Il camminare, pensare e parlare del bambino, come azione della prima gerarchia, e conseguente forza per vedere il karma

O.O. 231 – L’uomo soprasensibile alla luce dell’antroposofia – 18.11.1923


 

Già spesso ho detto che se si considera la relazione che intercorre fra l’uomo e l’animale, se si raffrontano anatomicamente le ossa, i muscoli, magari anche il sangue degli uomini con quello degli animali, si troveranno delle parentele; la superiorità dell’uomo sull’animale apparirà però soltanto se si approfondirà il fatto che in sostanza la spina dorsale dell’animale corre parallela alla superficie terrena, è orizzontale, mentre nell’uomo la spina dorsale è verticale, e se in seguito si passerà a considerare il prodigio del linguaggio umano, del linguaggio al quale l’animale non perviene, e si considererà come dal linguaggio sorga il pensare.

 

Osserviamo come nel bambino si faccia strada la parola, il pensiero, tutto l’orientamento per la vita, come il corpo si erga, e allora vedremo le meravigliose forze attraverso le quali egli si pone dinamicamente in accordo col mondo.

Osserviamo come l’orientamento delle membra infantili si manifesti nella melodia, nell’articolazione del linguaggio, osserviamo come il bambino propriamente si configuri, si formi nel mondo sensibile, e vedremo le forze che in tranquillità si configurano. È meraviglioso osservare attraverso i mesi il bambino che cresce, osservare come egli passi dall’avanzare carponi alla posizione eretta, come pervenga all’orientamento del corpo e degli arti nella dinamica del mondo, come dal corpo tragga il linguaggio, il pensare.

 

Quando ciò si contempla in tutta la sua magnificenza,

quando da un lato lo si osserva nella maestosa tranquillità con cui si presenta

(se si può conservare la necessaria tranquillità nell’osservazione),

il divenire del bambino mentre impara a camminare, a parlare e a pensare

è in realtà quanto di più bello si possa osservare nella vita umana.

 

• Se da un altro lato si è in grado di vedere il metallo che si scioglie nel fuoco,

appare la figura spirituale di ciò che guida il bambino a camminare, a parlare, a pensare.

• La figura spirituale di quella forza appare quando la fiamma afferra il metallo, lo scioglie e lo fa liquefare.

 

Quanto più esso si liquefa, si volatilizza,

tanto più dall’arroventarsi, dal fluire, dal volatilizzarsi del metallo in fusione,

sorge l’imparare a camminare, a parlare, a pensare,

e si vede l’intima parentela fra il metallo che subisce il proprio destino

e ciò che, mitigato, compare nell’imparare a camminare, a parlare, a pensare del bambino.

 

L’opera dei serafini, dei cherubini e dei troni si esplica da due lati.

• Uno è quello che si manifesta quando, nel mondo spirituale in cui entriamo a metà del tempo fra morte e rinascita,

quegli esseri ci possono parlare e per loro tramite

apprendiamo i segreti delle gesta planetarie e altre cose che ho descritto in questi giorni.

 

• L’altro è quello della loro penetrazione nel mondo visibile.

• Da un lato nell’imparare a camminare, a parlare, a pensare del bambino,

• dall’altro in tutto ciò che sta alla base del processo di formazione della Terra,

in quanto vi partecipa il fuoco in cui i metalli si arroventano e si disciolgono.

 

Attraverso il fondersi e l’arroventarsi dei metalli si è formata la sfera terrestre. Volgiamo lo sguardo ai tempi lontani in cui si formò la sfera terrestre. Nella fusione dei metalli, in virtù della potenza del fuoco, vediamo una delle correnti dell’operare dei serafini, dei cherubini e dei troni nel mondo terreno. Vediamo questi esseri della prima gerarchia mentre, principalmente con l’ausilio dei troni, operano in questa corrente; guardiamo alle lontane epoche in cui l’arroventarsi, il liquefarsi dei metalli nel fuoco esercitò un ruolo particolare nella formazione del corpo della Terra.

 

A quella formazione ebbero principalmente parte i troni, mentre i serafini e i cherubini vi parteciparono più quietamente. I cherubini esercitano il ruolo maggiore, il ruolo principale, nell’apprendimento del camminare, del parlare e del pensare del bambino. Ma vediamo sempre gli esseri della prima gerarchia operare all’unisono in entrambi questi campi.

 

Una siffatta conoscenza collega effettivamente la morte terrena con la risurrezione nell’al di là,

perché attraverso una conoscenza che palesa la parentela delle potenze del fuoco che afferrano i metalli

con le potenze che fanno dell’uomo un uomo, tutto il mondo diviene un’unità.

Non esiste più differenza fra vita terrena e vita nell’al di là, fra vita nel tempo fra nascita e morte e vita nell’al di là.

 

Nella vita fra morte e rinascita si ha soltanto una metamorfosi dell’esistenza terrena,

e l’uomo apprende come una forma di vita trapassi nell’altra, come l’una sia solo per un aspetto diversa dall’altra.

Quando la nostra anima si solleva realmente a tali riconoscimenti,

se ne presentano anche degli altri che possono però anche presentarsi per altra via.

 

Se davvero avviciniamo nella nostra immaginazione quel che oggi ho detto della meravigliosa parentela dei metalli che, afferrati dalla potenza del fuoco, si sciolgono e si volatilizzano, con l’imparare a camminare, a parlare e a pensare del bambino, se portiamo quelle immagini davanti alla nostra immaginazione e le meditiamo, approfondendo in tal modo la nostra anima, questa verrà afferrata da una forza grazie alla quale si potrà vedere che, favorendo il progresso e la fecondità della nostra vita, un grande enigma si scioglie, l’enigma relativo all’azione del karma, all’azione del destino nell’uomo.

 

Difatti fra l’imparare a camminare, a parlare e a pensare del bambino

e il liquefarsi e volatilizzarsi dei metalli per la potenza del fuoco,

fra questo sulfureo e fosforescente rilucere, tramare e volatilizzarsi dei metalli nel fuoco,

fra questo cimento dei metalli nel fuoco, e il giusto trapasso dall’animalità in umanità

mediante l’apprendimento del camminare, del parlare e del pensare,

risiede la comprensione del destino umano, la comprensiva penetrazione nel karma.

E il karma è ciò che di soprasensibile esplica direttamente un’azione nella vita umana.

 

Se così meditando progrediamo, arriveremo a conoscere i segreti del destino che attraversa la nostra vita, avendo da un lato l’immagine dei metalli nel fuoco, e dall’altro lato l’immagine primordiale del destino umano che, quando l’uomo discende sulla Terra, si manifesta nel suo imparare a camminare, a parlare e a pensare. Fra queste due immagini si rivela quanto occorre sapere del destino per conoscere la vita umana.

 

Così vediamo come, anche per quanto concerne il problema del destino,

l’uomo soprasensibile possa agire nel mondo in cui vive l’uomo sensibile.

• È quel che volevo ancora dire: un fatto che rientra nel campo dell’osservazione dell’uomo soprasensibile.

In realtà quell’osservazione non può farsi mediante astratte teorie;

per capire l’uomo bisogna ovunque penetrare nei segreti dell’essere naturale e di quello spirituale del mondo,

perché l’uomo è strettamente congiunto con tutti quei segreti.

 

L’uomo è veramente un piccolo mondo.

• Non ci si deve però figurare che quello che è effuso fuori nell’universo

avvenga in ugual modo anche nel microcosmo.

• Ciò che con maestà fiammeggia nella potenza del fuoco

quando i metalli si liquefanno, irradia fino ai confini del cosmo,

ai confini spaziali del cosmo, perché questi esistono!

 

Pensiamo la realtà.

Abbiamo il fuoco in cui i metalli si liquefanno e si volatilizzano.

Quel che si volatilizza del metallo irradia nelle ampiezze dell’universo,

ma ritorna in potenza di luce e irradiazione di luce e calore,

e nel ritornare fa del bambino che non sa ancora né camminare, né parlare, né pensare, che striscia ancora carponi,

un essere che cammina eretto.

 

Abbiamo dunque la corrente che si dirige in alto e che si può vedere nel volatilizzarsi dei metalli. Dopo essere arrivati abbastanza lontani nel cosmo, essi cambiano direzione, ritornano e sono allora le potenze che fanno mettere verticale il bambino. Quel che si vede da una parte, lo si ritrova anche dall’altra.

 

Così si ottiene una rappresentazione delle forze cosmiche operanti nel mondo che salgono e discendono,

e delle metamorfosi, delle trasformazioni delle stesse forze.

• Si impara allora anche a conoscere nel suo vero senso qualcosa che anticamente era congiunto con la scienza:

gli antichi olocausti.

 

Negli antichi olocausti gli uomini mandavano nelle vastità cosmiche, verso le divinità,

la fiamma con quanto ardeva in essa affinché ritornasse a operare nel mondo umano.

Al cospetto del fuoco dell’olocausto stava il sacerdote e diceva:

• « A te, fiamma, consegno quel che possiedo sulla Terra perché, quando il fumo sale, le divinità lo accolgano. Quello che si sviluppa nella fiamma si trasformi in celeste benedizione che, creativamente operando e fruttificando, ritorni sulla Terra».

 

Così vediamo anche il parlare di mondi soprasensibili nell’antico sacerdote sacrificante,

congiunto con i segreti dell’universo in cui l’uomo dimora.

Questo volevo dire sulla natura soprasensibile dell’uomo quale può venir compresa alla luce dell’antroposofia.

 

A conclusione di quello che ho potuto dire durante questa mia visita movendo dalla visione del mondo spirituale, e collegandomi a quanto è accaduto per la costituzione della Società Antroposofica Olandese, mi rimane ancora da dire che il mio intimo desiderio e la mia speranza è che da questo Convegno possa nascere qualcosa che si accenda nei vostri cuori e nelle vostre anime.

 

Se saremo in grado non solo di leggere o di ascoltare conoscenze antroposofiche,

ma se a seguito di vive considerazioni antroposofiche

sempre più riusciremo a sperimentare il contenuto dell’antroposofia con i nostri cuori e le nostre anime,

per noi si avvererà che non entrerà nelle nostre anime

solo il senso delle idee antroposofiche quando ci riuniamo nei Gruppi

e con altri ci occupiamo di antroposofia, o magari rimanendo nella nostra cameretta,

si avvererà come se nelle nostre anime entrassero viventi esseri cosmici.

 

Allora l’antroposofia stessa ci apparirà sempre più come qualcosa di essenziale e vivente.

• Sapremo allora che con l’antroposofia qualcosa bussa alla porta del nostro cuore e ci dice:

• «Lasciami entrare, perché io sono te stesso, come la tua vera entità umana».

L’antroposofia non vorrebbe soltanto raccontare di quella vera entità umana,

ma vorrebbe colmare l’anima con quella vera entità umana.

 

Voi stessi potrete realizzare al meglio quello che oggi vi siete proposti (lo potrete realizzare sia incontrandovi in riunioni, sia leggendo un libro, sia iniziando qualcosa che credete possa essere utile per il movimento antroposofico), se vi ricorderete che

• da un vero studio antroposofico del mondo può sorgere in noi il sentimento

che l’antroposofia bussa al nostro cuore per dare noi a noi stessi,

per darci il nostro vero e proprio essere,

e così farci trovare la via del più puro amore umano verso gli altri uomini.

 

Se infatti lasciamo entrare l’antroposofia nel nostro cuore

dopo che essa ha bussato,

l’antroposofia stessa ci porta il vero amore per l’umanità grazie a ciò che è.

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Nel nostro tempo è ben necessario che noi consideriamo il contenuto dell’antroposofia in questa prospettiva.

Se ci guardiamo infatti in giro nel mondo,

il momento si avvicina in cui l’umanità sarà molto gravemente provata.

 

Perché l’umanità sarà tanto gravemente provata?

• Pochi guardano a quanto avviene nelle profondità degli avvenimenti storici

nei quali più non penetra la coscienza umana, ma solo elementi incoscienti.

 

Oggi la maggior parte dell’umanità vive nella coscienza usuale senza pensare e semiaddormentata.

Ma mentre viviamo con la testa nella coscienza usuale,

la nostra coscienza più profonda, quella che afferra il cuore,

per la civiltà moderna passa storicamente la soglia del mondo spirituale.

In alto, nella testa, la gente vive con tutto quanto di cui si parla,

cioè con quanto ci si inventa in merito alle condizioni esistenti,

ma in basso tutta l’umanità passa la soglia, però senza sospettarlo, come se camminasse su un vulcano.

 

• Però nel mondo spirituale l’uomo deve o corrompersi

oppure procedere con buona volontà alla conoscenza del mondo soprasensibile.

Oggi l’antroposofia è molto legata con il vero progresso della civiltà umana,

ma la miseria che oggi si può vedere entro la stessa civiltà

dovrebbe essere un’esortazione ad avvicinarsi a un’osservazione soprasensibile dell’uomo e del mondo.

• Possiamo però farlo soltanto, se abbiamo un occhio aperto per tutto quanto avviene nel mondo.

 

Considerate quindi questo giorno come un inizio non soltanto per ciò che avviene quando ci si riunisce in un Gruppo antroposofico, in un certo senso per isolarsi dal mondo, ma affinché voi guardiate a ciò che avviene nella vita. Prendete con grande serietà la parola che oggi ho ripetutamente pronunciato in occasione della riunione di fondazione della Società Antroposofica Olandese, esortandovi a essere uomini di mondo.

Cercate di crescere assieme al mondo, e questo sarà il più importante e migliore « programma ».

 

Non lo si può inserire in uno statuto, ma dobbiamo poterlo portare come una fiamma nel nostro cuore. Io non posso aiutarvi enunciando punti di un programma, ma lo posso guidandovi al giusto sentimento che deve accompagnare la vita antroposofica. Se accoglierete con calore l’incitamento a tale giusto sentimento, si sarà realizzato qualcosa di quanto io volevo in sostanza raggiungere con le considerazioni che qui ho svolte in merito all’uomo soprasensibile e a come vada compreso alla luce dell’antroposofia.

 

Se poi crederete che qualcosa non funzioni di quanto si vuole nella Società Antroposofica secondo i programmi stabiliti, sarà sempre di aiuto ricordarsi appunto di quel che è stato detto in questi giorni in merito all’uomo soprasensibile, sia pure accennandovi in poche conferenze. Vi potrà infatti ricordare in ogni momento l’importanza dell’antroposofia. Per la diffusione e per il giusto presentarsi dell’antroposofia di fronte al mondo non si potrà in realtà fare null’altro di meglio che diventare sempre più coscienti dell’importante impulso che l’antroposofia deve essere per l’ulteriore progresso della nostra civiltà.

 

Con ciò, miei cari amici, desidero terminare questo giorno e queste conferenze, ricordando al vostro cuore la corrente di sentimenti che intendevo far scorrere attraverso le parole che appunto in questi giorni potei esporre in merito all’uomo soprasensibile. Se terremo vivi e caldi nei nostri cuori questi pensieri, potremo considerarci sempre uniti, anche se spazialmente saremo separati. Impiegheremo poi le opportunità che ci si presenteranno di essere di nuovo insieme come nuovi inizi di un’ulteriore unione spirituale. E tale incontro fisico sarà l’occasione di una reale unione spirituale. L’unione spirituale fra noi tutti possa sempre meglio essere il risultato di ciò che in questi giorni potemmo sperimentare insieme.