Il dualismo Cristo Gesù racchiude quanto è necessario comprendere

O.O. 183 – Il divenire dell’uomo – 24.08.1918


 

Prima del mistero del Golgota, gli uomini hanno rivolto lo sguardo alla vastità dell’universo e hanno visto stelle su stelle, hanno visto il Sole e la Luna, l’aria, l’acqua, i differenti regni naturali. Ma non hanno guardato ad essi come l’uomo di oggi; piuttosto, dietro tutto questo hanno scorto la presenza spirituale-divina, e dietro tutto ciò hanno scorto il Cristo, che non era ancora sceso sulla Terra.

 

In questi antichi tempi il Cristo è stato associato al cosmo, è stato visto in una dimensione extra-terrena. Entro tutto ciò in cui si è visto il Cristo non v’è nulla che sia destinato a durare oltre l’esistenza di Venere. Tutto ciò attraverso cui, nei tempi anteriori al mistero del Golgota, si è svelato all’uomo l’elemento spirituale, e con esso il Cristo nel cosmo, durerà soltanto fino all’esistenza di Venere.

 

Prima del mistero del Golgota gli uomini hanno vissuto con il cielo,

ma questo cielo è di natura sensibile, tanto che svanirà anch’esso con l’esistenza di Venere.

I germi di quel che rimarrà oltre l’esistenza di Venere  si trovano unicamente nell’uomo.

 

Il Cristo doveva venire all’uomo dall’universo, se voleva mettersi in cammino con lui verso l’eternità.

Proprio perché tutto sta nei termini in cui ve l’ho esposto adesso,

il Cristo è sceso dal cosmo per essere da allora in poi unito a ciò che, quale germe presente nell’uomo,

è destinato a durare fin nell’eternità.

È questo il grande evento cosmico che bisogna comprendere.

 

Gli uomini vissuti prima del mistero del Golgota potevano adorare Dio, il Cristo, nell’universo.

Gli uomini che dovevano rendersi conto – e l’epoca successiva al mistero del Golgota se ne è sempre più resa conto –

che solo nell’uomo si trova il germe dell’eterno futuro del mondo,

questi uomini dovevano avere non un Cristo nel cosmo là fuori destinato a disgregarsi,

bensì un Cristo unito all’uomo, all’organizzazione dell’uomo, al regno dell’uomo.

 

È vero alla lettera: quanto esiste nell’universo sensibile, stelle e corpi celesti, passerà.

Ma la Parola, il Logos che è apparso nel Cristo

e che si unisce all’eterno nucleo essenziale dell’uomo, non passerà.

 

E questa è una verità testuale

come sono verità testuali le cose contenute negli autentici documenti occulti, negli autentici documenti religiosi.

Ma qui sta anche la ragione per cui nella denominazione,

nella denominazione Cristo Gesù, un dualismo – l’ho già accennato – è in qualche modo necessario.

 

Si tratta di riconoscere, in primo luogo, il Cristo che appartiene all’universo extraterreno,

questo essere spirituale che prima del mistero del Golgota non era unito agli uomini della Terra;

non si può ignorarlo, poiché è questo l’essere disceso per unirsi alla natura umana, a Gesù.

Il dualismo Cristo Gesù racchiude quanto è necessario comprendere.

 

• Nel Cristo bisogna vedere l’elemento cosmico-spirituale;

• in Gesù bisogna vedere il tramite per cui questo elemento cosmico-spirituale

è entrato nell’evoluzione storica e si è unito all’umanità

in modo tale da poter vivere ormai con il germe umano fin nell’eternità.

 

Occultare questo mistero del Cristo connesso con gli antichi misteri, travisarlo:

tale è stato in un certo qual modo il compito della Chiesa nei secoli passati.

 

E se provate un po’ a indagare come si deve l’evoluzione dell’umanità in questi secoli passati, se provate a riscontrare come sia andata a quegli individui che hanno voluto realmente cercare il Cristo Gesù, che hanno voluto realmente trovare la via per giungere al Cristo Gesù, vedrete che la loro è sempre stata una via di martirio.

 

Si è sempre stati costretti a cercarlo, il Cristo Gesù, andando contro le convenzioni, proprio come oggi, naturalmente, si è ancora costretti a cercarlo andando contro ciò che è rimasto delle convenzioni. Ma non è possibile avvicinarsi al mistero del Cristo senza metterlo in relazione con il mistero della natura.

 

Vedete, la necessità, che abbiamo posta innanzi alla nostra anima, della discesa del Cristo dalle altezze cosmiche al germe umano, il mistero del Cristo che si fa Gesù, tutto questo lo si può comprendere solo a condizione che l’osservazione della natura, l’osservazione del mondo, la cosmologia e la scienza del divenire dell’uomo e del divino nell’umanità si compongano in unità.

 

Proprio questo si tende a evitare da parte di alcuni: che la scienza della natura diventi al tempo stesso scienza dello spirito, e la scienza dello spirito diventi al tempo stesso scienza della natura. Tale è infatti l’aspirazione della maggioranza dei teologi nonché, d’altro lato, della maggioranza dei naturalisti del nostro tempo, che s’innalzi uno steccato tra la scienza della natura da una parte e la scienza dello spirito dall’altra.

 

Basta allora non dire nulla, sul Cristo Gesù, che abbia al tempo stesso un rapporto con l’evoluzione della Terra, e non dire nulla, sull’evoluzione della Terra ovvero sui suoi singoli aspetti, che abbia un rapporto con il grande mistero spirituale.

 

Quello che più importa,

quel che è più importante di ogni altra cosa nella vita degli uomini del nostro tempo,

lo si affronta realmente quando si affrontano questi argomenti.

 

Infatti, le confuse dicerie su fenomeni spirituali d’ogni sorta alle quali tanto spesso anche i nostri amici ci rendono attenti, e lo fanno fino alla nausea, queste confuse dicerie sullo spirito non giovano a nulla. Mi aspetto che tutti i momenti qualcuno venga a dire: “Guardate bene, costui è tornato a parlare in termini schiettamente teosofici, o antroposofici, ha detto questo e quest’altro! “

 

Non è questa comoda ricerca di appoggi nella confusione presente ciò cui dobbiamo tendere, dobbiamo invece fin d’ora stare saldi sul fondamento che ci offrirà la scienza dello spirito. E oggi la situazione è troppo seria per cercare altri compromessi, soprattutto su questo terreno.

 

Gettare un ponte fra la conoscenza della natura, o, in termini generali,

• fra la conoscenza di ciò che si percepisce

• e la conoscenza di ciò in cui rientrano il peccato, la redenzione, in breve le verità religiose,

gettare un ponte fra questi due domìni, è una cosa che si potrà fare

soltanto se si avrà il coraggio di penetrare effettivamente nella realtà spirituale.

 

Ma neppure sulle verità che riguardano la vita sarà possibile sapere alcunché di sensato

se non si avrà il coraggio di penetrare effettivamente nella realtà spirituale.

• Il penetrare nella realtà spirituale implica innanzi tutto questa possibilità:

la possibilità di rievocare in qualche misura il mistero triplice del Sole dei tempi antichi,

ma in un senso nuovo, adeguato all’umanità contemporanea.

 

Proprio come il Sole, infatti, che è una triade, così anche l’uomo è una triade.

Si tratta dunque di studiare veramente a fondo questo uomo triplice.

È questa la cosa più importante per il nostro tempo: studiare a fondo l’uomo triplice.

 

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Il mistero dell’uomo triplice, insieme prodigioso e fertile,

questo mistero grandioso e profondo, si ricollega al mistero triplice del Sole.

 

Ma quest’ultimo è collegato a sua volta con tutte le verità che ci sono necessarie come il pane della vita,

in vista di tutto ciò che deve insediarsi al posto di quanto è ormai finito nel caos, in una via senza uscita,

e ha condotto l’umanità alle catastrofi del nostro tempo.