I due bambini Gesù

O.O. 123 – Il Vangelo di Matteo -12.09.1910


 

Si sono sempre distinti e si distinguono tuttora,

• da un lato spiriti divini che discendono dalla sfera spirituale,

• e dell’altro uomini che dalla Terra aspirano ad ascendere ai segreti spirituali mediante l’iniziazione.

Nel caso di Cristo, di quale entità si tratta?

 

Abbiamo già visto che il Cristo, «il figlio del Dio vivente» va considerato come un’entità discendente dall’alto. Volendo designarlo con un termine della filosofia orientale, lo si dovrebbe chiamare una entità avatarica, cioè un dio che discende dall’alto. Però questa condizione, e quindi tale denominazione, è valida soltanto a partire da un certo momento.

Tutti e quattro gli evangelisti, Matteo, Marco, Luca a Giovanni ci parlano di quella entità: essa discende per così dire dalla sfera solare sulla Terra e si congiunge con un essere umano, nel momento del battesimo nel Giordano ad opera di Giovanni Battista.

 

A questo punto dobbiamo vedere chiaramente che per i quattro evangelisti quell’entità solare è maggiore di ogni altra entità avatarica, di ogni altra entità solare che sia mai discesa sulla Terra. Per questa ragione essa esige che da parte dell’uomo le venga per così dire portata incontro una natura umana appositamente preparata.

Tutti e quattro gli evangelisti ci riferiscono dunque del «figlio del Dio vivente» che viene incontro all’uomo per aiutarne l’evoluzione.

 

Invece solo gli autori dei vangeli di Matteo e di Luca ci parlano dell’uomo che si sviluppa fino a poter accogliere quell’essere solare. Essi riferiscono come quell’uomo sia tutto teso, per trent’anni, a vivere il momento in cui potrà accogliere in sé l’essere solare. Siccome poi l’entità che chiamiamo Cristo è di potenza infinita, di nature universale, gli involucri corporei per questo essere solare non hanno potuto venir preparati in modo semplice. Per realizzare quel fine, fu necessario che un involucro fisico ed eterico del tutto particolare fosse preparato per l’entità solare che discendeva sulla Terra. In questo nostro studio sul vangelo di Matteo abbiamo veduto donde questi involucri siano provenuti.

 

Ma l’involucro astrale e il veicolo dell’io non poterono essere preparati contemporaneamente dalla medesima entità dalla quale, attraverso le quarantadue generazioni del popolo ebraico, furono elaborati il corpo fisico e l’eterico. Per l’astrale e l’io si rese necessaria un’organizzazione diversa, realizzata da un altro essere umano: di questo ci parla il vangelo di Luca, nel racconto della nascita e della giovinezza del cosiddetto Gesù natanico.

 

Si è visto poi che i due Gesù, quello di Matteo e quello di Luca, divennero uno solo: l’individualità, l’io che aveva preso possesso in un primo tempo degli involucri corporei descritti dal vangelo di Matteo, cioè l’individualità di Zaratustra, abbandona a dodici anni il Gesù salomonico e penetra nel Gesù natanico, di cui parla Luca. In questa persona l’individualità di Zaratustra continua a vivere e ad elaborare il corpo astrale e il veicolo dell’io, valendosi delle facoltà acquistate dimorando per dodici anni entro il corpo fisico e il corpo eterico del Gesù di Matteo, ch’erano stati preparati in modo particolare. Così gli elementi superiori di quella entità umana poterono maturare e prepararsi ad accogliere, nel trentesimo anno, l’essere solare che discendeva da sfere superiori.

 

Per descrivere l’intero processo secondo l’impostazione del vangelo di Matteo, si dovrebbe dire che l’autore di questo vangelo si pose anzitutto questo problema: quale corpo fisico e quale corpo eterico possono servire da dimora all’entità del Cristo sulla Terra? E fondandosi su quanto aveva appreso, Matteo dette la risposta seguente.

Perché allora potessero venir preparati quel dato corpo fisico e quel corpo eterico, occorreva che si sviluppassero completamente, nelle quarantadue generazioni del popolo ebraico, tutte le disposizioni presenti a suo tempo in Abramo: per ereditarietà si sarebbero così formati il corpo fisico e il corpo eterico necessari alla particolare missione.

 

L’autore del vangelo di Matteo chiarisce poi ulteriormente il problema, riconoscendo che quei particolari corpi fisico ed eterico avrebbero potuto fungere da strumenti adeguati, solo se fossero stati prima la dimora della più grande individualità che avesse preparato l’umanità a comprendere il Cristo: cioè dell’individualità di Zaratustra. Essa poté valersi dello strumento di quei corpi fino al dodicesimo anno di età; poi dovette abbandonare Il corpo del Gesù di Matteo e trasferirsi per così dire nel corpo del Gesù di Luca. Da questo momento l’autore del vangelo di Matteo rivolge la sua attenzione non più al Gesù salomonico, ma al Gesù di Luca, e in quest’altro Gesù l’evangelista segue ormai la vita di Zaratustra fino al trentesimo anno.

 

A questo punto Zaratustra aveva elaborato anche il corpo astrale e il veicolo dell’io fino a tale perfezione da poter ormai sacrificare tutto, perché vi prendesse dimora lo spirito del Sole, l’essenza delle sfere spirituali che discendeva dalle altezze. Questo fatto ci viene indicato nel battesimo effettuato da Giovanni.