I quattro tipi di etere: l’etere del calore, della luce, chimico e della vita e la loro vita sui sette piani.

O.O. 93a – Elementi fondamentali dell’esoterismo – 30.09.1905


 

Sommario: Stati della materia: solido, liquido, gassoso; i quattro tipi di etere: l’etere del calore, della luce, chimico e della vita e la loro vita sui sette piani. Correlazione fra organi passivi e organi attivi: l’orecchio e il linguaggio, o meglio la laringe; il cuore e la ghiandola pituitaria (ipofisi); l’occhio e la ghiandola pineale (epifisi). L’evoluzione dell’ipofisi in un organo di calore attivo, e dell’epifisi in un organo attivo della vista. Tolstoj. Ulfila.

 

Si sottolinea sempre che, per progredire nell’occultismo, si deve essere il più possibile positivi e il meno possibile negativi, che si deve parlare meno di ciò che non è e più di ciò che è. Incentivare questo nella vita ordinaria è una preparazione per il lavoro nell’occulto. L’occultista non deve chiedere: “La pietra è dotata di vita?”, bensì: “Dove si trova la vita della pietra, dove si trova la coscienza del regno minerale?” Questa è la forma più elevata del non criticare. Proprio di fronte alle domande più elevate bisogna sviluppare questo modo di pensare.

 

Nella vita ordinaria si distinguono tre stati della materia: solido, liquido e gassoso o aeriforme.

Bisogna distinguere il solido dal minerale. Anche l’aria e l’acqua sono minerali.

 

Negli scritti teosofici si contano ancora altri quattro tipi più sottili di materia.

Il successivo, che è più sottile dell’aria, è quell’elemento che si espande,

che diventa sempre più grande a seconda del volume.

 

• Quel che disperde così l’aria è il calore;

in realtà è una materia eterica più sottile, il primo livello dell’etere, l’etere di calore.

• Come secondo tipo di etere vi è l’etere luminoso.

I corpi che brillano emanano una materia che nella teosofìa è designatacome etere luminoso.

• Il terzo tipo di etere è il portatore di tutto ciò che forma la materia più sottile,

l’etere formante, chiamato anche etere chimico.

Che l’ossigeno e l’idrogeno si leghino dipende da questo etere.

• E l’etere più sottile è quello che forma la vita: il prana o etere vitale.

 

La scienza butta insieme tutti e quattro i tipi di etere. Ma a poco a poco certamente li scoprirà in questo modo.

Le nostre denominazioni sono di stampo rosicruciano, mentre la letteratura indiana parla di quattro gradi dell’etere.

 

• Prendiamo per prima cosa ciò che è solido. Ciò che è solido è apparentemente privo di vita. Se ci si traspone con la vita nel solido, il che succede vivendo da svegli nello stato che chiamiamo mondo di sogno, e poi si cerca il solido, per esempio ci si traspone in un paesaggio montano roccioso, allora si sente in se stessi la vita cambiata, ci si sente pervasi da una vita. Non si è là con la coscienza, ma con la propria vita, col corpo eterico; allora si è in un posto, in uno stato, che si chiama piano del mahaparinirvana.

Su questo piano del mahaparinirvana c’è la vita del solido. Questo piano è l’altro polo del solido. Il fatto poi di essere stati con la vita sul piano del mahaparinirvana lo si può percepire da altri effetti. Quando si torna indietro da là, si ha sperimentato l’effetto di esseri nello stato del mahaparinirvana. Là ha la sua vita la pietra solida.

 

• In secondo luogo abbiamo il liquido, l’acqua. Se nello stato di sogno ci si traspone nel mare, come se noi stessi fossimo mare, allora ci si traspone con la vita del liquido sul piano del parinirvana. Con questa procedura si viene a sapere qualcosa dei diversi piani.

 

• In terzo luogo, se in sogno ci si traspone nell’aeriforme, ci si trova sul piano del nirvana. La parola “nirvana” significa “estinguersi”, estinguersi nell’aria, così come si spegne un fuoco. Se si cerca la vita lì, si è con la propria vita sul piano del nirvana. L’uomo inspira aria. Quando sperimenta in sé la vita dell’aria, è sulla via per giungere al piano del nirvana. Da qui gli esercizi di respirazione degli yogi. Nessuno può raggiungere il piano del nirvana senza aver veramente fatto esercizi di respirazione. Sono esercizi di hatha-yoga, se vengono fatti al livello sbagliato. Altrimenti sono esercizi di raja-yoga. Di fatto si inspira la vita, il piano del nirvana.

 

• In quarto luogo: al di sotto del piano del nirvana c’è il piano del buddhi, o dello sushupti. Qui ha vita il calore. Quando nell’uomo si sviluppa il buddhi, tutto il kama viene trasformato in altruismo, in amore. Quegli animali che non sviluppano calore sono anche privi di passioni. A livelli più elevati l’uomo dovrà nuovamente raggiungere questa assenza di passioni, perché avrà la propria vita sul piano dello sushupti.

 

• In quinto luogo c’è il piano devachanico o piano mentale. Qui ha la sua vita letere luminoso. La luce del Sole vive sul piano devachanico; ecco perché il rapporto interiore fra saggezza e luce. Se si sperimenta la luce con la coscienza di sogno, vi si sperimenta la saggezza. È sempre stato così quando Dio si è manifestato nella luce. Nel roveto ardente, cioè nella luce, Jehova apparve a Mosè per manifestare la saggezza.

 

• Il sesto è il piano astrale. Su di esso vive l’etere chimico. Chi è sonnambulo percepisce le proprietà dei prodotti chimici, le proprietà chimiche, perché l’etere chimico ha veramente la sua vita sul piano astrale.

 

• Il settimo è il piano fisico. Qui l’etere di vita vive nel suo vero e proprio elemento. Con l’etere di vita si percepisce la vita. L’etere vitale viene chiamato anche etere atomistico, perché ha la sua propria vita, il suo proprio centro, su questo piano. Ciò che vive sullo stesso piano ha il suo centro sullo stesso piano.

 

Di fatto, tutto quel che vive attorno a noi contiene i sette piani. Essi sono oggettivamente attorno a noi.

Basta solo chiedere: “Dove ha la sua vita il solido, dove ce l’ha l’aeriforme?”, e così via.

 

Ora, abbiamo detto che il calore ha la propria vita sul piano del buddhi, o piano dello sushupti.

Così, ci sono determinati rapporti fra tutte le cose.

Balza agli occhi il rapporto fra l’orecchio e il linguaggio.

 

L’orecchio era presente nell’evoluzione molto prima del linguaggio.

L’orecchio è l’organo recettivo, il linguaggio è l’organo produttivo del suono.

Queste due cose, l’orecchio e il linguaggio, fanno sostanzialmente parte l’una dell’altra.

 

Il suono, così come appare, è la traduzione delle vibrazioni nell’aria, e ogni tono origina da una determinata vibrazione.

I pitagorici dicevano: “Quando studiate quello che là fuori, fuori di voi, è il suono, studiate l’aritmetica dell’aria”.

Lo spazio uniforme sarebbe privo di suono, quello organizzato in modo aritmetico è uno spazio sonoro.

 

Qui abbiamo un esempio di come si può guardare nella cronaca dell’akasha.

Se si riesce ad elevarsi fino a percepire l’aritmetica interiore che il suono rilascia nello spazio e che vi permane,

si può sempre ri-ascoltare un suono che una persona abbia pronunciato.

 

 

 

Per esempio, si può ascoltare quel che disse Cesare passando sul Rubicone.

L’aritmetica interiore del suono rimane presente nella cronaca dell’akasha.

 

Al suono corrisponde qualcosa di quel che si chiama “manas”.

Quel che per l’orecchio è il suono, per il cosmo è saggezza.

Percependo il suono, si ode la saggezza cosmica.

Parlando noi stessi, proferiamo la saggezza del cosmo.

Quel che nel nostro linguaggio è aritmetico rimane presente nella cronaca dell’akasha.

 

L’uomo si esprime direttamente nella saggezza quando ascolta o parla.

Il pensare è la forma in cui l’uomo, adesso, può portare ad espressione nel linguaggio la propria volontà.

Adesso noi possiamo esplicare il volere solo nel pensare.

Solo in futuro l’uomo potrà esplicare la sua volontà al di sopra del pensare, nella parola.

 

Il livello successivo è correlato al calore.

Dobbiamo cercare l’attività dell’uomo in quello che egli emana come calore interiore.

Da quanto procede dal calore: passioni, impulsi, istinti, brame, desideri, e così via, origina il karma.

 

Ora, come l’organo parallelo all’orecchio è l’organo del linguaggio,

così l’organo parallelo al calore del cuore è la ghiandola pituitaria, l’ipofisi.

Il cuore riceve calore da fuori, come l’orecchio il suono.

In tal modo esso percepisce il calore del mondo.

 

L’organo corrispondente, che dobbiamo avere in modo da poter produrre consapevolmente il calore,

è la ghiandola pituitaria nella testa, che adesso è solo all’inizio della sua evoluzione.

• Così come con l’orecchio si percepisce e con la laringe si produce,

così si accoglie il calore del mondo nel cuore e lo si fa rifluire all’esterno attraverso la ghiandola pituitaria nel cervello.

 

Quando avrà acquisito questa facoltà, il cuore sarà diventato l’organo che in realtà deve diventare.

A questo si riferiscono le parole di La luce sul sentiero.

«Prima che l’anima possa stare di fronte ai Maestri, il sangue del cuore deve bagnarne i piedi».

Allora il sangue del nostro cuore fluirà all’esterno, così come adesso inondano il mondo le nostre parole.

In futuro il calore dell’anima inonderà gli uomini.

 

Nell’evoluzione, un po’ al di sotto dell’organo del calore si trova l’organo della vista.

• Nell’evoluzione si susseguirono l’organo uditivo, l’organo del calore, l’organo della vista.

L’organo della vista è ancora del tutto al livello in cui può soltanto accogliere.

L’orecchio percepisce già nel suono, per esempio nel suono delle campane, l’essenza interiore.

Il calore deve fluirci incontro dall’essere stesso.

L’occhio ha soltanto un’immagine, l’orecchio ha la percezione dell’essere più interiore.

La percezione del calore è la recezione di una emanazione.

 

• E avremo anche un organo attivo per la vista.

Oggi è predisposto nella ghiandola pineale, l’epifisi,

organo che conferirà realtà alle immagini che oggi produce l’occhio.

• Questi due organi, la ghiandola pineale e la ghiandola pituitaria,

devono svilupparsi fino a diventare organi attivi per l’organo visivo (occhio) e per l’organo del calore (cuore).

L’attuale fantasia è la predisposizione per il futuro creare.

Adesso l’uomo al massimo ha l’immaginazione.

 

In futuro avrà forza magica. Questa è la kriyashakti.

• Questa forza si sviluppa nella stessa misura in cui fisicamente si sviluppa la ghiandola pineale.

Nel rapporto reciproco fra l’orecchio e la laringe abbiamo un modello.

In futuro il pensare verrà compenetrato dal calore, e ancora più tardi l’uomo imparerà a creare da sé.

• Inizialmente impara a creare un’immagine; • poi a creare emanazione, a emanare; • poi a creare esseri.

• La massoneria chiama queste tre forze: saggezza, splendore (bellezza) e potenza. (Vedi La fiaba di Goethe).

 

Il calore ha la sua vita sul piano dello sushupti.

Utilizzarlo in modo consapevole è possibile a chi conosce e controlla la vita del calore,

come l’uomo di oggi controlla in un certo modo la vita dell’aria.

Nell’evoluzione l’uomo deve ora avvicinarsi alle forze del piano dello sushupti (buddhi-manas).

 

Il quinto periodo di civiltà aveva principalmente il compito di sviluppare il kama-manas.

Il manas lo si trova in tutto ciò che è posto a servizio dello spirito umano.

Tuttavia adesso tutto questo è fondamentalmente a servizio del kama.

Le massime conquiste dello spirito sono poste a servizio del kama.

La nostra epoca ha posto le massime forze a servizio di queste esigenze,

che l’animale soddisfa anche senza queste conquiste.

 

Adesso però bisogna già sviluppare anche il buddhi-manas. L’uomo deve imparare qualcosa di più del parlare. Al parlare deve legarsi un’altra forza, come troviamo negli scritti di Tolstoj. In questo senso, non si tratta più tanto di quel che egli dice, ma del fatto che dietro a quel che dice c’è una forza elementare che ha qualcosa del buddhi-manas che deve penetrare nella nostra cultura. Gli scritti di Tolstoj hanno un effetto così forte perché, nella loro consapevole contrapposizione alla cultura europea occidentale, contengono qualcosa di nuovo, di elementare. Quella specie di barbarie che vi si trova ancora, verrà compensata in futuro. Tolstoj è solo un piccolissimo strumento di una forza spirituale superiore che si trovava anche dietro l’iniziato gotico Ulfila. Questa forza spirituale utilizza Tolstoj come proprio strumento.