I grandi iniziati

O.O. 53 – 16.03.1905


Conferenza tenuta a Berlino il 16 marzo 1905

 

L‘antroposofia si distingue da tutte le odierne concezioni del mondo

perché soddisfa in alta misura anche al bisogno di conoscenza.

 

Si sente spesso dire oggi che certe cose sono per noi inconoscibili

e che al nostro potere di conoscenza non è dato di oltrepassare determinati limiti.

 

Nel campo degli studi filosofici — e specialmente nelle scuole che si riconnettono al kantismo —

si parla sempre di tali limiti della conoscenza.

La conoscenza antroposofica si distingue da tutte le altre: per sua natura,

essa non pone mai limiti alla conoscenza umana, ma ritiene questa capace di estensione.

 

Non è forse una grandissima presunzione il considerare il nostro particolare potere conoscitivo

come qualcosa di definitivo e l’escludere che la nostra conoscenza possa superare un determinato limite?

 

L’antroposofo dice: oggi sono ad un determinato punto della conoscenza umana.

Da questo punto, io posso conoscere molte cose e anche ignorarne molte altre.

Ma la conoscenza, umana stessa può essere educata, il potere di conoscenza può aumentare.

 

Le cosiddette scuole d’iniziazione sono in sostanza destinate ad innalzare ad un più alto grado la forza umana di conoscenza; ed è certamente giusto, da un grado inferiore della conoscenza, il dire: esistono limiti al conoscere, certe cose non si possono conoscere.

 

Si può però superare un tale grado di conoscenza, si può avanzare a gradi superiori,

e allora si può conoscere quel che ad un gradino inferiore non era possibile conoscere.

In ciò consiste l’iniziazione,

e questo approfondimento o innalzamento della conoscenza è il compito delle scuole iniziatiche.

Per esso, l’uomo si solleva a gradi di conoscenza cui per natura non potrebbe arrivare,

e ch’egli può conquistarsi pazientemente soltanto con l’esercizio di anni.

Tali scuole d’iniziazione ci sono state sempre.

 

In tutti i popoli, ne sono usciti iniziati provvisti di forze conoscitive superiori. La missione di queste scuole e dei grandi iniziati stessi, i quali, superato il livello ordinario della conoscenza umana, progredirono con le loro ispirazioni fino alle più elevate conoscenze cui sulla nostra terra sia possibile accedere, si può riassumere dicendo che questi iniziati hanno donato ai diversi popoli della terra le diverse religioni e concezioni del mondo.

 

Cercheremo di illustrare sommariamente la natura di questi grandi iniziati.

In ogni scienza, in ogni tipo di procedimento spirituale, bisogna prima apprendere

i metodi con cui pervenire alle conoscenze; così è anche nelle scuole d’iniziazione.

Anche qui si tratta di esser guidati, con determinati metodi, ai superiori gradi di conoscenza di cui si è ora parlato.

 

Determinati gradi della conoscenza si possono raggiungere solo nelle scuole d’iniziazione, dove ci siano maestri che a loro volta si siano applicati a quegli esercizi e che abbiano potuto meditare realmente ogni singolo passo. Solo a tali maestri ci si deve affidare in queste scuole esoteriche.

D’altra parte non domina in esse alcun principio d’autorità, alcun dogmatismo; vi si danno soltanto consigli. Chi abbia una determinata disciplina ed abbia perciò egli stesso raggiunto le esperienze della vita soprasensibile, sa quali siano le strade interiori che conducono a questa conoscenza superiore. Solo una tale persona è atta a mostrare quel che si debba fare.

 

In questo campo, fra discepolo e maestro è necessaria esclusivamente la fiducia.

Chi non abbia questa fiducia, non può imparare nulla.

Ma chi abbia fiducia si accorgerà assai presto che da parte di un maestro dell’esoterismo

non si raccomanda nulla che il maestro non abbia egli stesso attraversato.

 

Oggi, dell’intera entità dell’uomo — quale ci appare da fuori — soltanto la parte visibile esterna è già veramente conclusa. Chi aspira all’istruzione spirituale deve aver ben chiaro che oggi l’uomo non è per nulla un essere concluso, ma un essere in via di evoluzione, il quale raggiungerà in avvenire gradi assai più elevati.

Oggi, il corpo fisico dell’uomo, il corpo che possiamo vedere con gli occhi e in genere percepire coi nostri sensi, ha già raggiunto il grado più alto, il grado di immagine di Dio. Ma l’uomo non possiede soltanto il corpo fisico; ha anche elementi superiori della sua natura. Possiede, oltre al corpo fisico, un primo elemento che chiamiamo il corpo eterico.

 

Chi abbia sviluppato in sé gli organi animici, può vedere questo corpo eterico.

Per esso, l’uomo non è soltanto una forma in cui agiscono forze chimiche e fisiche,

ma è una creatura che vive, una forma provvista di vita, che può crescere e riprodursi.

 

Questo corpo eterico che rappresenta una specie di stampo prototipico dell’uomo, lo si può vedere quando coi metodi dell’iniziazione si impara a prescindere dal corpo fisico.

Coi normali metodi dell’ipnosi e della suggestione si può ottenere che qualcuno a cui si sia detto che qui non c’è nessuna lampada, realmente non veda la lampada che c’è.

 

Così, sviluppando in sè una sufficiente forza di volontà, quella forza di volontà che distoglie totalmente l’attenzione dal corpo fisico, sebbene si guardi nello spazio, ci si può imporre assolutamente di prescindere dallo spazio fisico. Allora non si vede lo spazio vuoto, ma riempito di una specie di modello. Questo modello ha circa la stessa forma del corpo fisico. Non è però tutto omogeneo, ma organizzato da cima a fondo. È attraversato da sottili vene e correnti, ha anche organi, ed effettua la vera vita dell’uomo. Il suo colore è paragonabile soltanto a quello del tenero fior di pesco.

 

 

Questo colore non è contenuto nello spettro solare; sta fra il violetto e il rossiccio.

 

Il terzo corpo è l’aura, quella specie di nuvola ovoidale da cui l’uomo è avvolto.

In essa si esprimono tutte le brame, le sofferenze e i sentimenti che vivono nell’uomo.

• I sentimenti di gioia e di devozione si esprimono nelle correnti chiare dell’aura.

• L’odio e la sensualità nei toni più scuri.

• Pensieri logici, nitidi, si esprimono in figure dai contorni netti.

• Pensieri illogici, confusi, si esprimono in figure dai contorni poco chiari.

Così in quest’aura abbiamo un’immagine dei sentimenti, delle sofferenze

e degli impulsi che vivono nell’anima umana.

 

L’uomo, come l’abbiamo ora descritto, è stato posto sulla terra, per così dire,

dalla mano della natura, circa al principio dell’epoca atlantica.

Nell’epoca in cui la fecondazione con lo spirito eterno aveva già avuto luogo,

l’uomo ci si presenta costituito da tre elementi: corpo, anima e spirito.

 

Oggi questa triplice entità umana è in sostanza già un po’ cambiata, perché l’uomo da quel tempo, da quando la natura l’ha licenziato, da quando è divenuto un essere autocosciente, ha lavorato su se stesso. Questo lavoro su se stesso significa nobilitare la propria aura, significa irradiar luce nell’aura, dalla propria autocoscienza.

L’uomo che sta ad un basso grado di evoluzione, che non ha lavorato su se stesso — diciamo un selvaggio — ha un’aura quale gliel’ha creata la natura. Ma tutti coloro che stanno nel nostro mondo civile, nel nostro mondo colto, hanno già elaborato da sé la loro aura, che l’uomo, in quanto è un essere autocosciente, lavora su se stesso, e questo lavoro si esprime in primo luogo nella trasformazione della sua aura.

 

Tutto ciò che l’uomo ha imparato dalla natura, che ha accolto in sè da quando è in grado di parlare e pensare coscientemente, è un nuovo impulso dato da lui stesso alla sua aura.

Nell’epoca lemurica, precedente all’atlantica, quando già da lungo tempo il sangue caldo scorreva nelle vene dell’uomo, quando aveva già avuto luogo la fecondazione con lo spirito, l’uomo non era ancora un essere capace di pensare chiaramente.

 

Si era allora all’inizio dell’evoluzione.

Lo spirito aveva appena preso possesso della corporeità. Allora l’aura era ancora del tutto un risultato delle forze di natura. Allora si poteva osservare — e ancor oggi lo si può in uomini assai primitivi — in un determinato luogo nell’interno del capo, un punto ch’è l’origine di un’aura minore di colore azzurrognolo. Quest’aura minore è la manifestazione esteriore dell’autocoscienza. E quanto più l’uomo ha sviluppato questa autocoscienza col suo pensiero e col suo lavoro su se stesso, tanto più quest’aura minore si estende sull’altra, cosicché spesso ambedue si trasformano del tutto in breve tempo.

 

L’uomo che vive nel mondo culturale, l’uomo colto, elabora la propria aura nel senso in cui ve lo spinge la cultura.

La nostra conoscenza ordinaria, quale ce la dà la scuola, le esperienze che la vita ci apporta,

noi le accogliamo in noi, ed esse trasformano di continuo la nostra aura.

Ma questa trasformazione deve proseguire se l’uomo vuol entrare nell’esoterismo pratico.

Allora egli deve lavorare su se stesso in modo del tutto particolare.

Allora egli non deve solo incorporare nella sua aura quello che la coltura gli offre,

ma deve esercitare un influsso sulla sua aura, in modo ben determinato e regolato.

E ciò avviene con la cosiddetta meditazione.

Questa meditazione o concentrazione interiore è il primo passo da farsi per un discepolo dell’iniziazione.

 

Quale è il senso della meditazione?

Rappresentiamoci una volta i pensieri che nutriamo da mattina a sera

e cerchiamo di riflettere come questi pensieri siano influenzati dal luogo e dal tempo in cui viviamo.

Li penseremmo se per caso non fossimo nati nella nostra città e nel secolo XX?

Alla fine del secolo XVIII gli uomini non pensavano come oggi.

Se riflettiamo come il mondo si sia trasformato durante il secolo scorso, riconosceremo che

• i pensieri che riempiono la nostra anima da mattina a sera, dipendono dallo spazio e dal tempo.

Ma è diverso, se ci abbandoniamo a pensieri che abbiano un valore d’eternità.

 

Veramente, pensieri che abbiano un valore d’eternità sono soltanto certi astratti pensieri scientifici, e gli altissimi pensieri di matematica e di geometria. 2×2=4: ciò vale in tutti i tempi ed in tutti i luoghi. Altrettanto avviene per le verità geometriche.

 

Ma prescindendo da questo campo speciale,

possiamo dire che l’uomo medio ha ben pochi pensieri indipendenti da spazio e tempo.

Quanto dipende da spazio e tempo ci inserisce nel mondo,

ed esercita soltanto un debolissimo influsso su quell’entità che è invece permanente.

La meditazione significa abbandonarsi a pensieri che abbiano un valore d’eternità,

ed educarsi in modo cosciente a ciò che trascende spazio e tempo.

 

Tali pensieri si trovano nei grandi scritti religiosi: i Veda, la Bhagavad-Gita, il Vangelo di Giovanni, l’Imitazione di Cristo di Tommaso da Kempis dal capitolo XIII fino alla fine. Chi con pazienza e perseveranza si immerga in questi scritti, magari meditando per settimane su di un unico passo, e riempiendosene tutto, ne ritrarrà un giovamento immenso.

Come ogni giorno si impara a conoscere e ad amare sempre più da vicino un bambino in tutti i suoi aspetti, così ogni giorno ci si riempie l’anima con una di queste massime sublimi che ci proviene da grandi iniziati o da uomini ispirati. Tutti i colori dell’aura si trasmutano sotto l’influsso di tali pensieri eterni. In luogo degli sfavillanti toni rossicci o rosso-bruni, ne appaiono di azzurrognoli; in luogo dei gialli, ne appaiono dei rosso-chiari, e così via.

 

Se poi l’uomo, accanto a queste meditazioni pratica anche coscientemente e accuratamente determinate virtù, se esercita determinate pratiche dell’anima, allora nella sua aura si sviluppano organi di senso animico. Questi sono necessari per guardare nel mondo animico, come lo sono gli organi sensori fisici per poter vedere il mondo fisico. Come la natura ha donato al corpo umano i sensi fisici, così l’uomo deve elaborare nella sua aura gli organi superiori animici. La meditazione effettua che l’uomo si maturi per plasmare, per sviluppare da dentro i germi già presenti di questi sensi animici.

Ma, se vogliamo elaborare questi organi superiori, dobbiamo rivolgere l’attenzione a determinati processi dell’anima. L’uomo possiede, in germe, numerosi organi di senso animico. Li denominiamo fiori di loto perché la forma astrale che l’uomo comincia a sviluppare nella sua aura, quando lavora su se stesso, somiglia ai fiori di loto. Naturalmente si tratta solo di un paragone, come le due parti del polmone si possono paragonare alle ali.

 

• Il fiore di loto a due petali è situato nel centro del capo, sopra alla radice del naso, fra gli occhi.

• Vicino alla laringe c’è poi il fiore di loto a sedici petali;

• vicino al cuore, quello a dodici petali,

• e vicino alla bocca dello stomaco, quello a dieci petali.

• Più giù si trovano ancora i fiori di loto a sei e a quattro petali.

 

Parlerò qui soltanto dei fiori di loto a sedici e a dodici petali.

Nella dottrina del Buddha è dato il cosiddetto ottuplice sentiero.

Perché mai il Buddha considera quest’ottuplice sentiero come

particolarmente importante per raggiungere i gradi superiori dell’evoluzione umana?

 

L’ottuplice Sentiero consiste nel:

• decidere giustamente,    • pensare giustamente,   • parlare giustamente,       • agire giustamente,

• vivere giustamente,         • aspirare giustamente,  • ricordare giustamente,   • meditare giustamente.

 

Un grande iniziato come il Buddha non parla per un ideale confusamente sentito, ma per conoscenza della natura umana; egli sa quale influsso l’esercizio di tali attività animiche abbia sugli elementi umani che si svilupperanno soltanto in avvenire.

• Se oggi osserviamo il fiore di loto a sedici petali in un uomo medio, ne vediamo in fondo assai poco. È, per così dire, sul punto di riaccendersi.

 

In un lontanissimo passato, questo fiore di loto esisteva già; poi ha subito una involuzione; oggi comincia a riapparire per il lavoro culturale dell’uomo, ed in avvenire riprenderà il suo pieno sviluppo: i suoi sedici raggi o petali cominceranno a risplendere, ogni petalo apparirà con un diverso tono di colore, e si muoverà da sinistra a destra.

In avvenire ogni uomo sperimenterà e possiederà ciò che oggi nelle scuole d’iniziazione è oggetto di elaborazione e viene coscientemente coltivato da chi voglia diventare una guida dell’umanità.

Di questi sedici petali, otto erano già del tutto sviluppati in un lontanissimo passato, e otto devono ancora essere elaborati dal discepolo dell’iniziazione, perché li possa usare come organi di percezione animica.

 

L’uomo che percorra coscientemente, con chiara attenzione, l’ottuplice sentiero dato dal Buddha, che pratichi coscienziosamente queste qualità animiche, che diriga tutta la vita dell’anima all’esercizio di queste otto virtù, applicandovisi con tutta la forza, prendendo se stesso nelle sue mani, e sostenendo in tal modo il suo lavorio meditativo, non soltanto farà maturare il fiore di loto a sedici petali, ma lo metterà anche in moto, raggiungendo così la vera percezione animica.

 

• Parlerò ora del fiore di loto a dodici petali, di cui sei erano già sviluppati in un lontanissimo passato, e sei dovranno svilupparsi in avvenire in tutti gli uomini, mentre negli iniziati e nei loro discepoli lo devono essere già oggi.

In ogni manuale in cui si tratti dell’evoluzione occulta dell’uomo si trovano citate determinate virtù che sono una premessa per chi voglia giungere veramente al grado di discepolo.

 

Queste Sei Virtù sono: controllo dei    • pensieri,      • sentimenti      e azioni,

• tolleranza,     • imparzialità,    • equilibrio  (o quella che Angelo Silesio chiama calma interiore).

 

Queste sei virtù che bisogna praticare coscientemente e attentamente, e che bisogna aggiungere alla meditazione,

fanno sviluppare gli altri sei petali del fiore di loto.

 

Nei libri di scienza spirituale non si parla di queste virtù alla cieca, o per un intimo sentimento soggettivo, ma per la profonda conoscenza dei grandi iniziati.

Gli iniziati sanno che il discepolo, il quale voglia veramente evolversi a gradi di conoscenza soprasensibile, deve sviluppare il fiore di loto a dodici petali. Perciò egli deve oggi sviluppare i sei petali che in passato non esistevano ancora, con l’esercizio di queste sei virtù.

 

Quando il discepolo progredisce tanto da cominciare ad elaborare questi organi astrali, da essere in grado di percepire non solo le impressioni sensorie nel suo ambiente, ma anche ciò che è animico, ossia ciò che è nell’aura dell’uomo, dell’animale e della pianta, allora ha inizio una fase interamente nuova della sua istruzione. Prima che i suoi fiori di loto si mettano a girare, egli non può vedere qualcosa di animico nel suo ambiente, come chi non ha occhi non può vedere alcun colore e alcuna luce. Ma quando la barriera si è spezzata, quando egli è progredito tanto nella fase preparatoria della conoscenza, da poter gettare uno sguardo nel mondo animico, allora soltanto comincia per lui il vero discepolato. Questo consta di quattro gradi di conoscenza.

 

Che cosa avviene nel momento in cui l’uomo, superato il grado preparatorio, è divenuto discepolo? Tutto quanto è stato detto ora, si riferisce al corpo astrale che viene interamente organizzato. L’uomo che sia passato per un’evoluzione superiore ha un’aura assolutamente diversa. Quando il discepolo abbia illuminato il corpo astrale con la coscienza di sé, quando egli stesso sia divenuto l’organizzazione luminosa del suo corpo astrale, allora possiamo dire che egli ha illuminato il suo corpo astrale col Manas.

 

Il MANAS non è se non un corpo astrale dominato dalla coscienza di sé.

Il Manas ed il corpo astrale sono una sola ed una stessa cosa, ad un diverso grado di evoluzione.

 

Bisogna comprendere questo, se si vogliono usare praticamente i sette principi di cui si parla nei manuali di scienza occulta. Chi conosce i processi dell’evoluzione mistica, chi sa qualcosa dell’iniziazione, riconosce che questi principi hanno un valore per l’evoluzione spirituale, sia dal punto di vista teorico, sia da quello pratico, sol quando si conoscano i rapporti fra i principi inferiori e i superiori.

Praticamente, lo studioso di scienza occulta non conosce se non quattro principi della natura umana: il corpo fisico, in cui agiscono le leggi della chimica e della fisica, il corpo eterico, il corpo astrale e infine la coscienza di sé, il principio pensante cosciente di sé.

 

Il Manas non è se non ciò che la coscienza di sé elabora nei corpi inferiori.

Il corpo eterico, come è oggi, è sottratto ad ogni influsso della coscienza di sè.

 

Sulla crescita e sulla nutrizione noi possiamo esercitare un influsso mediato, ma non nello stesso senso come la nostra autocoscienza esercita un influsso sui nostri desideri, pensieri e rappresentazioni. Non possiamo noi stessi dominare i processi di nutrizione, digestione e crescita; questi, nell’uomo, non sono connessi con la coscienza di sé.

Il corpo eterico deve essere posto sotto l’influsso del corpo astrale, della cosiddetta aura. L’autocoscienza del corpo astrale deve poter compenetrare il corpo eterico, deve poterlo elaborare altrettanto quanto l’uomo elabora nel modo descritto la sua aura, il suo corpo astrale.

Quando l’uomo per la meditazione, per l’interiore concentrazione e per la pratica delle attività animiche già descritte è progredito al punto che il suo corpo astrale viene organizzato, allora il lavoro passa al corpo eterico, e l’uomo non soltanto ode ciò che avviene nel suo ambiente, ma il senso intimo delle cose gli risuona nel suo corpo eterico.

 

Spesso ho detto che il vero spirituale nelle cose è un quid che risuona.

Ho fatto osservare che il discepolo dell’iniziazione, se si esprime correttamente, parla di un risuonare nel mondo spirituale e di un risplendere nel mondo dei desideri o astrale. Non per nulla Goethe, nel prologo del Faust, dice:

 

Gareggia il sole, con l’antico suono,

fra le sfere fraterne in armonia;

e ripercorre la prescritta via

col fragoroso impeto del tuono.

 

E non per nulla, quando Faust è guidato dagli spiriti nel mondo, spirituale, Ariele dice:

 

Già l’intimo orecchio, d’attorno,

avverte in immenso clamore

il sorger novello del giorno.

 

Questo intimo risuonare, che naturalmente non è per nulla percepibile dall’orecchio fisico, questa parola interiore per cui le cose esprimono la propria natura, è un’esperienza che l’uomo ha quando è in grado di agire col suo corpo astrale sul suo corpo eterico. Allora egli diventa un vero discepolo dei grandi iniziati, e può progredire ulteriormente nell’iniziazione.

Un uomo che sia salito fino a questo gradino, vien chiamato un «senza patria», perché si è messo in rapporto con un nuovo mondo, perché gli giunge il suono dal mondo spirituale, e la sua patria non è più nel mondo dei sensi.

È bene però non fraintendere: il discepolo che abbia raggiunto questo gradino è sempre ugualmente un buon cittadino, un buon padre di famiglia, e un buon amico come sarebbe stato se non fosse pervenuto all’iniziazione. Non occorre che si distolga da nulla: egli sperimenta un’evoluzione dell’anima, e acquista una nuova patria in un mondo che sta dietro al nostro mondo dei sensi.

 

Il mondo spirituale risuona nell’uomo, e in quanto risuona, L’UOMO VINCE UN’ILLUSIONE,

vince la generale illusione di cui son schiavi in fondo tutti gli uomini a questo grado di evoluzione:

L’ILLUSIONE DEL SÉ PERSONALE.

L’uomo crede di essere una personalità separata dal restante mondo.

 

Già una semplice riflessione potrebbe insegnargli che perfino nel fisico egli non è una entità indipendente. Se nel nostro ambiente la temperatura fosse di 200 gradi superiore a quella ordinaria, nessuno di noi potrebbe esistere. Appena le condizioni esterne mutano, vengono a mancare le premesse necessarie alla nostra esistenza fisica.

Noi siamo soltanto la prosecuzione del mondo esterno e siamo assolutamente impensabili come esseri particolari. Ciò vale ancor più nel mondo animico e spirituale. Vediamo che:

 

L’uomo, Inteso Come Sè, È Solo Una Illusione; Egli È Parte Della Generale Spiritualità Divina.

Goethe lo esprime nel coro mistico con le parole: Tutto l’Effimero è solo un Simbolo.

Ciò che vediamo è solo l’immagine di un’entità eterna.

 

Se rinunciamo al nostro essere particolare (e già col corpo eterico abbiamo una vita particolare),

noi superiamo la vita particolare esteriore e diventiamo parte della vita universale.

Si presenta allora ciò che noi denominiamo il BUDHI.

 

Il Budhi è l’evoluzione superiore del corpo eterico

che non attua più un’esistenza particolare, ma entra nella vita universale.

L’uomo che lo abbia raggiunto sta sul secondo gradino dell’iniziazione.

• Cadono allora dalla sua anima tutti gli scrupoli e i dubbi e tutte le superstizioni;

allora egli non ha più bisogno di conquistarsi la verità

confrontando le sue rappresentazioni col mondo esterno:

egli vive nel suono, nella parola delle cose; nel suono gli echeggia l’essenza delle cose.

• Non esistono più allora né superstizioni né dubbi.

 

Questo gradino è chiamato «la consegna della chiave del sapere al discepolo».

Quando egli ha raggiunto questo grado,

dal mondo spirituale egli ode risuonare nel nostro mondo una parola.

• Allora la parola del discepolo non riproduce più quel che esiste nel mondo sensibile,

ma annunzia che ha origine in un altro mondo,

il quale opera nel nostro, ma non può essere percepito dai sensi esteriori.

• Queste parole sono messaggi della divinità.

 

• Superato questo gradino, ne segue un altro,

in cui l’uomo impara a dominare i processi immediati del suo CORPO FISICO.

Prima egli esercitava un influsso soltanto sul suo corpo eterico, ora anche sul corpo fisico.

Gli uomini, con le loro azioni coinvolgono il corpo fisico, e quel che essi compiono viene incorporato nel Karma.

Ma, ordinariamente, non ne sono coscienti, e ignorano di attirare a sé l’effetto delle loro azioni.

 

• Con l’evoluzione superiore l’uomo comincia ad agire coscientemente sul mondo fisico,

e a lavorare coscientemente sul suo Karma;

egli diventa capace di esercitare con le azioni fisiche un influsso sul suo Karma.

• Allora è tanto progredito che non soltanto le cose del mondo gli risuonano

ma egli è in grado di pronunciare i nomi di tutte le cose.

 

• L’uomo, al nostro punto attuale di coltura, è in grado soltanto di pronunciare un unico nome,

il nome che egli dà a se stesso: io.

• Il discepolo al terzo grado d’iniziazione dà a tutte le cose del mondo nomi che egli trae dalla sua intuizione.

 

Ciò significa che egli si è aperto all’Io universale, che le sue parole originano dall’Io universale stesso.

Allora gli è lecito dare a tutte le cose il loro profondo intimo nome,

mentre l’uomo ordinario d’oggi può chiamare io solo se stesso.

• Quando il discepolo abbia raggiunto questo gradino, vien chiamato «CIGNO»,

perché è l’annunziatore di tutte le cose.

 

Ciò che sta in una sfera superiore al terzo grado, non lo si può esprimere con le parole usuali, ma esige la conoscenza di una scrittura particolare che viene insegnata soltanto nelle scuole occulte. Quelle sfere superiori appartengono agli iniziati, a quegli iniziati che in tutti i tempi hanno dato i grandi impulsi, alla nostra cultura. Dapprima erano discepoli, e hanno conquistato la chiave del sapere; poi sona stati guidati nelle regioni dove hanno ricevuto la rivelazione dell’Io universale e dei nomi delle cose. Poi si sono innalzati alle sfere del gran Tutto. Allora hanno potuto avere le profonde esperienze che li hanno resi atti a fondare le grandi religioni del mondo.

 

Ma dai grandi iniziati son derivate non solo le grandi religioni, bensì anche tutti i grandi impulsi, tutto ciò che nel mondo è importante. Citerò solo due esempi, per mostrare di qual natura siano gli influssi esercitati sul mondo dai grandi iniziati.

Trasferiamoci indietro all’epoca in cui i discepoli delle scuole d’iniziazione stavano sotto la direzione di Ermete. Questa direzione consisteva dapprima in un insegnamento esoterico ordinario. Si insegnava come lo spirito universale discenda nel mondo dei corpi, si incorpori, riviva nella materia, come poi raggiunga nell’uomo il suo più alto grado e celebri la sua resurrezione.

 

Questo l’ha espresso bene Paracelso, con le parole:

«Quel che vediamo là fuori, sono i singoli esseri, sono le lettere,

e la parola che ne è composta è l’uomo».

 

Noi abbiamo scaricato fuori di noi, sulle creature, tutte le virtù e le debolezze umane.

Ma l’uomo è un confluire di tutte le cose.

Nelle scuole d’iniziazione egizie veniva dapprima insegnato nei particolari e con straordinaria ricchezza di spirito,

come tutto il macrocosmo confluisca nell’uomo e riviva in lui in forma di microcosmo.

Dopo questo insegnamento si passava all’insegnamento ermetico.

 

• La prima parte di quell’insegnamento, dunque, noi la possiamo comprendere coi sensi e con la ragione;

• ma quello che veniva comunicato nella seconda parte, nell’istruzione ermetica,

lo si può comprendere soltanto quando si sia raggiunto il primo gradino dell’iniziazione.

Allora si apprende quella scrittura speciale che non è nè casuale nè arbitraria,

ma riproduce le grandi leggi del mondo spirituale.

 

Dopo aver acquistato la capacità di far funzionare in pieno i sensi astrali e di, farli agire fin giù nel corpo eterico,

il discepolo viene introdotto per tre giorni in un profondo mistero del mondo astrale.

Qui egli sperimenta ciò che altre volte ho descritto come l’origine della terra e dell’uomo.

Gli stanno dinanzi i processi cosmici all’inizio dell’evoluzione, la separazione di sole, luna e terra,

la comparsa dell’uomo, e si trasformano in un’immagine.

 

Avuta questa esperienza nella scuola d’iniziazione,

egli va fra la gente e narra così quello che ha appreso nel mondo astrale:

▶ «Un tempo una coppia divina era unita alla terra: Osiride e Iside; e questa coppia divina governava su tutta la terra. Ma Osiride fu inseguito e fatto a pezzi da Tifone, e Iside dovette cercare il suo cadavere. Essa non lo portò a casa, ma i suoi pezzi furono tutti sepolti nella terra, e in tutti i luoghi vi furono sepolcri di Osiride. Allora un raggio cadde su Iside dal mondo spirituale, la fecondò ed essa concepì, immacolata, il figlio Oro».

 

Questa narrazione non è altro che una grandiosa immagine

di quanto conosciamo già come la comparsa di sole e luna, la separazione di sole e luna e la nascita dell’uomo.

ISIDE è il simbolo della luna, ORO significa l’umanità terrena, la terra stessa.

 

Quando l’umanità non era ancora dotata di sangue caldo, quando non era ancora rivestita del corpo fisico, allora essa sentiva in grandiose immagini ciò che avveniva nel mondo animico.

Fin dal principio dell’epoca lemurica, atlantica e postatlantica essa era stata preparata dagli iniziati ad accogliere le grandi verità in forma di immagini. Perciò queste verità non furono date così, semplicemente, ma nell’immagine di Osiride e Iside.

Tutte le grandi religioni dell’antichità erano state sperimentate nel mondo animico dai grandi iniziati. Questi uscivano dai misteri e parlavano in modo comprensibile ad ogni popolo, cioè in immagini, di ciò che essi stessi avevano sperimentato nelle scuole d’iniziazione.

 

Nel tempo antico ci si poteva innalzare all’esperienza astrale superiore

soltanto in quanto si era discepoli di una di queste scuole d’iniziazione.

Dopo l’avvento del Cristo, le cose si son mutate,

si è resa possibile una iniziazione spontanea nel senso come si può essere poeti per natura.

Alcuni mistici cristiani hanno ricevuto l’iniziazione per grazia.

 

Paolo fu il primo ad esser chiamato a diffondere il Cristianesimo in tutto il mondo predicando così:

«Beati coloro che credono anche se non vedono».

La visione sulla via di Damasco è stata una iniziazione al di fuori dei misteri.

 

Gli iniziati hanno dato impulsi per tutti i grandi movimenti e le grandi istituzioni della cultura. Questo fatto è adombrato fra l’altro anche in un bel mito medioevale. Nasceva allora in Europa la cosiddetta cultura metropolitana, il consorzio civile moderno.

L’evoluzione continua dell’umanità, il progredire di ogni anima verso un prossimo gradino, il mistico l’ha concepito come l’evoluzione dell’anima, dell’elemento femminile nell’uomo.

 

Il mistico vede nell’anima un quid di femminino

che viene fecondato sia dalle impressioni inferiori dei sensi, sia dalle verità eterne.

In ogni processo storico, il mistico scorge un tale processa di fecondazione.

 

A chi guardi profondamente nel corso dell’evoluzione dell’umanità, a chi veda le forze spirituali che stanno dietro ai fenomeni fisici, i grandi impulsi al progresso, i profondi impulsi appaiono dati dai grandi iniziati.

In tal senso l’uomo medievale, nell’epoca in cui, con la formazione dei grandi centri, la cultura subiva una nuova svolta, attribuiva ai grandi iniziati anche quel nuovo passo compiuto dall’anima umana. Questo passo avanti nella storia, ha reso possibile lo sviluppo dei grandi centri metropolitani nel medioevo.

 

È stato un iniziato ad effettuare questo passo, nell’ambiente del santo Graal.

Da lì provenivano i grandi iniziati che non erano visibili agli altri uomini.

 

Nel medio evo si dava il nome di Lohengrin

all’iniziato che provvedeva a dare l’impulso alla cultura dei grandi centri.

Egli è il messo del Santo Graal, della grande scuola occulta.

 

Con Elsa di Brabante si allude all’anima della città,

all’elemento femminile che ha da essere fecondato dal grande iniziato.

Il cigno è il mediatore.

Lohengrin è portato giù dal cigno in questo mondo fisico.

All’iniziato non è lecito di rivelare il suo nome, poiché egli appartiene ad un mondo superiore.

Il discepolo, il cigno, trasmette il suo influsso.

 

È stato così accennato come la grande svolta della storia sia stata simbolizzata, per il popolo, in un mito. I grandi iniziati danno i loro impulsi e nelle loro dottrine è contenuto ciò che così hanno da annunziare.

In modo simile hanno agito anche i fondatori delle prime colture dell’umanità: Ermete in Egitto, Krishna in India, Zarathustra in Persia, Mosè nel popolo ebraico. Più tardi hanno dato i loro impulsi Orfeo, Pitagora e in ultimo colui che fu l’iniziato degli iniziati, Gesù che portò in sé il Cristo.

 

Tutto ciò è ancora ostico per molta gente; ma coloro che hanno provato essi stessi nell’anima qualcosa dei mondi, superiori, hanno sempre alzato lo sguardo non solo ai mondi spirituali, ma anche alle guide dell’umanità, e soltanto in tal modo sono diventati capaci di parlare, come Goethe, con tanto entusiasmo.

Anche in altri si trova ancora una sacra scintilla che apre la via alla scienza dello spirito. La troverete questa sacra scintilla in uno spirito germanico, in un giovane sensibile poeta e pensatore germanico la cui vita si presenta come un beato ricordo della sua precedente incarnazione di grande iniziato. Chi legge Novalis proverà quasi il soffio che conduce nel mondo superiore. Non è chiaramente espresso, ma c’è qualcosa nelle sue parole che somiglia a una magia.

 

Sono sue le belle parole sul rapporto fra il nostro pianeta e l’umanità,

parole che valgono sia per l’uomo non ancora evoluto, sia per l’iniziato:

«L’UMANITÀ è il SENSO del NOSTRO PIANETA,

l’umanità è il nervo che congiunge questa terra ai mondi superiori, è l’occhio che essa alza al cielo».