Il Cristo, in quanto spirito della Terra, compenetra il nostro corpo

O.O. 103 – Il Vangelo di Giovanni – 26.05.1908


 

Nel vangelo di Giovanni tutto converge alla fine verso il fatto che nella storia dell’umanità avviene ciò che chiamiamo il « mistero del Golgota ». Comprendere in modo esoterico il mistero del Golgota significa al tempo stesso decifrare il senso profondo del vangelo di Giovanni. Se si considera ciò che sta al centro dell’intero mistero del Golgota, per interpretarlo nel senso dell’occultismo, si deve pensare al momento della crocifissione, quando il sangue sgorga dalle ferite del Redentore.

 

Nell’evocare quel momento dobbiamo ricordarci qualcosa che già spesso nel corso di queste conferenze abbiamo menzionato: il fatto cioè che per il conoscitore dei mondi spirituali ogni cosa materiale, fisica non è che l’espressione esteriore, la manifestazione esteriore di qualcosa di spirituale. Ora, poniamoci dinanzi all’anima quell’evento fisico:

il Cristo Gesù in croce, il sangue che sgorga dalle ferite.

Quest’immagine, il cui contenuto è un evento fisico,

che cosa esprime per chi sa comprendere giustamente il vangelo di Giovanni?

 

Quell’evento fisico, l’evento del Golgota, è l’espressione, la manifestazione d’un evento spirituale che sta al centro di tutto il divenire della Terra. Chi prenda queste parole nel senso dell’odierna concezione materialistica, non saprà ricavarne gran che: infatti, non gli riuscirà certo di concepire l’evento del Golgota, per quanto unico, come qualcosa che si distingua in qualche modo da un altro eventuale avvenimento simile o uguale. Eppure c’è una differenza immensa tra tutti i processi terrestri che precedettero l’evento del Golgota e quelli che lo seguirono.

 

Se vogliamo raffigurarci una volta nei suoi particolari questo dato di fatto, dobbiamo dire: non solo il singolo uomo, o un altro singolo essere, possiede un corpo fisico, un corpo eterico e un corpo astrale, come abbiamo avuto modo di ricordare più volte; bensì anche un corpo celeste non consta solo di materia fisica, secondo quanto appare agli astronomi e agli altri scienziati.

 

Anche un corpo celeste possiede un corpo eterico e uno astrale; e così la nostra Terra ha il suo corpo eterico, il suo corpo astrale. Se la nostra Terra non avesse un suo corpo eterico, non potrebbe ospitare le piante; e se non avesse un corpo astrale, non potrebbe ospitare gli animali.

Se si vuole rappresentare il corpo eterico della Terra, bisogna immaginarne il centro al centro della Terra, proprio come quello del corpo fisico del pianeta. Tutto il corpo fisico della Terra è adagiato nel suo corpo eterico ed entrambi a loro volta in un corpo astrale.

 

Ora, se qualcuno avesse osservato chiaroveggentemente il corpo astrale della Terra nel corso dell’evoluzione terrestre, per lunghi periodi di tempo, avrebbe potuto osservare come il corpo astrale e quello eterico della Terra non siano rimasti sempre identici, ma anzi si siano mutati.

Immaginiamoci che un uomo chiaroveggente abbia contemplato la nostra Terra da un altro corpo celeste: egli non scorgerebbe solo il pianeta fisico, librato nello spazio, bensì anche un’aura luminosa che lo circonda, costituita appunto dal corpo eterico e dall’astrale della Terra.

 

Se quel chiaroveggente avesse osservato da quella stella lontana la Terra per tutti i tempi precristiani

e poi durante l’evento del Golgota, avrebbe costatato quanto segue:

prima dell’evento del Golgota l’aura terrestre, cioè il corpo astrale e l’eterico del pianeta,

presentano un certo aspetto di colori e di forme;

ma poi, da un certo punto in avanti, tutta l’aura terrestre cambia i suoi colori.

Di che momento si tratta?

 

• Proprio dell’istante nel quale il sangue fluì sul Golgota dalle ferite del Cristo Gesù.

• In quel momento si modificarono tutte le condizioni spirituali della Terra come tale.

 

Abbiamo detto prima: ciò che chiamiamo il Logos è la somma dei sei Elohim che sono uniti al Sole,

i cui doni spirituali affluiscono sulla Terra mentre esteriormente irraggia sulla Terra la luce solare.

• Così la luce solare ci era apparsa come il corpo fisico esteriore per lo spirito e l’anima degli Elohim, o del Logos.

• Nell’istante in cui si compì l’evento del Golgota,

la forza o l’impulso che in precedenza poteva affluire sulla Terra soltanto dal Sole, sotto forma di luce,

cominciò ad unirsi alla Terra: per questo l’aura terrestre si è modificata.

 

Ma vogliamo osservare l’evento del Golgota anche da un differente punto di vista, poiché già abbiamo studiato sotto gli aspetti più diversi il divenire della Terra e dell’umanità.

Ci è noto che la nostra Terra ha attraversato, prima di diventare Terra, le tre incarnazioni planetarie di Saturno, del Sole e della Luna: quest’ultima precedette quindi direttamente la nostra Terra. Quando un siffatto pianeta ha raggiunto la mèta della propria evoluzione, gli accade come a un uomo che abbia raggiunto la mèta della propria vita in una singola incarnazione: quel pianeta trapassa in un’altra, invisibile esistenza che vien chiamata lo stato del pralaya, per poi reincarnarsi di nuovo.

 

Uno stato intermedio di questo genere ebbe luogo anche tra la precedente incarnazione della nostra Terra, cioè l’antica Luna, e l’incarnazione attuale della Terra stessa.

Da uno stato, per così dire, spirituale, dotato d’una sua vita interiore, ma invisibile esteriormente, emerse la Terra nel suo primo stato, dal quale vennero poi sviluppandosi tutte quelle successive condizioni che abbiamo descritto nella conferenza precedente.

 

In quel suo primo stato la Terra era ancora congiunta con tutto quanto fa parte del nostro sistema solare; era ancora tanto grande da giungere fino ai più lontani pianeti del nostro sistema solare. Tutto era ancora unito, e i singoli pianeti si staccarono solo più tardi.

Fino a un certo momento, la Terra era ancora congiunta col nostro Sole odierno e con la Luna attuale.

Vi fu dunque un tempo in cui Sole, Luna e Terra formavano un unico corpo.

 

In queste condizioni si trovava la nostra Terra, ai tempi in cui il corpo astrale e l’io dell’uomo si libravano ancora entro una formazione quasi vaporosa: il Sole, la Luna e la Terra erano allora uniti. A quei tempi, pertanto, le forze, sia fisiche sia spirituali che oggi stanno nel Sole erano congiunte alla Terra.

 

Venne poi un momento in cui il Sole si distaccò dalla Terra, ma non solo il Sole fisico, con la sua luce fisica: il Sole fisico, visibile all’occhio dell’uomo, si separò dalla Terra insieme alle sue entità spirituali, a capo delle quali stanno gli Elohim, i veri spiriti della luce, gli abitanti del Sole. Dopo questa scissione, rimane indietro ciò che si otterrebbe, mescolando insieme la Luna attuale con la Terra. Infatti, per un certo tempo, la Terra fu sì separata dal Sole, ma ancora congiunta con la Luna.

Solo nell’epoca lemurica la Luna si staccò dalla Terra, e solo da quel momento si stabilirono fra i tre corpi celesti le attuali relazioni. Queste relazioni dovevano appunto stabilirsi, una volta, così come sono oggi.

 

Anzitutto dovevano operare dall’esterno gli Elohim; uno di loro doveva poi farsi signore della Luna, e riverberare di là la forza possente degli altri Elohim. Noi viviamo oggi sulla nostra Terra come sopra un’isola nello spazio cosmico, la quale si è separata dal Sole e dalla Luna. Tuttavia verrà un tempo in cui la nostra Terra si riunirà nuovamente al Sole e formerà con esso un unico corpo. Gli uomini saranno allora spiritualizzati al punto da poter nuovamente sopportare le forze più possenti del Sole, da poterle accogliere in sé e congiungervisi. Allora gli uomini e gli Elohim risiederanno nella stessa dimora.

Quale forza opererà tutto questo?

 

Se non si fosse avverato l’evento del Golgota, la Terra e il Sole non avrebbero mai più potuto riunirsi. Infatti grazie all’evento del Golgota, con il quale la forza degli Elohim solari, ovvero la forza del Logos, si è unita alla Terra, fu dato l’impulso che risospinge una forza del Logos verso l’altra forza del Logos e che alla fine riunirà la Terra col Sole.

 

• Dall’evento del Golgota in poi la Terra, osservata spiritualmente, ha in sé la forza che la ricondurrà al Sole.

• Perciò diciamo: con l’evento del Golgota venne accolto nell’esistenza spirituale della Terra

ciò che in precedenza le affluiva da fuori: la forza del Logos.

 

Che cosa viveva prima nella Terra? 

•  La forza che dal Sole irraggia giù, verso la Terra.

E che cosa vive nella Terra, dopo d’allora?

• Il Logos stesso, che con l’evento del Golgota è diventato lo spirito della Terra.

 

Quanto è vero che nel vostro corpo vive un elemento animico-spirituale,

altrettanto vero è che nel corpo terrestre

(in quel corpo costituito da minerali, piante ed animali e sul quale voi vi muovete)

abita l’animico-spirituale della Terra: e questo animico-spirituale, questo spirito della Terra è il Cristo.

Il Cristo è propriamente lo spirito della Terra.

 

Cosa dirà dunque il Cristo ai suoi discepoli più vicini, in una delle situazioni più intime e solenni?

Quale mistero potrà egli svelare loro?

Egli può dire: è come quando voi, dal vostro corpo, mirate dentro, all’anima vostra: dentro, sta l’anima vostra.

 

E lo stesso trovate, se vi rivolgete a tutta quanta la Terra.

Ciò che ora si trova temporaneamente qui dinanzi a voi, nella carne,

è lo stesso spirito che non sta solo in questa carne,

ma è anche lo spirito di tutta la Terra: e sempre più lo diventerà.

 

• Egli poteva accennare alla Terra come al suo vero corpo: quando scorgete le spighe e vi nutrite del pane,

che cosa mangiate, in realtà, con questo pane? Mangiate il mio corpo!

• E quando bevete i succhi delle piante, essi sono come il sangue che scorre nel vostro corpo:

è il sangue della Terra, è il mio sangue!

 

Questo diceva testualmente il Cristo Gesù ai suoi discepoli più vicini: e noi dobbiamo proprio prendere alla lettera le sue parole. Quando egli li raduna per esporre loro simbolicamente l’iniziazione cristiana (come noi la chiameremo), il Cristo dice delle parole singolari, mentre annuncia il tradimento imminente da parte d’uno di loro.

« Chi mangia il mio pane, mi calpesta col suo calcagno » (Giov., 13, 18).

 

Queste parole vanno prese alla lettera: l’uomo mangia il pane della Terra e con i piedi si muove su questa Terra stessa. Se la Terra è il corpo dello spirito terrestre, cioè del Cristo, allora l’uomo è quello che con i piedi si muove sopra il corpo terrestre, che quindi calpesta coi piedi il corpo di colui del quale mangia il pane.

 

Il vangelo di Giovanni ci offre un’incommensurabile approfondimento dell’idea della eucaristia,

se diventiamo in questo modo consapevoli

che il Cristo è lo spirito della Terra e che il pane è tratto dal corpo della Terra.

Cristo stesso vi accenna, dicendo: « Questo è il mio corpo! ».

 

Come la carne dei muscoli dell’uomo appartiene al corpo dell’anima umana,

così il pane appartiene al corpo della Terra, cioè al corpo del Cristo.

E i succhi che scorrono nelle piante, che pulsano attraverso la vite,

sono come il sangue che pulsa attraverso il corpo umano.

Il Cristo può accennarvi con le parole: « Questo è il mio sangue! ».

 

Solo chi non vuol comprendere, o non vuole disporsi a comprendere, può credere che con questa veritiera spiegazione, l’eucaristia perda qualcosa della santità che la circonda. Chi invece vuole comprendere, riconoscerà ch’essa non perde invero nulla del suo carattere sacro. Anzi, con questa interpretazione, viene santificato l’intero pianeta terrestre. E quanto sono possenti i sentimenti che pervadono l’animo nostro nel riconoscere nell’eucaristia il massimo mistero della Terra: il collegamento dell’evento del Golgota con tutta l’evoluzione della Terra!

 

Impariamo a sentire nell’eucaristia 

che lo sgorgare del sangue dalle ferite del Redentore

non ha solo un significato umano, bensì anche uno cosmico:

quello di conferire alla Terra la forza di portare innanzi la propria evoluzione.

 

Chi dunque comprende questo profondo senso del vangelo di Giovanni, deve sentire

di non essere congiunto solo col proprio corpo fisico al corpo fisico della Terra,

ma che quale essere animico-spirituale

è congiunto coll’essere animico-spirituale della Terra, ch’è il Cristo stesso:

deve sentire come il Cristo, in quanto spirito della Terra, compenetra il nostro corpo.

 

Se lo sentiamo, possiamo chiederci: che cosa s’illuminò, per l’autore del vangelo di Giovanni, nel momento in cui egli potè contemplare i profondi misteri connessi col Cristo Gesù? Egli vide allora quale forza, quali impulsi agissero nel Cristo Gesù, e come tutti quegli impulsi debbano agire nell’umanità, purché l’umanità li accolga.

Per conseguire piena chiarezza su tutto ciò, dobbiamo ancora una volta richiamarci alla mente come si svolga l’evoluzione dell’umanità.

 

Sappiamo che l’uomo consta di corpo fisico, di corpo eterico, di corpo astrale e di io.

Ora, come avviene la sua evoluzione?

Mediante l’azione dell’io dell’uomo che elabora, purifica e rafforza gli altri tre elementi costitutivi.

 

L’io è destinato a purificare a poco a poco il corpo astrale, per innalzarlo a un grado superiore.

• Quando l’intero corpo astrale sarà stato purificato e permeato dalla forza propria dell’io,

esso sarà divenuto sé spirituale, o manas.

• Quando il corpo eterico o vitale sarà stato interamente elaborato e permeato dalla forza dell’io,

sarà budhi, o spirito vitale.

• E quando il corpo fisico sarà stato interamente superato, vinto dall’io, sarà divenuto atma, o uomo-spirito.

Allora l’uomo avrà raggiunto la mèta assegnatagli per prima.

 

Ma questo avverrà solo in un lontano avvenire. Inoltre, quella elaborazione dei corpi astrale, eterico e fisico in sé spirituale, spirito vitale e uomo-spirito, da parte dell’io, va intesa nel senso di una elaborazione pienamente cosciente.

Ora ciò non è ancora il caso, se non in misura minima, per l’uomo odierno: questi in realtà comincia appena a elaborare il manas entro il suo corpo astrale. A questo punto si trova oggi l’uomo.

Tuttavia, mercé l’aiuto di entità superiori, l’uomo ha già cominciato durante l’evoluzione terrestre ad elaborare i suoi tre componenti inferiori.

 

In tempi antichi egli ha elaborato inconsapevolmente il suo corpo astrale,

di modo che quest’ultimo è compenetrato dall’anima senziente.

Inconsapevolmente l’io ha pure lavorato sul corpo eterico:

e il corpo eterico inconsapevolmente trasformato è ciò che nel mio libro Teosofìa

si trova descritto e inserito in un nesso sistematico come anima razionale;

mentre l’anima cosciente è ciò che in quel libro si trova descritto

come frutto dell’elaborazione inconsapevole del corpo fisico da parte dell’io.

 

L’anima cosciente ebbe dunque origine verso la fine dell’epoca atlantica,

quando il corpo eterico, che prima si trovava (per quanto concerne la testa)

ancora al di fuori del corpo fisico, gradatamente penetrò del tutto entro il fisico stesso.

Con ciò, l’uomo apprese a dire « io » a se stesso;

e in questo modo l’uomo con tutti i suoi elementi costitutivi prese a vivere nell’età post-atlantica.

 

L’epoca nostra  è chiamata a elaborare a poco a poco il manas o sé spirituale,

entro il connesso di quanto già in precedenza ora stato inconsapevolmente accolto dall’uomo.

• Con le forze di cui dispone, per il fatto di essere ora costituito dai corpi fisico, eterico astrale,

nonché dall’anima senziente, dalla razionale e dalla cosciente,

l’uomo deve formare in sé il manas, e, sia pure in misura minima,

anche l’abbozzo dello spirito vitale, o budhi.

 

Con ciò vien posto alla nostra età post-atlantica il compito importante

di lavorare perché l’uomo sviluppi coscientemente in sé questi elementi costitutivi superiori del proprio essere:

il manas, o sé spirituale, il budhi, o spirito vitale, e l’atma, o uomo-spirito.

Quest’ultima mèta è peraltro assai remota.

 

Oggi già l’uomo deve sviluppare in sé a grado a grado

la forza di elaborare i suoi corpi superiori da quelli inferiori.

Vogliamo ora chiederci: in che cosa si distingue l’uomo d’oggi da quello futuro,

per il fatto di non avere ancora sviluppati questi elementi costitutivi superiori?

 

Come si differenzierà l’uomo del futuro da quello odierno?

Quando un giorno l’uomo superiore sarà pienamente sviluppato,

• il corpo astrale sarà purificato a tal segno

da essere divenuto al tempo stesso manas, o sé spirituale;

• l corpo eterico sarà purificato in modo da essere pure budhi, o spirito vitale;

• e il corpo fisico sarà trasformato in modo da essere al contempo atma o uomo-spirito.

 

La forza maggiore sarà quella occorrente per vincere il corpo più basso,

quindi la trasformazione del corpo fisico e la vittoria su questo rappresenterà la più alta vittoria per l’uomo.

Quando gli uomini l’avranno raggiunta del tutto, l’uomo fisico sarà divenuto l’uomo-spirito, o atma.

Oggi tutto ciò vive nell’uomo come disposizione, in potenza; ma un giorno vivrà nell’uomo in tutta la sua pienezza.

 

E il volger lo sguardo alla figura del Cristo, agli impulsi del Cristo,

il compenetrarsi e rafforzarsi con l’impulso dato dal Cristo,

coltiva nell’uomo ciò che gli renderà possibile quella trasformazione.

 

Che cosa deriva all’uomo dal fatto che quella trasformazione non è oggi ancora avvenuta?

La scienza dello spirito lo enuncia in modo assai semplice:

• per il fatto che il corpo astrale non è ancora purificato,

non è ancora trasformato nel sé spirituale, è possibile l’egoismo;

• per il fatto che il corpo eterico non è ancora permeato dalle forze dell’io, sono possibili la menzogna e l’errore;

• e per il fatto che il corpo fisico non è ancora permeato dalle forze dell’io, sono possibili la malattia e la morte.

 

Nel sé spirituale pienamente sviluppato non vi sarà più egoismo;

e così non vi saranno più malattia e morte, ma solo salvezza e salute, nell’uomo-spirito pienamente evoluto,

cioè nel corpo fisico interamente sviluppato e trasformato.

 

Che cosa significa dunque dire che l’uomo accoglie gli impulsi del Cristo?

Significa ch’egli impara a comprendere la forza che sta nel Cristo;

significa ch’egli accoglie in sé le forze che lo portano a diventare padrone anche del proprio corpo fisico.

 

Cercate d’immaginare che un uomo possa accogliere pienamente in sé l’impulso del Cristo: che questo impulso possa trasfondersi compiutamente in un uomo, che il Cristo stesso si trovi di fronte a qualcuno e che infonda in quest’uomo in modo diretto e completo il proprio impulso. Che cosa significa ciò?

Se quell’uomo fosse cieco, egli potrebbe riacquistare la vista, grazie all’immediato influsso dell’impulso del Cristo, poiché l’ultima mèta dell’evoluzione è il superamento delle forze di malattia e di morte.

Quando lo scrittore del vangelo di Giovanni ci descrive la guarigione del cieco nato, parla da queste profondità, e ci mostra con un esempio che la forza del Cristo è una forza risanatrice, quando si manifesta in tutta la sua pienezza.

 

E dove si trova, quella forza?

Nel corpo del Cristo, nella Terra.

Occorre solo che la Terra sia in verità compenetrata con l’essenza dello spirito di Cristo o del Logos.