Il fantoma risorto
O.O. 131 – Da Gesù a Cristo – 12.10.1911
Durante i tre anni dal battesimo di Giovanni nel Giordano
fino al vero e proprio mistero del Golgota,
l’evoluzione corporea di corpo fisico, corpo eterico e corpo astrale
fu del tutto diversa dall’evoluzione corporea degli altri uomini.
Per il fatto che le forze luciferiche e arimaniche
non avevano avuto influenza sul Gesù nathanico in precedenti incarnazioni,
era data la possibilità che dal battesimo di Giovanni nel Giordano in poi,
poiché ora in Gesù, di Nazareth non vi era l’individualità di un io umano, ma l’individualità del Cristo,
non venisse formato tutto ciò che di solito deve sempre agire nella corporeità dell’uomo.
Ieri abbiamo detto che quello che chiamiamo il fantòma umano, la vera forma primordiale che assorbe in sé gli elementi materiali e poi li lascia con la morte, andò degenerando durante il corso dell’evoluzione umana fino al mistero del Golgota.
In certo modo possiamo concepire tale degenerazione nel senso che in sostanza il fantòma, fin dal principio dell’evoluzione umana, era destinato a non essere toccato dalle parti materiali che vengono accolte dall’uomo come alimenti dal regno minerale, vegetale e animale.
Il fantòma non doveva esserne toccato, ma invece lo fu perché, a seguito dell’influsso luciferico, si stabilì una stretta unione fra il fantòma e le forze che l’uomo accoglie per mezzo dell’evoluzione terrena, specialmente le parti che ne costituiscono le ceneri.
La conseguenza dell’influenza luciferica fu dunque
che il fantòma, accompagnando l’ulteriore evoluzione dell’umanità, sviluppò una forte attrazione verso le ceneri;
e quindi per questa circostanza, invece di unirsi col corpo eterico dell’uomo, si unì con i prodotti di distruzione.
Queste furono le conseguenze delle influenze luciferiche.
Dove gli influssi luciferici erano stati tenuti indietro,
come avvenne nel caso del Gesù nathanico in cui non vi era nessun io umano,
ma esisteva l’entità cosmica del Cristo dal battesimo di Giovanni in poi,
avvenne che nessuna forza di attrazione si affermò
tra il fantòma umano e le parti materiali che venivano accolte.
Durante i tre anni il fantòma rimase intatto dalle parti materiali.
Lo si esprime in modo occultò dicendo che effettivamente il fantòma umano,
come si era andato formando attraverso le evoluzioni di Saturno, Sole e Luna,
non doveva avere nessuna forza di attrazione per le parti costituenti le ceneri,
ma doveva poter attrarre solamente i costituenti salini solubili;
esso si sarebbe così volatilizzato nella stessa misura in cui le parti costituite di sale si disciolgono.
• In senso occulto si direbbe che esso si discioglie e si trasferisce non nella terra, ma nelle parti volatilizzate.
Fu appunto caratteristico che, con il battesimo di Giovanni nel Giordano,
la penetrazione dell’individualità del Cristo nel corpo del Gesù nathanico
annulla ogni nesso del fantòma con le parti costituenti le ceneri,
e lascia soltanto il nesso con le parti costituite di sale.
Questo risulta anche quando il Cristo Gesù vuol spiegare a coloro che ha prescelto che dal modo in cui si sarebbero sentiti uniti con l’entità del Cristo doveva venir procurata all’ulteriore evoluzione umana la possibilità che quell’unico corpo risorto dalla tomba, il corpo spirituale, potesse trasferirsi negli uomini.
• Questo il Cristo intende dire quando si serve delle parole: «Voi siete il sale della terra».
Tutte queste parole, che vengono ricordate nella terminologia e nelle espressioni artistiche degli alchimisti e dell’occultismo dei tempi che seguirono, tutte le parole che troviamo nei Vangeli hanno un significato profondissimo; proprio questo significato era ben conosciuto dai veri alchimisti del medioevo e dei tempi che seguirono (non dai ciarlatani di cui ci narra la letteratura) e nessuno esprimeva questi nessi senza sentire nel cuore il rapporto col Cristo.
Così risulta che quando il Cristo fu crocifisso, quando il suo corpo venne inchiodato alla croce
(ripeto qui esattamente le parole del Vangelo per la semplice ragione
che in effetti le vere ricerche occulte confermano assolutamente le parole del Vangelo),
quando il corpo di Gesù di Nazareth venne inchiodato alla croce,
il fantòma era in realtà completamente intatto,
consisteva della forma corporea spirituale soltanto soprasensibilmente visibile,
e si trovava in una connessione molto più labile
col contenuto materiale degli elementi terreni che non in qualsiasi altro uomo,
per la semplice ragione che negli altri uomini si è verificata
un’unione del fantòma con gli elementi, un’unione che tiene assieme questi elementi.
Nel Cristo Gesù effettivamente il caso era del tutto diverso.
Era come, si potrebbe dire, se per forza di inerzia
alcune parti materiali ancora si conservassero nella forma che ad esse era stata data,
e dopo qualche tempo si disfacessero in modo che di esse quasi niente rimanesse visibile.
Così era per le parti materiali del corpo del Cristo Gesù.
Quando venne deposto dalla croce, le parti ancora si tenevano assieme,
ma esse non avevano nessun collegamento con il fantòma perché esso ne era completamente libero.
Quando poi il corpo venne trattato con determinate sostanze che agirono a loro volta su di esso diversamente da come agiscono su altri corpi che vengono imbalsamati, avvenne che dopo la sepoltura le sostanze materiali si volatilizzassero rapidamente e passassero presto negli elementi.
Perciò i discepoli che andarono a guardare trovarono i panni coi quali era stato ricoperto mentre il fantòma, al quale è collegata l’evoluzione dell’io, era risorto dal sepolcro.
Non fa meraviglia che Maria Maddalena,
che conosceva soltanto il fantòma di prima, quello compenetrato dagli elementi della terra,
non potesse poi riconoscere nel fantòma liberato da qualsiasi peso terreno
quella medesima figura che essa vedeva ormai chiaroveggentemente.
Quella figura le appariva ora diversa.
Dobbiamo renderci ben conto che soltanto per virtù della forza
derivata dallo stare assieme dei discepoli col Cristo,
tutti i discepoli e gli uomini di cui ci viene narrato poterono vedere il Risorto.
Egli apparve infatti nel corpo spirituale,
nel corpo di cui Paolo dice che si moltiplica come il seme e si trasferisce in tutti gli uomini.
Paolo stesso era convinto che agli altri discepoli fosse apparso non il corpo compenetrato di elementi terreni, ma il medesimo corpo che era apparso anche a lui; lo dice nel noto passo della prima Lettera ai Corinzi (15 – 3, 8):
• «Vi ho infatti trasmesso, in primo luogo, quello che io stesso ho ricevuto, cioè che Cristo è morto pei nostri peccati, secondo le Scritture, che fu sepolto, che risuscitò secondo le Scritture il terzo giorno, che apparve a Pietro, e poi ai dodici. Apparve pure a più di cinquecento fratelli in una volta, dei quali i più vivono tuttora, mentre alcuni sono morti. Apparve quindi a Giacomo, poi a tutti gli apostoli. E infine, dopo tutti, è apparso anche a me, quale nato da nascita prematura ».
A Paolo il Cristo apparve per mezzo dell’evento di Damasco, e poiché il modo con cui gli apparve vien messo a pari con il modo con cui si palesò agli altri discepoli, mostra che il Cristo era apparso a Paolo nella medesima forma che agli altri. Ma da che cosa fu convinto Paolo?
In un certo senso Paolo era già iniziato prima dell’evento di Damasco.
Era un’iniziazione secondo il principio antico ebraico e greco.
Egli era un iniziato che fino allora sapeva soltanto
che coloro che si sono uniti al mondo spirituale per mezzo dell’iniziazione
sono diventati indipendenti nel corpo eterico dal corpo fisico,
e possono palesarsi in un determinato modo, a coloro che sono capaci di vederli,
nella loro più pura forma del corpo eterico.
Se a Paolo fosse apparso soltanto un semplice corpo eterico indipendente dal corpo fisico
egli avrebbe parlato diversamente.
Avrebbe detto di aver veduto uno che era stato iniziato,
e che indipendentemente dal corpo fisico continuava ulteriormente a vivere nell’evoluzione terrestre.
Né ciò lo avrebbe specialmente sorpreso.
Non era dunque questo che egli aveva sperimentato a Damasco.
Quel che aveva sperimentato era qualcosa di cui sapeva
che si sarebbe potuto sperimentare soltanto dopo che le Scritture si fossero compiute:
che cioè nell’atmosfera spirituale della terra fosse esistito come figura soprasensibile
un fantòma umano completo, un corpo umano risorto dal sepolcro.
Questo egli aveva veduto!
Questo gli era apparso a Damasco e lo aveva convinto:
• «Egli esisteva, era risorto! Vi è infatti ciò che può emanare soltanto da lui,
vi è il fantòma che può essere veduto da tutte le individualità umane che cercano un nesso con il Cristo ».
Questo lo potè convincere che il Cristo già era stato sulla terra, che non era ancora da venire, che vi era stato veramente in un corpo fisico, e che quel corpo fisico aveva redento la vera forma primordiale del corpo fisico per la salvezza di tutti gli uomini.
Che questa azione potesse accadere soltanto per mezzo del massimo spiegamento dell’amore divino, in quale senso questa azione fosse un atto di amore, e in quale senso la parola « redenzione » vada intesa nell’ulteriore evoluzione dell’umanità.