Il Gesù bambino salomonico del Vangelo di Matteo e il Gesù bambino nathanico del Vangelo di Luca

O.O. 131 – Da Gesù a Cristo – 12.10.1911


 

Sappiamo che in Palestina, all’epoca di cui si tratta, erano nati non uno, ma due bambini Gesù, e che uno di essi era nato dalla linea salomonica della casa di David. È essenzialmente quel Gesù bambino di cui narra il Vangelo di Matteo. La strana contraddizione che si rileva fra il principio del Vangelo di Matteo e quello di Luca proviene dal fatto che le notizie dello scrittore del Vangelo di Matteo si riferiscono ad uno dei due Gesù bambini, a quello della linea salomonica della casa di Davide. Non contemporaneamente, ma quasi, nacque poi un altro Gesù bambino dalla linea nathanica della casa di Davide. È ora importante rendersi conto chiaramente di quale entità si tratti.

 

La ricerca occulta mostra qui che l’individualità del Gesù bambino salomonico altro non era che quella di Zarathustra. Zarathustra, dopo la sua missione principale di cui abbiamo parlato a proposito della civiltà paleopersiana, si incarnò sempre di nuovo, alla fine anche durante la civiltà babilonese-caldaica, e dopo appunto nel Gesù bambino salomonico. Era necessario che l’individualità di Zarathustra, con tutte le grandi e possenti forze interiori che naturalmente portava seco dalle precedenti incarnazioni, si incarnasse anzitutto in un corpo disceso dalla linea salomonica della casa di Davide, adatto a elaborare le grandi facoltà di Zarathustra e a farle progredire nel modo in cui si possono far progredire le facoltà umane che già si trovano ad un gradino molto elevato, in quanto esse appartengono all’entità che passa da incarnazione a incarnazione. Si tratta dunque di un corpo umano che possa elaborare tali facoltà non soltanto in età avanzata, ma in una organizzazione giovanile, piena di forza infantile.

 

Vediamo perciò crescere l’individualità di Zarathustra in modo che le facoltà del bambino si sviluppano relativamente presto. Quel bambino mostra presto perfino delle cognizioni di solito impossibili per un’età così infantile. Ma una cosa dobbiamo affermare, e cioè che il Gesù bambino salomonico, sebbene fosse l’incarnazione di un’individualità così elevata, era pur sempre un uomo anche se elevato, vale a dire che, come anche gli uomini più elevati, aveva determinate possibilità di errore, tendenze anche a difficoltà morali, se non proprio al peccato. Sappiamo poi che l’individualità di Zarathustra, in ordine a un processo occulto, ben conosciuto da tutti quelli che si occupano di simili argomenti, abbandonò al dodicesimo anno il corpo del Gesù bambino salomonico e si trasferì nel corpo del Gesù bambino nathanico.

 

Il corpo del Gesù bambino nathanico, o per dir meglio la triplice corporeità di corpo fisico, corpo eterico e corpo astrale di questo bambino, era costituita in un modo del tutto speciale perché questo corpo era effettivamente tale che il bambino che lo aveva palesava delle capacità proprio opposte a quelle del Gesù bambino salomonico.

Mentre quest’ultimo si faceva notare a causa del suo grande talento per le cose esteriori, per quelle che si possono appunto imparare esteriormente, il bambino Gesù nathanico invece, riguardo alle cose esteriori, si potrebbe quasi dire privo di talento, e naturalmente questo non può affatto esser detto in senso negativo. Non era in condizione di orientarsi tra le cose create dalla civiltà umana sulla terra.

 

D’altra parte si era manifestato il fatto meraviglioso che subito, fin dalla nascita, egli poteva parlare. Dunque ciò che era più legato al corpo si mostrava come capacità fin dalla nascita. È giustissima la tradizione secondo cui egli parlava, anche se in un linguaggio incomprensibile per tutti gli altri uomini.

In merito al contenuto di quel linguaggio viene narrato che fin dalla nascita, ed è altra tradizione vera che può essere verificata anche per via occulta, la madre poteva comprendere quel che il bambino diceva. Erano sviluppate nel bambino appunto le qualità che possiamo chiamare « qualità del cuore »; una capacità straordinaria di amare e una natura capace di straordinaria devozione e abnegazione erano le caratteristiche di questo bambino.

 

Era anche meraviglioso che dal primo giorno della sua vita, per virtù della semplice sua presenza o anche per contatto, egli esercitasse un’azione benefica, un’azione che si potrebbe oggi forse chiamare magnetica. Dunque tutte le qualità del cuore si mostravano nel bambino, e tali qualità erano talmente intensificate che potevano riuscire magneticamente benefiche per quanto lo circondava.

 

Sappiamo pure che nel corpo astrale di questo bambino agivano le forze acquistate una volta da quel bodhisattva che divenne poi il Gotama Buddha. Sappiamo già (e a questo riguardo la tradizione orientale è assolutamente esatta e può essere verificata dalla scienza occulta) che il bodhisattva, il quale mezzo millennio prima della nostra èra per il fatto di essere diventato « buddha » non era più obbligato ad incarnarsi ulteriormente sulla terra in un corpo fisico, esercitò da allora in poi, soltanto dal mondo spirituale, un’azione soprattutto su coloro che seguivano i suoi insegnamenti.

 

Questa è la caratteristica di una simile individualità: essa sale fino ad una altezza dalla quale non discende più per incarnarsi in un corpo fisico, e dai mondi spirituali può allora prendere parte alle vicende e alle sorti della nostra esistenza terrestre. Questo può succedere in svariatissimi modi.

 

Effettivamente il bodhisattva, il quale ebbe la sua ultima incarnazione corporea sulla terra come Gotama Buddha, in sostanza prese parte all’ulteriore evoluzione dell’umanità. Dobbiamo infatti renderci ben conto che il nostro mondo spirituale umano è in continua relazione con tutto il rimanente mondo spirituale. Rendiamoci ben conto che l’uomo non soltanto mangia e beve e accoglie così in sé le sostanze della terra fisica, ma che egli accoglie continuamente dal mondo spirituale del nutrimento animico-spirituale, e che continuamente, nei modi più diversi, delle forze affluiscono nell’esistenza fisica terrena dal mondo spirituale.

 

Un siffatto affluire delle forze che il Buddha si era acquistate nell’ulteriore sviluppo dell’umanità avvenne in quanto che le forze del Buddha compenetrarono il corpo astrale del Gesù bambino nathanico: nel corpo astrale di questo bambino agiva dunque ciò che il Buddha, nella forma in cui era allora, doveva dare all’umanità.

Da precedenti conferenze sappiamo che in sostanza le parole che ancora oggi abbiamo come detto natalizio: « La manifestazione si rivela dalle altezze dei mondi, e la pace si stenderà sulla terra nei cuori di coloro che sono di buona volontà » : provengono da quel che fluì nell’evoluzione dell’umanità per il fatto che le forze del Buddha si immersero nel corpo astrale; del Gesù bambino nathanico. Vediamo così le forze del Buddha proseguire la loro azione nella corrente dell’esistenza terrestre che ebbe il suo inizio dagli eventi di Palestina. Quelle forze del Buddha agirono poi ulteriormente.

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Oggi è per noi della massima importanza che nel corpo astrale del Gesù bambino di Luca fossero attive le forze del Buddha. Quando questo Gesù bambino ebbe dunque dodici anni, l’individualità di Zarathustra si trasferì nella triplice corporeità del bambino Gesù nathanico.

Per quale ragione questo Gesù bambino aveva le meravigliose capacità prima caratterizzate?

Deriva dal fatto che questo Gesù bambino non era una individualità umana come tutte le altre. In certo modo questa individualità era del tutto diversa, e per comprenderla dobbiamo risalire all’epoca lemurica in cui, in ultima analisi, l’evoluzione terrestre degli uomini ebbe il suo vero inizio.

 

Dobbiamo renderci ben conto che tutto quanto avvenne prima dell’epoca lemurica

è veramente soltanto una ripetizione dell’esistenza di Saturno, Sole e Luna,

e che nell’epoca lemurica soltanto venne posto nell’uomo il primo germe,

come possibilità, perché egli potesse accogliere l’io,

la quarta parte costitutiva della sua entità nell’evoluzione terrestre.

 

Se consideriamo l’intera corrente dell’evoluzione dell’umanità,

dobbiamo dire che l’umanità, quale si diffuse sulla terra

(e tale diffusione è descritta con maggior precisione nella mia Scienza occulta),

si deve far risalire nell’epoca lemurica

a determinati antenati umani di questo periodo iniziale della nostra terra attuale.

• Dobbiamo stabilire un determinato momento nell’epoca lemurica

dopo il quale soltanto si può giustamente parlare, nel senso odierno, di genere umano.

 

Di quel che vi era prima non si può dire che già esistessero negli uomini terrestri gli io

che poi sempre tornarono a incarnarsi. Non era così.

• Prima l’io dell’uomo non era ancora separato dalla sostanza

di quella gerarchia che ha offerto anzitutto un’occasione all’io dell’uomo: la gerarchia degli spiriti della forma.

 

Possiamo ora pensare, e lo mostra la ricerca occulta, che per così dire

una parte della sostanza degli spiriti della forma penetrò nell’incarnazione umana per la formazione dell’io umano.

• Ma quando allora l’uomo iniziò le sue incarnazioni fisiche sulla terra,

qualcosa di ciò che doveva diventare « uomo » venne trattenuto.

• In certo modo venne trattenuta una sostanza-io che non fu avviata nella corrente delle incarnazioni fisiche.

 

Se ci si volesse rappresentare la corrente delle incarnazioni fisiche dell’uomo, quella che comincia con Adamo, chiamato dalla Bibbia il padre originario del genere umano, si dovrebbe tracciare un albero genealogico con molte e svariate diramazioni.

 

Ma possiamo semplicemente pensare che quanto fluì dagli spiriti della forma continuò a fluire;

ne venne però direi quasi tenuta in serbo una parte, come un io,

che fu preservata dal penetrare nelle incarnazioni fisiche,

un io che non ricomparve ripetutamente come uomo,

ma che conservò quella forma, quella sostanzialità che l’uomo aveva

prima di essere penetrato nella sua prima incarnazione terrestre.

 

Dunque un io che continuò a vivere accanto alla rimanente umanità,

e che fino ai tempi di cui ora parliamo e in cui dovevano verificarsi gli eventi di Palestina,

non era ancora mai stato incarnato in un corpo umano fisico;

un io che, se si vuol parlare con linguaggio biblico, era ancora nella stessa condizione in cui era l’io di Adamo,

prima della sua prima incarnazione corporea terrestre.

Un io siffatto era sempre esistito.

 

Se ora esaminiamo un poco le cognizioni occulte riguardanti questo io, cognizioni che naturalmente sembrano per l’uomo odierno qualcosa di assolutamente assurdo, vediamo che esso, essendo stato per così dire conservato come in riserva, non venne avviato in un corpo umano, ma fu veramente affidato soltanto ai sacri misteri, quali esistevano durante l’epoca atlantica e postatlantica; esso era conservato in un importante santuario dei misteri, come in un tabernacolo.

 

Tale io aveva perciò delle particolarità speciali,

quella di non essere stato in contatto con niente di ciò che in generale un io umano può imparare sulla terra.

• Era dunque anche non tocco da tutti gli influssi luciferici e arimanici;

era insomma qualcosa che, rispetto agli altri io degli uomini, possiamo rappresentarci come una sfera vuota,

come qualcosa di ancora completamente vergine rispetto alle esperienze terrestri;

un nulla, un negativo di fronte a tutte le esperienze terrestri.

 

Sembrava perciò che il Gesù bambino nathanico di cui narra il Vangelo di Luca non avesse alcun io umano,

come se fosse costituito soltanto di corpo fisico, corpo eterico e corpo astrale.

• Basta dire dunque che nel Gesù bambino di Luca

non vi era un io evolutosi attraverso l’epoca atlantica e postatlantica.

 

Parliamo giustamente se diciamo che

• nel Gesù bambino di Matteo abbiamo a che fare con un uomo pienamente formato,

• e nel Gesù bambino del Vangelo di Luca abbiamo invece a che fare

con un corpo fisico, un corpo eterico e un corpo astrale

coordinati in modo da rappresentare armonicamente l’uomo,

quale è disceso come risultato dall’evoluzione di Saturno, Sole e Luna.

 

Perciò questo Gesù bambino, come insegna la cronaca dell’akasha,

non aveva talento per tutto ciò che la civiltà umana aveva sviluppato,

non poteva accoglierlo perché non vi aveva partecipato.

 

Noi abbiamo abilità e destrezza per l’esistenza, perché nelle passate incarnazioni già abbiamo sperimentato determinate attività; chi non sia mai stato presente riesce inabile per tutto ciò che gli uomini hanno prodotto durante l’evoluzione terrestre.

 

Se il Gesù bambino nathanico fosse nato al tempo nostro, si sarebbe mostrato molto poco abile nell’imparare a scrivere perché gli uomini ai tempi di Adamo non scrivevano e prima ancor meno. Dunque per tutto ciò che si riferiva a quanto era stato appreso durante il corso dell’evoluzione dell’umanità, il Gesù bambino di Luca non aveva disposizione.

 

Invece le qualità interiori che aveva portato seco, che non erano decadute come in altri a causa di effetti luciferici si mostravano in sommo grado. È poi di ancora maggior interesse che questo Gesù bambino parlasse un linguaggio strano. Questo ci mostra infatti qualcosa a cui ho accennato anche nel mi scritto La direzione spirituale dell’uomo e dell’umanità, cioè che i linguaggi, che sono ora diffusi sulla terra e che compaiono presso i vari popoli, sono sorti relativamente tardi nell’evoluzione dell’umanità, e sono stati preceduti da ciò eh si potrebbe veramente chiamare un linguaggio umano primordiale.

 

Sono gli spiriti della separazione, quelli del mondo luciferico e arimanico,

che da quel linguaggio primordiale produssero le numerose lingue nel mondo.

Il linguaggio primordiale è andato perduto, e non può più essere parlato da un io

che sia passato da incarnazione in incarnazione nel corso dell’evoluzione della terra.

 

Quel Gesù bambino, che non era passato attraverso le incarnazioni umane,

dall’inizio dell’evoluzione dell’umanità portò seco la capacità di parlare

non una delle tante lingue, ma un linguaggio che si ritiene giustamente

non fosse comprensibile per chi lo attorniava, ma che,

per l’interiorità di cuore che conteneva, era compreso dal cuore materno.

 

Viene così indicato un fenomeno straordinariamente importante, legato al Gesù bambino di Luca.

Quando nacque, il Gesù bambino di Luca era dunque provvisto

di tutto ciò che non era stato influenzato dalle forze luciferiche e arimaniche.

Egli non aveva un io che era tornato sempre ad incarnarsi,

e perciò non gli fu necessario espellere niente al suo dodicesimo anno di vita,

quando l’individualità di Zarathustra si trasferì

dal Gesù bambino salomonico del Vangelo di Matteo nel Gesù bambino nathanico.

 

Ho detto prima che questa parte umana rimasta indietro, che fino ad allora si era evoluta nei misteri accanto al resto della umanità, era nata effettivamente per la prima volta al tempo degli eventi di Palestina quale Gesù bambino nathanico. Dai misteri dell’Asia occidentale, dove quel germe umano era stato conservato, esso venne trasferito nel corpo del Gesù bambino nathanico. Questo bambino dunque crebbe, e al dodicesimo anno entrò in lui l’individualità di Zarathustra. Sappiamo pure che tale passaggio ci viene indicato dalla scena di Gesù dodicenne nel tempio. Si può comprendere che i genitori del Gesù bambino nathanico, abituati a vederlo quale appunto lo abbiamo descritto, trovassero un cambiamento straordinario quando lo ritrovarono nel tempio dopo averlo smarrito. Quello fu infatti il momento in cui nel ragazzo dodicenne si trasferì l’individualità di Zarathustra; da ora innanzi quindi, dal dodicesimo al trentesimo anno, nel Gesù di Luca si trova l’individualità di Zarathustra.

 

Nel Vangelo di Luca vi sono ora delle parole strane; accennano a qualcosa che soltanto la ricerca occulta ci può chiarire. Dopo la descrizione della scena di Gesù dodicenne nel tempio, nel Vangelo di Luca è scritto: « E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia dinanzi a Dio e agli uomini » (Luca 2, 52). Così vengono tradotte di solito. Anche Lutero le ha tradotte così, ma comunque non hanno molto senso; quando infatti si dice che « Gesù cresceva in età », vorrei sapere che cosa può significare che un ragazzo dodicenne « cresca in età ».

 

Succede proprio naturalmente col passar del tempo!

In realtà però il passo, se si ricostruisce il testo dei Vangeli per mezzo della cronaca dell’akasha,

dice che egli cresceva in tutto ciò in cui un corpo astrale può crescere, e cioè in saggezza,

che cresceva in tutto ciò in cui può crescere un corpo eterico,

vale a dire in tutte le capacità della bontà, della benevolenza e così via,

e che infine cresceva in tutto ciò in cui può crescere un corpo fisico e che si trasfonde nel bell’aspetto esteriore.

 

•Queste parole intendono indicare chiaramente che il ragazzo, grazie alla speciale caratteristica che conservò fino al dodicesimo anno, era rimasto illeso, non era stato affatto toccato nella sua individualità dalle forze luciferiche e arimaniche, perché appunto non era un’individualità passata da incarnazione a incarnazione.

Il Vangelo di Luca indica questo in modo speciale, rintracciando la serie delle generazioni, passando da Adamo fino a Dio, e così intende dire che si trattava di quella sostanza che non aveva subito l’influenza di ciò che era passato per l’evoluzione umana.

Così dunque vive il fanciullo, crescendo in tutto quanto è possibile nello sviluppo di una triplice corporeità che non è stata appunto toccata da ciò che tocca le altre corporeità umane.

 

L’individualità di Zarathustra aveva ormai la possibilità di unire

tutta l’elevatezza da essa raggiunta alle meraviglie di questa triplice corporeità,

perché essa non era stata traviata da niente,

e poteva sviluppare tutto ciò che soltanto un corpo fisico ideale,

un corpo eterico ideale, e un corpo astrale ideale possono sviluppare.

 

A questo accenna la frase citata del Vangelo di Luca. Era così data la possibilità che, fino al trentesimo anno di vita, nello sviluppo di questo giovane penetrasse qualcosa che l’individualità di Zarathustra era in grado di riversare in quella triplice corporeità umana, tutto quanto cioè può venire da una individualità così elevata.

Ci facciamo quindi una giusta rappresentazione di Gesù di Nazareth, fino al suo trentesimo anno di vita, se lo pensiamo come un’individualità umana elevatissima, come un’individualità appunto per la cui formazione erano stati fatti tutti i grandi preparativi che abbiamo visto.

 

Se vogliamo intenderci, dobbiamo ora arrivare a comprendere che

i frutti dello sviluppo che sperimentiamo nei nostri corpi

vanno a vantaggio dell’individualità.

I nostri corpi ci offrono l’occasione affinché la nostra individualità, per così dire,

possa succhiare dalla vita i frutti per la sua ulteriore evoluzione.

Quando alla morte, parlando ora della morte di un uomo normale,

abbandoniamo i nostri corpi, non vi lasciamo

ciò che in essi abbiano acquistato ed elaborato in quanto individualità.

 

Vedremo più tardi per quali speciali circostanze qualcosa possa rimanere nei corpi,

ma come regola, come legge, l’individualità non lascia nei corpi quel che ha acquistato.

 

Mentre dunque Zarathustra abbandona al trentesimo anno la triplice corporeità di Gesù di Nazareth,

egli lascia i tre corpi: corpo fisico, corpo eterico e corpo astrale.

Ma tutto ciò che l’individualità di Zarathustra

potè acquistare per mezzo di quegli strumenti penetra nella sua individualità,

continua a vivere nella sua individualità che ora esce da quella triplice corporeità.

Tutto ciò va a vantaggio della sua individualità.

 

D’altra parte qualcosa è stato indubbiamente raggiunto nella triplice corporeità di Gesù di Nazareth, che cioè la natura umana, quale essa era prima delle influenze luciferiche e arimaniche, fosse unita con l’individualità che più profondamente di qualsiasi altra era penetrata con lo sguardo nella spiritualità del macrocosmo.

Pensiamo infatti a tutto ciò che l’individualità di Zarathustra aveva attraversato! Allorché essa operava per la fondazione della civiltà paleopersiana guardando il grande spirito solare, già lo sguardo di Zarathustra penetrava negli spazi universali della spiritualità. La sua individualità sempre più si andava evolvendo attraverso le successive incarnazioni.

 

Se l’interiorità della natura umana, con le forze più intense dell’amore e della compassione, era arrivata a costituirsi per il fatto che una sostanza umana pura era rimasta conservata fino alla nascita del Gesù nathanico, e che inoltre il corpo astrale si era poi compenetrato delle forze del Gotama Buddha, se dunque esisteva nel Gesù nathanico quella che possiamo chiamare « l’intima interiorità » dell’uomo, con tale corporeità si unì nel dodicesimo anno quell’individualità umana che, fra tutte le individualità umane, era penetrata con lo sguardo più chiaramente e più profondamente nella spiritualità del macrocosmo.

 

Con questo però gli strumenti del Gesù nathanico vennero talmente trasformati

da essere ormai capaci di accogliere in sé l’essenza, l’essenza macrocosmica del Cristo.

• Se l’individualità di Zarathustra non avesse compenetrato fino al trentesimo anno quella corporeità,

quegli occhi non sarebbero stati capaci di sopportare la sostanza del Cristo

dal trentesimo anno fino al mistero del Golgota,

quelle mani non sarebbero state capaci di compenetrarsi con la sostanza del Cristo, al trentesimo anno.

 

Per potere accogliere il Cristo, la corporeità dovette in certo qual modo

essere preparata, allargata, dall’individualità di Zarathustra.

• Indubbiamente in Gesù di Nazareth,

nel momento in cui Zarathustra lo abbandonò e l’individualità del Cristo penetrò in lui,

non abbiamo dunque dinanzi a noi né un iniziato, né un uomo per quanto superiore.

iniziato è tale per il fatto di possedere un’individualità superiormente evoluta;

questa però era appunto uscita dalla triplice corporeità di Gesù di Nazareth.

 

Abbiamo soltanto la triplice corporeità che, per virtù della dimora in essa di Zarathustra,

era preparata in modo da poter accogliere l’individualità del Cristo.