I tre gradini preparatori dell’evento del Golgota

O.O. 152 – Verso il mistero del Golgota – 30.03.1914


 

Sommario: I tre gradini preparatori dell’evento del Golgota. La triplice compenetrazione spirituale dell’impulso-Cristo con l’essere angelico che avrebbe poi preso corpo nel Gesù natanico. L’agire del Cristo nella storia umana.

Nell’ambito del nostro lavoro antroposofico tutto in sostanza finisce per cristallizzarsi intorno ad un unico punto: qual è il nostro rapporto con le potenze spirituali che promuovono il progresso dell’umanità? E proprio da questo punto di vista abbiamo ripetutamente parlato del significato dell’Entità-Cristo per il mondo. Così anche oggi cercherò di dirvi alcune parole che siano atte a configurare in modo sempre più preciso le nostre idee sull’impulso del Cristo e sul suo rapporto con noi. Se vogliamo cercare di cogliere nella sua verità l’impulso del Cristo, non possiamo certo esimerci dal fare varie riflessioni. Eccone per esempio una: oggi capita assai spesso di sentir dire che sarebbe ormai tempo di rinunziare ad ogni tipo di atteggiamento didattico e pedantesco, che sarebbe tempo di respingere tutto ciò che viene espresso con tono didascalico, e cogliere piuttosto la vera vita attraverso l’esperienza artistica e l’esperienza di un pensiero vivente. Effettivamente è così: nella nostra epoca molti manifestano stanchezza nei confronti degli insegnamenti dottrinali. Eppure è strano: una tale esigenza non riesce poi ad affermarsi concretamente, e sempre di nuovo gli animi tornano a provare nostalgia per l’antico modo dottrinale dell’insegnamento caratteristico di tempi ormai superati.

 

Capita spesso, per esempio, di sentir parlare del Cristo come di un maestro universale, come di un maestro di scuola sovrumano. Molti si sentono a loro agio, se possono pensare che il Cristo sia venuto al mondo per insegnare qualche cosa. In contrapposto a tale atteggiamento, abbiamo sempre di nuovo sottolineato il carattere di vita, il carattere di forza dell’impulso del Cristo: perché

• grazie al battesimo nel Giordano, è un’entità cosmica che è penetrata nella vita della Terra e che per tre anni ha condiviso il destino dell’umanità. Dopo quei tre anni essa poi è fluita entro l’aura della Terra e da allora vi continua ad operare.

 

Consideriamo l’evento del Golgota: esso è proprio un fatto unico in tutta l’evoluzione della Terra.

Questo fatto si è compiuto, nell’evoluzione della Terra, un’unica volta.

Ma nel mondo spirituale tale evento ha avuto una sua preparazione.

 

Sarebbe assolutamente errato pensare che l’entità del Cristo abbia potuto dimorare in un corpo di uomo più di una volta; tuttavia, dobbiamo tener presente che questa incarnazione in un corpo di uomo è stata per così dire preparata. E precisamente sono stati tre eventi a prepararla, tre gradini a precederla. Queste tappe però non si sono svolte in Terra, ma in mondi sopraterrestri, in mondi puramente spirituali.

Già altre volte ho parlato dei due bambini Gesù, del bambino Gesù salomonico e di quello natanico. Il bambino salomonico portava in sé l’io di Zarathustra. Questo io passò poi nell’altro fanciullo e vi dimorò dai dodici ai trent’anni, finché, col battesimo nel Giordano, il suo involucro corporeo fu colmato dall’entità del Cristo.

 

Ma il Gesù natanico, nato all’inizio della nostra era, fu anche lui allora (dobbiamo proprio sottolinearlo) incarnato in un corpo di uomo per la prima volta nella storia del mondo. E gli stadi preparatori della sua esistenza li attraversò nei mondi spirituali. Prima di allora egli non era mai stato veramente incarnato in un corpo di uomo (e il suo rapporto con Krishna non fu una vera e propria incarnazione, bensì per così dire un riflesso di incarnazione).

 

Se dunque consideriamo l’entità di colui che sarà più tardi il Gesù natanico, dobbiamo rivolgere il nostro sguardo al mondo angelico, e dire: quell’entità non fu mai incarnata, prima dell’evento del Cristo sulla Terra; per ben tre volte però visse come anima nel mondo spirituale, ed in ognuna di queste tre fasi della sua esistenza fu la protagonista di un evento simile a quello del Golgota.

 

Nei mondi spirituali dunque noi dobbiamo cercare le diverse tappe del preannunzio del mistero del Golgota. Per la vita di tutti gli uomini sulla Terra ognuna di queste tre fasi, ognuno di questi tre eventi preparatori ebbe un profondo significato. Infatti, tutto quanto noi sperimentiamo quaggiù è influenzato non soltanto dalla Terra fisica, ma anche dai mondi spirituali. E quanto ebbe luogo in quelle tre fasi preparatorie fu attuato per l’umanità non dalla Terra, bensì dall’ambiente extraterrestre.

 

Rivolgiamo il nostro sguardo all’antica epoca lemurica. Come è noto, fu appunto allora che l’uomo subì l’influsso di Lucifero, il quale irraggiò le sue forze nella natura umana. Già nell’epoca lemurica dunque esisteva questo influsso sulla natura umana. L’uomo dovette allora evolversi in modo diverso da come si sarebbe evoluto senza quell’influsso. L’uomo per così dire venne inficiato dall’influsso luciferico. E la scienza dello spirito può effettivamente attestare che l’influsso luciferico ha avuto luogo ed ha esercitato la sua azione sull’uomo. Ma per la natura umana avrebbe significato un enorme pericolo, se quell’influsso fosse rimasto altrettanto possente quanto lo fu nell’epoca lemurica. In tal caso sarebbe accaduto qualcosa che possiamo caratterizzare così:

le forze dei dodici sensi umani (perché i sensi sono appunto dodici), si sarebbero configurate in modo che l’uomo sarebbe divenuto ipersensitivo.

 

Mentre oggi, quando guardiamo al rosso di una rosa, il colore agisce su di noi oggettivamente, in quel caso il rosso sarebbe penetrato nei nostri occhi come se avesse delle spine, e il blu avrebbe come risucchiato la nostra forza visiva. Saremmo diventati degli ipersensitivi. E similmente sarebbe avvenuto per l’udito e per tutti gli altri sensi. Nulla avremmo potuto percepire senza provare dolore o voluttà.

Ad opera di Lucifero l’umanità andava incontro a questo pericolo. Ma le entità delle gerarchie superiori videro ciò: e nell’epoca lemurica, colui che più tardi visse come Gesù natanico, e che allora dimorava nel mondo spirituale in un’entità dell’ordine angelico, fu prescelto per essere compenetrato dal Cristo. L’anima di quell’essere angelico accolse spiritualmente in sé il Cristo, così come in seguito l’avrebbe accolto il suo involucro corporeo.

 

L’impulso del Cristo dunque si immerse già allora nell’anima del futuro Gesù natanico. Tale immersione ebbe bensì luogo nel mondo spirituale, ma i raggi che ne scaturirono si effusero sopra la Terra e produssero nei sensi umani divenuti ipersensibili una trasformazione, placandoli. In tal modo il pericolo che gli uomini percepissero il mondo sensibile solo con dolore o con degradante voluttà, fu stornato. Così, se consideriamo la prima fase preparatoria dell’evento del Golgota, possiamo dire: la salvazione, nei riguardi dei nostri dodici sensi, è dovuta al Cristo; che la loro natura sia stata domata, è dovuto alla immersione del Cristo nell’anima del futuro Gesù natanico.

 

• Più tardi, nell’epoca atlantica, ad opera dell’influsso luciferico che gradatamente andò congiungendosi con quello arimanico, fu un nuovo pericolo ad incombere sulla vita umana. Mentre nell’epoca lemurica il pericolo incombeva sui sensi dell’uomo, nel primo periodo dell’epoca atlantica furono sconvolti gli organi vitali e il corpo eterico.

Pervasi dagli influssi di Lucifero e di Arimane, gli organi del corpo eterico si sarebbero sviluppati in modo che l’uomo stesso avrebbe assunto una figura indegna del proprio essere. L’evoluzione dell’umanità si sarebbe svolta in modo che l’essere umano avrebbe inseguito con immensa ingordigia tutto ciò che poteva essergli di giovamento, e solo con estremo ribrezzo avrebbe potuto guardare a ciò che non lo avvantaggiava. La vita umana sarebbe trascorsa fra ingordigia e ribrezzo; e tutti gli organi dell’uomo avrebbero assunto una forma corrispondente.

 

L’uomo si sarebbe indegnamente precipitato su ciò di cui abbisognava come un animale selvaggio; e d’altro lato si sarebbe sentito profondamente umiliato dal ribrezzo per ciò che non gli era di giovamento. È grazie alla seconda tappa preparatoria dell’evento del Golgota, che ciò non si è verificato. Tale era in quel tempo il pericolo, che perfino la respirazione umana ne sarebbe stata alterata: l’uomo avrebbe ispirato l’aria con estrema avidità, mentre il solo apparire di qualcosa di nocivo gli avrebbe causato terribili accessi di nausea. Quella fu dunque la seconda volta che la stessa entità angelica fu pervasa dall’impulso del Cristo e raggi di forza ne scaturirono per l’aura della Terra, in favore dell’equilibrio della vita umana.

 

Verso la fine dell’epoca atlantica ebbe luogo una terza preparazione.

L’umanità si trovava anche allora di fronte ad un grande pericolo. Adesso erano il pensare, il sentire, il volere in grave disordine e scompiglio. Le manifestazioni dell’anima stavano diventando sempre più caotiche; il pensare, il sentire, il volere non avrebbero più potuto svilupparsi nell’uomo ordinatamente, ma sempre più confusamente, quasi in delirio. Il terzo evento preparatorio del mistero del Golgota stornò questo pericolo.

 

E ancora una volta quell’entità che più tardi doveva diventare il Gesù natanico fu compenetrata dall’impulso del Cristo; e conseguenza ne fu che ordine ed armonia subentrarono nell’accordo fra pensare, sentire, volere. Di questo terzo evento preparatorio rimase ancora per lungo tempo un’eco nell’epoca postatlantica. L’umanità si rappresentò quell’evento soprasensibile nella figura di San Giorgio o di San Michele, vincitori del drago. Tale figura è l’espressione immaginativa diretta della terza preparazione del mistero del Golgota.

 

Nei loro favolosi miti, i Greci hanno mantenuto in vita le luminose tradizioni degli antichi misteri dell’Atlantide, ed hanno creato una divina immagine dell’entità angelica compenetrata dal Cristo che aveva agito beneficamente sull’umanità verso la fine dell’epoca atlantica.

 

I Greci veneravano Apollo e dicevano di lui: ecco colui che si compenetra dello spirito solare. Non lo chiamavano Cristo, è vero: ma non sono i nomi che contano. Nel loro antico culto solare i Greci veneravano la terza preparazione spirituale dell’evento del Golgota; e manifestavano esteriormente la loro venerazione andando a chiedere consiglio, per le loro vicende particolari, ai sacerdoti di Apollo. I Greci conoscevano i segreti dell’esistenza; sapevano che nelle vicende umane s’intesse un’azione spirituale operante dall’aura della Terra; sapevano che era stata appunto un’azione spirituale a superare il caos e a mettere ordine nel pensare, nel sentire, nel volere degli uomini. Sentivano che quell’azione spirituale era congiunta con la Terra e dicevano: dalla Terra sale su, in forma di denso vapore, qualcosa che, se Apollo non ne fosse stato vincitore, avrebbe portato il disordine nel pensare, nel sentire, nel volere. Ma Apollo ha riportato l’ordine nel caos; cosicché dall’aura della Terra non fluiscono disarmonia e delirio, ma saggezza per il pensare, per il sentire, per il volere.

 

I Greci guardavano alla regione in cui dalla Terra saliva su impetuosamente il denso vapore, e cercavano di esorcizzarlo, di intercettarlo nel santuario di Delfi, ponendo sulla fessura della Terra la pizia, sacerdotessa di Apollo. Per suo tramite il dio stesso parlava, riversando nel suo oracolo saggezza, largendo consigli a tutti coloro che cercavano quella saggezza per potersi regolare nelle loro vicende. Come San Giorgio e San Michele appaiono in immagine, così Apollo nel suo santuario.

 

Il cristianesimo, nella sua realtà spirituale, è assai più antico di quanto non si creda in genere; inoltre, non è il nome di Cristo a costituirne l’essenza. Nel culto di Apollo, per esempio, sebbene con un nome diverso, si venerava pur sempre il Cristo, lo spirito solare; e in questa venerazione dei Greci abbiamo la testimonianza che ad essi era nota la realtà spirituale del terzo evento preparatorio del mistero del Golgota.

 

• Poi venne il tempo del quarto grande pericolo incombente sull’umanità.

• Nella Lemuria fu il corpo fisico a correre pericolo;

• nell’Atlantide fu prima il corpo eterico, • poi il corpo astrale.

• Adesso era l’io a correre il rischio del disordine, del caos.

 

Al tempo dello sviluppo del pensiero greco, quando cioè l’io doveva affermarsi entro l’uomo, quel disordine e quel caos si stavano già preparando. Esistevano effettivamente tutte le premesse necessarie affinché il disordine potesse penetrare nell’io. E ciò risulta da un fenomeno assai singolare, che però solo a poco a poco si renderà comprensibile a tutti gli uomini. Consideriamo la filosofìa greca, quella che poi culminerà nel pensiero di Platone e di Aristotele; consideriamo come in essa stesse gradualmente avvicinandosi per l’uomo la nascita dell’io.

 

Al tempo in cui Talete, Ferecide da Siro, Anassagora stavano elaborando i loro grandiosi pensieri, nella Grecia e in tutto il mondo in cui allora la cultura greca era in fiore si andava diffondendo un singolare fenomeno: parallelamente all’accostarsi della nascita dell’io (di cui la filosofìa greca dà testimonianza) cominciarono ad affermarsi e a fiorire i cosiddetti responsi sibillini.

 

Dappertutto le Sibille pronunziavano i loro vaticini. Talvolta le loro parole rivelavano una profonda saggezza e conoscenza dell’avvenire, talvolta invece erano deliranti. Nelle loro profezie abbiamo la manifestazione di un fenomeno teso ad arrecare nell’io umano un disordine; abbiamo il presagio di come l’io si sarebbe sviluppato in forma caotica, qualora non fosse intervenuto l’impulso del Cristo.

 

Nella storia delle diverse civiltà ci si presentano due correnti parallele e contrastanti: da un lato i Profeti, che furono precursori dell’impulso del Cristo, che accoglievano la forza nuova del Cristo nel puro approfondimento dell’anima, che col loro ordinato pensiero preparavano l’impulso nuovo che si sarebbe sviluppato nell’umanità; dall’altro lato le Sibille che invece si abbandonavano totalmente agli influssi esteriori dell’aura terrestre.

 

Nella Cappella Sistina in Vaticano, Michelangelo ci ha mostrato, con la sua arte impareggiabile, la contrapposizione fra le Sibille e i Profeti. Nelle sue Sibille egli ha reso evidente l’azione del vento e di altri elementi connessi con la Terra, alludendo così a come, ad opera delle Sibille, l’io dell’uomo corresse il pericolo di svilupparsi caoticamente. Per contrapposto, Michelangelo ci mostra come agissero i Profeti, tutti intenti a produrre un’armonizzazione per l’io. Lo studio dei Profeti e delle Sibille negli affreschi michelangioleschi può farci penetrare profondamente in molti segreti.

 

Le forze terrestri che agiscono attraverso le Sibille ci rivelano come, ad un quarto gradino, il disordine stesse per penetrare nell’io dell’uomo. L’ordine, invece, preannunziato dall’insegnamento dei Profeti, venne attuato poi grazie al mistero del Golgota. Un così profondo ordine fu arrecato entro le forze dell’io, che l’uomo imparò sempre più intimamente a sentire: “Non io, ma il Cristo in me”.

 

Ciò che attraverso le Sibille avrebbe dovuto favorire disordine e caos entro l’io, si sviluppò invece ordinatamente grazie all’impulso del Cristo. E poiché l’io dell’uomo doveva evolversi sulla Terra, così anche l’evento del Golgota dovette svolgersi sulla Terra, anziché in sfere soprasensibili; per questo il Cristo dovette proprio compenetrare il corpo fisico di Gesù di Nazareth e non soltanto, come nelle tre fasi preparatorie, l’anima di un Angelo.

 

Così il mistero del Golgota si avvicinò gradatamente all’evoluzione della Terra. Ed è profondamente vero quello che dice Agostino: il cristianesimo è sempre esistito, anche se un tempo non lo si chiamava cristianesimo. Agostino in fondo sentiva che i ministri di Apollo erano cristiani, sebbene non di nome. Essi infatti veneravano il terzo evento del Cristo avvenuto nel mondo spirituale.

 

Dobbiamo perciò sottolineare: solo a poco a poco, gradino per gradino, il Cristo si è avvicinato alla Terra. La prima e la seconda preparazione ebbero luogo nel mondo devacianico, la terza nel mondo astrale, e l’evento del Golgota vero e proprio nel mondo fisico.

 

Ma dobbiamo sempre ribadire che il Cristo è penetrato nell’aura della Terra non come un maestro, bensì come una forza viva. Se avesse voluto operare soltanto in virtù di ciò che gli uomini erano in grado di comprenderne, ben poco allora avrebbe potuto compiere!

 

Come una entità viva egli entrò nell’evoluzione. Certo, la comprensione dell’uomo deve cercare di sollevarsi fino a lui: e sotto questo aspetto risulta anche evidente quale senso abbiano avuto nella storia le molte e svariate dispute dogmatiche. Ma la forza del giudizio di cui gli uomini sono capaci è ancora assai lontana da una reale comprensione dell’impulso del Cristo; perché quest’impulso agisce nelle profondità dell’anima come una forza viva. Possiamo però cercare di coglierla.