Il 4° periodo di civiltà greco-romano

O.O. 112 – Il Vangelo di Giovanni in relazione agli altri 3 – 29.06.1909


 

In Egitto vediamo sorgere una geometria che viene applicata agli oggetti esteriori.

Così l’uomo conquista il mondo esteriore.

 

Il greco è in questo ancora più progredito; vediamo formarsi l’unione fra ciò che l’anima sperimenta e la materia esteriore.

• Quando ci stanno dinanzi Pallade Atena o Zeus vediamo comunicato alla materia ciò che prima viveva nell’anima umana.

• In certo qual modo è fluito dall’uomo nel mondo fisico ciò che egli si è conquistato.

 

Ma a misura che l’uomo diventava più potente nel mondo fisico, al quale la sua anima sempre più si affezionava, egli diveniva anche sempre più estraneo ai mondi spirituali durante il tempo fra la morte e una nuova nascita.

 

Quando un’anima usciva dal corpo di un antico indiano ed entrava nei mondi spirituali per attraversarvi l’evoluzione fino ad una nuova nascita, la vita spirituale era ancora vivente per essa perché, durante tutta la vita, quell’uomo sentiva la nostalgia per il mondo spirituale, e tutti i suoi sentimenti erano infiammati da ciò che gli veniva annunziato sulla vita nei mondi spirituali, anche se, lui stesso non era un iniziato.

 

Quando egli varcava la soglia della morte, si può quindi dire che il mondo spirituale gli si aprisse dinanzi, gli si palesasse chiaro e luminoso.

Ma a misura che l’uomo aumentava la simpatia per il mondo fisico, che diventava più abile per il mondo fisico, gli si oscurava corrispondentemente il periodo fra la morte e la nuova nascita.

 

Nel periodo egizio questo fatto era talmente accentuato che, per mezzo della coscienza chiaroveggente, si può constatare che l’anima penetrava nell’oscurità e nella tristezza quando dal corpo fisico passava nel mondo spirituale. L’anima si sentiva sola e come segregata dalle altre anime; provava un senso di gelo quando si sentiva sola e non trovava un mezzo per intendersi con le altre anime.

 

E mentre i greci vivevano in un’epoca nella quale gli uomini, per mezzo della meravigliosa bellezza esteriore della loro civiltà, avevano fatto della terra qualcosa di molto speciale, il tempo fra la morte e la nuova nascita era invece in quell’epoca per le anime della massima tristezza, oscurità e gelo.

 

Non è leggenda, ma corrisponde al vero che il greco eminente, interrogato sul soggiorno nell’Averno, rispondeva:

«Meglio essere mendicante sulla terra, che re nel regno delle ombre!».

 

Possiamo dunque dire che, con il progredire della civiltà, gli uomini diventavano sempre più estranei al mondo spirituale.

• Diventavano sempre più rari gli iniziati capaci di spingere lo sguardo nelle regioni superiori dei mondi spirituali, perché il processo iniziatico diventava sempre più pericoloso.

• Diventava sempre più difficile rimanere tre giorni e mezzo in uno stato simile alla morte, e ottenere il distacco del corpo eterico, senza che ne seguisse la morte.

 

Per tutta la vita umana si verificò quindi un rinnovamento, mediante l’impulso del quale parlammo già nei giorni scorsi: l’impulso-Cristo.