III – Il terreno germinativo estetico del gruppo scultoreo

Il gruppo scultoreo


 

Se vogliamo trovare le radici estetiche del gruppo scultoreo nell’opera globale di Rudolf Steiner, dobbiamo ritornare molto indietro, sino al momento in cui il 9 novembre 1888 Rudolf Steiner nella sua conferenza «Goethe, padre di una nuova estetica» ha rivelato per la prima volta il suo Credo estetico.149

 

All’inizio di questa conferenza Rudolf Steiner mette in rilievo soprattutto due periodi nella storia dell’Occidente: la massima fioritura del periodo greco – nominando Aristotele e Platone – e il medioevo europeo.150 Per entrambe le epoche egli rappresenta come allora l’estetica non poteva ancora nascere quale ambito autonomo della scienza, perché non furono ancora date le oggettive premesse. Nell’evoluzione dell’umanità esse nacquero soltanto alla fine del XVIII secolo, nel quale avvennero i primi passi verso la fondazione dell’estetica quale scienza del bello mediante Winkelmann e Lessing, soprattutto nell’Europa Centrale. Questi primi sforzi poco dopo trovarono la loro continuazione e culminazione nella collaborazione di Goethe e Schiller. Soprattutto Schiller, con l’esempio di Goethe, nel quale egli vide l’archetipo di un vero artista, nelle sue «Lettere sull’educazione estetica» fu in grado di fondare un compiuto sistema estetico. Rudolf Steiner dice che «esse appartengono a ciò che di più importante abbia portato alla luce in assoluto l’estetica» (0.0. 271, 9.11.1888).

 

Il ventisettenne Rudolf Steiner ritiene che oggi ci si debba riallacciare a quanto sviluppato in merito da Schiller e Goethe, per continuare a configurare la scienza estetica corrispondente al tempo. Di fronte a ciò abbiamo i punti di vista estetici soprattutto di due grandi filosofi, che nel dopo-Goethe dominavano ampiamente la vita di pensiero europea, influenzandola in modo persistente. Sono intesi Schelling e Hegel, alle cui visioni estetiche Rudolf Steiner si oppose duramente, pur riconoscendo le loro capacità negli altri ambiti filosofici. Infatti, la futura estetica e con ciò anche il concreto sviluppo dell’arte non doveva assolutamente seguire questi due filosofi, ma riallacciarsi in modo chiaro e inequivocabile ai loro predecessori (Schiller e Goethe). E poi giunge il messaggio centrale delle esposizioni di Rudolf Steiner, che egli formulò dalla polarità di queste due direzioni dell’estetica, mentre accenna nel contempo in quale direzione deve muoversi l’arte, per trovare un nuovo collegamento con il mondo spirituale, quale origine di essa.

 

Riallacciandosi alla parola di Goethe: «Sul Che Cosa rifletti, sul Chi rifletti di più» («Faust», Parte 2), Rudolf Steiner descrive i due punti di vista estetici e si pone decisamente sul terreno del secondo: • «Qui è espresso con chiarezza che in sostanza nell’arte non si tratta di una incorporazione del soprasensibile, ma di una trasformazione del concreto-sensibile. La realtà non deve abbassarsi fino a diventare mezzo d’espressione, ma deve continuare ad esistere nella sua piena indipendenza; deve tuttavia ricevere nuova forma» (ibidem).

Con ciò non si tratta del fatto che il fisico-materiale venga tirato giù sino alla mera veste, nella quale appare l’idea percepibile con i sensi, diventando così soltanto la spiegazione simbolica dello Spirito, ma che la materia venga afferrata e trasformata dall’artista in modo tale che essa stessa assuma la caratteristica dello spirituale.

 

Nell’ulteriore corso della sua conferenza Rudolf Steiner formula in modo ancor più preciso questo nuovo orientamento dell’arte, partendo dalla stessa polarità: • «Non è ‘l’idea in forma di parvenza sensibile’, ma proprio il rovescio, una ‘parvenza sensibile in forma di idea’. Il contenuto del bello, la materia che sta alla sua base, è sempre qualcosa di effettivo, una diretta realtà, e la forma in cui ci si presenta è ideale. … Il bello non è il divino in veste sensibile-reale; no, è il reale-sensibile in veste divina» (ibidem). E ora la frase decisiva: • «L’artista non porta il divino in Terra, facendolo fluire nel mondo, ma solleva il mondo [sino entro la materia] alla sfera del divino» (ibidem). Soltanto quando l’artista segue questa ultima via in fedeltà e senza compromessi, nel suo operare egli diviene il «continuatore dello Spirito Universale». In ciò è fondata la «missione cosmica dell’artista» (ibidem).

 

Se vogliamo afferrare tutta la portata delle esposizioni del giovane Rudolf Steiner, a questo punto dobbiamo porre due decisive domande: Quale sarebbe la perfetta realizzazione del primo e poi del secondo dei due princìpi estetici qui presentati nella storia dell’umanità? Che cosa significherebbe sul piano storico-universale nel primo caso, se la più alta idea o il più alto Spirito dai mondi soprasensibili si unisse alla materia, in questo caso con un corpo umano? (Nella 106 prima citazione Rudolf Steiner usa persino direttamente la parola «una incorporazione».) È proprio questo che si compì alla svolta dei tempi con il battesimo nel Giordano, quando il più alto Spirito dei mondi soprasensibili, il Cristo, si unì al corpo del Gesù di Nazareth. Perciò possiamo dire che tutta la precedente evoluzione storico-misteriosofica dell’umanità aveva il compito di preparare questo momento, verso il quale tuttavia era già orientata sin dall’inizio. Questo evento prima del Mistero del Golgota fu veramente il più grande evento in tutta la storia dell’umanità.

 

Se nello stesso modo eleviamo ad una simile altezza il secondo principio estetico, nel quale Rudolf Steiner riconosce il futuro dell’arte, e poi ci chiediamo dove nella storia dell’umanità troviamo la massima realizzazione di esso, e cioè la materia stessa, così trasformata da potersi presentare come idea (pensiero) o come puro Spirito, allora arriviamo a ciò che nel Mistero del Golgota fu creato dal Cristo per tutto il futuro dell’evoluzione dell’umanità. Questo è il corpo di resurrezione, nel quale la materia terrena diventa Spirito o puro pensiero. Perciò per Rudolf Steiner il Fantoma del Cristo è «il reale pensiero» (O.O. 131, 10.10.1911) e nel contempo il perfetto «corpo spirituale» che, mantenendo le qualità di un corpo (O.O. 131, 12.10.1911), quale essere spirituale era comunque in grado di attraversare gli oggetti fisici, come indicato anche nei Vangeli (vedi Gv 20,19 e 26).

 

Ora a poco a poco i retroscena esoterici della citata conferenza del giovane Rudolf Steiner ci diventano più comprensibili. Nella sua lotta con la corrente dell’estetica, rimasta sino ad oggi predominante, – per quanto un artista tenga ancora conto del mondo spirituale e cerchi un accesso ad esso -, decisamente Rudolf Steiner non voleva riallacciarsi all’Epifania, quale compimento di tutta l’evoluzione precristiana, bensì alla resurrezione nel Mistero del Golgota, quale germe per il futuro dell’umanità e della Terra. Questo è il messaggio segreto e rimasto inespresso, che dal punto di vista esoterico si trova dietro la conferenza «Goethe, padre di una nuova estetica».

 

In ciò sta il vero e proprio motivo del perché Rudolf Steiner nel settembre 1909, dopo aver già posto i fondamenti dell’Antroposofia ed essendo già pronto il manoscritto del libro La scienza occulta, fece stampare di nuovo questa conferenza, e cioè senza alcuna modifica nel contenuto.151 Nella sua prefazione Rudolf Steiner coglie l’occasione di mettere ancora una volta in rilievo che per quanto lo riguarda non si può assolutamente parlare di un taglio netto nella sua evoluzione interiore; infatti, altrimenti non avrebbe potuto pubblicare una nuova edizione di questa conferenza pre-antroposofica senza modifiche nel periodo in cui egli operava antroposoficamente.

Egli stesso scrive in merito: • «Se anche, specialmente nella mia attività per la Scienza dello Spirito antroposofica, si sono volute trovare modifiche nelle mie idee, si può controbattere che, rileggendo questa conferenza, le idee in essa sviluppate mi appaiono una sana base per l’Antroposofia. Mi sembra persino che proprio il modo di pensare antroposofìco sia adatto alla comprensione di quelle idee. … Quel che vent’anni fa era dietro il mio mondo di idee è stato da me elaborato da allora nelle più diverse direzioni; questa è la realtà, non una modificazione della concezione del mondo» (O.O. 271).

Che le cose stiano veramente così è stato dimostrato nelle precedenti osservazioni. E stato fatto il tentativo di rendere comprensibile che cosa sta alla base di questa conferenza iniziale di Rudolf Steiner, se, seguendo il suo consiglio, ci si avvicina ad essa con «il modo di pensare antroposofico» sviluppato più tardi e ci si chiarisce con ciò la coerenza e la direzione alla meta nell’evoluzione interiore di Rudolf Steiner a partire dalla sua gioventù sino alla fondazione dell’Antroposofia in base a questo esempio.

 

Così in effetti Rudolf Steiner doveva soltanto seguire coerentemente il suo principio estetico formulato in modo chiaro nel 1888 e attuarlo in concrete forme artistiche per arrivare a ciò che durante la sua successiva attività dall’Antroposofia nacque gradualmente quale nuovo impulso artistico. Se ci chiediamo quali concrete forme artistiche debbano nascere dall’applicazione pratica di questo principio estetico, per il quale Rudolf Steiner nella sua conferenza si è così impegnato, possiamo dire: Se Rudolf Steiner tendeva a realizzare in forme artistiche concrete questo principio, secondo il quale «la manifestazione sensibile» si presenta «nella forma dell’idea» o dello Spirito, allora egli doveva giungere esattamente a ciò che in riguardo alla sua propria arte ha nominato «realismo spirituale».

 

Che cosa questo significhi realmente Rudolf Steiner ce l’ha posto davanti agli occhi soprattutto nel suo gruppo scultoreo. Infatti, in esso possiamo vedere come nel senso di tale principio estetico la materia stessa abbia assunto forma spirituale, mentre all’iniziato fu possibile ritrarre veramente le entità del mondo spirituale in fedeltà originale. E come abbiamo già visto (vedi cap. 3), in questo cammino sono nati sia la figura del Rappresentante dell’umanità, sia Lucifero e Arimane nella scultura e nel dipinto.

 

Trasferendo ora il principio indicato al metodo pittorico, applicato da Rudolf Steiner soprattutto nella cupola piccola del primo Goetheanum, non abbiamo a che fare con una rappresentazione simboleggiante di contenuti spirituali con mezzi pittorici, ma abbiamo a che fare con la nascita naturale di immaginazioni spirituali dal vivente agire e tessere dei colori. In questo cammino i colori mediante la loro nuova applicazione vengono spiritualizzati in modo tale, da essere in grado di produrre da se stessi le forme della manifestazione della realtà spirituale. In questo senso Rudolf Steiner ha dipinto a nuovo con le proprie mani il lato Sud della cupola piccola (incluso il motivo centrale), perché gli artisti che lavoravano con lui avevano tutti eseguito i motivi in modo troppo astratto-simbolico, nel senso del principio estetico di Schelling e Hegel.

 

Confrontando oggi, in base alle fotografie rimaste conservate, i dipinti della cupola piccola mediante i coniugi Jadwiga e Franciszek Siedlecki, Arild Rosenkrantz e altri con ciò che ne ha fatto Rudolf Steiner, percepiamo il più stridente contrasto dei sopra descritti princìpi estetici polari. O espresso più nella prospettiva della storia dell’arte potremmo dire: Quanto dipinto da Rudolf Steiner, anche oggi, dopo quasi cent’anni, rimane senza tempo e con ciò del tutto moderno. I tentativi pittorici dei menzionati artisti invece, dal punto di vista odierno sono assolutamente legati al tempo – che li si attribuisca più allo stile liberty, all’espressionismo o al simbolismo, appartengono semplicemente alla direzione artistica generalmente predominante all’inizio del XX secolo.152

 

In connessione con la seconda pubblicazione della conferenza «Goethe, padre di una nuova estetica» nell’anno 1909, qui dobbiamo ancora ricordarci che nello stesso anno Rudolf Steiner ha tenuto il già menzionato discorso per l’apertura del locale del gruppo dei soci di Berlino, dove egli parlò di tre immagini, collegandole con gli stessi periodi di civiltà dell’evoluzione dell’umanità, da lui già menzionati nel 1888 (Grecia, Medioevo e l’inizio del XX secolo). Così, la terza immagine in vista, che un giorno deve nascere dalla nuova ispirazione dello Spirito, così come essa agisce nella Scienza dello Spirito, è direttamente connessa con il contenuto della conferenza del 1888 e si presenta anche come esortazione a realizzare il principio estetico là formulato per la prima volta, ora dall’Antroposofia in opere d’arte concrete, come dopodiché venne effettuato nel motivo centrale del dipinto nella cupola del primo Goetheanum, come pure nel gruppo scultoreo.153

 

Ritornando alla fine ancora una volta ai più alti archetipi dei due fondamentali princìpi estetici della conferenza «Goethe, padre di una nuova estetica», e cioè al divenire carne della Parola durante il battesimo nel Giordano da un lato e al divenire Parola della carne nella resurrezione del Cristo dall’altro lato, qui si presenta contemporaneamente ciò che Rudolf Steiner definisce le due rivelazioni di Michele all’umanità. La prima avvenne poco dopo la svolta dei tempi e fu fissata da Giovanni nel Prologo del suo Vangelo. L’altra avviene nel nostro periodo, in cui Michele per la prima volta dopo il Mistero del Golgota inizia ad agire quale Spirito del tempo guida dell’umanità.

 

Rudolf Steiner riassume queste due rivelazioni nelle seguenti parole: • «L’incarnazione della Parola è la prima rivelazione di Michele, la spiritualizzazione della carne deve essere la sua seconda rivelazione» (O.0.194,22.11.1919). In questo senso il principio estetico fondato da Rudolf Steiner nel 1888 è una chiara conoscenza della seconda rivelazione di Michele. E poiché oggi «la via di Michele … trova la sua continuazione nella via del Cristo» (0.0. 194, 23.11.1919), anche la direzione che il giovane Rudolf Steiner aveva tracciato a se stesso nella sua conferenza condusse oltre tutte le prove della svolta del secolo alla sua personale esperienza del Cristo,154 che in seguito trovò la sua espressione artistica nel gruppo scultoreo e nel corrispondente motivo della cupola piccola.

 

«Se percepiamo ciò che si trova in questa figura quale entità

centrale di tutto il divenire della Terra, potremo scoprire il Cristo.

Oggi il Cristo può essere scoperto in modo puramente spirituale. »

Rudolf Steiner155

 

«Innanzi tutto era necessario erigere un edifico che in tutte le sue forme

è un ’incorporazione dell ’essere spirituale al quale siamo devoti. »

Rudolf Steiner156

 

«Non io, non è il mio essere che mediante le forme esteriori [dell’edificio] dà un’impressione all’occhio,

ma è il Cristo a voler parlare, che cerca un ’espressione, una manifestazione,

mediante la Parola delle gerarchie superiori. E questo edificio vuole essere ‘la bocca ’!»

Rudolf Steiner157

 


 

Note:

149 – La conferenza è stata tenuta presso l’Associazione Goethe a Vienna e poco dopo anche pubblicata.

150 – Per il medioevo Rudolf Steiner non indica nessun nome concreto. Tuttavia successivamente, egli stesso racconta che dopo la sua conferenza, il prete cattolico Wilhelm Neumann (1837-1919) si rivolse a lui dicendogli: «I germi della conferenza tenutaci oggi si trovano già in Tommaso d’Aquino!» (O.O. 74, 24.5.1920).

151 – Rudolf Steiner ha completato questa seconda edizione della conferenza con alcune note e nell’ultima di queste egli formula ancora una volta, in parole un po’ diverse, il compito di ogni vero artista, che è chiamato a creare qualcosa di nuovo nel mondo: • «Nell’arte la realtà sensibile viene trasfigurata perché essa appaia come se fosse Spirito. La creazione artistica non è imitazione di qualcosa già esistente, ma una continuazione scaturita dall’anima umana, del processo della natura. La semplice imitazione della natura nulla crea di nuovo, come non lo crea la raffigurazione dello Spirito già esistente» (O.O. 271).

152 – Nella Mostra «Nell’oscillazione della vita. L’uomo tra Lucifero e Arimane» al Goetheanum in occasione del 150° compleanno di Rudolf Steiner, aperta dal 27 febbraio al 17 aprile 2011 era possibile convincersi di quanto appena detto.

153 – È di certo impressionante quando si scopre che Rudolf Steiner già nella conferenza del 1888, anche se in senso critico, ma comunque già all’inizio delle sue esposizioni, menziona Aristotele e poi, dopo la conclusione della conferenza, gli viene inoltre indicato Tommaso d’Aquino (vedi nota 150). Con ciò, già molto presto è accennata la via che conduce da Aristotele a Tommaso d’Aquino e poi a Rudolf Steiner stesso. (Vedi in merito anche Th. Meyer, Rudolf Steiners «eigenste Mission». Ursprung und Aktualitàt der geisteswissen- schaftlichen Karmaforschung / «La missione peculiare di Rudolf Steiner». Origine e attualità dell’indagine karmica scientifico-spirituale, Basilea 2009.) Poi lo stesso triplice passo riappare nel 1909 durante l’apertura del locale del gruppo dei soci a Berlino. Là, in connessione con le «Stanze» di Raffaello Rudolf Steiner si riallaccia pure ad Aristotele e Platone nella «Scuola di Atene» e, se anche senza nominarlo, in connessione con la «Disputa», dove sono ritratti anche Tommaso d’Aquino e Dante, al Medioevo. E poi, quale terzo passo, viene indicata l’immagine futura, ancora da creare, che deve nascere dallo Spirito dell’Antroposofia. Questo triplice passo appare un’altra volta nella conferenza del 3 febbraio 1913, altresì a Berlino, nella descrizione del passaggio dell’essere soprasensibile Antroposofia attraverso la storia spirituale dell’Occidente. Anche là si tratta anzitutto del periodo di fioritura della cultura greca, poi del Medioevo, nell’indicare Dante quale protagonista di esso (che nella stesura della sua «Divina Commedia» era particolarmente influenzato dall’insegnamento di Tommaso d’Aquino). Dopodiché viene descritto come nel terzo grado questo essere soprasensibile stesso appare nell’Antroposofia con la mediazione e la cooperazione di Rudolf Steiner. Da tale nesso consegue che sia nella conferenza del 1888, sia in quella del 1909 possiamo vedere una diretta ispirazione dell’essere Antroposofia: nella prima conferenza ancora dall’anima cosciente e nella seconda (in collegamento con il compito di creare la terza immagine) già dall’ambito del Sé Spirituale, così, come descritto da Rudolf Steiner nella conferenza del 3 febbraio 1913. (Questa conferenza fu pubblicata per la prima volta da Marie Steiner nella raccolta Schicksalszeichen auf dem Entwicklungswege der Anthroposophischen Gesellschaft / Segni del destino nel cammino evolutivo della Società Antroposofica, Dornach 1943.) – In merito alla connessione sia del gruppo scultoreo, sia del motivo pittorico corrispondente ad esso nella cupola piccola con T essere Antroposofia vedi il capitolo 15 di questo libro.

154 – Vedi nel cap. XXVI della sua autobiografia La mia vita (O.O. 28).

155 – Vedi nota 3, conferenza del 25.1.1920.

156 – «Sull’edificio di Giovanni a Dornach», Discorso a Vienna prima della conferenza il 14 aprile 1914 (O.O. 153).

157 – «Die Sehnsucht der Seelen nach dem Geiste. Ein Zeichen der Zeit» («La nostalgia delle anime per lo Spirito. Un segno del tempo»), conferenza di Rudolf Steiner a Dornach il 20 settembre 1914, Dornach 1983.