Il concetto di iniziato

O.O. 131 – Da Gesù a Cristo – 07.10.1911


 

Il concetto di «maestro», di un’individualità superiore, e perfino il concetto di «iniziato»,

devono essere ammessi da un pensiero concreto.

Soltanto il pensiero che non crede all’evoluzione potrebbe non ammettere questi concetti.

 

Se consideriamo un maestro o un iniziato, dobbiamo dire che si tratta di un individuo che ha attraversato molte incarnazioni e che, per mezzo di esercizi e di una vita di devozione ha acquistato qualcosa di differente dagli altri uomini; egli ha così preceduto l’umanità e ha conquistato delle forze che il resto dell’umanità acquisterà soltanto nell’avvenire.

È ora naturale e giusto che chi acquista per mezzo delle cognizioni teosofiche un’opinione siffatta di tali individualità, sviluppi un sentimento di profonda venerazione per le individualità dei maestri, degli iniziati.

Se con questo concetto osserviamo una vita sublime come quella che ci si mostra nel Buddha il quale, nel senso della conoscenza teosofica, deve essere considerato come uno degli iniziati più alti, di fronte a una tale individualità potremo conquistare per il nostro intelletto e per i nostri sentimenti un atteggiamento animico e una comprensione per lei.

Mentre dunque il teosofo si avvicina alla figura del Cristo Gesù in base a questa conoscenza teosofica e a questo sentimento, sorge in lui naturalmente una determinata necessità (né si potrà negare che in un dato senso è naturale che essa nasca): quella cioè di collegare il Cristo Gesù col medesimo concetto ideale che egli si è fatto di un maestro, di un iniziato, e magari del Buddha; egli sarà forse costretto a dire che Gesù di Nazareth deve esser considerato appunto come un grande iniziato.

 

Questo preconcetto capovolge però la conoscenza della vera entità del Cristo, e non si tratta che di un preconcetto, anche se comprensibile. Chi abbia acquistato un nesso profondo e intimo col Cristo, come potrebbe infatti non mettere il « portatore » dell’entità del Cristo sulla stessa linea del maestro, dell’iniziato, del Buddha per esempio? Come potrebbe non farlo? Ci deve anzi sembrare naturale. Il non farlo potrebbe apparire a una tale persona una svalutazione di Gesù di Nazareth. Così si viene però distolti dall’attenersi ai fatti, per lo meno quali essi trapelano dalla tradizione.

 

Una sola cosa potrebbe riconoscere dai fatti della tradizione chiunque volesse penetrare in quello che può venir scoperto da una osservazione spregiudicata della tradizione e da ciò che trapela, malgrado tutte le decisioni dei concili e tutto quello che scrissero i singoli uomini, padri o dottori della Chiesa che siano: che cioè per esempio Gesù di Nazareth non deve essere chiamato iniziato perché chiunque potrebbe chiedersi se la tradizione accenna a qualcosa che ci permetta di applicare a Gesù di Nazareth il concetto di iniziato quale ci vien dato nell’insegnamento teosofico.

 

Nei primi tempo del cristianesimo veniva anzi sempre ripetuto che Gesù d Nazareth era un uomo come tutti gli altri, un debole uomo come gli altri. Si avvicinano maggiormente al significato di ciò che è avvenuto nel mondo coloro che sostengono le parole: « Gesù era un vero uomo ».

Non si trova dunque affatto il concetto di iniziato nella tradizione, purché la si esamini giustamente. Se ricordiamo tutto ciò che è stato detto nelle passate conferenze intorno all’evoluzione di Gesù d Nazareth (dell’evoluzione di quel bambino Gesù in cui Zarathustra visse fino al dodicesimo anno, e dell’evoluzione del l’altro bambino Gesù in cui Zarathustra visse poi fino al trentesimo anno) si dovrà dire che si tratta qui di un uomo specialissimo, di un uomo per il cui essere la storia del mondo l’evoluzione del mondo, fece per così dire i più grandi preparativi, già per il fatto di aver procurato due corpi umani e di aver permesso all’individualità di Zarathustra di dimorare in uno di essi fino al dodicesimo anno, e nell’altro da dodicesimo fino al trentesimo anno.

Ma diremo anche che essendo le individualità di queste due figure di Gesù così importanti, Gesù di Nazareth era a un grado molto elevato, ma non si trovava sulla medesima via per la quale arriva a elevarsi l’individualità di un iniziato che passa continuamene di incarnazione in incarnazione.

 

Anche a prescindere da tutto questo, quando l’individualità del Cristo penetra al trentesimo anno nel corpo di Gesù di Nazareth, Gesù di Nazareth stesso abbandona quel corpo e, dal momento del battesimo di Giovanni in poi, abbiamo a che fare (se non parliamo per ora del Cristo) con un uomo che nel vero senso della parola possiamo indicare come un puro e semplice uomo, un uomo che però è il portatore del Cristo. Dobbiamo dunque distinguere il portatore del Cristo e il Cristo stesso in quel portatore.

 

In quel corpo, che era il portatore del Cristo perché era stato abbandonato dall’individualità di Zarathustra, non dimorava nessuna individualità umana che avesse raggiunto una evoluzione specialmente elevata. Il grado di evoluzione che Gesù di Nazareth mostrava, proveniva dal fatto che l’individualità di Zarathustra dimorava in lui. Ma quella natura umana, come sappiamo, venne abbandonata dall’individualità di Zarathustra. Questa è anche la ragione per cui tale natura umana, non appena l’individualità del Cristo ne ebbe preso possesso, gli mandò incontro tutto ciò che di solito emana dalla natura umana: il « tentatore ». Anche per questa ragione il Cristo potè attraversare e sperimentare tutte le disperazioni e le ansie quali ci vengono descritte nella scena sul Monte degli Ulivi.

 

Chi non tien conto che l’Entità-Cristo non viveva in un uomo giunto alla speciale elevazione di un iniziato, ma viveva in un semplice uomo che si distingueva dagli altri soltanto per il fatto di essere l’involucro umano abbandonato, in cui Zarathustra aveva vissuto, chi non tien conto di questo non potrà penetrare in una vera conoscenza dell’essere del Cristo. Il portatore del Cristo era un vero uomo, non un iniziato! Se lo si riconosce, ci si schiude la visione dell’intera natura dell’evento del Golgota e degli avvenimenti di Palestina in generale.