ne pensino in pro o in contro. È il Cristo stesso che passa da cuore a cuore, da anima ad anima, che può passare e agire attraverso il mondo, ed è indifferente che nell’evoluzione dei secoli le anime lo capiscano o no. Il Cristo stesso procede negli uomini semplici attraverso il mondo greco e italico, verso occidente e verso il nord, afferrando sempre più anime umane. È Lui, il reale e verace Cristo, che agisce sulla Terra come anima della Terra stessa. È passato il tempo in cui il Cristo agiva nel modo testé caratterizzato, ed è venuto il tempo nel quale gli uomini dovranno conoscere e comprendere il Cristo. A partire dalla Pentecoste la corrente di forza del Cristo si riversò su tutta la Terra.

 

L’argomento che mi propongo di sviluppare in questi giorni mi sembra particolarmente importante in relazione al tempo e alle condizioni attuali. Premetto che l’argomento di un « Quinto Vangelo » non corrisponde ad alcun desiderio di risvegliare sensazioni o simili cose, e spero di mostrare che si può parlare di un « Quinto Vangelo » in un certo senso che deve starci molto a cuore attualmente, e che per quello che intendiamo esporre nessun altro nome è più adatto di questo. Finora non esiste ancora una forma scritta di un « Quinto Vangelo », ma in giorni futuri dell’umanità esso sarà disponibile in una redazione ben determinata. In un certo senso si può affermare che questo « Quinto Vangelo » è altrettanto antico quanto gli altri quattro.

Perché io possa parlare di questo Quinto Vangelo, è necessaria tra di noi un’intesa, in forma di introduzione, sopra alcuni punti importanti, necessari per comprendere appieno quello che ormai vogliamo chiamare il Quinto Vangelo. Vorrei prendere l’avvio dall’affermazione che non è certo lontano il tempo in cui, anche nelle scuole di grado inferiore, quella scienza che nell’insegnamento più primitivo si chiama di solito Storia, si intenderà diversamente da come è stata intesa finora.

 

• In particolare il concetto del Cristo (come lo dimostreranno i prossimi giorni),

l’idea del Cristo, come la si avrà nella storia, anche nelle sue forme più elementari,

assumerà in futuro un ruolo del tutto diverso e più importante di quanto non abbia rivestito finora.

 

So bene che con questa frase esprimo un paradosso; riflettiamo tuttavia che non occorre riandare tanto addietro nel tempo per trovare epoche in cui innumerevoli cuori, appartenenti sia ai più semplici sia ai più colti abitanti dell’Europa occidentale, assai più di oggi rivolgevano al Cristo i propri sentimenti e le proprie sensazioni. Ciò accadeva un tempo in misura molto più rilevante.

Chi si guarda attorno su quello che oggi si scrive, chi riflette su quello che interessa l’uomo presente, o su quello che gli sta a cuore, avrà l’impressione che l’entusiasmo, la commozione, il sentimento per l’idea del Cristo sono in grande diminuzione, specie là dove si hanno pretese di educazione conforme ai tempi. Appare così paradossale che io abbia detto che il nostro tempo tenda a che l’idea del Cristo abbia in un futuro non lontano, nella considerazione storica dell’umanità, un ruolo molto più importante di quanto non avvenisse finora. Non sembra questa un’assoluta contraddizione?

Cerchiamo ora di avvicinarci da un altro lato a questo pensiero: ebbi già spesso occasione, anche in questa città, di parlare dell’importanza e della sostanza dell’idea del Cristo; inoltre nei libri e nei cicli disponibili si trovano svariate esposizioni sui misteri dell’entità del Cristo e dell’idea del Cristo, tratte dalle profondità della scienza dello spirito.

 

Chiunque accolga quanto è detto in genere in conferenze, cicli e nei nostri libri,

deve formarsi l’opinione che per una piena comprensione dell’entità del Cristo occorra un insieme di strumenti,

che si deve far riferimento ai più profondi concetti e idee,

se ci si vuole elevare alla completa comprensione dell’essenza del Cristo

e di come il suo impulso agisse attraverso i secoli.

• Si potrebbe perfino giungere all’idea, se non vi fossero contraddizioni,

che si debba prima conoscere l’intera teosofia o antroposofia per riuscire ad elevarsi a una giusta idea del Cristo.

 

Ma se prescindiamo da questo e guardiamo allo sviluppo spirituale dei secoli scorsi, ci si fa incontro quel che era disponibile di secolo in secolo, in una scienza circostanziata e approfondita, e che avrebbe dovuto essere determinante per comprendere il Cristo e la sua comparsa; per secoli gli uomini applicarono le loro idee più elevate e più significative alla comprensione del Cristo. Anche qui potrebbe sembrare come se solo le umane attività intellettuali più significative fossero sufficienti a comprendere il Cristo. Ma è proprio così? Che così non è ce lo può dimostrare una semplice considerazione.

 

Poniamo così per dire sul piatto di una bilancia spirituale tutta l’erudizione, la scienza, anche la comprensione antroposofica relative al concetto del Cristo che finora contribuirono alla comprensione del Cristo, e poniamo nel nostro pensiero sull’altro piatto della bilancia tutti i profondi sentimenti, tutto il fervore delle anime umane che nel corso dei secoli si rivolsero a quello che si chiama il Cristo, e troveremo che tutta l’erudizione, tutta la scienza, perfino tutta l’antroposofia che possiamo radunare a spiegazione del Cristo, fa alzare sorprendentemente in alto il primo piatto della bilancia, mentre tutti i profondi sentimenti e le sensazioni che gli uomini rivolsero all’entità del Cristo, alla comparsa del Cristo, spingono molto verso il basso l’altro piatto della bilancia.

 

Non si esagera affermando che dal Cristo è derivata un’azione enorme,

ma che vi ha contribuito in minima parte il sapere intorno al Cristo stesso.

 

Sarebbe stato male per il cristianesimo se gli uomini, per aderire al Cristo avessero usato le dotte spiegazioni del medioevo, della scolastica e dei padri della Chiesa, oppure se gli uomini avessero solo avuto bisogno di quanto oggi, mediante l’antroposofia, possiamo presentare per comprendere l’idea del Cristo: quanto saremmo in grado di fare con ciò, sarebbe assai poco. Non credo che chiunque consideri con imparzialità il corso del cristianesimo attraverso i secoli, possa opporsi seriamente a questi pensieri. Ma possiamo avvicinarli con più precisione anche da un altro lato.

 

Torniamo a ritroso con lo sguardo ai tempi in cui non vi era ancora il cristianesimo; mi basta rammentare come nell’antica Grecia dalla scena della tragedia, soprattutto nelle sue forme più antiche, risultava direttamente visibile l’azione divina, quando si rappresentava il combattimento del dio, oppure quello dell’uomo nell’anima del quale operava il dio combattente. Mi basta indicare come Omero intessé di azione spirituale il suo significativo poema, mi basta accennare alle grandi figure di Socrate, di Platone, di Aristotele. Con questi nomi sorge di fronte alla nostra anima una vita spirituale sublime in un campo particolare. Prescindendo da tutto il resto, guardiamo solo alla figura di Aristotele, che operò secoli prima della fondazione del cristianesimo, e ci si presenta qualcosa che in certo modo non ha trovato fino al nostro tempo alcun accrescimento, alcun perfezionamento.

 

Il pensiero, la struttura logica di Aristotele sono ancor oggi così perfetti che si può affermare:

era stato raggiunto qualcosa di tanto alto nel pensiero umano che un ulteriore accrescimento non è finora avvenuto.

 

E ora vogliamo stabilire una singolare ipotesi, della quale avremo bisogno nei prossimi giorni: immaginiamo che i Vangeli, dai quali si può apprendere qualcosa sulla figura del Cristo, non esistano affatto; supponiamo che non vi siano tali documenti primari del Nuovo Testamento.

Vogliamo in certo modo prescindere da quanto si disse sulla fondazione del cristianesimo, ed esaminarne il corso come fatto storico, guardando solo a quanto avvenne tra gli uomini lungo i secoli postcristiani; dunque senza i Vangeli, senza gli Atti degli Apostoli, senza le Lettere di Paolo, e così via, considerando solo quello che in realtà avvenne. Non è che un’ipotesi, ma essa sarà utile al nostro scopo. Che cosa accadde dunque nei tempi decorsi prima e dopo la fondazione del cristianesimo?

 

Se volgiamo lo sguardo verso l’Europa meridionale, troviamo in un certo tempo un sommo sviluppo spirituale,

che abbiamo testé identificato nel suo rappresentante Aristotele,

una vita spirituale sommamente evoluta che ebbe nei secoli successivi ancora uno speciale sviluppo.

All’epoca in cui il cristianesimo cominciò a farsi strada nel mondo,

vi erano nel sud dell’Europa numerosi uomini colti che avevano accolto la vita spirituale greca.

 

Fino ad arrivare a Celso , singolare personalità e violento avversario del cristianesimo, seguendo lo sviluppo del cristianesimo, si trovano in Italia e in Grecia, fino al secondo e terzo secolo, uomini di alta formazione spirituale, che hanno fatto proprie le somme idee di Platone, il cui acume si comporta realmente come una continuazione di quello di Aristotele, spiriti sottili e forti di formazione greca, romani di cultura greca, i quali avevano aggiunto l’aggressività e il personalismo della romanità all’eleganza spirituale greca.

 

In questo mondo penetra l’impulso cristico.

Esso si presentava allora in modo da poter affermare

che i suoi rappresentanti si comportavano come gente incolta

in confronto all’intellettualità e alla sapienza del mondo

che portavano in sé numerosi rappresentanti della cultura greca e romana.

Uomini privi di istruzione si spingono in un ambiente intellettualmente maturo,

e qui assistiamo a un singolare spettacolo:

queste nature primitive e semplici, portatori del primo cristianesimo,

diffondono con una relativa rapidità il loro cristianesimo nell’Europa meridionale.

 

Se noi oggi, con la comprensione antroposofìca del cristianesimo, cerchiamo di accostarci alle nature semplici e primitive che allora diffondevano il cristianesimo, possiamo affermare, prescindendo dal grande pensiero del Cristo cosmico che deve sorgere oggi con l’antroposofia e limitandoci a pensieri sul Cristo assai più semplici, che

i portatori in quel tempo dell’impulso cristico, i quali si inserivano entro la progredita cultura greca,

non comprendevano del Cristo assolutamente nulla.

Sul mercato della vita greco-romana essi non avevano da offrire nulla all’infuori della loro interiorità che essi avevano formato grazie al loro rapporto personale con l’amato Cristo; essi amavano infatti tale rapporto come fosse quello di un caro membro della famiglia.

 

Coloro che introducevano il cristianesimo nella romanità e nella grecità di quell’epoca,

lo stesso cristianesimo che continuò a svilupparsi fino ai nostri tempi,

non erano teologi o teosofi colti, non erano affatto istruiti.

 

I teosofi colti di allora, gli gnostici, si erano sì elevati a idee altissime sul Cristo, ma essi avevano potuto produrre solo ciò che dobbiamo porre sul piatto più leggero della bilancia. Se fosse dipeso dagli gnostici, il cristianesimo non avrebbe avuto il suo corso vittorioso nel mondo. Non era un’intellettualità colta che dall’oriente si introdusse nell’antica grecità e romanità, portandole con una certa rapidità ad affondare. Così si presenta il fenomeno, visto da un lato.

 

Dall’altro lato troviamo uomini di alta posizione intellettuale, come Celso, il nemico del cristianesimo, il quale già allora aveva addotto ogni argomento contro di esso, come ancora oggi lo si può addurre e come fece anche il filosofo imperatore Marc’Aurelio, troviamo i sottili neoplatonici che allora sostenevano idee in confronto alle quali la filosofia odierna è un gioco da bambini, in quanto superavano di gran lunga le nostre idee per ampiezza, elevatezza e orizzonte intellettuale. Troviamo cioè tutto quanto quegli spiriti ebbero a dire contro il cristianesimo; se poi ci immedesimiamo in quello che tali altolocati intellettuali dello spirito greco-romano avevano da opporre al cristianesimo dal punto di vista della filosofia greca, riceviamo l’impressione che tutti loro non avevano compreso alcunché dell’impulso del Cristo.

 

Vediamo il cristianesimo diffondersi per opera di portatori che non comprendono l’essenza del cristianesimo stesso; lo vediamo combattuto da un’alta cultura che non può afferrare il significato dell’impulso del Cristo.

 

L’ingresso del cristianesimo nel mondo è invero singolare

poiché i suoi partigiani e i suoi avversatori nulla comprendono del suo vero spirito.

Pure gli uomini ebbero nella loro anima la forza di portare al trionfo nel mondo l’impulso del Cristo.

 

Consideriamo ora coloro che sostengono il cristianesimo con un certo peso, come il famoso padre della Chiesa Tertulliano, un romano della cui lingua possiamo dire che è quasi una nuova redazione del latino, un uomo che coniava con precisione nuove parole e che si fa riconoscere come una personalità importante. Ma se ci domandiamo a che punto stia Tertulliano con l’idea del Cristo, troviamo che egli mostra poca intellettualità, poca altezza spirituale. Anche i difensori del cristianesimo non concludono molto. Spiriti come Tertulliano sono tuttavia efficaci grazie alla loro personalità, ma i greci colti non potevano stimare molto le sue ragioni. Ciononostante egli opera con fascino, ma grazie a che? E proprio questo importa!

 

Qui sentiamo che si pone un interrogativo: che cosa fa agire i portatori dell’impulso del Cristo, per quanto ne capiscano ben poco? che cosa fa agire i padri della Chiesa, fino ad Origene, dei quali si conosce l’inettitudine in merito alla comprensione dell’impulso del Cristo? che cosa la cultura greco-romana, nonostante l’altezza cui era assurta, non riusciva a capire dell’essenza dell’impulso del Cristo? che cos’è tutto ciò?

 

Ma andiamo oltre: ci imbattiamo ancora più spiccatamente nello stesso fenomeno osservando la vita storica. Vediamo secoli nei quali il cristianesimo si diffonde in Europa tra popoli, come quelli germanici, che provengono da concezioni religiose assai diverse; essi nonostante la loro aderenza, o l’apparente aderenza alle loro concezioni religiose, accolsero con piena forza l’impulso del Cristo, come se fosse la loro stessa vita. Se consideriamo i più efficaci apostoli dei popoli germanici, si trattava forse di gente di formazione teologico-scolastica? Niente affatto.

 

Erano persone con un’anima relativamente primitiva, capitate tra la gente per parlare in maniera primitiva con le più comuni e quotidiane espressioni, giungendo però direttamente ai cuori. Sapevano trovare parole capaci di far vibrare le corde più profonde dei loro ascoltatori. Per ogni dove si presentavano persone semplici, ed erano quelle che operavano nel modo più efficace.

 

Così vediamo il diffondersi del cristianesimo nel corso dei secoli, e ammiriamo come esso dia l’occasione al formarsi di un’erudizione, di una scienza e di una filosofia. Non sottovalutiamo tale filosofia, ma oggi vogliamo occuparci dello strano fenomeno di un cristianesimo che si diffonde nel medioevo tra popoli che fino allora avevano portato nella loro anima concezioni del tutto diverse, un cristianesimo che pure entrò presto nelle loro anime.

 

In un futuro non tanto lontano ci sarà poi altro da rilevare, parlando del diffondersi del cristianesimo. Parlando dell’effetto dell’impulso del Cristo, si può con facilità venir compresi, quando si dice che in un determinato tempo i frutti del diffondersi del cristianesimo si sono mostrati tali da poter affermare:

la diffusione dell’impulso del Cristo portò entusiasmo.

Ma quando si sale ai tempi moderni,

pare smorzarsi quello che nel corso del medioevo abbiamo potuto considerare un cristianesimo in espansione.

 

Consideriamo ora l’epoca di Copernico, quella dell’inizio della scienza della natura, fino al secolo diciannovesimo: potrebbe sembrare che la scienza, che a partire da Copernico prese piede nella vita spirituale dell’occidente abbia lavorato contro il cristianesimo, come lo sembrano corroborare fatti esteriori.

Per esempio la chiesa cattolica aveva messo all’Indice Copernico fino agli anni Venti del secolo scorso perché lo considerava suo nemico. Ma questi sono fatti esteriori, Copernico fu comunque un canonico. Quando la chiesa cattolico bruciò Giordano Bruno, egli era ben domenicano. Entrambi pervennero alle loro idee partendo dal cristianesimo e agirono per impulso cristico.

 

Chi volesse mantenersi sul terreno della Chiesa

e volesse credere che questi non fossero stati frutti del cristianesimo,

avrebbe compreso male il problema.

Dai fatti addotti si dimostra solo chela Chiesa comprese molto male i frutti del cristianesimo;

le occorse tutto il tempo fino al secolo diciannovesimo per riconoscere

che le idee di Copernico non si possono sopprimere mediante l’Indice.

 

Chi sa approfondire le cose, dovrà riconoscere che tutto quello che i popoli fecero, anche nell’èra moderna,

è un risultato, un frutto del cristianesimo,

che grazie ad esso lo sguardo dell’uomo si rivolse dalla Terra verso le ampiezze celesti,

proprio come lo fecero Copernico e Giordano Bruno.

Ciò fu possibile solo entro la cultura cristica e grazie all’impulso del Cristo.

 

A chi considera la vita spirituale non alla superficie, ma in profondità,

risulterà qualcosa che, se ora lo enuncio, sembrerà paradossale, ma che tuttavia è giusto.

 

A un tale esame profondo appare infatti impossibile che un Haeckel sia esistito con tutta la sua opposizione al cristianesimo, senza che egli sia sorto dal cristianesimo; pure, senza la premessa della cultura cristiana, un Ernst Haeckel non sarebbe stato possibile, e anche l’intera evoluzione scientifica moderna, per quanto essa si sforzi a opporsi al cristianesimo, tutta la scienza moderna è figlia del cristianesimo, è la continuazione diretta dell’impulso cristico.

 

Quando le malattie infantili della scienza moderna saranno superate, l’umanità si accorgerà del significato

che il punto di partenza della scienza moderna, conseguentemente perseguito,

condurrà realmente alla scienza dello spirito, che cioè vi è una via del tutto conseguente

che porta da Haeckel alla scienza dello spirito;

quando si sarà capito questo fatto, ci si convincerà

che Haeckel è del tutto una mente cristiana, anche se lui stesso non lo sa.

 

Gli impulsi cristici non producono solo ciò che si chiama o si chiamò cristiano,

ma anche quei movimenti che si comportano come avversi al cristianesimo.

Per giungere a tale riconoscimento bisogna saggiare le cose non secondo i loro concetti, ma secondo la loro realtà.

• Come lo si può trovare sviluppato nel mio libricino Reincarnazione e karma,

vi è una strada diretta che parte dalla teoria darwinistica dell’evoluzione

e conduce alla dottrina delle ripetute vite terrene.

 

Ma per stare sul giusto terreno in merito a queste cose bisogna essere in grado di osservare imparzialmente l’azione degli impulsi cristici. Chi comprende il darwinismo e l’haeckelismo, ed è lui stesso un po’ consapevole di quanto Haeckel neanche suppone (Darwin invece ne sapeva ancora qualcosa) e cioè che questi due movimenti furono possibili solo in quanto movimenti cristiani, chi comprende tutto questo, arriverà conseguentemente all’idea della reincarnazione.

Chi poi possa giovarsi di una certa forza chiaroveggente, in questa direzione giunge per conseguenza diretta all’origine spirituale del genere umano. Anche se per via indiretta, quando sopravviene la chiaroveggenza si ha il retto cammino dall’haeckelismo alla concezione spirituale dell’origine della Terra.

 

Ma può anche darsi il caso che si prenda il darwinismo come si offre oggi, senza essere compenetrato dai principi del darwinismo stesso; in altre parole: quando si prende il darwinismo come un impulso, e non si sente in sé una più profonda comprensione del cristianesimo, insita appunto nel darwinismo, si giunge a qualcosa di singolare. Mediante tale atteggiamento dell’anima, si intende altrettanto poco il darwinismo quanto il cristianesimo.

Si può allora essere abbandonati dal buono spirito del cristianesimo e anche dallo spirito buono del darwinismo.

 

Se però si possiede lo spirito buono del darwinismo, per quanto materialisti si possa essere, risalendo a ritroso la storia della Terra si arriva al punto in cui si riconosce che mai l’uomo si è sviluppato da forme animali inferiori, che deve avere un’origine spirituale; si giunge al punto in cui si scorge l’uomo, quale essere spirituale, come aleggiante sul mondo terrestre: a tale conclusione conduce il darwinismo conseguente.

 

Se invece si è abbandonati dal proprio spirito buono, si può credere, andando a ritroso e aderendo all’idea della reincarnazione, di aver vissuto una volta sulla Terra come scimmia; potendo credere una cosa simile si è proprio abbandonati dallo spirito buono del darwinismo e anche da quello del cristianesimo, e non si capisce niente di entrambi.

Mai un darwinismo conseguente può arrivare a tanto: significa trasferire in modo esteriore l’idea della reincarnazione nella cultura materialistica. Si può infatti certo spogliare il darwinismo moderno della sua cristicità, ma se non lo si fa, si troverà che fino al nostro tempo gli impulsi darwinistici sono nati dall’impulso del Cristo, e che gli impulsi cristici agiscono anche là dove li si rinnega.

 

– Così abbiamo non solo il fenomeno che il cristianesimo si diffonde nei primi secoli,

malgrado la poca erudizione e la poca sapienza dei suoi seguaci,

che si diffonde nel medioevo in modo che poco vi possono contribuire i dotti padri della Chiesa e gli scolastici,

– ma abbiamo nella nostra epoca il fenomeno ancora più paradossale

che il cristianesimo appare come una controfigura nel materialismo della nostra attuale scienza

la quale deriva la sua grandezza e la sua forza d’azione dagli impulsi cristici.

 

Tali impulsi sono nella scienza e le faranno superare il materialismo.

Sono singolari gli impulsi cristici! Intellettualità, sapienza, erudizione e conoscenza

sembrano non prender parte alla loro diffusione nel mondo, condizionata da tutt’altro.

Si potrebbe dire che il cristianesimo si diffonde,

qualunque cosa gli uomini ne pensino in pro o in contro,

in modo che compare perfino, invertito nel suo contrario, nel materialismo moderno.

Ma che cosa si diffonde? Non sono le idee cristiane, non è la scienza cristiana.

 

Si potrebbe anche supporre che si diffonda il sentimento morale che è stato infuso dal cristianesimo. Ma si guardi all’azione della morale in questi tempi e si troveranno giustificate molte cose che vi sono nel furore dei rappresentanti del cristianesimo contro reali o presunti avversari del cristianesimo stesso. Anche la morale che poteva dominare in anime che non sono intellettualmente molto istruite, non ci potrebbe incutere molto rispetto, considerandola anche là dove essa pensa proprio cristianamente.

Che cosa dunque si diffonde? che cosa è singolare? che cosa percorre trionfalmente il mondo?

Chiediamolo alla scienza dello spirito, alla coscienza chiaroveggente!

 

Che cosa viveva negli uomini non istruiti che si presentarono da oriente a occidente ai dotti della Grecia e di Roma? che cosa agiva negli uomini che portarono il cristianesimo nel mondo estraneo germanico? che cosa agisce nella scienza materialistica moderna, dove la dottrina cristiana sembra si nasconda? che cosa agisce in tutte queste anime, se non sono impulsi intellettuali e neanche morali? che cosa è dunque?

 

È il Cristo stesso che passa da cuore a cuore, da anima ad anima,

che può passare e agire attraverso il mondo,

ed è indifferente che nell’evoluzione dei secoli le anime lo capiscano o no.

 

Siamo obbligati a prescindere dai nostri concetti e da tutta la scienza e indicare la realtà, per mostrare come il Cristo stesso si muova in molte migliaia di impulsi, prendendo forma nelle anime, immergendosi in migliaia e migliaia di esse e appagando gli uomini attraverso i secoli.

 

Il Cristo stesso procede negli uomini semplici attraverso il mondo greco e italico,

verso occidente e verso il nord, afferrando sempre più anime umane.

Presso i più tardi predicatori, che portano il cristianesimo alle popolazioni germaniche,

è il Cristo stesso che cammina al loro fianco;

è lui, il reale e verace Cristo, che agisce sulla Terra come anima della Terra stessa,

che passa di luogo in luogo, da un’anima all’altra, penetrando nelle anime,

indipendentemente da quello che esse pensano del Cristo.

 

Voglio servirmi di un paragone terra a terra:

tra gli uomini che si nutrono secondo le regole dell’alimentazione quanti conoscono la composizione degli alimenti?

Ci sarebbe da morir di fame, se si dovesse conoscerli prima di potersi nutrire;

l’essere in grado di nutrirsi non ha niente a che fare con la scienza degli alimenti.

Così il diffondersi del cristianesimo per tutta la Terra

non aveva niente a che fare con la comprensione che gli si dedicava: questa è la singolarità.

 

Qui vi è un mistero che può venir chiarito solo trovando una risposta alla domanda:

qual è l’azione del Cristo nelle anime umane?

Quando la scienza dello spirito, l’osservazione chiaroveggente, si pone questa domanda,

essa viene condotta in primo luogo di fronte a un evento che può venir rivelato solo mediante la chiaroveggenza

e che in effetti è in pieno accordo con tutto quello di cui oggi ho parlato.

 

Vedremo emergere qualcosa che sempre più in futuro dovremo comprendere:

è passato il tempo in cui il Cristo agiva nel modo che ho testé caratterizzato,

ed è venuto il tempo nel quale gli uomini dovranno conoscere e comprendere il Cristo.

 

Perciò è necessario trovare una risposta all’interrogativo del perché il nostro tempo è stato preceduto dall’altro

nel quale l’impulso del Cristo potè diffondersi senza che fosse necessario comprenderlo,

senza che gli uomini fossero presenti con la loro coscienza.

Fu un evento per cui ciò fu allora possibile,

ed è indicato dalla coscienza chiaroveggente come la Pentecoste, l’invio dello Spirito Santo.

 

Ecco perché lo sguardo chiaroveggente,

che fu animato dal reale impulso del Cristo in senso antroposofico,

venne rivolto in primo luogo all’evento di Pentecoste, all’invio dello Spirito Santo.

Considerato chiaroveggentemente, è quello che per primo si offre alla ricerca condotta in una certa prospettiva.

 

Che avvenne sulla Terra nel momento dell’evoluzione del mondo in cui si verificò l’evento, a noi sulle prime incomprensibile, che vien presentato come la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli?

 

Applicando lo sguardo chiaroveggente per ricercare che cosa in realtà avvenne

, si riceve una risposta scientifico-spirituale che dice:

• gente semplice, come appunto erano gli Apostoli, cominciò improvvisamente a parlare in svariate lingue

esprimendo quel che aveva da dire, traendolo dalle profondità della vita spirituale, cose che da loro non ci si aspettava.

• Allora il cristianesimo e gli impulsi cristici cominciarono a diffondersi

in modo indipendente dalla comprensione degli uomini nelle cui anime si diffondevano.

 

A partire dalla Pentecoste

la corrente di forza del Cristo che è stata caratterizzata si riversò su tutta la Terra.

 

Che cosa fu dunque l’evento della Pentecoste?

Questa domanda si presentò alla scienza dello spirito, e con la relativa risposta, nel senso della scienza dello spirito,

ha inizio il Quinto Vangelo. Con questo proseguiremo domani le nostre considerazioni.