Il Cristo diviene sempre di più lo spirito della terra

O.O. 104 – L’Apocalisse – 30.06.1908


 

Ed ora ricordiamo quanto abbiamo detto della nostra terra.

Ricordiamo di aver posto davanti all’anima nostra il grande momento del Golgota.

 

Se qualcuno, con sguardo chiaroveggente, avesse allora guardato da lontano la terra,

nel momento in cui scorse il sangue dalle ferite del redentore,

avrebbe visto che tutta l’aura astrale della terra si trasformava.

 

Allora la terra fu compenetrata dalla forza del Cristo.

Grazie a quell’evento la terra si potrà un giorno riunire nuovamente col sole.

E quella forza crescerà.

È la stessa forza che preserva il nostro corpo eterico dalla seconda morte.

 

 

Il Cristo diviene sempre di più lo spirito della terra, e chi è un vero cristiano comprende le parole:

« Chi mangia il mio pane, mi calpesta con i piedi », e considera il corpo della terra come il corpo del Cristo.

 

• Quale corpo planetario, la terra è il corpo del Cristo, certo ora soltanto inizialmente.

• Soltanto in avvenire il Cristo diverrà del tutto lo spirito della terra, soltanto in avvenire si unirà del tutto con la terra.

 

Quando in avvenire la terra sarà unita con il sole, il grande spirito della terra, il Cristo, sarà lo spirito del sole.

Il corpo della terra sarà il corpo del Cristo.

Gli uomini devono elaborare questo corpo.

Essi iniziarono quel lavoro quando apparvero sulla terra; essi lavorarono la terra con le loro forze.

 

 

In tutte le tradizioni si può trovare qualcosa che viene poco osservato perché lo si capisce poco.

Così per esempio si trova nella tradizione persiana che gli uomini, da quando uscirono dalla coscienza chiaroveggente,

divennero esseri che trafiggono la terra.

 

Mentre gli uomini vivono nella fase durante la quale essi trafiggono la terra, vale a dire lavorano la terra,

durante l’epoca cioè nella quale trafiggono il corpo del Cristo,

essi non vedono con coscienza chiaroveggente le forze dirigenti e prima di tutto il Cristo, faccia a faccia.

 

Ma lo scrittore dell’Apocalisse addita un tempo in cui

non soltanto i chiaroveggenti di allora vedranno il mondo dello spirito,

ma nel quale l’umanità sarà arrivata di nuovo al gradino che le permetterà di vedere l’essere stesso del Cristo.

 

Lo vedranno tutti gli esseri, e lo vedranno anche coloro che lo avranno trafitto;

vedranno il Cristo coloro che avranno passato una parte della loro evoluzione a lavorare la terra, a trafiggere la terra.

 

Queste parole sono tali che conducono in profondità nel mondo delle rappresentazioni dei misteri,

nel mondo del linguaggio apocalittico colui che impara a poco a poco a scoprirne il significato.