Il Gesù natanico e il Gesù salomonico

O.O. 123 – Il Vangelo di Matteo – 06.09.1910


 

Dobbiamo ancora accennare ad alcuni aspetti che riguardano il Gesù di Matteo.

Tutto quanto troviamo descritto in questo Vangelo risale ai misteri rivelati da Gesù figlio di Pandira, in seno all’essenismo; tali segreti furono poi tramandati e sviluppati dal suo discepolo Mathai, al quale dobbiamo tutti i più profondi contenuti narrati all’inizio del vangelo di Matteo.

Mediante tutto quanto deriva dalla corrente che si esprime nel vangelo di Matteo, furono predisposti il corpo fisico e il corpo eterico del Gesù di Matteo; anche se naturalmente nel corso delle quarantadue generazioni furono esercitati anche certi influssi relativi al corpo astrale.

 

Ma se abbiamo detto che le prime quattordici generazioni si riferivano particolarmente al corpo fisico, le seconde quattordici al corpo eterico e le ultime quattordici (dopo la cattività babilonese) al corpo astrale, dobbiamo peraltro sottolineare che tutto quanto venne in tal modo preparato per l’incarnazione dell’ultimissima individualità di Zaratustra, riguardava essenzialmente il corpo fisico e quello eterico.

A questo punto è bene ricordare quanto ho detto già tante altre volte, che cioè lo sviluppo individuale umano riguarda nei primi sette anni di vita essenzialmente il corpo fisico; anche nei sette anni successivi (dall’inizio della seconda dentizione alla pubertà) si sviluppa in modo particolare l’eterico, mentre soltanto in seguito ha luogo il libero sviluppo del corpo astrale.

 

Nello speciale corpo fisico ed eterico preparato attraverso le generazioni provenienti da Abramo, doveva giungere al suo compimento appunto tutto quanto concerne questi due componenti umani, e Zaratustra doveva farvi le sue prime esperienze nella sua nuova incarnazione. In seguito però, compiutosi il pieno sviluppo del corpo eterico, quanto era stato preparato per quella individualità non era più sufficiente, ed essa dovette procedere allo sviluppo del corpo astrale.

 

A questo fine si compì l’evento straordinario e grandioso, senza la comprensione

del quale non possiamo capire nulla del grande mistero del Cristo-Gesù.

 

L’individualità di Zaratustra andò sviluppandosi durante l’infanzia nel corpo fisico e in quello eterico del Gesù di cui parla il vangelo di Matteo, fino all’età di dodici anni. Infatti, nel caso di quella individualità, anche a causa del clima locale, l’età della pubertà si verifica più presto che altrove, cioè già intorno al dodicesimo anno. A quel momento era stato raggiunto tutto quanto doveva compiersi in quel corpo fisico ed eterico della linea salomonica, tutto quanto era stato adeguatamente preparato nel corso delle generazioni.

 

Allora l’individualità di Zaratustra abbandonò effettivamente

il corpo fisico e il corpo eterico che sono oggetto dei passi iniziali del vangelo di Matteo,

e passò entro l’organismo del Gesù di cui parla Luca.

 

Sappiamo infatti già dallo studio compiuto sul vangelo di Luca che in realtà il racconto di Gesù dodicenne nel tempio (Luca 2,42-50) significa questo: che nel momento in cui il giovinetto Gesù si presenta ai suoi genitori così profondamente cambiato, che essi non riuscivano a comprenderne le parole, si era compiuta in lui la penetrazione dell’individualità di Zaratustra, che fino ad allora si era sviluppata nel corpo fisico e nell’eterico del Gesù salomonico. Eventi come questo sono possibili, anche se debbono riuscire ben difficili alla comprensione da parte della concezione materialistica profana.

Il trapasso di un’individualità da un corpo umano ad un altro è un fatto possibile.

 

E avvenne appunto allora un fatto di questa natura, quando l’individualità di Zaratustra abbandonò la sua precedente corporeità per penetrare in quella del Gesù del vangelo di Luca, nel quale era stato adeguatamente preparato in precedenza il corpo astrale e l’io.

Così Zaratustra potè continuare il proprio ulteriore sviluppo, entro il corpo astrale e l’io del giovinetto Gesù natanico, a partire dal dodicesimo anno. Questo è accennato in modo così mirabile nel vangelo di Luca, quando ci viene narrato come Gesù dodicenne si trova fra i sapienti nel tempio, dicendo cose che dovevano apparire straordinarie.

 

Che cosa rese possibile questo comportamento? Il fatto che in quel momento era penetrata in lui l’individualità di Zaratustra. Fino al suo dodicesimo anno, in quel fanciullo non si era espressa l’individualità di Zaratustra; perciò la trasformazione di carattere fu talmente grande, da renderlo irriconoscibile ai suoi genitori, quando essi lo ritrovarono nel tempio in mezzo ai dottori della legge.

 

Si tratta dunque di due coppie di genitori, entrambi di nome Giuseppe e Maria (erano nomi frequenti, a quei tempi, ma col modo odierno di comprendere il senso dei nomi propri non si può trarre nessuna conseguenza dal fatto che si chiamavano Giuseppe e Maria) e di due fanciulli di nome Gesù. Di uno di questi, che discendeva dalla linea salomonica della casa di Davide, ci parla il vangelo di Matteo. Dell’altro Gesù, discendente della linea natanica e figlio di una diversa coppia di genitori, parla invece il vangelo di Luca. I due fanciulli crescono vicini l’uno all’altro, sviluppandosi fino all’età di dodici anni. Questi sono fatti menzionati dai Vangeli, e i Vangeli si esprimono correttamente in ogni punto. Fintanto che si volle impedire che la gente conoscesse la verità, o fino a che la gente non voleva apprenderla, si è cercato di impedire la conoscenza diretta dei Vangeli. I Vangeli debbono essere solo compresi: essi dicono il vero.

 

Il giovinetto Gesù della linea natanica era dotato di una straordinaria profondità interiore, pur essendo poco adatto ad apprendere la sapienza esteriore, le conoscenze esteriori. Possedeva invece un’infinita profondità di sentimento, un’illimitata capacità di amore, perché nel suo corpo eterico viveva la forza che era fluita sin dall’epoca in cui l’uomo non era ancora mai disceso in una incarnazione terrestre, quando esso viveva un’esistenza divina. L’esistenza divina si manifestava in quel bambino come infinita capacità di amare. Egli era dunque poco disposto a sviluppare quanto gli uomini si erano conquistati nel corso delle successive incarnazioni, mediante gli strumenti del corpo fisico. Era invece straordinariamente compenetrato di calore d’amore, per la qualità della sua anima, della sua interiorità.

 

In lui si manifestava per così dire un indizio (per chi ne era informato) della particolare, immensa forza dell’interiorità di quel bambino. Quello che l’uomo apprende di solito solo a contatto con l’esistenza esteriore, il bambino Gesù di Luca lo possedeva già sin dall’inizio: subito dopo la nascita egli pronunciò delle parole che riuscirono comprensibili a chi gli stava vicino. Egli era dunque grande riguardo a tutto ciò che è interiore, e poco abile riguardo a ciò che l’umanità aveva appreso sulla Terra, nel corso delle generazioni. Ecco perché i suoi genitori rimasero tanto meravigliati quando in una corporeità sviluppatasi in questo modo si manifestò improvvisamente un ragazzo dotato di tutta la sapienza esteriore che si può acquistare con gli strumenti corporei.

 

Una tale improvvisa e radicale trasformazione si rese possibile per il fatto che in quel momento l’individualità di Zaratustra era passata dal fanciullo della linea salomonica a quello della linea natanica. Nel momento in cui i suoi genitori lo cercavano nel tempio, da quel fanciullo parlava Zaratustra.

 

Naturalmente Zaratustra si era conquistate tutte le facoltà che ci si possono appropriare mediante l’uso degli strumenti corporei fisici ed eterici. Egli aveva dovuto scegliere la linea del sangue della stirpe salomonica e la corrispondente corporeità, perché in quella linea si trovavano sviluppate al più alto grado le forze necessarie. Per mezzo di tale corporeità egli acquistò tutto quanto potè, congiungendolo poi con ciò che proveniva dalla straordinaria interiorità del Gesù del vangelo di Luca, dotato ancora di qualità dell’uomo primordiale, non ancora passato per le incarnazioni terrestri. Le due correnti così si unirono: da quel momento in avanti, ci sta di fronte un’unica entità.

 

Si potrebbe dire, per colmo di sicurezza, che vien fatto osservare a questo punto anche qualcosa d’altro. Non solo i genitori del fanciullo di Luca riscontrarono un cambiamento di cui non poterono rendersi ragione, ma quella trasformazione si mostrò anche all’aspetto esterno. Dopo il ritrovamento di Gesù fra i dottori del tempio da parte dei suoi genitori, si legge nel vangelo di Luca (2,51-52): «E discese con essi e tornò a Nazaret… E Gesù progrediva in bellezza fisica esteriore, in nobili attitudini e in sapienza…». Perché sono indicate queste tre qualità? Perché si tratta di qualità che potevano svilupparsi in modo particolare, ora che in lui dimorava l’individualità di Zaratustra.

 

Tengo a mettere in evidenza che queste parole vengono di solito tradotte così: «E Gesù progrediva in sapienza, in età e grazia dinanzi a Dio e agli uomini». Ma mi chiedo se occorre disporre di un Vangelo, per affermare che un ragazzo dodicenne progrediva in età! Nella traduzione del Weizsàcker leggiamo addirittura: «E Gesù progrediva in sapienza, in statura e in età dinanzi a Dio e agli uomini».

 

Ma non si tratta certo di questo; il testo vuol dire che ora si trovava nel fanciullo Gesù un’individualità che non era più, come prima, soltanto interiore, ma che (essendosi andata sviluppando prima in un corpo fisico perfetto) poteva ora manifestarsi nella prestanza fisica. Ma anche ciò che si viene elaborando specialmente nel corpo eterico, cioè le abitudini assimilate ed elaborate durante la vita nel corpo eterico, non esistevano in origine nel Gesù natanico. In lui era invece presente una straordinaria disposizione all’amore, e su questa disposizione ora si poteva ulteriormente costruire. Tale disposizione era presente però sin dall’inizio, bella e pronta, e non poteva imprimersi (come negli altri uomini) nelle abitudini.

 

Adesso però era presente l’altra individualità, ricca delle qualità tratte da uno sviluppo avvenuto in un corpo fisico e in un corpo eterico particolarmente eletti; in seguito a ciò adesso potevano cominciare anche a manifestarsi delle abitudini esteriori e imprimersi nel corpo eterico. Questo è dunque il secondo elemento che venne sviluppandosi nel Gesù giovinetto. Il terzo, la «saggezza», è già meno difficile a comprendersi. Il Gesù del vangelo di Luca non era sapiente; era però un essere dotato al più alto grado della facoltà di amare. L’accrescimento della saggezza era dovuto ora all’ingresso dell’individualità di Zaratustra.

 

Ho già menzionato, quando si trattava di studiare il vangelo di Luca, che una personalità che viene abbandonata dal proprio io, dall’individualità, può rimanere in vita ancora per qualche tempo: infatti sussistono, in tali casi, i tre corpi, il fisico, l’eterico e l’astrale. Il complesso del Gesù salomonico, abbandonato dall’individualità, andò rapidamente deperendo e morì poco più tardi. Il fanciullo Gesù di cui parlano i primi capitoli del vangelo di Matteo morì relativamente presto, dopo il suo dodicesimo anno d’età. Abbiamo quindi, in un primo tempo, due bambini Gesù, ma in seguito un solo giovanetto Gesù sopravvive.

 

Talora i testi antichi esprimono cose assai singolari, che bisogna però essere in grado di interpretare; e questo è possibile solo mediante la conoscenza di certe premesse. Parleremo più a fondo del modo come avvenne l’unione dei due giovinetti; qui vorrei solo ricordare un fatto.

 

In uno dei vangeli apocrifi, il cosiddetto «vangelo degli Egiziani» si trova un passo singolare, considerato eretico già nei primi secoli, poiché in certi ambienti cristiani non si voleva ascoltare la verità, o permetterle di affermarsi. Dice quel vangelo apocrifo che «la salvezza del mondo avverrà quando i due diverranno uno e l’esterno come l’interno».

 

Questo periodo esprime esattamente quanto ho spiegato in questi giorni, fondandomi sui fatti occulti. La salvezza dipende realmente da che i due diventino uno; ed essi divennero uno, quando al dodicesimo anno d’età l’individualità di Zaratustra si trasferì nel fanciullo natanico, quando l’interiore divenne esteriore.

 

Tale trasformazione dell’interiorità in una esteriorità avvenne quando l’individualità di Zaratustra (che si era elaborata ed era venuta sviluppandosi entro il corpo fisico e l’eterico del Gesù salomonico), compenetrò la peculiare interiorità del fanciullo natanico con le forze sviluppate a contatto del corpo fisico e dell’eterico. In quel momento e in quel modo una determinata forza compenetrò il corpo fisico e l’eterico del Gesù natanico, sì che ormai l’esteriorità potè divenire espressione di ciò che prima era rimasto rinchiuso in una speciale interiorità: appunto prima che il fanciullo Gesù di Luca fosse compenetrato dall’individualità di Zaratustra. Così i due erano divenuti uno.

 

Abbiamo così fin qui seguito Zaratustra, dalla sua nascita come bambino Gesù del vangelo di Matteo, fino al suo dodicesimo anno: a questo punto egli abbandonò il suo corpo originario, assumendo la corporeità del Gesù natanico e sviluppandola ulteriormente, per poterla portare a una certa altezza, sacrificando poi i suoi tre corpi per accogliere l’entità che chiamiamo il Cristo.