Il divenire dell’umanità distinto in due età: quella precedente e quella successiva all’evento del Cristo

O.O. 131 – Da Gesù a Cristo – 08.10.1911


 

A ogni uomo che stia nel presente con la sua coscienza, che non abbia attraversato nessuna speciale esperienza di sentimento di genere mistico, o che non abbia superato gli stadi iniziali dell’esoterismo, deve sembrare strano che un ben determinato genere di esperienza animica debba per ognuno essere in tal modo dipendente da un fatto storico, cioè dagli eventi di Palestina, del Golgota; e che per una tale anima umana prima non fosse possibile quello che più tardi lo è diventato grazie a quegli eventi, vale a dire l’esperienza interiore del Cristo.

 

Di questo fatto le guide dei primi cristiani e anche i primi cristiani stessi avevano chiara coscienza; servirà anzi di buona preparazione per i prossimi giorni esaminare oggi l’aspetto che questo fatto aveva nella disposizione d’anima dei primi cristiani.

 

Si potrebbe facilmente credere, e questa opinione è andata più tardi diventando sempre più ortodossa e unilaterale, che gli uomini dei tempi precristiani fossero radicalmente differenti da quelli dei tempi postcristiani. Che questa opinione sia unilaterale lo si può già rilevare dalle parole di Agostino:

• « Quella che ora si chiama religione cristiana esisteva già presso gli antichi e non mancava agli inizi del genere umano; quando Cristo apparve nella carne, la vera religione, già prima esistente, ebbe il nome di cristiana ».

 

Al tempo di Agostino si era dunque già coscienti che non vi era una radicale differenza fra i tempi precristiani e quelli postcristiani, come si ritiene nell’ortodossia e nel fanatismo. Anche Giustino Martire, nei suoi scritti, fa una dichiarazione del tutto singolare. Riconosciuto anche dalla Chiesa come Martire e Padre della Chiesa, egli si dilunga sulle relazioni esistenti fra Socrate e Eraclito e il Cristo. Veramente Giustino scorge ancora con una certa limpidezza nel Cristo quello che ieri abbiamo descritto come il nesso del Cristo stesso con Gesù di Nazareth, e in conformità a ciò sviluppa anche la sua idea dell’Entità-Cristo.

Secondo il suo tempo egli dice quello che anche oggi possiamo ripetere con le medesime parole: il Cristo, ossia il Logos, era incorporato nell’uomo Gesù di Nazareth. Egli si chiede poi se il Logos non fosse presente anche in insigni personalità dei tempi precristiani, se nei tempi precristiani il Logos fosse davvero del tutto estraneo all’uomo.

A questo proposito Giustino Martire risponde di no, che non era affatto così.

 

Socrate ed Eraclito erano certo uomini in cui il Logos viveva, ma essi non lo possedevano completamente; soltanto attraverso l’evento del Cristo è diventato possibile che l’uomo sperimenti in sé il Logos interamente nella perfetta sua figura originaria.

Da questi passi di una simile personalità, riconosciuta assolutamente come un Padre della Chiesa, sappiamo anzi tutto che i primi cristiani erano a conoscenza di ciò « che sempre era stato », come dice Agostino, ma che in più alta forma è penetrato nell’evoluzione terrestre per mezzo de mistero del Golgota.

Inoltre ci vien data dai primi secoli cristiani una risposta alla domanda che oggi noi stessi abbiamo dovuto formulare. Anche gli uomini che erano ancora vicini all’evento del Golgota, come Giustino Martire, e che conoscevano ancora molto della natura di uomini lontani da loro soltanto di pochi secoli, come Eraclito e Socrate, pensavano a quel tempo

che anche un uomo come Socrate, sebbene sperimentasse in sé il Logos,

nondimeno non lo aveva potuto sperimentare in sé compiutamente nella sua forma più intensa.

 

Questo giudizio è importante, perché in certo qual modo ci mostra che si sentiva allora veramente, anche astraendo dall’evento del Golgota, che fra i secoli precristiani e quelli post cristiani vi era qualcosa che differenziava gli uomini precristiani da quelli postcristiani.

 

In certo modo anche altre cose ce ne potrebbero dare innumerevoli prove, ma comunque si può documentare storicamente che nei primi secoli vi era la coscienza che la natura umana si era modificata, aveva assunto un altro carattere. Se nel terzo secolo postcristiano si guardava indietro agli uomini del terzo secolo precristiano, ci si poteva dire che per quanto profondamente essi potessero penetrare a loro modo nei segreti dell’esistenza, quello che era possibile si verificasse nell’uomo postcristiano non lo era per loro.

 

Quel che dunque Giovanni Battista diceva: «Trasformate la vostra concezione del mondo, la vostra opinione del mondo, perché i tempi sono cambiati! », e quel che la scienza dello spirito attesta, si è verificato con forza e intensità davvero nei primi secoli postcristiani.

 

Dobbiamo chiaramente renderci conto che, se si vuol comprendere l’evoluzione dell’umanità, bisogna abbandonare l’antica opinione che l’uomo sia sempre stato come è oggi poiché, a prescindere dal fatto che non si potrebbe allora annettere senso alcuno alla reincarnazione, bisogna pur dire che da tutto quanto ci viene trasmesso e anche mostrato dalla scienza dello spirito, gli uomini dei tempi passati veramente possedevano ciò che ora risiede soltanto nel subcosciente, e cioè una certa chiaroveggenza; essi discesero poi da quel culmine della chiaroveggenza e il punto più profondo di quella evoluzione discendente, in cui essi svilupparono le forze che celarono le antiche forze chiaroveggenti, è nel tempo in cui si verificò il mistero del Golgota.

 

In campo materiale gli uomini credono che una minima quantità di sostanza possa esercitare un’influenza sopra una grande massa di liquido. Versando per esempio una goccia di una determinata sostanza in un certo liquido essa si spande nella materia liquida e la tinge tutta. In campo materiale ognuno può persuadersene.

È però impossibile comprendere la vita spirituale se quel che si rileva così facilmente in campo materiale non si rileva in campo spirituale.

 

La nostra terra non è soltanto il corpo materiale che i nostri occhi vedono, ma essa ha un involucro spirituale. Come noi abbiamo un corpo eterico e un corpo astrale, così anche la nostra terra ha tali corpi superiori.

E come una piccola quantità di sostanza si spande in un liquido, così anche ciò che irradiò spiritualmente dall’azione del Golgota si è sparso nell’atmosfera spirituale della terra, l’ha compenetrata e vi è rimasto da allora. Da quel tempo dunque fu trasmesso alla nostra terra qualcosa che essa prima non aveva.

 

E siccome le anime non vivono semplicemente ovunque avvolte dalla vita materiale, ma sono invece come gocce che vivono nel mare della spiritualità terrena, così appunto gli uomini, fin da allora, sono immersi nell’atmosfera spirituale della nostra terra che è pervasa dall’impulso del Cristo.

Prima del mistero del Golgota non era così, e questa è la grande differenza fra la vita precristiana e quella postcristiana.

 

Se non ci si può rappresentare che qualcosa del genere si sia verificato nella vita spirituale, non si è arrivati al punto di poter veramente accogliere il cristianesimo come un fatto mistico il cui pieno significato può essere conosciuto e riconosciuto soltanto nel mondo spirituale.