Il corpo eterico dell’uomo
O.O. 13 – La scienza occulta nelle sue linee generali – (VI – c. eterico)
Quando le parti costitutive superiori dell’uomo vengono osservate a mezzo della percezione soprasensibile, tale percezione non è mai del tutto simile a quella che viene fatta a mezzo dei sensi esteriori. Allorché l’uomo tocca un oggetto e ne riceve una sensazione di calore, occorre distinguere fra ciò che proviene dall’oggetto, che fluisce in certo qual modo da esso, e ciò che la persona sperimenta nell’anima. L’esperienza animica interiore della sensazione del calore è alquanto diversa dal calore che fluisce dall’oggetto.
Si immagini ora questa esperienza animica di per sé sola, senza l’oggetto esteriore; si immagini l’esperienza — puramente animica — di una sensazione di calore nell’anima che non sia provocata da nessun oggetto esteriore fisico. Se una tale sensazione vi fosse senza causa, essa sarebbe immaginaria.
Il discepolo dello spirito sperimenta percezioni interiori di tal natura, non determinate da causa fìsica e soprattutto non causate dal suo corpo fisico; esse però, a un dato gradino di evoluzione, si manifestano in maniera che il discepolo può sapere (è stato mostrato che lo può sapere per mezzo dell’esperienza stessa) che la sua percezione interiore non é immaginaria, ma prodotta da una entità spirituale-animica di un mondo esteriore soprasensibile, così come una sensazione ordinaria di calore viene per esempio prodotta da un oggetto esteriore fisico-sensibile.
Lo stesso si può dire per la percezione del colore. Occorre distinguere in questo caso fra il colore associato all’oggetto esterno e l’interiore sensazione del colore nell’anima. Ci si rappresenti la sensazione interiore dell’anima quando percepisce un oggetto rosso nel mondo esterno fisico-sensibile; si immagini di conservare un vivace ricordo di quell’impressione, pur distogliendo lo sguardo dall’oggetto stesso. Ci si rappresenti come esperienza interiore ciò che ancora rimane come ricordo del colore, e si potrà allora distinguere fra ciò che è esperienza interiore del colore e il colore esteriore.
Queste esperienze interiori differiscono completamente per il loro contenuto dalle impressioni esteriori dei sensi; esse portano piuttosto l’impronta di ciò che vien sentito come dolore e gioia, anziché quella delle percezioni normali dei sensi.
Rappresentiamoci poi il sorgere nell’anima di una esperienza interiore di questo genere, non provocata da nessun oggetto esterno fisico-sensibile o dal relativo ricordo. Chi è dotato della conoscenza soprasensibile può avere una esperienza siffatta e può anche sapere nel caso specifico che non è congettura, ma che è l’espressione di un’entità animico-spirituale. Se questa entità animico-spirituale provoca un’impressione uguale a quella prodotta da un oggetto rosso del mondo fisico sensibile, si potrà chiamarla rossa.
Ma quando si tratta di un oggetto fisico-sensibile, si presenterà sempre prima l’impressione esteriore e dopo l’esperienza interiore del colore; nella vera chiaroveggenza dell’uomo della nostra epoca deve accadere il contrario: si produce prima l’esperienza interiore, che è pallida come un semplice ricordo di colore, e poi un’immagine che si va facendo sempre più viva. Quanto meno si tien presente che il processo deve svolgersi in tal modo, tanto meno si riesce a distinguere fra le vere percezioni spirituali e le percezioni fittizie (illusioni, allucinazioni e simili).
Dalla maggiore o minore evoluzione del chiaroveggente dipende la maggiore o minore vivacità dell’immagine prodotta da una percezione animico-spirituale siffatta, che può rimanere completamente incerta come un’oscura rappresentazione, o può esercitare azione intensa come un oggetto esterno.
La generale impressione che il veggente riceve del corpo eterico umano si può descrivere, dicendo: « Se la forza di volontà è sviluppata al punto di permettere al veggente, quando un essere umano gli sta dinanzi, di distogliere la sua attenzione da ciò che l’occhio fisico vede, allora egli è capace di percepire con la coscienza soprasensibile lo spazio occupato dal corpo fisico di quell’uomo ».
Occorre naturalmente una forte intensificazione della volontà per distogliere la propria attenzione non soltanto da qualcosa a cui si pensa, ma da qualcosa che ci sta dinanzi, in modo che l’impressione fisica ne risulti del tutto spenta. Ma questa intensificazione è possibile, e si consegue per mezzo degli esercizi che conducono alla conoscenza soprasensibile. Il chiaroveggente può allora ricevere anzitutto l’impressione generale del corpo eterico; nella sua anima sorge la medesima sensazione interiore che viene suscitata dalla vista del colore di fiore di pesco; tale impressione diventa poi talmente vivace che egli può dire: « Il corpo eterico ha il colore del fior di pesco ».
Il chiaroveggente percepisce poi anche i singoli organi e le correnti del corpo eterico. La descrizione del corpo eterico può proseguire citando le esperienze dell’anima che corrispondono alle sensazioni di calore, alle impressioni di suono, e così via, perché quel corpo non è soltanto un fenomeno di colori. Allo stesso modo si può descrivere il corpo astrale e le altre parti costitutive dell’entità umana. Chi tien conto di queste considerazioni comprenderà come vadano intese le descrizioni date nel senso della scienza dello spirito (vedi il cap. II di questo libro).