Il concetto di religione acquista un senso solo nell’epoca postatlantica

O.O. 102 – L’Agire di entità spirituali nell’uomo – 13.05.1908


 

In questa conferenza affronteremo un tema che è molto importante prendere in considerazione dal punto di vista della vita spirituale. Potremo illustrare in che modo colui che aderisce alla visione antroposofìca possa prendere posizione nei confronti degli altri orientamenti spirituali, in che modo egli possa comportarsi per quanto riguarda lo sviluppo dell’attuale umanità e in generale rispetto alle questioni attuali.

 

Desidero parlarvi a grandi linee dello sviluppo delle idee religiose nell’epoca della civiltà postatlantica fino al presente.

Ricorderemo quindi ciò che abbiamo già menzionato in diverse occasioni, e cioè che il concetto di religione in realtà acquista un senso solo nell’epoca postatlantica. Prima della grande inondazione atlantica non poteva assolutamente esistere ciò che chiamiamo religione.

 

La religione presuppone che l’uomo non abbia una percezione o una visione diretta dei mondi soprasensibili,

o perlomeno che non l’abbia la grande massa degli uomini.

• La religione costituisce il legame tra l’uomo e la realtà soprasensibile

quando tale realtà non viene percepita dalla grande massa degli uomini,

ma può solo essere trasmessa – in modi diversi – tramite i profeti, i veggenti, i saggi, i misteri e così via,

così come è successo negli ultimi millenni.

 

Prima della grande inondazione atlantica, quando la maggior parte dei nostri antenati viveva nelle zone dell’antica Atlantide, tutti gli uomini sperimentavano e percepivano in modo più o meno diretto la realtà soprasensibile. In un’epoca nella quale gli uomini vivevano nel mondo spirituale, dove facevano in ogni momento esperienze simili a quelle che l’umanità fa ora nel mondo dei sensi, non c’era bisogno di nessuna religione.

 

Verso la fine di questa epoca atlantica, per la grande maggioranza degli uomini si spense l’esperienza soprasensibile. Al suo posto apparve l’accentuata esperienza dei sensi che caratterizza l’umanità odierna. Che cosa è rimasto dall’antica epoca atlantica?

 

Se noi andiamo indietro nella più remota preistoria, se analizziamo le saghe e i miti e facciamo agire su di noi le dottrine germaniche sugli dèi, troviamo delle comunicazioni dal mondo spirituale espresse sotto forma di immagini. Queste comunicazioni non sono delle immagini inventate dalla fantasia popolare, delle personificazioni (come ci vogliono fare credere gli eruditi), sono invece veri ricordi di quell’epoca antica nella quale gli uomini stessi sapevano ancora ciò che avevano sperimentato.

 

Le saghe di Wotan, di Thor e così via, sono ricordi di questo tipo. E ciò che è rimasto soprattutto all’uomo fino nell’epoca postatlantica è (nel più elevato senso del termine) una sorta di religione della memoria. Essa si è evoluta al massimo presso quei popoli che vivono nel sud dell’Asia, presso le popolazioni indiane; in forma diversa essa si affermò anche in Europa.

 

Il ricordo di quell’epoca dell’umanità nella quale ognuno aveva personalmente delle percezioni del mondo spirituale si fece notare in India come una nostalgia di quel mondo. La realtà veniva percepita come un’illusione, come maya, e si anelava a tornare ai tempi antichi. Veniva chiamato yoga ciò che suscitava in ogni singolo uomo la capacità di penetrare nel mondo soprasensibile.

 

Non tutti i popoli riuscirono ad evolversi fino al punto di avere dei saggi che potessero elevarsi fino allo yoga. Altri popoli dovettero accontentarsi dei ricordi, in particolare le popolazioni del nord. Anche i loro iniziati penetravano nei mondi spirituali e avevano delle esperienze dirette del mondo divino, ma la natura nordica rendeva loro difficile penetrarvi in gran numero; così si originò la mitologia nordica.

 

Troveremo però qualcosa di comune che gli uomini riuscirono ancora a conservare in quell’epoca postatlantica: si trattava di un’eco di quella forza del ricordo molto più sviluppata che esisteva nell’epoca atlantica. Allora la memoria era sviluppata in modo molto differente da oggi: gli uomini avevano ricordi che risalivano molto indietro, fino alla vita dei lontani antenati. Essi sapevano ciò che uno di questi antenati aveva fatto centinaia di anni prima, così come oggi un anziano si ricorda ancora di ciò che egli stesso ha vissuto durante la sua gioventù. Questi ricordi degli antenati formarono ciò che si può definire la religione degli antenati, il culto degli antenati.

 

Il culto degli antenati, la venerazione degli antenati, è in verità la prima religione.

In un certo senso la memoria si era mantenuta vitale. La vivacità della memoria era talmente grande che in realtà in singole persone (anche se non erano in grado di elevarsi fino allo yoga) poteva comunque subentrare una condizione spirituale tramite la quale nel sogno, o in particolari condizioni psichiche, appariva loro il comune capostipite di un popolo.

 

Questo comune capostipite che viveva ancora nell’antica tribù non era solo mito, saga, ma qualcosa che appariva all’uomo di quando in quando, che si manifestava nella coscienza psichica, che accompagnava il popolo. Le singole popolazioni che attraversavano l’Europa facevano le esperienze più svariate. Una di queste, però, restava viva e vitale per molti che la raccontavano a coloro che avevano fiducia in essa, che credevano ad essa: si trattava dell’apparizione del capostipite, che era il loro consigliere dal mondo spirituale col quale essi erano in rapporto. Egli arrivava nei momenti particolarmente importanti, era presente nelle situazioni difficili. Il culto degli antenati era qualcosa che rimaneva vivo tramite le caratteristiche fisiche degli avi.

 

Questo culto degli antenati si trasformò sempre più in un sistema religioso, il quale in realtà era stato elaborato da alcuni iniziati, ma era tuttavia accettabile per i molti che non erano iniziati. In diverse zone della Terra sorse un sistema religioso di questo tipo, ad esempio nell’antico bramanesimo indiano.

 

Gli ultimi echi di ciò li ritroviamo nella filosofia vedanta; ma anche nei più antichi sistemi filosofici troviamo gli ultimi riflessi di questo antico panteismo. Si trattava di una sorta di panteismo esoterico, come quello che ritroviamo appunto nell’antico bramanesimo. Questo viene alla luce anche nel sistema degli Egizi e presso gli Ebrei.

 

In realtà possiamo figurarci che questo sistema religioso si sia originato per il fatto che prese lentamente forma un’idea più completa dell’entità divina che pervadeva e compenetrava tutto. Il capostipite degli antenati si era fuso con i fondamenti spirituali dell’esistenza, era diventato una sorta di forza spirituale primordiale.

 

Ritroviamo poi una particolare forma del panteismo esoterico in quello che possiamo definire antropomorfismo, dove i diversi dèi vengono rappresentati tramite immagini antropomorfiche. Fa parte di esso per esempio il sistema religioso greco. Ci si fa però una rappresentazione del tutto sbagliata se si pensa che, per il greco colto, dietro ai singoli dèi non agisse il mondo spirituale unitario.

 

Quando noi parliamo degli Angeli, degli Arcangeli e così via (quindi delle diverse entità spirituali che stanno sopra l’uomo) nel modo in cui l’abbiamo fatto trattando dell’evoluzione cosmica, parliamo in modo molto simile a come si faceva allora quando si parlava di Zeus, di Athena e così via in rapporto all’unico spirito cosmico. Alla base di questo sistema c’è un pensiero cosmico unitario.

Il panteismo è il fondamento spirituale delle cose, per cui gli dèi vengono raffigurati come uomini.

 

E se ci chiediamo da che cosa dipenda il fatto che il panteismo esoterico (che era ancor più astratto) è andato a finire nel composito mondo degli dèi greci, dobbiamo riconoscere in ciò un profondo e fondamentale bisogno dell’umanità, un profondo principio dello sviluppo umano.

 

Se prendiamo in considerazione il passaggio dall’epoca egizia a quella greca, ci appare nel modo più bello la realizzazione di questo principio. In tutte le rappresentazioni che precedono l’epoca greca è presente qualcosa di particolarmente grande, di simbolico.

 

Le piramidi e le sfingi egizie sono magnifiche e immense creazioni dello spirito umano, le quali, in una forma leggermente astratta, accennano ad un fondamento spirituale originario che non si osa ancora rappresentare.

In che modo magnifico lo spirito greco ha dimostrato la propria capacità di imprimere lo spirituale nella forma delle immagini! In ciò si evidenza un enorme progresso, che è possibile riconoscere dappertutto.

Troverete l’espressione più pura di questo passaggio se seguirete in spirito il passaggio dall’architettura orientale a quella greca, se riuscirete a cogliere il pensiero architettonico nella sua purezza.

 

Nel corso di tutta l’evoluzione dell’umanità il pensiero architettonico si esprime al meglio nell’architettura greca.

Da nessuna altra parte troviamo un completo fluire del pensiero nella forma esteriore, come nell’architettura greca.

In essa vediamo come tutto sia disposto nello spazio seguendo le grandi leggi cosmiche.

 

Forse solo ancora una volta nel corso dello sviluppo dell’umanità sono stati sviluppati pensieri architettonici: si tratta del pensiero dell’architettura gotica. E se noi mettiamo il pensiero gotico a confronto con il pensiero architettonico greco, dobbiamo dire che in realtà nel gotico non abbiamo più a che fare con una architettura pura, ma solo con una manifestazione (accennata solo nelle forme) dell’elemento mistico che si spinge nel sentimento. Il gotico non è lo sviluppo completo di questo pensiero.

 

Al contrario, invece, il tempio greco è l’abitazione del dio e va inteso del tutto in questo senso. Infatti, se pensiamo al dio che agisce creativamente entro lo spazio, inondando lo spazio con le proprie forze, se pensiamo a come egli si costruisca un corpo, a come si tessa un abito, otteniamo il tempio greco. E nel momento in cui lo abbiamo davanti a noi, noi sappiamo: questa è l’abitazione del dio. Il duomo gotico non lo è; è una casa di preghiera.

 

Esso non può essere pensato senza il visitatore che vi sta dentro, per il quale è costruito in questo modo colmo d’atmosfera. Immaginatevi il tempio greco lasciato completamente a se stesso, animato solo dal dio, e lo avrete nella sua piena realtà. Ciò non deve essere inteso o interpretato in modo simbolico.

 

• Il credente devoto appartiene al tempio gotico.

• E chi comprende lo spazio non come vuoto, bensì come attraversato da forze,

sa che nello spazio si cristallizzano forze;

e chi percepisce tali forze, sente che nel tempio greco

si è cristallizzato qualcosa a partire dalle forze dinamiche del mondo.

 

Chi ha un senso per queste cose, forte al punto da percepire queste entità, sa che ci sono forze che sfrecciano nello spazio.

I Greci sapevano che lo spazio è animato.

 

Ci si può convincere al meglio di come il pensare, il sentire e il volere siano qui diventati concreti, confrontando l’architettura greca con quella romanica, nella quale noi vediamo chiaramente come, ad esempio, le colonne siano state sollevate dal loro compito nello spazio, che è quello di sostenere. Anche l’architettura romanica è grande, ma include molti elementi puramente decorativi, tra gli altri per l’appunto queste colonne la cui presenza non ha alcuna motivazione profonda. Manca il senso per ciò, manca il senso dello spazio. La colonna è presente, ma non assolve il proprio compito. Tutto ciò dipende dai gradi di sviluppo dello spirito umano.

 

• Solo tramite questo antropomorfismo

l’umanità potè essere preparata a comprendere l’uomo-dio,

a comprendere il dio che vive nell’uomo stesso.

Questo è però il cristianesimo, che dall’occultismo viene anche definito teomorfismo.

Nel cristianesimo tutte le diverse figure degli dèi confluiscono in una figura vivente del Cristo Gesù.

 

• Per realizzare ciò fu necessario un grande e imponente approfondimento dell’umanità, un approfondimento che rese l’uomo capace non solo di pensare la forma vivente dello spazio così come si manifesta nella scultura greca, ma che fu anche in grado di innalzarsi fino al pensiero, di vedere esteriormente l’interiorità, fino al sorgere della fede

• che l’eterno abbia veramente vissuto in una figura storica sulla Terra

nella dimensione spazio-temporale.

• Questo è l’essenziale nel cristianesimo.

Questa idea costituì il più grande progresso che abbia potuto fare l’umanità sulla Terra.

 

È sufficiente confrontare (e noi possiamo fare questo confronto) il tempio greco, che è un’abitazione del dio, con ciò che più tardi diverrà la chiesa cristiana, così come essa si esprime con la massima purezza nel gotico. Vedremo così che nella forma esteriore deve addirittura verificarsi un passo indietro, affinché si riesca a rappresentare l’eterno nella dimensione spazio-temporale. E ciò che un’arte successiva raggiunge per il fatto di portare ad espressione l’interiorità nell’esteriorità, sta sicuramente sotto l’impressione della corrente spirituale cristiana.

 

In fondo si deve dire che è comprensibile che l’architettura sia riuscita a raggiungere il massimo della bellezza là dove era ancora possibile collegarsi con tutta l’anima alle forze esteriori che fluttuano nello spazio.

Vediamo così come nell’epoca postatlantica il pensiero religioso si approfondisca sempre più, come gli uomini cerchino i loro riferimenti per il soprasensibile. In tutto ciò che qui viene detto non sarà difficile riconoscere segni dell’anelito degli uomini a penetrare nella forma esteriore, a fissare in qualche modo nella forma esteriore il soprasensibile.

 

A questo scopo mirano le più antiche motivazioni originarie dell’arte.

Col cristianesimo abbiano per così dire raggiunto il nostro tempo.

Da ciò che abbiamo appena esposto,

e da diverse altre cose che sono state dette a proposito dello sviluppo dell’epoca postatlantica, riconoscerete che

• il cammino dell’umanità tende sempre più a raggiungere l’interiorizzazione.

Anche nelle diverse razze c’è una coscienza crescente dell’interiorizzazione nell’esteriore.

 

Vorremmo dire che nelle immagini greche degli dèi vediamo in che modo ciò che vive interiormente nell’uomo si riversi nel mondo esteriore. Nel cristianesimo troviamo l’impulso più importante in questa direzione.

 

• Nel cristianesimo vediamo sorgere ciò che fino ai tempi nostri viene chiamato scienza.

Ciò che al giorno d’oggi si definisce in questo modo,

la comprensione delle cause prime ideali dell’esistenza, inizia infatti appena nel periodo caldaico.

• Nel periodo attuale noi viviamo veramente in una fase di grande cambiamento nell’ambito dell’evoluzione umana.

Valutiamo ora ciò che abbiamo considerato in modo abbozzato e chiediamoci: perché è successo tutto in questo modo?

 

• Perché l’uomo si è sviluppato in modo da imprimere l’interiore nell’esteriore?

La risposta sarà che l’uomo è stato spinto a farlo dallo sviluppo della propria organizzazione.

 

Gli antichi Atlantidei potevano fare delle esperienze nel mondo soprasensibile

perché il loro corpo eterico non era ancora entrato del tutto nel corpo fisico.

C’era un punto della testa eterica che non si sovrapponeva ancora al punto corrispondente della testa fìsica.

• Nella completa compenetrazione del corpo eterico con il corpo fisico

troviamo la ragione del fatto che l’uomo venga ora maggiormente spinto nel mondo esterno.

 

Quando si chiusero le porte del mondo soprasensibile,

l’uomo, nella sua evoluzione artistica, ebbe bisogno di trovare un legame,

un collegamento tra il mondo sensibile e quello soprasensibile.

Prima, nell’epoca atlantica, egli non ne aveva bisogno,

poiché allora era ancora in grado di conoscere il mondo soprasensibile per esperienza diretta.

 

Fu necessario raccontare agli uomini degli dèi e degli spiriti solo quando essi ebbero perso la percezione degli stessi,

allo stesso modo in cui bisogna raccontare delle piante solo a quelle persone che non le hanno mai viste.

Questo è il motivo dello sviluppo della religione nell’epoca postatlantica.

 

Perché, allora, un’entità soprasensibile come il Cristo dovette manifestarsi in una personalità finita, in Gesù, e incedere sulla Terra? Perché Cristo dovette diventare una personalità storica? Perché gli sguardi degli uomini dovettero essere ammaliati da questa figura?

 

Abbiamo detto che gli uomini non erano più in grado di vedere nel mondo soprasensibile.

Cosa doveva succedere perché il dio diventasse un’esperienza per loro?

Egli doveva diventare sensibile, doveva incarnarsi in un corpo fisico-sensibile.

Questa è la risposta alla domanda.

 

Fintantoché gli uomini erano in grado di percepire la realtà spirituale,

fintantoché potevano percepire gli dèi tramite un’esperienza soprasensibile,

nessun dio avrebbe dovuto diventare uomo.

Ma adesso il dio doveva essere presente nel mondo sensibile.

 

A partire da questi sentimenti sono fluite le parole degli apostoli per sottolineare questo fatto: «Abbiamo messo le nostre mani nelle sue ferite…», e simili. Così vediamo come l’apparizione del Cristo Gesù diventi chiara anche a noi a partire dalla natura degli uomini dell’epoca postatlantica, così come riconosciamo perché Cristo dovette manifestarsi per la percezione dei sensi. La più potente realtà storica dovette essere a disposizione dell’uomo.

 

Il sé spirituale dovette essere presente in modo sensibile,

così che gli uomini avessero un punto di riferimento che li potesse collegare al mondo soprasensibile.

La mera scienza degenerò sempre più in una venerazione, in un’adorazione del mondo esteriore.

Al giorno d’oggi abbiamo raggiunto il culmine di questa tendenza.

Il cristianesimo fu un grande sostegno che permise di contrastare questo dissolversi nella realtà sensibile.

 

Oggi il cristianesimo deve essere approfondito in senso teosofico,

per potersi presentare all’uomo in una nuova comprensione.

• Precedentemente, nel Medioevo, esisteva ancora un collegamento tra scienza e cristianesimo.

Oggi abbiamo bisogno di un approfondimento soprasensibile del sapere, della saggezza stessa,

per riuscire a comprendere il cristianesimo in tutta la sua profondità.

 

Dunque, ci troviamo davanti a una comprensione spirituale del cristianesimo;

questo è il prossimo livello: il cristianesimo teosofico o scientifico-spirituale.

Al contrario, la scienza che si fonda sulla realtà materiale

perderà sempre più il collegamento con i mondi soprasensibili.

 

Quale è dunque il compito della scienza dello spirito? L’uomo che cerca lo spirito, può rivolgersi alla scienza odierna?

• Ciò che è la scienza comune odierna,

è proprio ciò che sempre più prenderà la strada dello sviluppo postatlantico

per concentrarsi su ciò che è esteriore, fisico, materiale, perdendo sempre più il collegamento con il mondo spirituale.

 

Provate a seguire all’indietro una scienza qualsiasi fino ai tempi antichi:

quanti elementi spirituali conteneva ancora nel passato!

 

Vedrete come dappertutto, nella medicina e in altri settori, si sia sempre più perso il nesso spirituale. Questo lo potete vedere dappertutto. E questo percorso deve essere tale (perché questo è il percorso dell’epoca postatlantica) che il rapporto originario con il mondo soprasensibile deve perdersi sempre più. Oggi possiamo prevedere quale sarà il percorso della scienza: la scienza esteriore non sarà capace, per quanti tentativi si facciano, di un approfondimento spirituale.

 

Essa diventerà sempre più una guida superiore per sviluppare abilità tecniche,

un mezzo per dominare il mondo esteriore.

 

• Per i pitagorici la matematica era ancora un mezzo

per riconoscere le relazioni dei mondi superiori, l’armonia cosmica;

per gli uomini del giorno d’oggi

è un mezzo per continuare a sviluppare la tecnica e per dominare con questa il mondo esteriore.

Secolarizzata, resa non filosofica — questo sarà il percorso della scienza esteriore.

Tutti gli uomini dovranno prendere i propri impulsi dallo sviluppo spirituale.

E questo sviluppo spirituale prende la strada che porta verso il cristianesimo spirituale.

• La scienza dello spirito sarà quella in grado di fornire gli impulsi per ogni vita spirituale.

 

La scienza in effetti diviene sempre più una guida tecnica. Intanto la vita universitaria scivola sempre più in quella che è la vita degli istituti superiori di formazione professionale, e ciò è giusto. Tutto ciò che è spirituale si svilupperà diventando un patrimonio libero dell’umanità che deve uscire dalla scienza. La scienza si manifesterà allora in un contesto completamente diverso, in una forma del tutto diversa.

 

• Per l’uomo attuale è necessario ricollegarsi alle grandi esperienze dei mondi soprasensibili.

Potete riconoscere che ciò è necessario, se vi rendete conto di cosa succederà se ciò non accade.

La testa eterica adesso è entrata completamente dentro l’uomo;

il legame del corpo eterico con il corpo fisico rappresenta oggi il culmine dell’evoluzione.

Per questa ragione non è mai stata tanto bassa

la percentuale delle persone in grado di fare delle esperienze soprasensibili.

 

• Però l’andamento dello sviluppo dell’umanità procede in avanti,

di modo che succederà da sé che il corpo eterico fuoriesca di nuovo; questo processo è già iniziato.

Il corpo eterico esce nuovamente, diventa più indipendente, più libero,

e nel futuro sarà altrettanto esterno al corpo fisico quanto lo è stato nei tempi antichi.

Deve verificarsi di nuovo l’allentamento del corpo eterico e questo processo è già iniziato.

 

Ora però l’uomo deve portare nel corpo eterico che esce ciò che egli ha sperimentato nel corpo fisico,

in particolare l’esperienza fisica del Golgota, che egli deve sperimentare fisicamente, cioè in una esistenza terrestre.

Se ciò non accadesse, egli perderebbe definitivamente qualcosa,

il corpo eterico si tirerebbe fuori senza portare con sé nulla di significativo

e tali persone resterebbero vuote nel corpo eterico.

Ma quelle che hanno sperimentato il cristianesimo spirituale,

avranno in abbondanza nel corpo eterico ciò che hanno vissuto nel corpo fisico.

 

Il rischio è maggiore per coloro che si sono allontanati dalle verità spirituali cedendo alla seduzione della scienza. Ma l’inizio dell’uscita del corpo eterico è già compiuto: la nervosità dei nostri tempi ne è un indizio. Questa aumenterà sempre più, se l’uomo non porta fuori con sé quello che è il più grande evento nel corpo fisico. Per fare ciò egli ha comunque molto tempo a disposizione (infatti, per la grande massa degli uomini ci vorrà ancora molto tempo), ma alcune singole persone ci stanno arrivando già adesso.

 

• Se ci fosse una persona che non avesse mai sperimentato nel fisico quello che è il più grande evento nel mondo fisico,

che non avesse mai sperimentato le profondità del cristianesimo e non le avesse incorporate nel proprio corpo eterico,

quella andrebbe incontro a ciò che viene chiamata la morte spirituale.

Infatti, il vuoto del corpo eterico avrebbe come conseguenza la morte spirituale.

 

L’uomo veggente dell’epoca atlantica non aveva bisogno di una religione,

perché la percezione del soprasensibile era per lui un dato di fatto.

Da una tale epoca ebbe inizio tutta l’evoluzione umana.

Successivamente, la visione del mondo spirituale scomparve.

 

“Religere” significa collegare, e in questo senso la religione è un collegamento del sensibile con il soprasensibile.

L’epoca del sorgente materialismo aveva bisogno della religione.

Ma arriverà il momento nel quale gli uomini potranno di nuovo fare esperienze nel mondo soprasensibile;

allora essi non avranno più bisogno della religione.

 

La nuova visione ha come presupposto il fatto di portare con sé il cristianesimo spirituale,

essa sarà la conseguenza del cristianesimo.

Ciò giustifica la frase seguente, che io vi prego di ricordare perché è particolarmente importante:

il cristianesimo è iniziato come religione, ma è più grande di tutte le religioni.

 

Ciò che il cristianesimo ci dà, verrà portato in tutte le epoche future

e sarà ancora uno dei più importanti impulsi dell’umanità quando la religione non esisterà più.

Perfino quando gli uomini avranno superato la vita religiosa, il cristianesimo resterà.

Il fatto che esso sia stato prima una religione, dipende dall’evoluzione dell’umanità;

ma in quanto concezione del mondo, il cristianesimo è più grande di tutte le religioni.