Il futuro dell’evoluzione dell’umanità

O.O. 104 – L’Apocalisse – 25.06.1908


 

Se anche è già stato ripetutamente detto che i nostri sette periodi di civiltà avranno la loro fine con la guerra di tutti contro tutti, dobbiamo peraltro figurarci una tal guerra del tutto diversa da come si è finora abituati ad immaginare le guerre. Dobbiamo una volta guardare bene quali siano le basi e le vere e proprie cause di quella guerra. La base o la causa ne è il prevalere dell’egoismo, della mania egoica, dell’individualismo degli uomini.

 

Nelle nostre considerazioni siamo già progrediti al punto da vedere che

l’io dell’uomo è un’affilata spada a doppio taglio.

Chi non afferra che l’io è una spada a due tagli,

poco comprenderà l’intero significato dell’evoluzione dell’umanità e del mondo.

 

• Da un lato l’io è la causa del fatto che gli uomini si induriscono in loro stessi,

che essi vogliono mettere al servizio del loro io

tutti i beni interiori e le cose esteriori che possano essere a loro disposizione.

L’io è la causa del fatto che tutti i desideri dell’uomo tendono a soddisfare l’io come tale.

L’io tende ad afferrare come sua proprietà una parte della proprietà comune della terra;

l’io tende ad allontanare dal suo campo tutti gli altri io, tende a far loro guerra, a combatterli;

e questo è uno degli aspetti dell’io.

 

• D’altra parte non dobbiamo dimenticare che allo stesso tempo

l’io è quello che dà all’uomo la sua indipendenza, la sua intima libertà,

quello che innalza l’uomo nel più vero senso della parola.

Nell’io è fondata la sua dignità. L’io è la disposizione verso il divino nell’uomo.

 

Il concetto dell’io procura difficoltà a molti uomini.

Ci è già risultato chiaro che l’io dell’uomo

si è evoluto movendo da un’anima di gruppo,

da una specie di io generale, dal quale si è differenziato.

 

Non sarebbe giusto che l’uomo avesse di nuovo il desiderio di sprofondare col suo io in un qualsiasi stato di coscienza generale, in un qualsiasi stato di coscienza comune. Tutto quello che spinge l’uomo a perdere il suo io, a perdersi con esso in uno stato di coscienza generale, è un risultato della debolezza.

 

Comprende l’io soltanto chi sa

che, dopo esserselo conquistato nel corso dell’evoluzione cosmica, non può attualmente più perderlo;

l’uomo, se comprende la missione del mondo,

deve tendere innanzi tutto verso lo sforzo intenso di rendere l’io sempre più profondo, sempre più divino.

 

I veri antroposofi non devono aver nulla in comune con quel motto secondo cui vien sempre auspicato il riunirsi dell’io in un io generale, lo sciogliersi in un qualsiasi mare primordiale. La vera concezione antroposofica del mondo può solo porsi come mèta finale la comunità degli io divenuti indipendenti e liberi, degli io divenuti individuali. Questa è appunto la missione della terra che si esprime attraverso l’amore, che pone liberamente l’io di fronte all’io. Non è perfetto l’amore derivante dalla costrizione, dall’essere incatenati assieme. Soltanto ed unicamente quando ogni io è così libero ed indipendente da poter anche non amare, soltanto allora il suo amore è un dono del tutto libero. Il piano cosmico divino consiste nel rendere l’io talmente indipendente, come essere individuale, da poter portare l’amore dalla libertà stessa verso Dio. Se gli uomini potessero venire comunque costretti, sia pure nella maniera più mediata, ad amare, ciò significherebbe guidarli con i fili della dipendenza. L’io diverrà così il pegno della più alta mèta dell’uomo.

 

Ma in pari tempo, se non trova l’amore, se si indurisce in se medesimo, esso è pure il corruttore che precipita l’uomo nell’abisso. Ed è quindi quello che divide gli uomini gli uni dagli altri, che chiama alla grande guerra di tutti contro tutti; non soltanto alla guerra di popoli contro popoli — perché il concetto di popolo più non avrà il significato di oggi — ma alla guerra del singolo contro il singolo nei più svariati settori della vita, alla guerra dei ceti contro gli altri ceti, delle caste contro le caste, delle stirpi contro le stirpi.

 

In tutti i campi della vita l’io diverrà il “pomo della discordia”,

ed è quindi lecito dire che:

• da un lato l’io può portare alla massima elevazione

• e dall’altro al più profondo abbrutimento.

Perciò esso è una spada affilata a due tagli.

 

Quindi, chi ha portato agli uomini la completa coscienza dell’io, il Cristo Gesù,

viene giustamente rappresentato nell’Apocalisse, come abbiamo visto,

come colui che ha nella bocca l’affilata spada a due tagli.

 

 

Abbiamo già indicato che un grande acquisto dell’uomo è di aver potuto salire ad un libero concetto dell’io proprio attraverso il cristianesimo. Il Cristo Gesù ha portato l’io a piena completezza. Di conseguenza l’io deve essere rappresentato appunto mediante l’affilata spada a due tagli, come ci è noto da uno dei nostri suggelli. Ed è anche comprensibile che l’affilata spada a due tagli esca dalla bocca del Figlio dell’uomo, perché quando l’uomo apprese a dire io con piena coscienza gli fu dato di salire alla massima elevazione o di scendere al più profondo abbrutimento. L’affilata spada a due tagli è uno dei simboli più importanti che ci vengono incontro nell’Apocalisse.

 

Se ci è ora chiaro quello che abbiamo rilevato alla fine delle nostre ultime considerazioni, e cioè che al nostro attuale periodo di civiltà ne seguirà un altro, caratterizzato nelle lettere mediante la città di Filadelfia, dobbiamo prima di tutto notare che in quel sesto periodo di civiltà verranno scelti quegli uomini che potranno sopravvivere nel periodo successivo. Come abbiamo già spesso sottolineato, dopo la guerra di tutti contro tutti, risulterà infatti sui visi quello che nel nostro tempo si è preparato nelle anime degli uomini.

Il settimo periodo di civiltà sarà invece di scarsissima importanza.

 

• Noi viviamo ora nel quinto periodo di civiltà,

• poi seguirà il sesto dal quale sorgerà un certo numero di uomini pieni di comprensione per il mondo spirituale,

compenetrati da quell’atteggiamento di amore fraterno che appunto risulta dalla conoscenza spirituale.

• Il frutto più maturo della nostra attuale civiltà apparirà appunto nel sesto periodo.

 

Seguirà poi quello tiepido, quello che non è né caldo né freddo.

Nel complesso della civiltà il settimo gradino è qualcosa di simile a un frutto troppo maturo,

qualcosa che porta alla grande guerra di tutti contro tutti, ma che non contiene in sé alcun principio di progresso.

 

Così fu pure quando iniziò la nostra civiltà. Pensiamo al tempo prima del diluvio atlantico. Abbiamo detto che nell’ultimo terzo dell’epoca atlantica, che gli uomini trascorsero sul suolo oggi coperto dall’oceano Atlantico, nei pressi dell’Irlanda odierna si formò un piccolo gruppo di persone, giunte al massimo gradino della civiltà atlantica, che poi emigrò verso oriente, da dove uscirono tutte le successive civiltà. Guardiamo ciò nel giusto modo, pensiamo a quell’angolo di terra, situato oggi sotto il mare a occidente dell’Irlanda, pensiamo come da là emigri una corrente di popolo verso l’oriente, come da là si spostino delle stirpi che poi popoleranno l’Europa. Tutte le popolazioni europee derivano da là. La parte più dotata degli Atlantidi andò verso l’Asia centrale, e di là derivarono tutte le diverse civiltà che abbiamo descritte, fino a noi. Vediamo così che da un piccolo gruppo di gente dell’Atlantide ha avuto origine la nostra attuale civiltà.

 

Anche la civiltà atlantica ebbe sette successivi gradini, proprio come la nostra epoca ha sette gradini che noi conosciamo come i periodi di civiltà antico indiano, antico persiano, assiro-babilonese-caldeo-egizio-giudaico, greco-latino, il nostro, e i due successivi. Nel quinto gradino della civiltà atlantica ebbe inizio quell’emigrazione; così che la più scelta popolazione dell’antica Atlantide, quella che è alla base della nostra civiltà, venne presa dalla quinta razza atlantica — nell’Atlantide, infatti, è lecito parlare di razze. Seguirono poi una sesta e una settima razza. Erano per così dire le razze tiepide. Anch’esse sopravvissero al grande diluvio, ma in esse non vi era alcuna vivente forza di crescita. Rispetto alla quinta civiltà, esse si comportarono press’a poco come si comporta la corteccia, che si indurisce, diviene legnosa, in confronto al fusto pieno di linfa. Le due razze che seguirono quella che fu la vera e propria capostipite non erano capaci di evoluzione; esse erano per così dire troppo mature.

 

Ancor oggi abbiamo nel popolo cinese dei ritardatari, dei discendenti delle vecchie razze troppo mature. Il popolo cinese è caratterizzato dal fatto di non essersi unito a ciò che si era manifestato nella quinta razza, la razza capostipite. Allora, quando il corpo eterico penetrò in quello fisico, l’uomo ebbe la prima disposizione a dire io a se stesso. I Cinesi avevano trascurato l’apporto di quel periodo. Proprio per questo avevano sviluppato la loro alta civiltà, che è famosa, ma che però non fu capace di sviluppo.

 

La quinta razza atlantica inviò dappertutto i portatori della sua civiltà i quali crearono nuove civiltà che sempre più si perfezionarono e crebbero. Tutto cresce, dall’antica civiltà indiana fino alla nostra. La sesta e la settima razza dell’Atlantide si erano invece indurite ed erano quindi giunte ad una condizione stazionaria. Come ho detto la civiltà cinese ne è un residuo. Essa non può uscire da sé stessa. La vecchia civiltà cinese aveva ricevuto una meravigliosa eredità dall’antica Atlantide, ma non potè andare oltre il suo culmine. Nulla rimase immune da influenze esteriori. Si guardi l’antica letteratura cinese: essa è stata influenzata da ogni dove, ma la sua tinta fondamentale mostra sempre il carattere dell’antica Atlantide. Quell’essere chiusa in se stessa, quel fare scoperte e rimanere ferma in esse, senza mai poterle sviluppare oltre un certo grado, tutto ciò deriva dal carattere dell’Atlantide.

 

Quello che avvenne allora con la quinta razza, che produsse gli uomini capaci di svilupparsi, e con la sesta e la settima, che invece decaddero, avverrà pure per il nostro tempo. Ora noi viviamo anelando al sesto periodo di civiltà, quello che deve esser descritto come risultante dall’unione spirituale fra l’occidente e l’oriente.

 

Il sesto gradino di civiltà

sarà la base per le nuove civiltà che sorgeranno dopo la grande guerra di tutti contro tutti,

proprio come le nostre civiltà sorsero dopo l’epoca atlantica.

 

Invece il settimo gradino di civiltà sarà rappresentato dai tiepidi.

Il settimo periodo di civiltà passerà nella nuova epoca, allo stesso modo

come la sesta e la settima razza dell’epoca atlantica passarono nella nostra epoca quali razze induritesi, irrigiditesi.

 

Dopo la guerra di tutti contro tutti vi saranno fra gli uomini due correnti:

• da una parte quelli di Filadelfia con il principio del progresso, della libertà interiore, dell’amore fraterno,

un gruppetto composto da uomini che si uniranno provenendo da ogni stirpe e nazione,

• e dall’altra parte la gran massa di quelli che anche allora saranno tiepidi,

i continuatori di quelli che prima saranno stati tiepidi, cioè la corrente di Laodicea.

 

E dopo la grande guerra di tutti contro tutti

si tratterà appunto di indirizzare a poco a poco al bene la corrente cattiva

per mezzo dalla razza buona, della corrente buona.

 

Uno dei compiti principali, dopo la grande guerra di tutti contro tutti,

sarà di salvare ciò che vi sarà da salvare fra quelli che, dopo la grande guerra,

avranno soltanto la tendenza di combattersi a vicenda, di far godere l’io nell’egoismo esteriore.

Nella sfera dell’occultismo ci si preoccuperà sempre di tutte queste cose nel mondo.

 

Non considerate tutto ciò come una durezza del piano della creazione, come qualcosa per cui si possa biasimare il piano della creazione per la scissione dell’umanità in chi starà a destra e chi a sinistra; consideratelo piuttosto come qualcosa di estremamente saggio nel piano della creazione.

 

Riflettiamo infatti che proprio perché il male si separa dal bene, il bene raggiungerà la massima forza di bene,

perché, dopo la grande guerra di tutti contro tutti,

il bene dovrà compiere ogni sforzo possibile per portare di nuovo dalla sua parte i cattivi,

nell’epoca in cui questo sarà ancora possibile.

 

Non sarà un compito di educazione, come ve ne sono oggi, ma vi coopereranno forze occulte,

perché in quella grande epoca avvenire gli uomini sapranno mettere in movimento forze occulte.

I buoni avranno il compito di agire sui loro confratelli della corrente cattiva.

Tutto questo vien preparato nelle correnti cosmiche occulte.

 

Soltanto, si comprende meno di tutte la più profonda di tutte le correnti cosmiche occulte.

• La corrente cosmica che prepara queste cose dice ai suoi discepoli quanto segue:

gli uomini parlano di bene e di male, e non sanno

che per il piano cosmico è necessario che pure il male arrivi al suo culmine,

affinché chi lo deve superare, proprio nel superare il male

usi la forza che faccia sorgere un bene tanto più grande.

 

Devono peraltro venir preparati i più progrediti fra gli uomini

perché essi superino l’epoca della grande guerra di tutti contro tutti,

nella quale essi avranno di fronte uomini con in viso i segni del male;

essi devono venir preparati affinché nell’umanità possa fluire quanta più forza buona sarà possibile.

 

Potrà ancora verificarsi che, fino ad un certo grado, dei corpi teneri vengano trasformati, dopo la grande guerra di tutti contro tutti, dalle anime convertite, dalle anime che ancora nell’ultimo periodo saranno state condotte al bene. Con questo, molto verrà raggiunto.

 

Il bene non sarebbe un sì grande bene, se esso non crescesse mediante il superamento del male.

L’amore non sarebbe così intenso se non divenisse un amore talmente grande

da vincere persino la bruttezza nel viso degli uomini cattivi.

 

Questo vien preparato già prima, e agli scolari viene detto: non dovete credere che il male non abbia la sua giustificazione nel piano della creazione; vi è compreso, affinché attraverso di esso esista un giorno il grande bene.

Coloro che vengono preparati nella loro anima attraverso tali insegnamenti, affinché essi possano in futuro assolvere quel grande compito educativo, sono i discepoli di quell’indirizzo spirituale che si chiama manicheismo. Il manicheismo vien di solito falsamente compreso. Se si sente dire o si legge qualcosa in proposito, si ode soltanto un discorso vuoto, e cioè che i manichei credevano che sin dall’inizio del mondo ci fossero due principi, il bene e il male.

Non è così, ma si tratta invece dell’insegnamento che ho appena esposto. Un tale insegnamento, la sua trasposizione nell’avvenire, e l’insieme dei discepoli che vengono indirizzati in modo da poter eseguire un compito simile nelle future incarnazioni, ecco quanto si intende per manicheismo. Manes, quell’alta individualità che continuamente si incarna sulla terra, è lo spirito guida di coloro che vivono per la conversione del male.

 

Quando si parla delle grandi guide degli uomini, dobbiamo anche pensare a questa individualità che si è posta tale compito. Se anche nel presente il principio di Manes ha dovuto passare molto in seconda linea, perché si ha poca comprensione per lo spiritualismo, questo grandioso e mirabile principio manicheo acquisterà sempre più discepoli, man mano che noi andiamo incontro alla comprensione della vita spirituale.

Vediamo così come l’umanità attuale continuerà a vivere nell’epoca nuova, successiva alla guerra di tutti contro tutti, come visse nella nostra epoca quella razza di Atlantidi che fondò la nostra civiltà. Dopo la grande guerra di tutti contro tutti l’umanità si svilupperà in sette successivi gradini.

⦁ Abbiamo già visto come quello che vien detto nell’Apocalisse di Giovanni sull’apertura dei sette suggelli ci indichi il carattere delle sette successive civiltà fondamentali, dei sette gradini di civiltà dopo la grande guerra.

 

Poi, quando sarà trascorsa quell’epoca che l’uomo odierno può osservare soltanto se iniziato,

nel mondo astrale e nei suoi simboli,

comincerà allora un nuovo periodo per la nostra evoluzione terrestre,

un periodo nel quale sorgeranno da capo nuove forme.

• Questo nuovo periodo, susseguente a quello appena descritto,

nell’Apocalisse di Giovanni ci viene simbolizzato dal suono delle sette trombe.

 

Come l’epoca dopo la grande guerra di tutti contro tutti viene caratterizzata mediante i sette suggelli,

perché oggi il veggente la può vedere soltanto dal mondo astrale,

l’epoca successiva viene caratterizzata mediante il suono delle trombe

perché l’uomo la può percepire soltanto dal vero e proprio mondo spirituale, dove risuona la musica delle sfere.

 

Come l’uomo percepisce il mondo sul piano astrale in immagini, in simboli,

nel devacian egli percepisce il mondo nell’ispiratrice musica delle sfere;

nel devacian si trova pure il culmine di quanto sì svelerà dopo la grande guerra di tutti contro tutti.

 

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Se rappresentiamo tutto ancora un’altra volta, abbiamo così nello schema seguente i nostri sette periodi di civiltà nel tratto a-b, e precisamente nel senso che l’antica civiltà indiana è il primo, l’antica persiana il secondo, l’assiro-babilonese-caldeo-egizio-giudaica il terzo, la greco latina il quarto, e la nostra è il quinto gradino di civiltà dell’epoca postatlantica. — Il tratto IV sarebbe l’epoca atlantica, il punto a il diluvio, con il quale termina quell’epoca, e il punto b la grande guerra di tutti contro tutti. Poi segue un’epoca di sette periodi (VI) che viene rappresentata dai sette suggelli, e quindi un’epoca, pure di sette periodi, rappresentata dalle sette trombe.

• Qui vi è davvero il limite della nostra evoluzione terrestre fisica.

 

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L’epoca atlantica, precedente la nostra, è stata a sua volta preceduta da altre epoche di civiltà, perché quella attuale, che segue l’atlantica, è già la quinta della nostra terra. Quattro altre epoche di civiltà la precedono. La prima non la si può quasi chiamare un’epoca di civiltà. Tutto è ancora finemente eterico-spirituale, tutto è ancora tale che, se si fosse evoluto in quel modo, non sarebbe divenuto visibile per organi di senso simili ai nostri.

 

• La prima epoca si svolse quando il sole ancora non si era allontanato dalla terra.

Vi erano tutt’altre condizioni, non si può parlare di alcunché di simile alle nostre cose.

• Segue poi un’epoca caratterizzata dal fatto che il sole si allontana,

• e quindi un’altra epoca caratterizzata dalla separazione della luna dalla terra.

È questa la terza epoca che noi chiamiamo l’antica epoca lemurica.

 

In essa compare sulla terra l’uomo attuale ai suoi primissimi inizi; di esso vi ho detto che aveva tali grottesche forme corporee che ne sareste urtati se vi venissero descritte.

• A questa, all’epoca lemurica, segue quindi quella atlantica ed infine la nostra.

 

Vedete così che si hanno sulla terra sette epoche di civiltà, sette periodi di evoluzione della terra. Due sono del tutto dissimili dalla nostra epoca; per il terzo vediamo che esso si è svolto in parte in un luogo fra l’Africa, l’Asia e l’Australia di oggi, nell’antica Lemuria. Fra gli uomini di allora si ebbe di nuovo un piccolo gruppo che riuniva i più progrediti. Quel gruppo costituiva l’ultima delle razze lemuriche; un piccolo gruppo, dunque, uscito dall’ultima di queste razze, potè emigrare e quindi fondare le sette razze degli Atlantidi.

 

• L’ultima delle razze lemuriche fondò le razze atlantiche.

• La quinta delle razze atlantiche fondò la nostra civiltà.

• La sesta delle nostre civiltà fonderà la futura civiltà dopo la grande guerra di tutti contro tutti,

e l’ultima di quelle civiltà dovrà costituire quelle che sono indicate mediante le sette trombe.

 

E che cosa avverrà dopo quella civiltà?

La nostra terra sarà allora giunta alla fine della sua evoluzione fisica.

Allora tutte le cose e tutte le entità sulla nostra terra saranno trasformate.

 

Se già abbiamo detto che nel sesto periodo gli uomini porteranno in viso il loro bene e il loro male, potremo dire, a maggior ragione, che dal settimo periodo l’uomo nella sua figura, e tutti gli esseri nella loro figura, saranno l’espressione del bene e del male, in misura ancora maggiore che non nel sesto periodo.

• Tutto ciò che è materia porterà il marchio dello spirito.

• Nella settima epoca non esisterà nulla, assolutamente nulla, che potrà essere in qualche modo celato.

Già per gli uomini della sesta epoca non sarà possibile nascondere qualcosa a chi avrà la capacità di vedere.

Il cattivo esprimerà il male, il buono il bene.

 

Nella settima epoca non sarà neppure possibile nascondere col linguaggio quello che vi è nell’anima.

Il pensiero non sarà più un pensiero muto che possa rimanere nascosto.

Quando l’anima penserà, essa lascerà risuonare anche al di fuori il suo pensiero.

Il pensiero sarà come già oggi esso è per l’iniziato. Oggi per l’iniziato il pensiero risuona nel devacian.

Ma il devacian sarà disceso fino nel mondo fisico,

• come il mondo astrale sarà disceso fino nel mondo fisico nella sesta epoca.

 

Già oggi la sesta epoca può venir ritrovata nel mondo astrale, e la settima nel mondo celeste.

La sesta epoca è il mondo astrale disceso, vale a dire le sue immagini, le sue espressioni, le sue manifestazioni.

La settima sarà il mondo celeste disceso, la sua espressione.

E allora la terra sarà giunta alla fine della sua evoluzione fisica.

Allora la terra si trasforma in un corpo celeste astrale.

Tutto ciò che, quale essere, fa parte della terra, si trasforma in un corpo celeste astrale.

La sostanza fisica scompare come tale;

per la parte che fino ad allora avrà trovato la possibilità di spiritualizzarsi, essa diverrà spirito, sostanza astrale.

 

Pensate dunque: tutti gli esseri della terra che fino ad allora

avranno trovato la possibilità di esprimere, nella loro figura materiale esteriore,

il bene, il nobile, l’intellettuale, il bello,

tutti quelli che nel loro viso mostreranno l’impronta del Cristo Gesù,

che nelle loro parole esprimeranno il Cristo Gesù, che risuoneranno dei loro risonanti pensieri,

tutti costoro avranno il potere di sciogliere la materia fisica che avranno in loro, come l’acqua tiepida scioglie il sale.

Tutto quello che è fisico si trasformerà in una sfera cosmica astrale.

 

• Invece coloro che, fino ad allora, non saranno riusciti ad essere nella materia, nel corpo,

un’espressione del nobile, del bello, dell’intellettuale, del bene,

questi non avranno la forza di sciogliere la materia.

• Per costoro la materia continuerà ad esistere,

essi si induriranno nella materia e manterranno figura materiale.

 

• A questo punto dell’evoluzione terrestre vi sarà una salita allo spirito di pure figure che vivranno nell’astrale

• e che distaccheranno da sé un’altra sfera materiale,

una sfera contenente gli esseri che sono inutilizzabili per l’ascesa perché essi non potranno sciogliere la materia.

 

 

Così la nostra terra andrà incontro al suo futuro. Così si affinerà sempre di più nella sua materia in quanto l’anima, dal di dentro verso l’esterno, affinerà a poco a poco la materia, fino a conseguire la forza di scioglierla.

Verrà poi il tempo nel quale quanto non potrà essere disciolto verrà espulso in un corpo cosmico separato. Trascorreranno sette periodi durante i quali verrà espulso quanto si sarà indurito nella materia, e la forza che avrà operato quell’espulsione sarà la forza contraria a quella che avrà sollevato gli esseri buoni.

 

Che cosa li porterà infatti a dissolvere la materia?

Sarà appunto la forza dell’amore, acquisita attraverso il principio del Cristo.

• Gli esseri diverranno capaci di dissolvere la materia per il fatto di aver accolto l’amore nella loro anima.

Più l’anima si scalderà mediante l’amore, più intensamente essa potrà agire sulla materia.

Essa spiritualizzerà, astralizzerà tutta la terra, la trasformerà in una sfera astrale.

 

Ma nello stesso modo in cui l’amore dissolverà la materia, come l’acqua tiepida il sale,

il contrario dell’amore spingerà in basso, di nuovo in sette gradini,

tutto quanto non sarà divenuto capace di adempiere la missione della terra.

Si denomina ira divina il contrario dell’amore divino. È l’espressione tecnica.

 

• Come l’amore divino si è espresso nel corso del quarto periodo di civiltà dell’umanità,

come esso diverrà sempre più caldo durante gli ultimi periodi di civiltà della nostra epoca, durante il sesto e il settimo,

• alla stessa maniera, dall’altra parte, cresce quella che indurisce attorno a sé la materia: l’ira divina.

E questa azione dell’ira di Dio, questa espulsione della materia, ci viene indicata nell’Apocalisse di Giovanni

nell’immagine del versamento delle sette coppe dell’ira di Dio.

 

Rappresentiamoci come ci si possa figurare il tutto:

la terra diviene sempre più affinata nella sua sostanza, anche l’uomo sempre più spirituale nella sua sostanza;

• ed ora le parti più grossolane saranno visibili, fra quelle affinate,

soltanto come scorze, come quelle deposte per esempio dai rettili o dalle chiocciole.

Le parti dure si troveranno progressivamente mescolate alla materia che si va affinando.

 

Nell’ultima epoca, quella indicata dal suono delle trombe, con occhi chiaroveggenti già si vedrebbe che gli uomini hanno dei corpi affinati, spiritualizzati, e che invece quelli che hanno indurito in sé il principio della materia, che hanno conservato in sé le parti oggi più importanti della materia, precipitano come scorze in quella sfera materiale che rimarrà quale residuo dopo l’epoca che viene indicata mediante il suono delle trombe.

Questa è la profezia che ci dà l’Apocalisse di Giovanni.

Ed è importante che noi ci immedesimiamo con la nostra anima in quella profezia,

affinché essa agisca sulla nostra volontà, infiammandola.

 

Infatti, quando saranno trascorse la sesta e la settima epoca, che cosa avrà fatto l’uomo di se stesso?

che cosa avrà egli fatto del suo corpo?

Se oggi guardiamo il corpo umano, esso non è ancora l’espressione dell’interiorità animica.

Ma il corpo diverrà sempre più un’espressione  di quanto l’anima sperimenta nel suo intimo.

 

In tal modo la corporeità esteriore diviene un’espressione del bene, manifesta che l’uomo accoglie il massimo messaggio, il massimo insegnamento esistente su questa terra, vale a dire il messaggio del Cristo Gesù sulla terra. Quanto di più alto ci può venir dato è il messaggio del Cristo Gesù. E noi dobbiamo accoglierlo, non soltanto con l’intelletto.

Noi dobbiamo accoglierlo nel nostro intimo, come si accoglie il nutrimento nel corpo fisico. In quanto l’umanità si evolve attraverso questi gradi di civiltà, essa accoglierà sempre più interiormente la lieta novella, e appunto l’accoglimento del messaggio dell’amore verrà considerato come il risultato della missione terrestre.

 

Nei Vangeli, nel « libro », è contenuta la forza dell’amore, tutta la forza dell’amore.

Il veggente null’altro può dire se non: io vedo in ispirito davanti a me un tempo in cui

quello che vi è nel Vangelo non sarà più esteriormente in un libro, ma sarà divorato dall’uomo stesso.

 

La nostra evoluzione terrestre si basa su due premesse.

• La nostra terra è stata preceduta da quello che chiamiamo il cosmo della saggezza,

• a sua volta preceduto da quello che chiamiamo il cosmo del vigore, della forza

— la parola non dice certo molto, ma la dobbiamo usare perché è divenuta abituale.

Saggezza e forza sono quanto la terra ha ricevuto da precedenti stadi evolutivi,

dall’antica Luna e dall’antico Sole.

 

Nell’ambito dell’evoluzione del nostro pianeta, la Terra, questo si esprime nel fatto che noi designamo la prima metà dell’evoluzione terrestre col nome del rappresentante della forza solare: Marte. Dobbiamo infatti soltanto riflettere che, nell’evoluzione terrestre, Marte ha inserito nella terra il ferro. In Marte noi vediamo il portatore della forza.

Domina invece la seconda metà dell’evoluzione terrestre il rappresentante dell’antica evoluzione lunare, Mercurio, che incorpora nella terra l’antica eredità della Luna, la saggezza. L’evoluzione del pianeta Terra ci appare quindi composta dalle evoluzioni di Marte e di Mercurio. Essa ricevette in eredità due potenti e grandiose forze.

 

Quanto essa ereditò dal cosmo della forza si esprime in Marte,

e quanto ereditò dal cosmo della saggezza si esprime in Mercurio.

La Terra stessa, invece, per sua missione deve aggiungere l’amore.

L’amore deve manifestarsi grandiosamente quale risultato dell’evoluzione terrestre.

 

È questo un profondissimo pensiero dello scrittore dell’Apocalisse. Questo è il profondo pensiero che inoltre si ricollega a tutta l’ulteriore evoluzione terrestre.

Ed ora immergiamoci di nuovo nella più antica epoca atlantica, in quel tempo del quale abbiamo detto che l’aria era ancora compenetrata di acqua. L’uomo era allora ancora conformato per l’acqua. Soltanto alla metà dell’Atlantide esso è progredito al punto da staccarsi dall’acqua e da toccare il terreno solido.

 

Fino al momento in cui la Terra fu alla metà della sua evoluzione,

noi dobbiamo considerare l’acqua come la portatrice dell’evoluzione umana, come più tardi lo fu il terreno solido.

Soltanto tardi, per così dire, la terra solida divenne il campo d’azione dell’uomo.

 

È soltanto una mezza verità parlare di tutta l’Atlantide come di una terra asciutta. Per molti aspetti essa non è coperta dal mare, ma da qualcosa d’intermedio come da un’aria che sia ripiena d’acqua, e l’uomo viveva in quest’elemento di acqua-aria. Soltanto più tardi esso divenne capace di vivere nell’aria libera e di stare su terreno solido. Questo avvenne relativamente non molto tempo fa. E perciò, espresso simbolicamente, quando consideriamo l’evoluzione terrestre, noi diciamo: da un lato abbiamo terra e dall’altro lato acqua. Quest’ultimo è il tempo più antico.

 

• Dall’acqua sorge una delle forze fino alla prima metà dell’evoluzione;

• dalla terra sorge l’altra delle forze.

 

• Fino alla metà della quarta epoca noi parliamo delle forze di Marte,

delle forze che, per così dire, sono fornite dall’acqua;

• parliamo invece delle forze di Mercurio nel periodo successivo, quando la terra solida dà il suo sostegno.

 

Questo può essere bene riassunto nella rappresentazione che l’uomo, in tutta la sua missione terrestre, è sostenuto da due colonne, le medesime colonne che erano simbolicamente esposte nella sala del Congresso di Monaco (nel 1907). Le due colonne rappresentano le due parti della missione terrestre, le due eredità che l’uomo ricevette da tempi precedenti. Sopra di esse è simbolizzato quanto deve essere raggiunto attraverso la Terra medesima: l’amore; esso vive, magnificamente manifestandosi, ed è sostenuto da quelle due eredità.

 

Lo scrittore dell’Apocalisse descrive realmente le cose come esse si presentano all’uomo che salga nelle regioni spirituali. Di conseguenza, quello che ci viene incontro quando guardiamo a quanto vi è oltre la Terra, a quanto ci viene incontro nel momento in cui la sostanza terrestre dissolve la sua materia nello spirito, è indicato simbolicamente in quello che noi vediamo nel quarto suggello. Naturalmente ci deve apparire rovesciato, perché rappresenta qualcosa di futuro. Ci appaiono le due forze che la terra ha ereditato dal cosmo della saggezza e da quello della forza e tutto ciò che si mostra come adempimento della missione terrestre, vale a dire la forza dell’amore foggiata dall’uomo; il complesso ci appare come la personificazione dell’uomo futuro, e questo ci viene simbolicamente incontro sostenuto dalle due forze ricordate e compenetrato dalla forza dell’amore. Il messaggio dell’amore, il libro che l’uomo ha davanti a sé, è un libro che non soltanto agisce dal di fuori, ma che egli deve divorare.

 

Ci vediamo così dinanzi il poderoso quadro, quale qui ci appare:

« Ed io vidi un altro angelo potente »

– vale a dire un essere che viene così rappresentato perché è già al di sopra dell’uomo odierno –

« discendere dalle sfere spirituali »,

così lo vede il veggente,

« ed esso era rivestito da una nuvola, e il suo viso era come il sole,

e i suoi piedi come colonne, colonne di fuoco ».

 

• Sono le due forze di cui abbiamo parlato, quelle che la Terra ha ricevuto in eredità.

• « E nella sua mano aveva un libretto aperto; ed egli pose il suo piede destro sul mare e il sinistro sulla terra ».

E Giovanni parlò all’angelo: « Dammi il libretto».

• «Ed egli mi rispose: prendilo e divoralo; ti farà male alle viscere, ma nella tua bocca sarà dolce come miele.

Ed io presi il libretto di mano all’angelo e lo divorai; e nella mia bocca era dolce come miele» (Cap.10; vv. 1, 2, 9, 10).

 

Abbiamo qui quello che ci deve venir detto della sensazione che interviene nel veggente quando egli indirizza il suo sguardo al punto in cui la terra passa dallo stato fisico-materiale a quello astrale-spirituale, quando è adempiuta la missione della Terra.

Quando il veggente vede ciò, egli apprende quello che è veramente in connessione col messaggio dell’amore che è stato acquisito come impulso durante il quarto periodo di civiltà; apprende già nella vita attuale, come lo ha appreso lo scrittore dell’Apocalisse, che cosa sia la beatitudine e che cosa possa essere proposto all’umanità come beatitudine.

 

Ma lo apprende appunto nel corpo di oggi; perché, se un essere anche elevatissimo volesse vivere fra gli uomini, egli dovrebbe incarnarsi fisicamente. E sotto molti aspetti, proprio per il fatto che il corpo di oggi offre allo spirito la possibilità di elevarsi, esso dà pure la possibilità di soffrire.

• Quindi, mentre l’anima del veggente, descritta dall’autore dell’Apocalisse, può elevarsi in regioni spirituali, per ricevere il vangelo dell’amore e può sperimentare in ispirito la beatitudine dolce come miele, il veggente stesso vive però in un corpo di oggi e di conseguenza egli deve dire che l’elevarsi, nel corpo di oggi, per molti aspetti provoca il contrario della beatitudine.

 

Egli esprime ciò dicendo che, malgrado sia dolce come miele, il libretto gli produce furiosi dolori al ventre, dopo che lo ha inghiottito. Questo è soltanto un piccolo riflesso dell’essere « crocifisso nel corpo ».

Più in alto salirà lo spirito, più gli sarà difficile abitare nel corpo.

 

L’espressione simbolica per quei dolori è appunto « essere crocifisso nel corpo ».

Abbiamo così indicato a grandi tratti quello che avverrà nel corso dell’evoluzione della nostra Terra, quello che attende l’uomo nell’evoluzione della Terra.

 

Siamo giunti fino al punto in cui l’uomo verrà trasformato, verrà trasformato in sostanza astrale, al punto in cui la Terra, nelle sue parti migliori, scomparirà come terra fisica, trapasserà ad una forma spirituale dove soltanto una parte separata precipiterà nell’abisso per effetto dell’ira di Dio.

Vedremo che anche così non si giunge ancora all’ultimo passo, oltre il quale la salvezza non è possibile, e ciò malgrado che quanto si manifesti nell’abisso venga indicato con i simboli più spaventosi: mediante la bestia dalle sette teste e le dieci corna, e mediante la bestia dalle due corna.