I quattro sacrifici del Cristo – I tre gradini preparatori del mistero del Golgota

O.O. 152 – Verso il mistero del Golgota – 01.06.1914


 

Per la nostra civiltà attuale è necessario soprattutto

che, facendo agire su di noi i risultati della scienza dello spirito,

noi ci acquistiamo sempre più una nuova conoscenza del Cristo.

 

E molto di ciò che oggi porta il sigillo ufficiale del cristianesimo è proprio ostile a questa nuova conoscenza del Cristo. È necessario che sempre più noi ci si renda conto che alla nostra civiltà occorre una scuola del non-egoismo.

 

• Un rinnovamento della morale, un approfondimento della vita morale dell’uomo,

potrà avvenire soltanto attraverso l’educazione al non-egoismo.

• Una siffatta scuola l’uomo può compierla, secondo le condizioni dell’attuale ciclo d’evoluzione,

solo se si conquista una comprensione profonda per il vero altruismo, per il non-egoismo.

 

E se contempliamo l’evoluzione del mondo nel suo insieme, non possiamo trovare una più profonda comprensione per il non-egoismo che quella che ci è stata data grazie alla comparsa del Cristo sulla Terra.

 

Riconoscere il Cristo significa fare la scuola del non-egoismo.

Riconoscere il Cristo significa imparare a conoscere tutti quegli impulsi

che, nel corso dell’evoluzione dell’umanità, si instillano nell’anima nostra

in modo da colmare di ardore e di calore i germi dell’altruismo in essa predisposti,

facendoli sviluppare dal loro attuale stato animico germinale fino al totale non-egoismo.

 

Sotto l’influsso del materialismo il non-egoismo dell’umanità è in certo modo andato perduto, sebbene ciò potrà essere riconosciuto solo in epoche future dell’umanità.

Ma grazie al nostro approfondimento nel mistero del Golgota, grazie a tutto il sentimento, grazie a tutto il calore animico con cui compenetriamo la conoscenza del mistero del Golgota, noi potremo di nuovo sviluppare una civiltà del non-egoismo.

 

E possiamo dire: quello che il Cristo ha fatto per l’evoluzione della Terra sta tutto compreso nell’impulso fondamentale del non-egoismo; e quel che Egli può divenire per lo sviluppo cosciente dell’anima umana, è la scuola del non-egoismo! Di questo ci renderemo conto nel miglior modo osservando il mistero del Golgota nei suoi grandiosi nessi.

Questo mistero del Golgota, così come lo conosciamo, ha avuto luogo una sola volta nel corso dell’evoluzione fisica della Terra. L’entità che noi riconosciamo come l’entità del Cristo si è incorporata una sola volta in un corpo umano, nel corpo di Gesù di Nazareth.

 

Questo mistero del Golgota ha avuto però una triplice preparazione.

Per tre volte, prima del Golgota, questa è avvenuta; non però ancora sulla Terra, bensì nel mondo spirituale. Ed in certo modo noi abbiamo tre misteri del Golgota, di cui dobbiamo dire che non si sono ancora svolti sul piano fisico. Soltanto il quarto si è svolto sul piano fisico, ed è quello di cui ci danno notizia i Vangeli e le Lettere di San Paolo.

 

Questo massimo fra gli eventi terreni è stato preparato da tre eventi sopraterreni.

E questi ebbero luogo uno nell’antica epoca lemurica, e due nell’epoca atlantica; il quarto, che è il nostro mistero del Golgota, ebbe luogo nell’epoca postatlantica.

I tre precedenti eventi non si svolsero sulla Terra, ma nel mondo sopraterreno; la forza emanata da questi eventi però penetrò fin giù sulla Terra. Cercheremo ora di comprendere come le forze dei tre eventi sopraterreni che prepararono il mistero del Golgota hanno operato entro l’evoluzione dell’umanità.

 

Per quanto riguarda la nostra vita morale,

la nostra comprensione del mondo e tutto quanto si svolge entro la nostra anima cosciente,

noi dobbiamo innanzitutto essere non-egoisti.

 

• Questo è il futuro compito della nostra attuale civiltà.

L’umanità deve diventare via via sempre più non-egoista;

in ciò sta l’avvenire delle giuste azioni morali,

sta l’avvenire di tutte le azioni d’amore

che possono essere compiute dall’umanità terrena.

La nostra vita cosciente è, o deve essere, sulla via del non-egoismo.

 

Per un certo riguardo, esiste in noi già oggi qualcosa che è sostanzialmente privo di egoismo. E sarebbe la più grande disgrazia per l’uomo terreno, se egli dovesse diventare in certe parti del suo essere altrettanto egoista quanto per molti riguardi oggi egli deve esserlo ancora nella sua vita morale, intellettuale e sentimentale.

Se, per esempio, l’egoismo dovesse o potesse afferrare i nostri sensi nella stessa misura con cui afferra la nostra morale, questa sarebbe la maggior disgrazia per l’uomo terreno. I sensi, infatti, agiscono nel nostro corpo in modo che in questa loro azione si esprime il non-egoismo.

 

Nel nostro corpo abbiamo gli occhi. Grazie agli occhi noi vediamo; ma noi vediamo solo in quanto effettivamente gli occhi sono dimentichi di sé e noi non li sentiamo. Li portiamo in noi, attraverso gli occhi noi vediamo le cose; ma nel momento del nostro percepire, gli occhi stessi, in quanto tali, si cancellano. E altrettanto vale per gli altri sensi. Noi percepiamo il mondo in quanto il nostro sistema sensoriale è privo di egoismo. Supponiamo per un momento che i nostri sensi siano egoisti. Che cosa avverrebbe allora dell’uomo? Noi ci avvicineremmo per esempio al colore blu; e avvicinandoci ad esso, il nostro occhio – in quanto influirebbe in modo da non lasciar passare il colore, ma per così dire da consumarlo direttamente in se stesso – verrebbe risucchiato dal blu. Se l’occhio potesse diventare altrettanto egoista quanto noi lo siamo nella nostra vita morale, intellettuale e sentimentale, allora noi sentiremmo nell’occhio come una forza che risucchia. Se avvicinandosi al colore rosso il nostro occhio non si comportasse in modo disinteressato, ma pretendesse di sperimentare in sé l’azione del rosso, allora il rosso agirebbe sul nostro occhio come ferendolo. Se il nostro occhio diventasse egoista, allora avverrebbe che, di fronte a tutte le impressioni, noi proveremmo un dolore, come se fossimo risucchiati o trafitti. Saremmo bensì consapevoli di possedere degli occhi, ma percepiremmo soltanto il dolore del risucchiamento o della trafittura. L’uomo oggi in realtà va per il mondo ben sapendo che esistono le azioni dei colori e della luce; ma non ha bisogno di pensare all’occhio. L’occhio elimina se stesso disinteressatamente, durante la percezione. E altrettanto avviene con gli altri sensi.

 

Nei nostri sensi regna il non-egoismo. Ma ad un tale non-egoismo i sensi non sarebbero pervenuti, e già nell’epoca lemurica questa qualità sarebbe stata loro tolta, se Lucifero avesse potuto agire liberamente per sé, in quell’antica epoca. Lo spirito di cui a ragione la parola biblica dice: «I vostri occhi saranno aperti», questo spirito ha fatto sì che l’uomo fosse trasferito in una sfera della vita terrena nella quale i suoi occhi, se si fossero sviluppati come avrebbero dovuto svilupparsi sotto l’influsso luciferico, sarebbero diventati egoisti. E ad ogni impressione visiva – e ciò vale anche per gli altri sensi — l’uomo avrebbe esclamato: ahi! qui qualcosa mi trafigge! E non avrebbe percepito nel suo ambiente il color rosso. Oppure avrebbe detto: ahi! qualcosa qui mi risucchia! E non avrebbe percepito il colore blu, bensì avrebbe percepito nell’occhio una forza risucchiante.

 

Ma già nell’epoca lemurica questo pericolo fu stornato dall’evoluzione dell’umanità – non sulla Terra, ma nei mondi sopraterreni -, in quanto quell’entità che più tardi grazie al mistero del Golgota s’incorporò nel corpo di Gesù di Nazareth s’immerse allora (non posso dire qui: s’incorporò) nell’anima di un Arcangelo, di un essere appartenente alla gerarchia degli Arcangeli. Così, quando la Terra stava attraversando l’epoca lemurica, nelle altezze spirituali visse un essere che – si potrebbe dire: quasi preannunziando il battesimo nel Giordano — ebbe origine per il fatto che un Arcangelo sacrificò la propria entità animica, ed il Cristo penetrò in questo essere arcangelico.

 

• Ma, mediante un tale evento, il Cristo produsse una forza tale che agì entro l’evoluzione terrena dell’umanità. E il risultato di questa azione fu un acquietarsi, un armonizzarsi dei sensi. E se oggi possiamo usare sensi non-egoisti, allora – se abbiamo acquistato comprensione per queste cose ed abbiamo imparato ad aver gratitudine per l’ordinamento del mondo – possiamo guardare ai tempi antichi e dire: quello che noi siamo in quanto uomini dotati di sensi, quello che ci permette di non sentir dolore a causa dei nostri sensi, ma di sentire attraverso di essi la meravigliosa natura intorno a noi, questo ci proviene dal primo sacrificio del Cristo.

 

• Essendosi il Cristo immerso nell’anima di un Arcangelo, ciò ebbe per effetto

che il pericolo dell’egoismo dei sensi fosse stornato dall’evoluzione dell’umanità.

Questo fu il primo gradino preparatorio del mistero del Golgota.

 

• L’uomo imparerà a poco a poco a sviluppare in sé un profondo e importante sentimento religioso, se guarderà alla magnificenza della natura, se guarderà su al cielo stellato, a tutto quanto è illuminato dalla luce del Sole, a tutto quanto ci sta intorno nel regno animale, minerale, vegetale; e imparerà a dire: che io possa contemplare in tal modo intorno a me il mondo, che io sia inserito in questo mondo in modo che i miei sensi non siano per me fonte di dolore, bensì lo strumento per la percezione della magnificenza del mondo, questo io lo debbo al primo sacrifìcio compiuto dal Cristo come preparazione al mistero del Golgota.

 

E in una prospettiva avvenire possiamo contemplare il tempo in cui l’osservazione della natura e il godimento della natura saranno cristianizzati; un tempo in cui gli uomini, quando usciranno all’aperto e si edificheranno al cospetto della splendida primavera, delle bellezze dell’estate o delle altre meraviglie della natura, sentiranno e diranno:

• se siamo in grado di accogliere tutto ciò che di grandioso la natura effonde intorno a noi,

dobbiamo essere coscienti che non siamo noi, ma che è il Cristo entro i nostri sensi

a renderci atti a sentire in tal modo la magnificenza della natura.

• Fu poi nei primi tempi dell’evoluzione atlantica – e questa volta per opera di Lucifero e di Arimane

che l’egoismo cercò di impadronirsi di un altro sistema dell’organizzazione umana, ossia degli organi vitali.

 

Cerchiamo un poco di considerare da questo punto di vista l’essenziale della nostra organizzazione vitale. Che cos’è mai questo essenziale? Basterà solo pensare che cosa avviene dell’uomo quando questo essenziale degli organi vitali è pregiudicato. E lo è, quando si presentano delle alterazioni morbose negli organi vitali. Allora l’uomo comincia a sperimentare l’egoismo dei suoi polmoni, del suo cuore, del suo stomaco e di altri organi. L’uomo allora comincia a rendersi conto, in quanto sente dolore, di possedere uno stomaco, di possedere un cuore; comincia ad essere direttamente consapevole, nella coscienza, che essere malato significa che un organo è diventato egoista e conduce entro l’organismo umano una vita sua propria.

 

Ciò non avviene normalmente nella vita ordinaria. Normalmente i singoli organi dell’uomo vivono senza egoismo nel complesso di tutta la sua organizzazione. E la nostra normale costituzione ci permette di sentirci sicuri nel mondo, solo se siamo in grado di andarcene per il mondo con organi privi di egoismo, solo se non ci accorgiamo di avere uno stomaco, dei polmoni, ecc., ma se possediamo questi organi senza sentirli; solo se questi organi non pretendono di affermare se stessi, ma stanno al servizio dell’organismo intero.

 

In un’altra occasione diremo perché la malattia sia prodotta dall’egoismo degli organi; oggi accenneremo soltanto allo stato normale. Se si fosse trattato soltanto di Lucifero ed Arimane, tutt’altre condizioni ci sarebbero state già nell’evoluzione atlantica. Ogni singolo organo umano sarebbe diventato egoista, e avrebbe avuto luogo qualcosa di assai singolare.

 

Supponiamo che l’uomo si avvicini ad un frutto qualsiasi, a qualcosa dunque che è posto nel mondo esterno e che può essere gustato da noi, o che comunque è in un certo rapporto con la nostra organizzazione corporea. In futuro proprio questo rapporto con i nostri organi vitali diventerà l’oggetto di studio della medicina, se la scienza si lascerà organizzare dalla scienza dello spirito. Allora si saprà che se l’uomo per esempio coglie delle ciliege dall’albero e le mangia, quanto con le ciliege trapassa nell’organismo entra in un particolare rapporto con determinati organi; e si saprà che altri frutti hanno altri rapporti con altri organi. Tutto quanto penetra nell’organizzazione umana ha un determinato nesso con questa organizzazione.

 

Se nell’epoca atlantica si fosse effettuato ciò che avrebbe dovuto effettuarsi per opera di Arimane e Lucifero, allora noi avremmo colto, per esempio, delle ciliege, e quell’organo che ha un rapporto con le ciliege sarebbe stato afferrato in altissima misura dall’avidità. Un’infinita avidità si sarebbe manifestata in esso, e l’uomo avrebbe sentito tale organo come se egoisticamente si fosse estromesso dall’insieme di tutto l’organismo; e a ciò gli altri organi, altrettanto egoisticamente, si sarebbero opposti.

 

Facciamo un altro caso: supponiamo che ci sia qualcosa di dannoso per l’uomo. Come certe cose del mondo esterno sono in un determinato buon rapporto con l’uomo, così altre cose del mondo esterno hanno su di lui un influsso nocivo. Ora, se l’uomo si avvicinasse ad una pianta velenosa, oppure a qualcos’altro che influisce dannosamente su questo o quell’organo, egli sentirebbe questo influsso mediante l’attività interiore dell’organo, e ciò si esprimerebbe in un terribile e tormentoso sentimento di paura. L’uomo sentirebbe di star di fronte a qualcosa che agisce sul suo organo in modo da farglielo sentire per così dire consumato.

 

Ed ora prendiamo non quello che l’uomo mangia, ma l’aria che lo circonda. Tutto ciò che ci si presenta nell’aria ha un suo rapporto coi nostri organi. E se si fosse compiuto quello che Arimane e Lucifero avrebbero voluto, se l’uomo avesse dovuto fare assegnamento solo su se stesso, allora egli correrebbe per il mondo in preda alle brame più animalesche, inseguendo ciò che giova ad un organo o ad un altro, e sfuggendo con terribile nausea a quanto li danneggia.

 

Rappresentiamoci la cosa: se fossimo collocati nel mondo con organi corporei tali da farci correre come palle dietro ad ogni piacevole profumo anche lontano, oppure da farci scappar lontano da altre cose per la gran nausea; se, come una palla di gomma, noi fossimo lanciati di qua o di là, come potremmo mai svilupparci nel mondo?

Che ciò non sia avvenuto, che i nostri organi vitali siano stati smorzati, che essi siano stati armonizzati, è dovuto al fatto che nell’epoca in cui l’uomo attraversava la sua prima evoluzione atlantica, nelle sfere sopraterrene ebbe luogo il secondo gradino preparatorio del mistero del Golgota.

 

Di nuovo l’entità del Cristo s’immerse nell’anima di un essere arcangelico, e quanto in tal modo fu attuato s’irraggiò nell’atmosfera della Terra. Ne risultò allora quell’armonizzazione, quello smorzamento degli organi vitali, per cui essi perdettero il loro egoismo. Se questo secondo avvento del Cristo non avesse avuto luogo, noi troveremmo continuamente nel nostro rapporto col mondo esterno le cause delle peggiori malattie, e non potremmo affatto essere sani. E anche per questo riguardo si presenta all’umanità per l’avvenire – purché essa possa veramente compenetrarsi di una comprensione per il mondo spirituale – la prospettiva di sviluppare un sentimento di gratitudine per le entità spirituali da cui l’uomo dipende.

 

L’umanità in avvenire sarà colma di quella vera religiosità che gli permetterà di dire: “Io sento che posso essere un uomo fìsico dotato di organi privi di egoismo, solo in quanto non solo io mi sono sviluppato nel mondo, ma il Cristo dentro di me ha plasmato i miei organi in modo che io possa essere un uomo!”

 

• Così sempre più noi apprendiamo che tutto quanto in sostanza fa di noi degli uomini,

è da esprimersi nel più ampio senso con le parole: «Non io, ma il Cristo in me!»

• Nei tre gradini che hanno preparato il vero e proprio mistero del Golgota,

il Cristo ha avuto cura di tutta l’evoluzione dell’umanità.

• Fu negli ultimi tempi dell’evoluzione atlantica

che l’umanità si trovò di fronte ad un terzo pericolo.

 

La confusione e il disordine dovevano entrare nel pensiero, nel sentimento e nella volontà dell’uomo. L’egoismo doveva introdursi nel suo pensare, sentire e volere. E che cosa ne sarebbe derivato? Ecco, l’uomo avrebbe voluto questo o quello, avrebbe seguito questo o quell’impulso volitivo; il suo pensiero però avrebbe seguito un altro impulso, ed il suo sentimento ne avrebbe seguito un altro ancora.

 

Per l’evoluzione dell’umanità è stato necessario che il pensare, il sentire e il volere si inserissero nella totalità dell’anima come elementi privi di egoismo. Sotto il solo influsso di Lucifero e Arimane non avrebbero potuto farlo. Pensare, sentire e volere sarebbero diventati egoistici, avrebbero in certo modo distrutto l’azione armonica del Cristo. Allora ebbe luogo, verso la fine dell’evoluzione atlantica, il terzo evento del Cristo.

 

Di nuovo l’entità del Cristo s’immerse nell’anima di un essere arcangelico, e la forza che ebbe origine nel mondo sopraterreno per il fatto che il Cristo compenetrò un essere arcangelico, produsse sulla Terra l’armonizzazione del pensare, sentire e volere. In verità, come i raggi fisici del Sole devono agire sulla Terra affinché ogni vita vegetale non perisca, così dai mondi sopraterreni lo spirito solare deve agire di riflesso sulla Terra, come l’ho descritto ora.

 

• Sul terzo gradino lo spirito del Sole armonizzò il pensare, il sentire e il volere,

così come questi dovevano essere armonizzati per la normale vita dell’uomo.

 

Che cosa sarebbe avvenuto dell’uomo, se questo terzo evento del Cristo non avesse avuto luogo? Sarebbe stato afferrato furiosamente dalle sue selvagge brame, dalla vita della sua volontà. Sarebbe diventato furioso, anche se d’altro lato la sua ragione, divenuta anch’essa egoista, avrebbe potuto giudicare con ironia gli atti furiosi compiuti dalla sua volontà. Ciò fu stornato dal terzo evento del Cristo, quando il Cristo, con la sua propria entità, per la terza volta entrò nell’anima di un Arcangelo, di un essere della gerarchia degli Arcangeli.

 

L’umanità ha conservato il ricordo di come l’affetto e il pensiero dell’uomo siano stati armonizzati in virtù delle forze che agirono allora sulla Terra dai mondi sopraterreni. E un segno di questo ricordo esiste, solo che non lo si comprende giustamente. San Giorgio che vince il drago, o Michele che vince il drago, ecco un segno per il terzo evento del Cristo, che ha avuto luogo quando il Cristo si immerse nell’anima di un Arcangelo prendendone la figura. E il drago da lui calpestato è quello che portò il disordine nel pensare, sentire e volere degli uomini.

 

Tutti coloro che contemplano San Giorgio e il drago, Michele e il drago, o altri fatti simili, si riferiscono in realtà al terzo evento del Cristo. E i Greci, che con la loro mirabile mitologia crearono in certo modo delle immagini di quanto avvenne nel mondo spirituale alla fine dell’epoca atlantica, veneravano lo spirito del Sole come l’armonizzatore del pensare, sentire e volere degli uomini.

 

I Greci, che sapevano ancora queste cose, dicevano: “Tu, Spirito solare, tu hai assunto una figura spirituale eterica” (tale infatti è la figura di coloro che noi oggi chiamiamo Arcangeli). “Quel che altrimenti tumultuerebbe confusamente, selvaggio e indomito nell’anima umana, in forma di pensiero, sentimento e volontà, questo tu lo hai armonizzato con la tua meravigliosa lira, sulla quale hai fatto risuonare armonicamente i suoni dell’anima umana!”

 

Così lo spirito del Sole diventò lo spirito tutelare delle passioni che infuriavano selvagge nell’uomo quando, come poteva avvenire, esse si destavano nei disordinati vapori che salgono su dall’interno della Terra, che irrompono su dalla Terra. E se un uomo vi si fosse esposto lasciando che solo questi fumi agissero su di lui, allora avrebbe portato dentro di sé in un disordinato tumulto il suo pensare, sentire e volere. Così i Greci ponevano la pizia a presiedere siffatti vapori che, irrompendo dalla Terra, portavano il disordine nelle passioni umane per opera di Lucifero ed Arimane. Ma Apollo illumina la pizia, domina la furia delle passioni, e la pizia diviene profetessa.

 

Nello spirito solare di Apollo i Greci sentivano il Cristo nel suo terzo evento. E nel rapporto fra Apollo e la pizia, la quale col suo atteggiamento domina le passioni, in questa protezione che il dio Apollo concedette alla pizia, i Greci vedevano l’effetto del terzo sacrificio del Cristo: vedevano l’armonizzazione delle disordinate passioni umane per opera del terzo evento del Cristo.

 

Lo spirito solare di Apollo, però, è per i Greci

la medesima cosa che fu rappresentata poi in immagine

come Michele, o come San Giorgio che vince il drago.

Vediamo dunque che le singolari parole di San Giustino martire hanno un loro senso.

 

Si tratta di parole che, essendo state pronunziate dal martire stesso, devono anche essere considerate come cristiane, sebbene oggi diversi rappresentanti del cristianesimo vorrebbero tacciarle di eresia. Giustino disse che anche Eraclito e Socrate e Platone erano cristiani; ma lo erano come si poteva essere cristiani prima che il mistero del Golgota avesse avuto luogo.

 

I teologi d’oggi non lo sanno più; ma nei primi tempi del cristianesimo i martiri cristiani sapevano ancora che gli antichi saggi greci, pur non avendo magari usato il nome del Cristo, tuttavia, se qualcuno avesse chiesto loro chi era Apollo, avrebbero risposto, fondandosi sulla sapienza dei misteri: ci si presenta in Apollo, nella figura di un Arcangelo, il grande spirito solare che in futuro s’incarnerà in una figura umana.

 

• Poi venne il quarto mistero, il mistero terrestre del Golgota.

La medesima entità del Cristo che per tre volte aveva preso la figura di un Arcangelo,

quella medesima entità prese dimora nel corpo di Gesù di Nazareth

grazie a quell’evento che noi chiamiamo il battesimo di Giovanni nel Giordano.

 

Credo bene che vi parrà strano che io dica: per tre volte questa entità si è immersa nell’anima e ha preso la figura di un Arcangelo, e poi si è incorporata in una figura umana. Da un punto di vista schematico, infatti, si dovrebbe dire: fra l’immersione in una figura di Arcangelo e l’incorporazione in un uomo, dovrebbe esserci l’immersione in una figura di Angelo; ossia il Cristo avrebbe dovuto, in una delle sue tappe, immergersi in una figura di Angelo. Così potrebbe sembrare. Ma se anche gli uomini ci accusassero che i fatti narrati dalla scienza dello spirito sono inventati, in verità così non è. Potreste dedurlo anche da altri dati.

 

E se voi mi chiedete: com’è che il Cristo non è disceso di gerarchia in gerarchia prima di farsi uomo? Se voi oggi mi chiedete ciò, io vi devo rispondere: questo non lo so, perché in genere io non combino i fatti. Ma dall’indagine dei fatti risulta che il Cristo si è servito per tre volte di una figura di Arcangelo, che la figura di Angelo fu saltata, e che poi egli si servì di una figura di uomo. Affido ad una futura ricerca il compito di stabilire perché sia così. Oggi non lo so ancora, ma è così. Se si volessero escogitare le cose, allora si farebbe in tutt’altro modo; potete dedurlo appunto da quello che ho detto ora.

 

Ebbe luogo dunque la quarta tappa del mistero del Golgota.

E questa volta fu stornato un altro pericolo:

il pericolo che, per influsso di Lucifero e di Arimane,

fosse l’io dell’uomo a esser messo in disordine.

• Gli organi dei sensi erano stati messi in disordine da Lucifero nell’epoca lemurica;

• nel primo periodo dell’epoca atlantica

disordine e disarmonia minacciavano gli organi vitali;

• negli ultimi tempi dell’epoca atlantica erano minacciati gli organi animici,

quegli organi che stanno a base del pensare, del sentire e del volere.

• E nell’epoca postatlantica era l’io stesso ad essere minacciato di disordine.

 

Dovendo in quell’epoca l’io prender posto nell’evoluzione umana, si cercò di ristabilire l’armonia fra questo io e le forze del cosmo, cosicché l’io non diventasse una palla da gioco fra le forze del cosmo. L’io avrebbe potuto diventare una palla da gioco fra queste forze. Si sarebbe sviluppato in modo da non poter conservare il proprio sé; e se lo avesse consegnato a quelle forze, allora ciò che proviene dall’anima umana sarebbe stato rapito da tutte le forze elementari che originano dal vento, dall’aria, dal moto delle onde. Queste forze avrebbero trascinato via l’uomo da ogni parte.

 

Michelangelo ha raffigurato ciò. Guardate i suoi affreschi. Egli ha raffigurato la minaccia che incombeva sull’uomo; questa minaccia è rappresentata dalle Sibille di Michelangelo. Egli ha mirabilmente raffigurato il tipo umano che esse rappresentano, il tipo umano che sente il disordine penetrare nel proprio io, cosicché, quando questo io vien colto dal disordine, può affiorare nell’uomo ogni possibile mirabile saggezza, in modo però che l’uomo non è in grado di dirigerla. Guardate come ha dipinto Michelangelo queste Sibille: esse rappresentano i diversi gradi di saggezza degli esseri elementari.

 

Ma d’altro lato ci si presenta qualcos’altro: nel medesimo ambiente Michelangelo ha anche raffigurato le figure meditabonde dei Profeti, dalle quali si può scorgere, irraggiata, la luce che mantiene l’ordine dell’io di fronte al cosmo. Siamo colti da profonda ammirazione quando contempliamo nei Profeti l’impulso verso l’io, e quando d’altro lato contempliamo quegli esseri umani che sono caduti in preda al disordine a causa dell’io. Nel medesimo ambiente vediamo poi il Cristo stesso che si incarna nel corpo di un uomo, e che ha da mettere ordine in quell’io che doveva entrare nel mondo.

 

La scienza dello spirito ci mostrerà sempre più profondamente come questo io umano possa giungere al non-egoismo in virtù del quarto evento del Cristo. I sensi hanno detto: non io, il Cristo in noi. Gli organi vitali hanno detto: non io, il Cristo in noi. Gli organi animici hanno detto: non io, il Cristo in noi. La vita morale ed intellettuale dell’uomo deve imparare a dire: non io, il Cristo in me. Ogni passo compiuto nel mondo spirituale ci mostra ciò.