I due limiti dell’uomo

O.O. 183 – Il divenire dell’uomo – 18.06.1918


 

Oggi vorrei cominciare facendo una sorta di schizzo dell’anima umana, considerata nel suo rapporto con il mondo e con sé stessa. Vorrei fare questo schizzo in modo tale che si possa dire di star osservando l’uomo, in quanto essere animi­co, visto di profilo. Quindi, per capirci: come se osservassi­mo l’uomo fisico – non l’essere animico – avendolo non di fronte ma di profilo e, mettiamo, che guarda verso destra. Consideriamolo dunque così.

Naturalmente, quando cerchiamo di tratteggiare qualche cosa facendone uno schizzo dobbiamo sempre tener presente che abbiamo a che fare con la conoscenza immaginativa, vale a dire che la realtà che sta dietro questa cosa viene resa me­diante un’immagine. L’immagine allude alla cosa, e la si fa anche in modo tale da indicarla correttamente.

Ma non si può ovviamente pensare a un disegno, a uno schizzo che è destinato a rappresentare una realtà animico-spirituale, nello stesso modo in cui si pensa a qualcosa che riproduca natura­listicamente una realtà sensibile esteriore. Di quel che sto di­cendo adesso bisogna essere sempre consapevoli. Lascerò dunque da parte tutto ciò che attiene all’organismo fisico e all’organismo eterico inferiore dell’uomo, e cercherò di schiz­zare soltanto la componente animica, quella animico-spiri­tuale.

Come certamente sapete dalle diverse descrizioni che ne sono state fatte, questa componente animico-spirituale sta con l’ambiente animico-spirituale in un rapporto più imme­diato di quello che intercorre tra l’uomo fisico e l’ambiente fisico. Nei confronti dell’ambiente fisico-sensibile l’uomo fi­sico è infatti un essere piuttosto chiuso. Verrebbe quasi da dire: quest’uomo fisico-sensoriale è realmente ed effettiva­mente rinchiuso nella propria pelle. Così non è per quello che possiamo definire l’uomo spirituale-animico; qui bisogna figurarsi un passaggio ininterrotto tra le correnti che pulsano nell’interiorità animico-spirituale dell’uomo e tutti i moti e le correnti che sussistono nel mondo spirituale-animico dif­fuso, universale.

 

Se adesso, per cominciare, volessi caratterizzare sotto un primo aspetto questo rapporto della componente spirituale-animica dell’uomo con l’elemento spirituale-animico dell’ambiente universale, dovrei farlo probabilmente come segue. Dovrei innanzi tutto colorare a questo modo ciò che, in termini spirituali-animici, penetra dall’universo, quindi dall’infinità dello spazio. In realtà dovrei colorare così tutto quanto lo spazio, ma non è necessario; colorerò soltanto quello che è l’ambiente prossimo all’uomo. Ecco allora la zona che va intesa come ambiente [vedi disegno seguente, blu]. Con l’immaginazione animico-spirituale dovete figu­rarvi dunque ciò entro cui l’uomo è inserito. Per adesso in­fatti l’uomo non c’è ancora, e questo blu serve solo a contraddistinguere l’ambiente che gli è contiguo. Figuratevelo come un ondoso mare blu, ma che riempie lo spazio. Quan­do dico “mare blu”, questo va inteso naturalmente nel senso in cui l’ho più volte caratterizzato nei libri che avete a dispo­sizione, così come i colori vanno intesi come designazione dell’elemento aurico, dell’elemento animico-spirituale.

Galleggiante, direi quasi, o fluttuante come un’onda, vi è ora un altro elemento spirituale-animico. È quello che adesso dovrei rappresentare pressappoco nel modo seguente. Dunque, passando dall’ambiente universale all’uomo, possia­mo figurarci la componente spirituale-animica dell’uomo quasi come se fluttuasse su questo rosso.

 

 

Proprio studiando quel che è rappresentato da questa figura si può ben vedere come l’uomo sia un essere limitato da due parti.

Di queste due parti, rispetto alle quali l’uomo è un essere limitato, nella vita ci si rende sempre conto; solo che non vengono correttamente interpretate, non vengono prese debitamente in considerazione, quanto meno non vengono comprese.

Voi sapete infatti che fuori, nell’ambito della scienza naturale, è diffusa l’opinione che l’uomo, quando osserva il mondo e intende acquisirne delle conoscenze, si imbatta in limiti precisi posti alla sua scienza, alla sua conoscenza.

Abbiamo parlato frequentemente di questi limiti, di questo famoso ignorabimus (“non sapremo mai”) che viene sostenuto dagli studiosi di scienze naturali e da diversi filosofi. Si dice che l’uomo si trovi appunto davanti a precisi limiti del suo conoscere, della sua osservazione del mondo esterno.

Probabilmente vi ho anche già citato la famosa massima pronunciata da Du Bois- Reymond negli anni Settanta al Congresso dei naturalisti di Lipsia:

▸ «Nelle regioni frequentate dalla materia – così pressappoco si espresse allora Du Bois-Reymond – la conoscenza umana non penetrerà mai».

 

Si parlerebbe più correttamente di questi limiti della conoscenza umana se si dicesse che l’uomo, nell’osservare il mondo, è costretto a fissare alcuni concetti che non può penetrare con le sue conoscenze scientifiche e neppure con le sue abituali conoscenze filosofiche. Vi basti pensare a un concetto come quello dell’atomo.

La scienza naturale parla dell’atomo. Ma l’atomo ovviamente ha un senso solo in quanto non se ne può propriamente parlare, solo in quanto di un atomo non si può dire che cosa sia; poiché, nel momento in cui si cominciasse a descriverlo, non sarebbe più un atomo. Si tratta di un che di assolutamente inaccessibile. E tale in realtà è già la materia, la materia stessa.

È necessario fissare alcuni concetti che rimangono inaccessibili. La conoscenza del mondo esterno procede così. È necessario fissare dei concetti come materia, forza e così via, che rimangono inaccessibili.

 

La necessità di fissare tali concetti è basata semplicemente sul fatto che la componente luminosa interiore spirituale-animica dell’uomo si estende qui, verso l’esterno, in una zona oscura. Ciò che qui viene constatato come limite della conoscenza, dal punto di vista aurico, direi, risulta in effetti ben visibile. Davanti all’uomo qui c’è un limite.

L’essere in cui egli stesso consiste è rappresentato qui da quella zona aurica fluente che ho reso con il verde chiaro che trapassa nel violetto-blu. Ma in questo passaggio al violetto-blu non c’è più l’uomo, bensì il mondo universale che ne costituisce l’ambiente. Qui l’uomo giunge con il proprio essere, che è la forza interiore della sua visione del mondo, a un limite; qui giunge in certo modo al nulla, e qui è costretto a fissare dei concetti quali materia, atomo, sostanza, forza, che sono privi di contenuto. Ciò è insito nell’organizzazione stessa dell’uomo, nella sua relazione con l’intero universo.

 

Qui si presenta realmente il nesso dell’uomo con l’universo. Volendo indicare questo limite con una rappresentazione conforme alla scienza dello spirito, possiamo farlo in modo tale da concludere che questo limite fa entrare l’uomo, per quanto attiene alla sua anima, in contatto con l’universo.

 

Se indichiamo con uno dei due cappi di una lemniscata ciò che è rivolto dalla parte dell’universo, con l’altro cappio possiamo indicare ciò che sta dalla parte dell’uomo; ma quel che esce dall’uomo entra nell’universo, nell’infinito. Da una parte dunque bisogna lasciare aperta la linea che forma il cappio, la lemniscata, e dall’altra bisogna chiuderla, tracciandola perciò in questo modo: qui la linea è chiusa, qui si apre in direzione dell’infinito.

È la medesima linea che ho tracciato prima, ma qui i segmenti si aprono in direzione dell’infinito.

La lemniscata aperta, la linea a cappio aperta che ho tracciato qui, non è semplicemente qualcosa di escogitato, ma è qualcosa che possiamo effettivamente considerare, quasi fossero lampi che si restringono e si dilatano con un movimento morbido ma anche molto lento, come espressione del rapporto dell’uomo con l’universo.

Le correnti dell’universo si avvicinano continuamente all’uomo; egli le attira ed esse, presso di lui, si intrecciano per tornare poi ad allontanarsi. Qualcosa del genere fluisce dunque verso l’uomo, si intreccia, si allontana di nuovo. L’uomo è permeato da tali correnti appartenenti all’universo, che sostano qui davanti a lui. Per conseguenza è circondato, come potete immaginare, da una sorta di elemento aurico fluttuante; queste correnti penetrano dall’universo, qui formano un vortice, salutano per così dire l’uomo formando un vortice davanti a lui, così che egli è circondato qui da una sorta di corrente aurica. Abbiamo così sostanzialmente un’espressione del rapporto dell’uomo con l’universo, con l’ambiente spirituale-animico.

 

 

 

Quel che realmente sentiamo presente nella nostra coscienza lo possiamo trovare raffigurato qui nel blu-verde-giallo che trapassa verso l’interno nell’arancio. Ma a questo punto esso si imbatte in un ostacolo; nell’interno della componente animica dell’uomo, questo elemento giallo-arancio si imbatte in ciò che fluttua sul mare blu quale componente spirituale-animica dell’uomo inferiore.

Quel che ho disegnato qui in rosso, facendolo sfumare nell’arancio, fa parte dei lati subcoscienti dell’uomo, e corrisponde altresì a quei processi della componente fisica che si esplicano principalmente nell’attività digestiva e simili, cui la coscienza non partecipa affatto.

Quanto sta in relazione con la coscienza troverebbe la sua caratterizzazione aurica nelle zone luminose che ho raffigurato qui [vedi disegno].

Come qui si scontrano la componente spirituale-animica dell’uomo e l’elemento spirituale-animico dell’ambiente, così verso l’interno la componente spirituale-animica dell’uomo si scontra con la sua parte subcosciente – che dunque appartiene anch’essa propriamente all’universo.

Questo scontro, raffigurandone le correnti, devo disegnarlo in modo che le correnti risultino aperte in direzione dell’infinito; nell’interno dell’uomo devo invece disegnarlo in modo diverso.

Devo tracciare anche qui una linea a cappio, ma devo tracciarla in modo che si snodi verso l’interno. Fate attenzione: traccio sempre una linea a cappio, ma prendo il cappio inferiore e lo ribalto, in modo che la linea diventa così. Dunque, ribalto il cappio inferiore.

 

 

Al contrario di qui [vedi disegno], dove faccio snodare uno dei due cappi in direzione dell’infinito, dove quindi lo estendo in direzione dell’infinito, adesso ribalto il cappio inferiore. – Con ciò ho dato dunque un’immagine dei blocchi che compaiono là dove la componente spirituale-animica si imbatte, qui all’interno nell’elemento spirituale-animico subcosciente, e perciò anche universale.

 

Limite esterno.bmp

 

Se questi blocchi, che si producono nell’uomo, li disegno qui in corrispondenza con questi, devo caratterizzarli così [sette lemniscate con cappio ribaltato]. Questi sono i blocchi che corrispondono a un’onda interna all’uomo.

 

 

Limite interno.bmp

 

Se volessimo realmente seguire quest’onda interna, la sua direzione principale – ma appunto solo la direzione principale – si svolgerebbe pressappoco in modo da collimare con il percorso di quelli che, come sapete, vengono erroneamente ma nondimeno usualmente chiamati nervi sensori e motori dell’uomo.

Questo detto solo per inciso, perché oggi intendo trattare essenzialmente degli aspetti spirituali-animici dell’argomento.

Vedete qui il netto contrasto che sussiste nel rapporto dell’uomo con l’ambiente spirituale-animico e con se stesso, con l’elemento che egli assume dall’ambiente spirituale-animico quale propria componente subcosciente e che io qui ho dovuto schizzare facendo l’onda rossastra che galleggia sul diffuso mare blu dell’universo spirituale-animico.

Abbiamo detto che quest’onda qui [vedi disegno] corrisponde in certo modo alla barriera in cui l’uomo si imbatte quando vuole conoscere il mondo esterno.

Limite esterno.bmp

Ma anche qui [a sinistra] vi è una barriera; nell’interno dell’uomo stesso vi è una barriera. Se questa barriera non esistesse, affonderemmo sempre la vista nel nostro interno. Ogni uomo affonderebbe lo sguardo nel proprio interno. Come l’uomo, se non esistesse questa barriera [a destra], spingerebbe lo sguardo nel mondo esterno, così, se non esistesse questa [a sinistra], lo affonderebbe nel proprio interno.

Limite interno.bmp

D’altra parte, per come l’uomo si presenta nell’attuale ciclo evolutivo, se riuscisse ad affondare lo sguardo nel proprio interno avrebbe poco da rallegrarsene, poiché ciò che vi scorgerebbe sarebbe un ribollente fluttuare estremamente confuso e caotico della natura umana interna, qualcosa di cui non potrebbe gioire molto; eppure questo è ciò in cui i mistici visionari credono di poter affondare lo sguardo quando parlano di mistica.

 

Ciò che per i mistici visionari rappresenta molto spesso l’oggetto del desiderio, ciò che in moltissimi di questi mistici (i quali credono davvero di poter conoscere l’universo guardando nel proprio interno – li ho descritti lo scorso anno), figura precisamente come mistica, nell’uomo è nascosto, opportunamente nascosto, proprio da questa onda di sbarramento. L’uomo non può affondare lo sguardo nel proprio interno.

Quel che si forma qui, all’interno di questa regione [a sinistra], si blocca e si specchia, o almeno può rispecchiarsi in se stesso, e la manifestazione di questo rispecchiamento è il ricordo, la memoria. Ogni volta che un’idea o un’impressione che abbiamo provato torna a ripresentarsi nel ricordo, vi si ripresenta in quanto entra in funzione questo blocco qui.

• Se non avessimo quest’onda di sbarramento, qualunque impressione riceviamo dall’esterno, qualunque idea concepiamo, ci attraverserebbe, non potrebbe rimanere dentro di noi e andrebbe a finire nel resto dell’universo spirituale-animico.

Tratteniamo le impressioni ricevute solo in quanto abbiamo quest’onda di sbarramento. Ma grazie ad essa, mediante certi processi che poi descriveremo, siamo anche in grado di tornare a recuperare le impressioni. E questo si esprime nel funzionamento della memoria, nel funzionamento del ricordo.

 

Potete dunque immaginare di avere in voi qualcosa di simile a una lastra, che qui è disegnato di profilo – infatti è disegnato di profilo questa specie di piano che si trova dentro di noi -, dove quel che non deve passare viene respinto. Quando siamo desti, rimaniamo uniti al mondo esterno, altrimenti nello stato di veglia tutto ci passerebbe attraverso. Non sapremmo veramente nulla delle impressioni, le riceveremmo ma non potremmo assolutamente trattenerle.

Questo dunque ci dà già un’idea del ricordo. È ciò che, più o meno come la superficie di questa onda di sbarramento, produce il nostro ricordo, nasconde quello che il mistico visionario vorrebbe vedere in sé. Di quello che sta qui sotto potremmo ben dire: per colui che conosce realmente le cose vale il detto: ▸ l’uomo «mai e poi mai desideri vedere quel che essi [gli dèi] benevolmente coprono con la notte e il crepuscolo».

 

I mistici tuttavia sono visionari e vogliono affondare lo sguardo là sotto. Ma non possono comunque riuscire a farlo, perché crivellerebbero a tal punto la coscienza normale, la corromperebbero a tal punto, che l’onda della memoria non potrebbe ritornare.

Ciò che forma il nostro ricordo, e di cui abbiamo così necessariamente bisogno per la vita esteriore, ci nasconde al tempo stesso quel che i mistici visionari vorrebbero bensì vedere ma che l’uomo non deve vedere.

Sotto la nostra memoria, sotto ciò che dà origine alla nostra memoria, sotto la sua superficie, risiede un che di essenziale dell’uomo.

Ma proprio come la parete di fondo di uno specchio, il suo rivestimento, restituisce quel che si trova davanti, così quel che si trova nella nostra coscienza non passa qui dietro, ma viene nuovamente restituito e può quindi sussistere costantemente come ricordo.

Tutta la nostra vita, in generale, può così rispecchiarsi in forma di ricordo.

E, in sostanza, quel che chiamiamo la vita del nostro io consiste appunto nel rispecchiamento di questo ricordo.

 

• Il fatto di essere organizzati in modo tale da non poter accedere a una determinata area spirituale-animica del nostro ambiente con i nostri concetti astratti, con la nostra facoltà intellettiva, ha per effetto che possiamo amare.

Quel che ci è dato di amare non lo possiamo raggiungere infatti analizzandolo nel senso usuale del termine, scomponendolo, trattandolo come il chimico tratta le sostanze chimiche in laboratorio. Operare un’analisi o una sintesi chimica non significa amare.

• La capacità di ricordare e quella di amare sono le due capacità che corrispondono nello stesso tempo a due limiti della natura umana.

Al primo limite, verso l’interno, corrisponde la capacità di ricordare; ciò che si trova oltre la zona del ricordo è interiorità umana subcosciente.

L’altra zona corrisponde alla forza della capacità di amare; ciò che sta oltre questa zona corrisponde all’elemento spirituale-animico dell’universo.

La componente inconscia della natura umana si trova dunque oltre questa zona, fin dove giunge l’interiorità dell’uomo; l’elemento spirituale-animico dell’universo si estende illimitatamente nelle vastità a partire dall’altra zona.

 

Possiamo dunque parlare di zona dell’amore e zona del ricordo, e racchiudere all’interno di queste zone quella che è la componente spirituale-animica dell’uomo; dobbiamo però cercare oltre questa zona [a sinistra] quel che rimane incosciente e che dunque, proprio in quanto rimane incosciente, è connesso molto strettamente con la corporeità umana, con le attività corporee.

 

Nella realtà le cose non sono naturalmente così semplici come è giocoforza descriverle, perché tutto si intreccia. Ciò che qui è rosso [vedi il disegno ] penetra nelle cose, si modifica; e al­trettanto si modifica a sua volta ciò che è verde e blu. Nella realtà le cose si intrecciano tutte le une con le altre. Ciò no­nostante lo schizzo è sostanzialmente corretto e corrisponde ai fatti.

 

Da questo vedete dunque che per la vita fisica sulla Ter­ra c’è qui una forte componente spirituale cosciente. Qui [a sinistra] c’è una componente spirituale incosciente, che si confonde propriamente con l’universo. Le due parti dell’uo­mo si differenziano molto chiaramente l’una dall’altra. La componente spirituale [nel mezzo] per la vita terrena è dunque tale da risultare tessuta molto sottilmente. Qui tutto è, direi quasi, come luce sottilmente tessuta [giallo]. Se dovessi mostrare dove questa luce sottilmente tessuta ha sede nell’uomo, essa ricadrebbe nel suo capo, che ora delimito estesamente così.

 

Dunque, ciò che ho delimitato a questo modo, ciò che ho disegnato lì in giallo, giallo-verde, e dall’altra parte in giallo-arancio, è, se così posso dire, luce spirituale sottilmente tessuta. Con la materia terrena ciò non ha una grossa affinità, ha anzi un’affinità quanto più possibile ridotta. E poiché ha scarsa affinità con la materia, non vi si può neppure congiungere bene, e ne rimane quindi per la gran parte disgiunta; a questa parte viene data una materia che deriva in realtà sempre dalla precedente incarnazione dell’uomo.

Il capo, ciò che forma il capo dell’uomo, le sue forze formatrici, tutto ciò viene tratto essenzialmente dalla precedente in­carnazione, e vi è solo un tenue collegamento fra questo ele­mento spirituale-animico sottilmente tessuto e la componente corporea che deriva in realtà dalla precedente incarnazione.

 

Voi avete infatti una fisionomia che corrisponde propriamente alle azioni e alle caratteristiche della vostra precedente incarnazione. E colui che è esperto nell’interpretare gli uomini investiga appunto i tratti fisionomici del capo, non guarda a ciò che proviene dall’interiorità luciferica, bensì piuttosto a ciò che si adegua all’universo. Bisogna infatti considerare la fisionomia come se fosse impressa nell’uomo dall’esterno. Non tanto come se uscisse da lui, quanto piuttosto vedendovi in certo modo l’immagine al negativo della sua componente animica; lo si vede in quell’immagine al negativo che è il volto.

Se facessimo un’impronta di un volto qualsiasi, ne vedremmo in realtà la fisionomia, che è una spia estremamente efficace di quel che abbiamo fatto nella precedente incarnazione.

Al contrario, tutto quel che ho schizzato qui sotto come solo connesso con il mare fluttuante dell’elemento spirituale-animico del mondo, e che va inteso nel senso che corrisponde alla componente subcosciente o incosciente dell’uomo, è fortemente affine alla corporeità, la impregna. Questa corporeità si congiunge talmente con l’elemento spirituale che l’elemento spirituale non può assolutamente manifestarsi come tale.

Perciò, affondando lo sguardo qui sotto, si vedrebbe il confluire confuso di elemento spirituale ed elemento corporeo che sta dietro la soglia del ricordo.

 

Questo è ciò che prepara il capo della successiva incarnazione, ciò che tende a metamorfosarsi in quel che riceverà solida forma materiale solo nel futuro, che diverrà capo solo nella successiva incarnazione.

Il capo umano infatti eccede i limiti del normale sviluppo dell’uomo.

Esso perciò – come ricorderete dalle precedenti conferenze che ho tenuto qui – è di fatto già completamente sviluppato intorno ai ventisette, ventotto anni di età. Qui, nella forma del capo, abbiamo già una formazione oltre misura.

Ma anche il resto dell’uomo è un capo, per quanto strano possa sembrare; solo che non è ancora giunto tanto in là quanto il capo.

 

Se immaginiamo l’uomo privato del capo, quel che ne rimane è altresì un capo umano, ma a un livello ancora molto arretrato.

Se si sviluppa ulteriormente, diviene capo a sua volta, mentre quello che è adesso il capo dell’uomo è stato nella precedente incarnazione il rimanente dell’organismo.

Se poi immaginiamo privato del corpo, liberato dal corpo, quel che nel nostro organismo attuale non è ancora capo, se immaginiamo quindi senza capo l’organismo attuale, che diventa capo solo nella successiva incarnazione – ma questo nostro organismo è un’immagine, ogni elemento fisico è la riproduzione di un elemento spirituale – se immaginiamo perciò l’elemento spirituale che nella sua forma esteriore non è progredito fino all’uomo: allora lo vediamo nella figura di Lucifero del nostro gruppo scultoreo là fuori, lo abbiamo là!

 

E ora immaginiamo inserito nell’uomo tutto l’elemento spirituale-animico che in noi è trattenuto dal nostro capo, immaginiamo quindi premuto dentro il capo umano tutto ciò che nell’uomo è un limite che egli non può penetrare [vedi disegno , a destra]: allora l’uomo non solo avrà un capo vecchio e venerando come quello che possiede comunque, ma avrà un capo completamente ossificato, l’uomo si ossificherà del tutto, come la figura di Arimane del nostro gruppo là fuori.

Se dunque immaginiamo riversato nell’interiorità dell’uomo ciò che sta sotto il limite del ricordo, ne otteniamo un elemento completamente luciferico.

Se immaginiamo riversato dentro la figura umana tutto ciò che si trova di là da quest’onda di sbarramento [a destra], ne otteniamo la forma arimanica.

E l’uomo è fra l’una e l’altra.

 

Ciò che vi ho spiegato qui ha una grande importanza non solo per la comprensione dell’uomo, ma anche per la comprensione dei processi spirituali che interessano l’evoluzione dell’umanità.

Non si comprende come il cristianesimo e l’impulso-Cristo siano intervenuti nell’evoluzione dell’umanità se non si comprendono a fondo queste cose.

Né si comprende quali funzioni abbia avuto la chiesa cattolica, quali funzioni abbiano il gesuitismo e analoghe correnti, quali funzioni l’orientalismo e l’occidentalismo, se non è possibile considerarli in rapporto a queste cose.