Il battesimo di Gesù di Nazareth ad opera di Giovanni

O.O. 112 – Il Vangelo di Giovanni in relazione agli altri 3 – 03.07.1909


 

Tra i fatti svoltisi in Palestina all’inizio della nostra era ve n’è uno speciale, che abbiamo rilevato diverse volte, e cioè il battesimo di Gesù di Nazareth ad opera di Giovanni. Si è fatto anche notare che sul battesimo di Giovanni i quattro Vangeli si trovano d’accordo su tutto ciò che è essenziale. Oggi si tratterà soprattutto di metterci nuovamente dinanzi all’anima il battesimo di Giovanni da un determinato punto di vista.

 

Dal modo in cui ci appare nei Vangeli il battesimo di Giovanni, abbiamo già potuto comprendere che esso ci viene indicato come di somma importanza, e tale pure esso ci si palesa nella cronaca dell’akasha. Quell’evento potè venir caratterizzato con queste parole: a un dipresso

al trentesimo anno della vita di Gesù di Nazareth,

nei suoi tre involucri penetrò la divina entità che viene chiamata il Cristo.

 

Di conseguenza — e questo risulta dalla cronaca dell’akasha —

dobbiamo suddividere in due parti la vita del fondatore del cristianesimo.

• Dobbiamo vedere anzitutto la vita del grande iniziato che si chiama Gesù di Nazareth.

In esso vive un’individualità che, come abbiamo mostrato, già aveva attraversato molte incarnazioni,

aveva vissuto ripetutamente sulla terra e si era elevato in questa vita a sempre maggiore altezza

fino al punto di sviluppare la capacità per il grande sacrificio.

 

Tale sacrificio era costituito dal fatto che verso il trentesimo anno

l’io di Gesù di Nazareth potè abbandonare il corpo fisico, il corpo eterico e il corpo astrale

che egli aveva fino ad allora purificati, migliorati e nobilitati; in tal modo

vi era un triplice involucro umano, un involucro umano ottimo e purissimo,

composto di corpo fisico, corpo eterico e corpo astrale.

 

Durante il battesimo di Giovanni questi involucri,

mentre venivano abbandonati dall’io di Gesù di Nazareth,

accolsero quell’entità che prima non era stata sulla terra,

e della quale non si può dire che avesse attraversato precedenti incarnazioni.

 

Dell’entità del Cristo possiamo dire che essa poteva venir prima trovata

soltanto nel mondo che è al di fuori della nostra terra.

• Solo al momento del battesimo di Giovanni quella entità si unì per tre anni ad un corpo umano

e si aggirò sulla terra, per effettuare in quei tre anni tutto ciò che sarà nostro compito caratterizzare ulteriormente.

• Quello che ora ho detto risulta all’osservazione chiaroveggente.

 

Gli evangelisti presentano questo fatto nella descrizione del battesimo di Giovanni.

• In tal modo essi ci vogliono dire

che, mentre alle persone che ricevevano il battesimo di Giovanni accadevano fatti diversi,

in Gesù di Nazareth si verificò l’evento che nei suoi tre involucri discese il Cristo.

 

Già nella prima conferenza ho detto che il Cristo è la medesima entità, della quale l’Antico Testamento dice:

« E lo Spirito di Dio si muoveva (o covava) sulle acque » (Genesi, 1-2).

Il medesimo Spinto, e cioè lo Spirito divino del nostro sistema solare,

penetrò nel triplice involucro di Gesù di Nazareth.

 

Verrà ora spiegato ciò che allora si verificò. Vi prego fin da principio di rendervi conto che deve esser difficile comprendere ciò che effettivamente avvenne durante il battesimo di Giovanni, poiché si tratta dell’evento più grande dell’evoluzione terrestre. E chi non deve credere che i piccoli avvenimenti dell’evoluzione terrestre siano più facili da comprendere dei grandi? Chi non deve credere che comprendere il maggior evento dell’evoluzione terrestre presenti anche la massima difficoltà?

 

Dovrò perciò dire alcune cose che potranno urtare persone ancora non preparate. Ma anche la persona non preparata dovrebbe dirsi che l’anima umana è sulla terra appunto per perfezionarsi sempre di più, anche nei riguardi della conoscenza, e che quindi anche ciò che in principio appare urtante, nel corso del tempo dovrà riuscire del tutto comprensibile; altrimenti bisognerebbe disperare delle possibilità evolutive dell’anima umana. Così possiamo dirci ogni giorno che, per quanto si sia potuto conoscere, la nostra anima è sempre perfettibile e potrà comprendere sempre meglio queste cose.

 

Abbiamo dunque dinanzi a noi un triplice involucro umano: un corpo fisico, un corpo eterico e un corpo astrale; e in tale involucro si introduce, per così dire, il Cristo. Questo è il significato delle parole, che risuonano dal cosmo:   «Questo è mio figlio, ripieno del mio amore; in lui io stesso mi manifesto!» (Marco I-11 ). Perché così devono essere intese queste parole.

 

• Potete immaginare le potenti trasformazioni

che dovettero verificarsi nel triplice involucro di Gesù di Nazareth allorché il Dio penetrò in lui.

• Si può quindi anche comprendere che nelle antiche iniziazioni

si verificassero grandi trasformazioni nei riguardi di tutto l’individuo.

 

Ho già descritto l’ultimo atto dell’antica iniziazione: il discepolo, dopo esser stato iniziato ai misteri divini, e aver subito una lunga preparazione per mezzo dello studio e degli esercizi, veniva posto per tre giorni e mezzo in uno stato simile alla morte, in modo che il suo corpo eterico, durante quei tre giorni e mezzo, rimaneva separato dal corpo fisico, e i frutti che erano stati accolti dal corpo astrale potevano, durante quel tempo, imprimersi nel corpo eterico; vale a dire che l’iniziando saliva dal grado di un cosiddetto «purificato», a quello di un «illuminato», capace di vedere nel mondo spirituale.

A quei tempi però – e proprio allora quando queste iniziazioni erano ancora possibili – un uomo simile aveva un determinato potere su tutta la sua corporeità.

 

Quando rientrava nel suo corpo fisico, nei riguardi di determinati elementi più raffinati, egli dominava in modo meraviglioso il corpo fisico stesso. A questo punto si può forse porre la domanda: «Se allora ci si avvicinava ad un iniziato siffatto, che avesse acquistato un potere speciale sopra i suoi diversi involucri, e perfino sopra il suo corpo fisico, tale suo potere era visibile, lo si poteva scorgere in lui?» Sì, lo poteva vedere però soltanto chi aveva acquisita la facoltà di una simile percezione; agli altri appariva come una semplice persona qualsiasi, e non rivelava niente di speciale. Perché questo? Semplicemente per la ragione che il corpo fisico, quale viene percepito dagli occhi fisici, è soltanto la manifestazione esteriore di quanto sta dietro di esso; mentre i mutamenti descritti riguardano lo spirito nascosto dietro il corpo fisico.

 

Orbene, tutti gli antichi iniziati, a seguito degli speciali procedimenti che venivano compiuti su di loro, erano riusciti a dominare il corpo fisico fino a un determinato grado. Vi era una cosa soltanto che non aveva potuto essere posta sotto la padronanza dello spirito dell’uomo per mezzo di nessuna antica iniziazione. Qui sfioriamo in certo modo il margine di un gran segreto o mistero.

 

Vi era una cosa nella natura umana che sfuggiva al potere di un iniziato precristiano;

per quanto possa sembrare strano, ma era proprio così,

erano i processi fisici e chimici più sottili del sistema osseo.

 

Fino al battesimo del Cristo Gesù ad opera di Giovanni non vi era mai stata, nell’ambito dell’evoluzione terrestre, né fra gli iniziati, né fra gli altri — nessuna individualità umana capace di esercitare la sua azione fin dentro ai processi fisici e chimici del sistema osseo.

 

Con l’ingresso del Cristo nel corpo di Gesù di Nazareth

l’io attuale del Cristo divenne padrone fin dentro al sistema osseo.

• La conseguenza ne è che sulla terra è esistito una volta un corpo,

capace di esercitare le sue forze in modo da incorporare la forma del sistema osseo,

la forma spirituale del sistema osseo nell’evoluzione terrestre.

• Non rimarrebbe niente di ciò che l’uomo sperimenta durante l’evoluzione terrestre,

se egli non fosse capace d’incorporare la nobile forma del suo sistema osseo come legge dell’evoluzione terrestre,

se egli non divenisse gradatamente padrone di questa legge del sistema osseo.

 

Questo fatto si ricollega ad un altro, poiché spesso le tradizioni antiche si ricollegano a fatti occulti; lo si può rilevare in un’antica superstizione popolare: la morte viene raffigurata a volte con l’immagine del sistema osseo, dello scheletro. Questa forma indica che quando la terra era al principio della sua evoluzione, tutte le leggi che concernono gli altri sistemi organici dell’uomo erano progrediti al punto che — trasformati in forma superiore — alla fine dell’evoluzione terrestre essi si sarebbero di nuovo ritrovati.

 

Ma dell’evoluzione terrestre nulla avrebbe potuto venir trasportato nell’avvenire,

se non fosse stato possibile trasportare anche la forma del sistema osseo.

La forma del sistema osseo trionfa sulla morte, in senso materiale.

 

Perciò chi doveva trionfare della morte sulla terra, doveva dominare il sistema osseo,

allo stesso modo in cui ho indicato

che occorreva dominare altre facoltà spirituali di minore importanza.

Noi dominiamo in misura minima il nostro sistema sanguigno.

 

• Col senso della vergogna spingiamo per esempio il nostro sangue dall’interno verso l’esterno;

l’anima agisce cioè sul sistema sanguigno.

• Quando invece sentiamo paura, impallidiamo, e riportiamo il sangue verso l’interno, verso il centro.

 

Quando siamo tristi le lacrime ci sgorgano dagli occhi. Sono tutti segni di una certa padronanza dell’anima sul corpo. Una padronanza del corpo ben maggiore viene acquistata da chi è iniziato ad un determinato grado; egli ha la possibilità di dominare a volontà i movimenti delle parti del suo cervello in un determinato modo.

 

L’entità umana dunque, che era l’involucro di Gesù di Nazareth, passò sotto la padronanza del Cristo.

• E la volontà del Cristo, la sua libera volontà dominò fino nel sistema osseo;

in tal modo, per così dire, egli potè agire per la prima volta nel sistema osseo.

 

Il significato di questo fatto può essere descritto nel modo seguente:

l’uomo ha acquistato sulla terra la forma che ha oggi per mezzo del suo sistema osseo;

non l’ha acquistata in nessuna incarnazione precedente del nostro pianeta;

egli però la perderebbe, se non fosse venuta quella potenza spirituale che noi chiamiamo il Cristo;

l’uomo non porterebbe seco dalla terra nell’avvenire nessun raccolto o frutto,

se la padronanza del Cristo sul sistema osseo non si fosse allora verificata.

 

Fu dunque una forza straordinariamente potente quella che, al momento del battesimo di Giovanni,

penetrò fino nell’intima profondità del triplice involucro di Gesù di Nazareth.

Dobbiamo raffigurarci davanti all’anima quel momento, perché questo fu uno dei fatti che allora si verificarono.

 

Quando di solito avviene una nascita, ciò che proviene dalle incarnazioni precedenti dell’uomo si unisce a ciò che l’uomo riceve per via di ereditarietà. L’individualità umana, già esistita nelle vite precedenti, si unisce a ciò che essa riceve come suo involucro eterico-materiale.

Qualcosa dunque che proviene dal mondo spirituale, si unisce al fisico-sensibile.

 

Chi ha spesso ascoltato mie conferenze sa che, quando si penetra nel mondo spirituale, tutto ciò che riguarda in esso l’apparenza esteriore è come al rovescio, come una immagine riflessa. Quando dunque qualcuno diventa chiaroveggente, per mezzo di metodi razionali, quando il suo sguardo si apre al mondo spirituale, occorre che egli si abitui lentamente ad orientarsi in quello, perché tutto gli appare rovesciato.

Quando vede un numero, per esempio il numero 345, egli non può leggerlo come nel mondo fisico; dunque non leggerà: 345, ma 543, cioè alla rovescia. Si deve perciò imparare a considerare ogni cosa in certo qual modo alla rovescia; non i soli numeri, ma anche tutto il resto.

 

• Quando il Cristo si unì all’involucro esteriore di Gesù di Nazareth, a chi aveva l’occhio spirituale aperto,

questo evento si manifestò nel suo aspetto esteriore anch’esso alla rovescia.

• Mentre in un’incarnazione fisica lo spirituale discende dai mondi superiori e si unisce al fisico,

in quel caso invece ciò che vien sacrificato, per accogliere lo spirito del Cristo,

appare sul capo di Gesù di Nazareth sotto forma della bianca colomba.

 

• Appare lo spirituale che si stacca dal fisico!

• È realmente una percezione chiaroveggente.

• Ed è molto poco esatto dire: ciò va inteso in modo allegorico o simbolico.

 

Si tratta di un vero fatto spirituale chiaroveggente che, per la percezione chiaroveggente, esiste realmente sul piano astrale. Come la nascita fisica è l’attrazione dello spirituale, così questa nascita fu un sacrificio, un dono. Con ciò venne data la possibilità che lo Spirito, che al principio della nostra evoluzione terrestre si « muoveva sopra le acque », si unisse al triplice involucro di Gesù di Nazareth, compenetrandolo di forza e di calore, come lo abbiamo descritto.

 

Ora si comprenderà che, nel momento in cui ciò avvenne, prese parte a quell’evento non soltanto lo spazio ristretto in cui si svolgeva il battesimo di Giovanni. Sarebbe segno di miopia credere che quanto succede nei riguardi di un’entità qualsiasi rimanga limitato negli stretti confini di ciò che l’occhio arriva a percepire. Questa è la grande illusione nella quale si può cadere quando ci si fida soltanto dei sensi esteriori.

 

Per i sensi esteriori quale è la delimitazione dell’uomo? Parlando in modo superficiale si potrebbe ritenere che questo limite sia la sua pelle; qui egli finisce verso tutte le direzioni. Qualcuno potrebbe anzi dire: «Se ti taglio il naso, che fa parte di te, non sei più un uomo completo; da questo riconosco che tutto ciò fa parte della tua entità». Tuttavia questa è una osservazione molto miope. A un paio di decimetri dalla pelle non si cercherebbe già più ciò che appartiene all’uomo, se ci si limitasse all’osservazione fisica.

 

Riflettiamo però al fatto che ad ogni respiro noi aspiriamo l’aria dall’intero nostro ambiente.

Se ci tagliano il naso non siamo più uomini completi; ma se ci tolgono l’aria non lo siamo neppure!

• È completamente arbitraria l’opinione che si rappresenta l’uomo limitato nella sua pelle.

• Tutto ciò che lo circonda fa parte di lui, anche nel senso materiale della parola.

 

• Se quindi ad un uomo accade una cosa qualsiasi in una località determinata,

non vi prende parte soltanto quello speciale posto occupato dal corpo umano.

• Se per un miglio attorno ad un uomo l’aria venisse fortemente appestata,

in modo che le esalazioni giungessero fino a lui, si osserverebbe ben presto

che l’intero spazio di un miglio partecipa ai processi vitali di quell’uomo.

 

E tutta la terra partecipa ad ogni processo di vita. Se questo si verifica già per i processi fisici della vita, non sembrerà strano che ad un evento, come fu quello del battesimo di Giovanni, il mondo spirituale partecipasse dalle sfere più lontane, e che molte, molte cose siano dovute accadere affinché quell’evento potesse verificarsi.

 

Quando ad un uomo si appesta l’aria intorno per un miglio, in modo da influenzare i suoi processi vitali, e accanto gli si pone un altro uomo, anche quest’ultimo soffrirà degli effetti dell’aria corrotta. L’effetto sarà forse diverso a seconda dalla minore o maggiore distanza che lo separa dalla zona appestata; se per esempio egli ne è distante, l’effetto sarà più debole, ma nondimeno sempre verrà esercitato un effetto. Non sembrerà perciò più strano che oggi venga posto il quesito se al battesimo di Giovanni non siano da collegarsi anche altri effetti. Ci troviamo qui di fronte a un altro profondo mistero di cui oggi si può parlare soltanto con timore e venerazione, perché l’umanità verrà preparata soltanto gradatamente a comprendere questi arcani.

 

• Nel momento stesso in cui lo spirito del Cristo si immerse nel corpo di Gesù di Nazareth,

e si verificò la trasformazione che abbiamo descritto,

un’azione venne esercitata anche sulla madre di Gesù di Nazareth.

• Tale azione consistette nel fatto che nel momento del battesimo di Giovanni le venne ridata la sua verginità;

vale a dire, essa divenne nella sua organizzazione interiore

come l’organizzazione femminile suole essere prima della maturità muliebre.

La madre di Gesù di Nazareth divenne vergine alla nascita del Cristo.

 

Questi sono i due fatti più importanti, gli effetti grandi e possenti, che lo scrittore del Vangelo di Giovanni ci indica, sebbene velatamente. Ma se sappiamo leggere giustamente il Vangelo di Giovanni, in certo qual modo tutto ciò vi è detto. Per capire questo, occorre esaminare nuovamente diversi particolari a cui già ieri ho accennato da vari punti di vista.

 

Abbiamo detto che ai tempi antichi gli uomini vivevano sotto l’influsso del «matrimonio fra consanguinei». Ciò significa che il matrimonio veniva concluso fra consanguinei, all’interno di una stessa tribù. Soltanto più tardi si verificarono dei matrimoni al di fuori della tribù, in altre tribù. Più si risale nel tempo, più si trova che gli uomini erano sotto l’influenza della consanguineità. Le forze superiori magiche erano possibili ai tempi antichi appunto perché il sangue di una medesima tribù scorreva nelle vene degli uomini. Un uomo di quei tempi antichi, che poteva risalire con lo sguardo la serie ascendente dei suoi antenati e scorgere in essa sempre soltanto sangue affine della stessa tribù, aveva nel proprio sangue delle forze magiche attive; così erano possibili le azioni da un’anima sull’altra, come ieri è già stato descritto. Questo era noto a tutti a quei tempi, anche alla gente più semplice. Sarebbe però un errore volerne dedurre che se dei matrimoni fra consanguinei si verificassero ai tempi nostri, la medesima situazione verrebbe a riprodursi, e ricomparirebbero perciò delle forze magiche. In tal caso si cadrebbe nel medesimo errore in cui potrebbe cadere il mughetto, se ad un tratto dicesse di non voler più fiorire in maggio, ma da ora in poi in ottobre.

 

Esso non può fiorire in ottobre perché non vi sono in quel mese le condizioni necessarie per il mughetto. Così è anche per le forze magiche: non possono svilupparsi in un tempo in cui più non esistono le condizioni necessarie. All’epoca nostra le forze magiche devono svilupparsi in modo diverso; ciò che è stato descritto vale soltanto per i tempi antichi.

 

Lo scienziato soltanto naturalista non può naturalmente comprendere che le leggi abbiano potuto trasformarsi durante il corso della evoluzione; egli crede che i processi, sperimentabili oggi nel suo gabinetto di fisica, abbiano dovuto sempre effettuarsi a quel modo. Ma non è così, perché le leggi si trasformano. La gente che attinge le proprie convinzioni dalla scienza moderna, avrebbe considerato con meraviglia, come un fatto del tutto singolare, ciò che si è verificato in Palestina e di cui parla il Vangelo di Giovanni.

 

Ma quelli che vivevano al tempo del Cristo Gesù, quando ancora esistevano vive le tradizioni di epoche in cui quelle cose erano assolutamente possibili, non ne rimasero molto meravigliati. Già ieri ho potuto quindi far presente che gli uomini non furono molto sorpresi dal segno verificatosi alle nozze di Cana. E perché avrebbero dovuto meravigliarsi? Esteriormente non era altro che una ripetizione di quanto essi sapevano essere già stato osservato moltissime volte. Nel secondo libro dei Re, IV capitolo, versetto 42-44, si legge:

  « Giunge poi un uomo da Baal-Salisa il quale portava all’uomo di Dio dei pani fatti col primo raccolto: venti pani di orzo e del grano nuovo nella sua bisaccia. Egli ordinò: ‘Danne a tutta la gente, affinché mangi’. Il suo servo gli rispose: ‘Come posso darne a cento persone?’ — Egli disse di nuovo: ‘Danne alla gente che mangi, perché così dice il Signore: Mangeranno e ne avanzerà.’ Quegli pertanto li pose davanti alla gente che mangiò e ne lasciò d’avanzo, secondo la parola del Signore ».

 

Nell’Antico Testamento si ha qui per il passato la narrazione del pasto dei cinquemila uomini. Come potevano dunque stupirsi di un segno simile coloro nei cui documenti stava scritto che ciò non era avvenuto per la prima volta? È essenziale comprendere questo.

Che cosa accadeva infatti a chi era stato iniziato nel senso antico? Egli otteneva l’accesso nel mondo spirituale, il suo occhio veniva aperto per le forze spirituali attive; vale a dire: egli vedeva il nesso fra il sangue e le forze spirituali attive. Gli altri ne avevano un’oscura intuizione; ma chi era iniziato risaliva con lo sguardo fino al primo degli antenati, dal quale discendeva il sangue.

 

Egli poteva dirsi: «Così il sangue fluisce attraverso le generazioni, e nel sangue si manifesta tutto l’io di un popolo, così come il singolo io si esprime nel sangue del singolo uomo». Un tale iniziato poteva risalire con lo sguardo fino all’origine della corrente del sangue che scorreva attraverso le generazioni; egli si sentiva con la sua anima identico con l’intero spirito del popolo la cui fisionomia era espressa nel sangue di tutto il popolo. Un uomo siffatto, che si sentiva unito al sangue di tutto il popolo, era iniziato fino a un determinato grado e disponeva in una certa misura di determinate forze magiche, nel senso antico.

 

Dobbiamo ora considerare un’altra circostanza. L’elemento maschile e quello femminile agiscono insieme nella procreazione dell’umanità in un modo che possiamo caratterizzare brevemente nella maniera seguente.

 

Se unicamente l’elemento femminile avesse il sopravvento,

gli uomini evolverebbero in modo che ricomparirebbero sempre le medesime caratteristiche.

Il figlio somiglierebbe sempre ai genitori, ai nonni, e così via.

• Tutte le forze che determinano la somiglianza dipendono dal femminile.

• Tutto ciò che modifica la somiglianza, che crea delle differenze, dipende dal al maschile.

 

Se nell’ambito di una comunità trovate un dato numero di volti che si somigliano, ciò è frutto dell’influenza femminile; ma in quei volti vi sono delle differenze che permettono di distinguere fra di loro i singoli individui: sono il frutto dell’influenza maschile.

Se influisse soltanto l’elemento femminile, non sarebbe possibile distinguere gli uni dagli altri i singoli individui; e se d’altra parte agisse soltanto quello maschile, non si potrebbe mai riconoscere se un gruppo di uomini appartiene o meno al medesimo ceppo. Il maschile e il femminile agiscono insieme, e si può quindi dire che il maschile agisce in modo da individualizzare, specializzare, separare, e che il femminile tende invece a generalizzare.

 

In quali forze risiede dunque principalmente ciò che appartiene all’intero popolo?

Ciò che appartiene all’intero popolo è soprattutto legato all’elemento femminile.

 

Possiamo anche dire che mediante la forza della donna viene portato da una generazione all’altra ciò appunto che in altro modo si esprime nel fatto di scorrere col sangue di generazione in generazione. Chi volesse caratterizzare con maggior precisione ciò a cui sono legate le forze magiche contenute nei legami del sangue, dovrebbe dire che esse sono legate all’elemento femminile che compenetra tutto il popolo e che vive in tutti i suoi appartenenti. Che cosa vi era dunque di essenziale in un individuo che si fosse elevato, mediante l’iniziazione, fino ad essere un uomo capace di disporre, per così dire, delle forze che l’elemento femminile del popolo aveva innestato nel sangue che scorreva attraverso le generazioni?