Il cammino dopo la morte fino al Sole

O.O. 231 – L’uomo soprasensibile alla luce dell’antroposofia – 17.11.1923 pom.


 

Sommario: Il cammino dopo la morte fino al Sole. I maestri dell’umanità sulla Luna. Gli esseri arimanici. Mercurio, Venere e la terza gerarchia. La sfera del Sole e la seconda gerarchia. Formarsi della coscienza per l’elemento terrestre. L’influsso planetario nell’epoca postatlantica. L’azione di Marte. L’influsso del Sole (comete, macchie, meteore). Il ferro e la lotta di Michele.

 

Nella prima conferenza abbiamo cercato di farci una rappresentazione del modo in cui, mentre è sulla Terra, l’uomo sia in relazione con gli esseri e le forze soprasensibili. Nella seconda, abbiamo cercato di rappresentarci da un determinato punto di vista il suo passaggio nel mondo soprasensibile nel tempo fra morte e rinascita. Oggi vorrei aggiungere alcune cose a quelle già dette; in certo senso vorrei ulteriormente svilupparle. Passeremo poi a completare l’insieme e così pervenire, nel corso di queste conferenze, a una immagine armonica.

 

Abbiamo veduto che per la percezione immaginativa, anche dopo essere passato per la porta della morte ed essere già entrato nel mondo spirituale, l’uomo appare ancor sempre una forma spirituale. Si deve naturalmente capire che la percezione di qualcosa di spirituale è diversa da quella di qualcosa di fisico. Per esempio ognuno di quelli che ha tale percezione dirà: « Sì, ho visto qualcosa, ma non potrei dire quale dimensione avesse », o altro di simile.

 

Le percezioni spirituali naturalmente non sono del tutto spaziali come quelle fisiche.

Volendole descrivere, se ne deve tuttavia dare un’immagine simile a quella di una percezione visiva fisica.

Ed è in questo senso che prego di intendere le descrizioni che ora farò.

 

Dopo che l’uomo è passato per la porta della morte,

dalla sua figura spirituale svanisce gradualmente il capo, la figura del capo impallidisce.

• Per contro, la rimanente forma della persona diviene « fisionomia »

e, come già dissi, diviene fisionomia nel senso di esprimere

in qual modo e grado, durante la vita terrena, la relativa persona

sia stata buona o cattiva, saggia o stolta e altro di simile.

 

Tutto ciò che è possibile nascondere nel mondo fisico,

in cui si può mostrare il volto più innocente ed essere un furfante,

dopo essere passati per la porta della morte non lo si può nascondere più.

• Non lo si può col volto, perché il volto è scomparso,

e neppure lo si può con la restante figura che va sempre più assumendo carattere di fisionomia.

 

Il fatto è che, quando l’uomo entra nel mondo spirituale, tutto il suo rapporto con le cose cambia.

Si deve per esempio considerare che quanto sulla Terra vien tenuto in gran conto, il pensare,

e principalmente il pensare astratto, nel mondo spirituale non è affatto pregiato.

• Nel mondo spirituale non si pregia affatto, non si può adoperare ciò per cui il capo vale da strumento.

• Dobbiamo lasciare indietro l’orgoglioso pensare

col cui mezzo, sulla Terra, ci procuriamo le nostre rappresentazioni intorno alle cose sensibili.

 

I filosofi esistono unicamente sulla Terra perché proprio la filosofia, intessuta di pensieri astratti, deve esser lasciata indietro.

 

Quanto più ci inoltriamo nel mondo spirituale-soprasensibile, tanto più tutta la vita dell’anima

• diviene rappresentazione delle cose attraverso immagini,

• diviene un mirare, un contemplare, un guardare tale

che i pensieri insiti nelle cose si manifestano unitamente alla percezione.

 

• Qui sulla Terra formiamo noi stessi i nostri pensieri;

• là i pensieri ci vengono rivelati dalle cose, vengono a noi.

 

Il pensiero si consegue dunque attraverso la percezione;

quel che importa è che anche nella percezione del mondo spirituale si presenti tutto ciò che l’uomo deve sperimentare.

Anche per la percezione sensoria possediamo alcuni punti di riferimento ai quali riallacciarci

quando vogliamo descrivere il mondo spirituale che l’uomo percorre fra morte e rinascita.

 

Nel mondo sensibile vediamo le stelle.

• Alla percezione sensoria terrena le stelle e anche i pianeti mostrano però solo il loro aspetto esteriore.

• Interiormente sono tutt’altra cosa; sono colonie di esseri spirituali

che nei più vari modi si sono adunati nei luoghi dove vediamo le stelle.

• Se da un qualsivoglia punto della Terra volgiamo lo sguardo verso una stella,

vuol dire che in quella direzione si è adunata una colonia di esseri spirituali;

quella che vediamo come stella fisica indica appunto la direzione, è un segno, un cartello indicatore.

 

Tutto quanto la scienza dice delle stelle ha scarsissima importanza perché si tratta appunto solo dl cartelli indicatori, di direzioni, di ciò che vale per l’orientamento. Il fatto di vedere in un qualsivoglia punto una stella significa solo che in quella direzione vi è la dimora di esseri spirituali.

La prima sfera in cui l’uomo entra dopo varcata la soglia della morte è quella lunare;

egli entra cioè nel dominio degli esseri che dimorano sulla Luna. Che esseri sono?

 

Dalla descrizione data nel mio libro La scienza occulta si sa che la Luna non è sempre stata dove oggi si trova. Per la Luna si nota poi una particolarità singolare. È per esempio assai singolare che nei soliti libri scolastici e nei manuali di divulgazione si taccia completamente il fatto che la Luna è attualmente in una condizione per cui, ogni anno, essa si avvicina un poco alla Terra. I più non se ne accorgono perché non lo trovano segnato nei testi di divulgazione, ma è vero. La Luna non è sempre stata come ora fuori nell’universo. Una volta (lo si può leggere appunto nella mia Scienza occulta) la sostanza lunare era anzi contenuta nella Terra, poi se ne staccò e uscì nell’universo; solo nel corso dell’evoluzione terrena si configurò pertanto a dimora di esseri spirituali. Di quali esseri?

In libri e in conferenze ho spesso descritto come, in remotissimi tempi dell’evoluzione terrestre, l’uomo era stato al cospetto dei grandi maestri dell’umanità.

 

Se guardiamo con vera comprensione al passato dell’evoluzione, ci sentiamo interiormente pervasi di venerazione infinita nei confronti dell’immensa saggezza che un tempo era stata largita dai grandi e sovrumani maestri dell’umanità. I primi maestri del genere umano non furono infatti uomini, ma esseri di grado superiore a quello umano che non comparivano nei misteri in corporeità fisica, bensì in un corpo eterico che in seguito in gran parte deposero; quindi ora vivono in un corpo astrale.

Dalla Terra questi primordiali maestri emigrarono poi sulla Luna, e così il corpo cosmico che chiamiamo Luna è nel cosmo la sede dei maestri primordiali dell’umanità. Ivi essi dimorano.

A un’osservazione grossolana la superficie esteriore della Luna sembra riflettere unicamente la luce del Sole; un’osservazione più precisa rivela tuttavia che la Luna riflette un’immensa quantità di forze dell’universo. Ma le forze che essa riflette sulla Terra sono connesse con quanto nell’uomo è propriamente subumano, con ciò ch’egli oggi condivide con la natura animale.

 

Si verifica così il fatto singolare che la Luna riunisce nel proprio dominio

• gli elevati esseri spirituali che furono gli antichissimi maestri dell’umanità

• e le forze animali della natura umana.

La sfera lunare è la prima in cui l’uomo entra dopo aver varcato la soglia della morte.

Qui egli fa le sue prime esperienze.

 

Rappresentiamoci in modo ben vivo come, con la sua fisionomia morale o anche immorale, l’uomo entri nella zona delle radiazioni lunari, tanto di quelle fisiche quanto di quelle spirituali, e in un primo tempo veda se stesso e le altre persone con quelle fisionomie.

Non sono però occhi fisici quelli coi quali egli allora vede; si tratta piuttosto di sensazioni, quasi di un palpare, di un palpare a distanza. Potrei descriverlo nel modo seguente: supponiamo che in quella sfera un uomo si accosti ad un altro. Il primo ha la sua fisionomia morale che però è mobile e in certo senso malleabile. Quando è vicino all’altra persona, egli cerca di assumere una fisionomia che gli somigli. Se però nella vita terrena quell’uomo fosse stato un vero mascalzone e tentasse quel processo di fronte a una persona buona per sperimentare che cosa sia un uomo buono nella sua fisionomia, egli non riuscirebbe ad attuarlo. Tornerebbe sempre ad assumere la fisionomia di un mascalzone. Null’altro gli riuscirebbe.

 

Da questo esempio si vede che per un certo tempo dopo la morte

• l’uomo può unicamente percepire quelli che, avendo già varcato la soglia della morte,

sotto l’aspetto morale erano stati simili a lui.

• Questa è, direi, la prima impressione con carattere di giudizio che l’uomo sperimenta.

Quel giudizio costituisce un’aspra condanna, perché si è continuamente sotto l’impressione:

• « Anche tu sei come chi vedi. Puoi solo aggirarti fra persone che sono come te ».

Egli non vede altre persone, all’inizio non le vede.

 

Attraverso le particolari forze che possiede, la sfera lunare non manda subito gli angeli, nella loro bella forma, in prossimità degli uomini. La Luna è infatti il corpo cosmico di cui la Terra si è liberata, che ha estromesso nel cosmo.

Con la Luna sono invero anche andati i grandi e santi maestri, ma quale essa è ora, sola nello spazio,

nelle sue vicinanze vi sono delle figure arimaniche, si scorgono delle figure arimaniche.

 

Quando un uomo ne vede altri le cui fisionomie non sono rivelatrici di bene,

egli ha la singolare impressione di vedere se stesso,

ma quelle fisionomie assomigliano molto alle figure arimaniche che compaiono all’intorno.

• Quell’uomo non può vedere gli angeli perché essi hanno delle figure belle

con le quali egli non è ancora in grado di armonizzare.

Vede dunque le altre persone sotto vari aspetti rivelatori di malvagità,

e può costatare quanto esse assomiglino alle figure arimaniche.

 

• La seconda impressione che l’uomo sperimenta nella sfera lunare è dunque questa:

• « Tu sei molto simile alle figure arimaniche ».

Si tratta di nuovo di un molto efficace giudizio che si esercita su lui dopo la morte.

 

• In terzo luogo si verifica che l’uomo non sfugge alla chiara impressione che nella prima regione che attraversa dimorano i saggi, i buoni maestri antichissimi dell’umanità. L’uomo deve avere tale impressione, perché fra quei maestri e le entità arimaniche regna un singolare rapporto.

 

Dal punto di vista terreno è del tutto comprensibile che di queste cose gli uomini giudichino in modo analogo a quello del ben noto re di Spagna, al quale era stato mostrato uno schizzo dei moti stellari e di tutta la situazione del sistema solare. A quel re tutto ciò era parso difficile, ed egli aveva detto che se Dio gli avesse affidato l’incarico di creare il mondo, lo avrebbe fatto più semplice. Lo trovava troppo complicato. Non fa meraviglia che molti esprimano pareri analoghi; vorrebbero sempre modificare un poco il piano divino. Essi confidano immensamente nel loro intelletto. Ci fu perfino un filosofo, Kant, che formulò il giudizio: « Datemi della materia, e io forgerò un universo ». E bene che non gliene sia stata data, perché avrebbe foggiato qualcosa di orrendo.

Così avviene che, quando sente parlare di esseri arimanici, la gente non possa capire come essi non abbiano da gran tempo perduto ogni speranza di conseguire sugli uomini quella vittoria che è nelle loro intenzioni.

 

Gli uomini sanno infatti benissimo che gli spiriti arimanici non riporteranno la vittoria, ma Arimane non lo sa, aspira a vincere. Da tale sua aspirazione nasce un singolare rapporto fra le entità arimaniche, che in prevalenza appartengono alla sfera lunare, e i saggi maestri antichissimi dell’umanità. Gli esseri arimanici vorrebbero conquistare questi ultimi ai loro scopi. A che cosa aspirano essi infatti?

Aspirano a fermare la Terra a un determinato punto del suo sviluppo, a impedire che progredisca.

 

Arimane dice: • « Nella loro evoluzione gli uomini sono arrivati fin qui. A questo punto devono fermarsi; non devono evolversi oltre. Voglio che si solidifichino nell’attuale condizione e proseguano il loro cammino nel mondo irrigiditi, non come esseri che continuano ad evolversi ».

È ciò che ogni notte le entità arimaniche sussurrano nelle orecchie degli uomini, ed è ciò che esse vogliono per la Terra; vogliono tenerla ferma a un dato punto della sua evoluzione.

 

A questo punto pensiamo ai grandi, antichissimi maestri dell’umanità. Essi lasciarono sulla Terra ciò che conosciamo quale l’antica primordiale saggezza che nel corso del tempo si è spenta, che gli uomini non intendono più, ma che era stata insegnata nelle antiche sedi dei misteri. Non si poteva continuare a insegnarla perché, se l’avessero ulteriormente ricevuta, gli uomini non sarebbero progrediti, e soprattutto non sarebbero pervenuti alla libertà, non sarebbero potuti arrivare a un libero volere.

Quell’antica saggezza poteva solo rivolgersi agli istinti, non alla riflessione autocosciente.

 

Per il bene dell’umanità quegli antichi maestri dovettero perciò a un dato momento separarsi da essa. Senza di loro l’uomo non avrebbe potuto trovare il punto di partenza per il proprio sviluppo, ma dopo aver dato l’impulso necessario perché l’uomo potesse valersene e evolvere in modo autonomo, quei maestri si ritirarono dalla Terra ed emigrarono precisamente nella sfera lunare.

Nel lontano passato, quando quegli antichissimi maestri erano ancora sulla Terra, le entità arimaniche avevano fatto ogni sforzo per trattenerveli e far sì che l’evoluzione si fermasse alla saggezza istintiva; esse credono ancor sempre di poter ottenere almeno qualche risultato dopo che l’uomo ha varcato la soglia della morte ed è entrato nella sfera lunare.

Con le loro lusinghe quelle entità tentano ancor sempre di indurre i maestri primordiali ad avvicinare le persone morte di recente. Non riescono tuttavia a conseguire i loro intenti, e soprattutto non vi riescono per le persone le cui fisionomie sono rivelatrici di malvagità. Ma le entità arimaniche si accostano continuamente agli uomini e li istigano dicendo loro che una volta quel sapere esisteva.

 

Per i malvagi subentra così come terza pena

il fatto che le figure arimaniche descrivono loro i maestri primordiali, ma essi non possono vederli, guardano nel vuoto.

Si tratta di nuovo d’una molto importante impressione che gli uomini ricevono.

Sull’anima umana pesa allora il sentimento:

• « Io non vedo quelli da cui prese inizio l’evoluzione umana, io sono escluso ».

È una fortissima, vivissima sensazione che viene così sperimentata da coloro la cui fisionomia non è rivelatrice di bene.

 

Queste sono dunque le tre impressioni che l’uomo deve sperimentare

quando entra nel mondo al quale accede dopo la morte con una fisionomia rivelatrice di malvagità.

 

Bisogna però aggiungere

• che per certi riguardi in nessuna persona terrena tutto è buono,

• che anche nelle migliori vi è molto di cattivo,

• e che perciò molti sperimentano, almeno in parte, le impressioni di cui ho parlato.

 

Ma quanto più una persona può assumere la fisionomia del bene,

tanto più essa, dopo la morte, vedrà quelli a cui è così venuta ad assomigliare,

e tanto meno sperimenterà le entità arimaniche.

• Di conseguenza, tutto ciò che ho descritto come proveniente da esse scomparirà,

e quelle persone avranno intendimento per le figure angeliche che allora compariranno nella loro sfera.

 

Quell’intendimento introdurrà nell’uomo le forze di cui a quel punto egli deve compenetrarsi,

e che sono soprattutto forze di volontà.

Dopo la morte non domina in prevalenza la riflessione, ma la volontà.

La volontà si trasmuta poi anche in sensazione, diviene tutto il mondo vitale della persona.

Bisogna volere se si vuol percepire.

Se si vuol vedere una cosa, ci si deve configurare in modo corrispondente ad essa, bisogna quindi volere.

Bisogna divenire somiglianti a ciò che si vuol percepire.

 

• Quel che l’uomo deve sviluppare dopo esser passato per la porta della morte

è anzitutto la volontà ed è anche sulla volontà che agiscono

le impressioni che ho menzionate come proprie della sfera lunare.

 

La successiva sfera in cui l’uomo entra è quella di Mercurio.

Qui egli ha già adeguato la propria fisionomia alle potenze e alle forze del mondo spirituale tanto, e talvolta attraverso forti sofferenze, da aver deposto la fisionomia rivelatrice di malvagità arrivando ad assomigliare alle figure degli angeli, degli arcangeli e delle archai.

Si deve però dire che per molti il conseguimento di tale somiglianza non procede molto rapido!

Comunque l’uomo entra ora nella sfera di Mercurio, e cioè nella sfera degli esseri della terza gerarchia,

deve vivere fra essi e attraversare le condizioni che ho descritte.

 

Questa è la sfera in cui l’uomo arriva gradualmente a capire quella che prima era stata mera percezione, più o meno ottusa; un’ottusa percezione che aveva però agito con molta forza appunto sul campo della volontà.

Nella sfera di Mercurio si arriva a poco a poco a capire quel che prima era stato solo veduto.

 

Chi nel nostro tempo è in possesso di percezione immaginativa e volge lo sguardo a queste cose, ne trae delle impressioni tragiche, perché il modo in cui da morti ci si adegua alla sfera di Mercurio dipende in notevole misura dall’esser stati materialisti e avere, nel pensiero e nell’azione, respinto tutto il soprasensibile, oppure dall’aver avuto intendimento per esso.

Si rimane in alto grado privi di comprensione al cospetto degli esseri di Mercurio, se nella vita terrena si è respinto tutto ciò che trascende il campo materiale.

In tal caso si è parimenti privi di comprensione di fronte agli esseri della successiva sfera, la sfera di Venere, i quali appartengono anch’essi alla categoria degli angeli, degli arcangeli e delle archai, pur essendo più progrediti, perché nella sfera di Venere si è anche irradiati dalle forze dell’amore cosmico.

 

Chi sulla Terra non aveva conquistato la forza di poter amare, entra infatti in un mondo che gli è del tutto estraneo.

Ciò che altrimenti, se sulla Terra si fosse conquistata la capacità di amare, irradierebbe l’uomo con forze d’amore,

si trasforma in forze dell’ira in chi ha molto odiato, anche in modo inconscio.

È il segreto del soggiorno su Venere che l’uomo gravato da molti residui di odio che dominavano in lui sulla Terra si sentirà come se dal suo essere, dalla sua volontà, sorgessero le forze dell’ira e del furore, le quali sono le forze trasformate dell’amore.

L’uomo si vede allora in modo da dirsi che tutto ciò va mitigato, va posto in armonia con l’universo. In sostanza è ancor sempre la volontà che in questa sfera viene particolarmente educata, la volontà che anche nell’uomo terreno si ricollega al ricambio e agli arti motori, alla parte inferiore della persona. Ma dopo la morte appunto quella parte diviene la totalità della fisionomia, ed è pertanto la volontà che si esprime nella fisionomia.

 

Frattanto l’uomo si evolve in modo da assomigliare gradualmente agli esseri che dimorano nel cosmo spirituale;

a poco a poco egli accede alla sfera solare aggiungendo questo a tutto il rimanente che ho già descritto

e dando luogo a nuove prospettive che dovranno essere considerate.

Le forze della sfera solare operano principalmente

su tutto quanto possediamo sulla Terra di relativo al sentimento.

 

Va ripetuto che unicamente nel suo aspetto esteriore il Sole è ciò che si palesa guardando nella sua direzione.

Interiormente il Sole è il grande luogo di raduno

di tutti gli esseri spirituali che da quel centro guidano i destini della Terra,

degli uomini terreni, e di tutto quanto ad essi si collega.

Il Sole è in primo luogo la colonia degli esseri della seconda gerarchia: exusiai, dynameis, kyriotetes.

 

Quando l’uomo entra nella sfera solare, gli si accosta tutto quel che ho descritto la volta passata.

Mentre prima egli era stato soltanto con gli esseri a lui karmicamente collegati, ora se ne avvicinano anche altri.

La cerchia dei suoi « conoscenti soprasensibili », se così posso esprimermi,

aumenta sempre più. Tutto ciò accade nella sfera solare.

In questa sfera l’uomo attraversa anche un’esperienza interiore particolarmente marcata.

Laggiù vi è un altro mondo, la Terra, che egli ha abbandonato, ma in cui deve tornare.

 

Nella sfera solare ha ora luogo quella che ho ricordata come la sua trasformazione in vista della prossima vita terrena:

la sua natura inferiore viene cioè trasformata in natura superiore,

e quindi le gambe vengono trasformate nella forma spirituale della mascella inferiore,

le braccia nella forma della mascella superiore, degli zigomi, e così via.

• Tutto questo comporta un lavoro meraviglioso, a confronto del quale

ciò che gli uomini compiono sulla Terra nei più diversi campi è del tutto insignificante.

 

Quel che ora essi fanno in unione con gli esseri spirituali superiori

è un grande, maestoso lavoro attorno al mistero dell’uomo.

Esso ha luogo nella sfera solare intesa nel più ampio senso della parola.

• Ma proprio nella sfera solare l’uomo attraversa ancora un’altra esperienza interiore.

Se nell’anima e nello spirito siamo perfettamente sani, mentre viviamo sulla Terra in noi deve sorgere la sensazione,

anche se non possiamo conoscitivamente penetrarla, che deve esistere un altro mondo, un mondo spirituale.

• Presupponiamo per così dire il mondo spirituale;

diciamo che, oltre al mondo sperimentabile nella sfera dei sensi, ne esiste uno soprasensibile.

 

Durante l’esistenza solare si verifica l’opposto.

Proprio allora avviene in noi qualcosa per cui impariamo a parlare di un « al di là », ed è la Terra.

• Nell’uomo sorge allora la più vivace sensibilità,

non tanto per il proprio destino, ma per tutte le caratteristiche della Terra.

• Vi è una particolare caratteristica che si deve scoprire.

Bisogna provare, ma di regola l’uomo da solo non vi perviene ancora.

 

Avendo letto o studiato opere di storia, riandando ai tempi passati si può sempre fare la scoperta che vivendo per esempio nell’anno 1923 e procedendo a ritroso attraverso la storia, attraverso la grande guerra e a quanto la precedette, si arriva a un momento, potrà essere il 1550 o qualche altro anno, del quale si ha l’impressione che ci è noto.

Si faccia attenzione a un tale intimo riconoscimento. Qualcosa del passato, qualcosa di accaduto alcuni o anche molti secoli prima, ci appare noto. Ci diciamo che dobbiamo aver vissuto una data vicenda. Persone superficiali diranno subito che devono essere stati sulla Terra in quell’anno. Nella maggior parte dei casi non è così.

Si tratta per Io più del momento in cui fra morte e rinascita, nella sfera solare, avevamo sperimentato la più vivace connessione con la vita terrena, quando questa ci si era presentata come « al di là », in senso inverso a come, all’uomo vivente sulla Terra, si presenta quale « al di là » la vita soprasensibile.

 

Soffermandoci ancora un momento sull’evoluzione che segue la morte, possiamo dire che, dopo aver lasciato la Terra, l’uomo attraversa le condizioni dell’esistenza lunare, poi entra nelle sfere di Mercurio, di Venere, del Sole e procede oltre. Ne parleremo ancora. Tutti questi trapassi non sono però fatti isolati; ognuno di essi è in relazione con quanto accade sulla Terra fisica, e ne risulta una molto singolare connessione.

La sfera lunare è tutta compenetrata dai grandi e antichissimi maestri che ho spesso menzionati. In un lontano passato essi emigrarono nello spazio cosmico, precisamente sulla Luna. Ma anche in seguito alcune singole persone iniziate nei misteri conservarono un’assai vivace e intima capacità auditiva e visiva per quanto, attraverso loro, anticamente vi era stato sulla Terra. Per esempio nei misteri del più remoto periodo indiano durava ancora una vivente conoscenza della saggezza degli iniziati lunari. È sorto in questa maniera appunto ciò che viene ancora ammirato quale reminiscenza della primordiale saggezza indiana.

 

Si verificarono poi due fenomeni. Anche negli altri periodi di civiltà alcuni influssi delle condizioni soprasensibili che l’uomo attraversa fra morte e rinascita agiscono ancora; trapelano solo sempre meno, cioè l’uomo ne è sempre meno consapevole.

Per esempio gli influssi di Mercurio furono particolarmente marcati nel periodo paleopersiano, ma gli uomini ne ebbero scarsa coscienza; in loro vece foggiarono il mito di Ahura Mazdao che racchiude tuttavia ancora una pallida cognizione di quel che da Mercurio agiva sulla Terra.

Al tempo della civiltà egizio-caldaica agirono prevalentemente gli influssi di Venere.

 

Seguì la meravigliosa civiltà greca che continuò poi in quella latina, la civiltà greco-latina nella quale operò con somma forza sulla Terra l’influsso del Sole, anche se pochissimo notato dagli uomini. In quel periodo accadevano due fenomeni: uno è che quando sulla via fra morte e rinascita l’uomo entrava nella sfera solare, proprio da quella regione egli era sommamente propenso a sentire la Terra. Si aggiungeva il fatto che la stessa natura solare esercitava sui greci un grande influsso.

Quel che le forze solari conferiscono alla Terra ebbe dunque per i greci grandissima importanza, soprattutto per gli ateniesi in contrapposto agli spartani; ma si può dire che anche sotto l’aspetto spirituale le forze solari esplicarono su tutta la configurazione della civiltà greca un influsso profondissimo.

 

Durante i periodi di civiltà sopra ricordati gli uomini possedevano in larga misura la facoltà di sentire la spiritualità del cielo stellato. La tendenza a sentire in prevalenza quanto in esso è materiale comincia in realtà solo nel quinto periodo postatlantico che inizia nel secolo quindicesimo e che quindi conta solo poche centinaia di anni. Pervasi da quegli influssi, eravamo però già usciti dalle sfere in cui gli uomini si sentivano imparentati con tale sentire nella sfera solare fra morte e rinascita. Oggi sentiamo molto maggiormente le condizioni che si presentarono in seguito.

 

In realtà, dopo aver per un certo tempo vissuto nella sfera solare, l’uomo entra in quella di Marte,

e ciò che dall’universo esercita il massimo impulso sull’odierna umanità sono appunto gli impulsi della sfera di Marte.

• Possiamo imparare a conoscerli quando, dopo aver superato l’apice della vita dopo la morte,

torniamo ad avvicinarci alla Terra.

L’azione della sfera solare non cessa tuttavia di agire sull’uomo quando egli entra nella sfera di Marte.

Il Sole estende la sfera della sua azione anche sulle successive condizioni planetarie.

Quegli influssi permangono, ma Marte acquista importanza su ciò che avviene sulla Terra.

 

Descriverò in seguito il passaggio dell’uomo attraverso la sfera di Marte, ma oggi vorrei trattare di ciò che agisce nel nostro periodo di civiltà postatlantica dal mondo spirituale.

 

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L’uomo impara così a conoscere che cosa sia una lotta cosmica. La sente.

I più non possono spiegarsela, ma nell’universo si svolge una lotta cosmica

fra ogni sorta di spiriti buoni e ogni sorta di spiriti cattivi.

Di conseguenza, quella che ho chiamata la vita solare acquista nel nostro tempo particolare importanza.

 

Oggi è molto difficile far presa con cognizioni spirituali di fronte alla scienza materialistica. Gli uomini sono molto fieri di aver investigato il Sole con i mezzi della fisica, e nei loro manuali di divulgazione scientifica descrivono la vita solare; quelle descrizioni non sono però atte a conferire una giusta rappresentazione di ciò che è il Sole, ma a sviare da essa.

Quale è attualmente la particolare azione del Sole per la vita terrestre?

 

Voglio solo accennare a uno dei modi in cui esso agisce. In apparenza entro così in dominii molto materiali che fanno una strana figura fra gli argomenti di ordine spirituale fin qui trattati, ma quel che sto per dire risulterà utile nell’ulteriore sviluppo della nostra trattazione.

È noto il fenomeno delle macchie solari che compaiono con una certa regolarità. Sul Sole compaiono delle macchie scure. Nell’àmbito della scienza esteriore si discute molto intorno a tali macchie e a quel che possano significare.

 

Se però si osservasse con maggior precisione, si vedrebbe che

• dall’interno del Sole agisce continuamente lo stimolo a lanciare sostanza solare attraverso quelle porte oscure.

La sostanza che viene così lanciata nel cosmo compare nel sistema solare

sotto l’aspetto di comete, di meteore e di stelle cadenti.

 

Gli esseri che dal Sole guidano la vita della Terra gettano tali sostanze nello spazio,

e lo fanno principalmente nel nostro tempo.

Lo facevano già prima; tali fenomeni non si verificano solo adesso,

ma oggi essi assumono un significato diverso da quello avuto in passato.

 

Perciò ho detto che in passato agivano principalmente gli impulsi spirituali del sistema solare,

mentre oggi cominciano ad avere particolare importanza per l’uomo gli impulsi insiti nel ferro lanciato dal Sole.

• Quel ferro è ciò di cui uno spirito che anche qui ha particolare importanza,

lo spirito da noi chiamato Michele, si vale al servizio della spiritualità;

così nel cosmo è subentrato ciò che in tempi precedenti non si era verificato in misura uguale,

e cioè che nella sua essenza spirituale il ferro cosmico conferisce a Michele

la possibilità di essere mediatore fra il mondo soprasensibile e quello terreno.

• Da un lato nel mondo in cui entriamo dopo aver abbandonato il mondo sensibile,

incontriamo dunque una sorta di spirito bellicoso.

 

Quando nel nostro tempo l’uomo perviene a veggenza soprasensibile, quando varca la soglia e non dirige il proprio sguardo a quanto lo concerne personalmente, ma alle grandi vicende cosmiche che stanno alla base di tutta la civiltà, egli vede disputa, lotta, lotta spirituale.

 

Nella sfera spirituale dietro le quinte dell’esistenza ferve combattimento, lotta.

Il ferro lanciato nel cosmo dagli spiriti solari e condensato fino all’evidenza fisica

diviene così, nel più ampio senso della parola, l’armatura di Michele

il quale, dietro le quinte dell’esistenza e in opposizione alle potenze del combattimento e della guerra,

ha il compito di aiutare l’umanità a progredire.

 

Da un lato ci muove dunque incontro combattimento e lotta, dall’altro lato gli sforzi di Michele.

A sua volta tutto ciò si ricollega con lo sviluppo della libertà umana

perché, in quanto uomini terreni, nel nostro sangue abbiamo del ferro.

Se fossimo esseri privi di ferro, nelle nostre anime potrebbe sì sorgere il sentimento, l’impulso della libertà,

ma non avremmo dei corpi atti a poterla attuare.

 

La possibilità di non limitarci a concepire l’idea, l’impulso della libertà, ma di sentire nel nostro corpo la forza di farci portatori di quell’impulso, tale possibilità dipende dal fatto che nel nostro tempo possiamo sapere che Michele impara a porre al proprio servizio il ferro cosmico che anche prima veniva lanciato nello spazio.

 

Se comprendiamo sempre più profondamente l’impulso di Michele

possiamo noi stessi imparare a porre il ferro interiore insito in noi al servizio dell’impulso verso la libertà.

• Le cose materiali assumono unicamente un senso

se impariamo a capirle come espressione della spiritualità effusa nell’universo.

• Nel nostro tempo dobbiamo imparare a fare giusto uso del ferro che è nel nostro sangue,

perché ovunque compaia il ferro, sia nel cosmo sia nell’uomo, è dato l’impulso perché si sviluppi la libertà.

• Attingendo pertanto a un profondo istinto, gli antichi iniziati attribuirono a Marte il ferro

che, mercé l’importanza che ha nel sangue, acquista importanza nel cosmo.

 

Grazie alla riconquistata scienza dello spirito, oggi si possono intendere queste cose. Non si tratta di un rinnovamento di antiche tradizioni, ma di un ritrovare le cose ad opera della scienza dello spirito stessa. Attraverso la concordanza col passato l’antroposofia non si limita cioè a rinnovare storicamente qualcosa di antico, ma lo cerca penetrando nel suo essere. Queste conoscenze riacquistano tutta la loro importanza quando si vede come già fossero note agli uomini sotto l’influsso della divina primordiale sapienza degli esseri che più tardi emigrarono sulla Luna e che ora popolano la colonia lunare.

Così anche il nostro tempo è connesso con quanto l’uomo attraversa fra morte e rinascita. È per questo che la sensazione di quel che ha luogo sulla Terra è più che mai forte durante il passaggio attraverso la sfera solare, ma esiste sempre, più o meno marcatamente.

 

Dalla sfera soprasensibile che attraversa fra morte e rinascita l’uomo guarda sempre verso la Terra;

se così non fosse, durante quel passaggio che è pur sempre di lunga durata, le cose terrene gli diverrebbero estranee.

 

Si può descrivere nei più vari modi quel che l’uomo attraversa nel mondo soprasensibile. Nella passata conferenza lo descrissi altrimenti; ora l’ho fatto in connessione col mondo stellare e con le condizioni terrene nel susseguirsi delle civiltà.

Tutte queste cose vanno man mano riunite.

Non è lecito che qualcuno si faccia avanti e dica che una volta ho descritto il passaggio dell’uomo fra morte e rinascita in una maniera e un’altra volta in un’altra. Anche chi si rechi una volta in una città, poi una seconda volta e poi ancora, descriverà le cose in modi diversi a seconda di come la conoscerà.

Si dovranno poi collegare le varie descrizioni fra loro.

Allo stesso modo si tratta di prendere insieme, di guardare insieme, di pensare insieme le diverse descrizioni delle vicende dell’uomo nel mondo soprasensibile. Solo allora si avrà una giusta impressione di quel mondo e di ciò che l’uomo vi sperimenta.