Il Guardiano della soglia impedisce che con la percezione entrino nella coscienza dell’uomo anche l’immaginazione, l’ispirazione e l’intuizione

O.O. 153 – Natura interiore dell’uomo e vita fra morte e nuova nascita – 11.04.1914


 

Oggi dovrò far osservare alcuni singoli risultati positivi dell’indagine occulta, i quali da un lato sono specialmente atti a farci penetrare nella natura dell’uomo, ma dall’altro ci mostrano quale essere complicato sia l’uomo, così come è inserito nel mondo. Potremmo noi forse pensare che qui nel mondo l’uomo non sia un essere complicato? Come potremmo pensarlo, se la vera immagine ideale dell’uomo, l’immagine di quello che l’uomo potrebbe essere se sviluppasse realmente tutte le disposizioni che risiedono in lui, se questa immagine ideale è in fondo il contenuto della religione degli dèi, e se in fondo tutte le entità spirituali delle diverse gerarchie che si possono imparare a conoscere nel loro nesso con la natura umana, fanno confluire le loro mete e collaborano dal cosmo a edificare l’uomo quale vero senso del cosmo stesso.

 

La prima cosa da dire è che l’uomo, con le percezioni che riceve dal mondo esterno e quali gli si palesano alla coscienza, non accoglie effettivamente se non una piccola parte di ciò che tumultuosamente lo assale. Mentre l’uomo è nel mondo fisico e spalanca i suoi organi sensori, mentre con l’intelligenza legata al cervello e al sistema nervoso osserva il mondo e cerca di spiegarsi quanto in tal modo gli si accosta, soltanto una piccola parte di ciò che lo assale da fuori diventa veramente rappresentazione, soltanto una piccola parte gli penetra veramente nella coscienza. Nella luce, nei colori, nel suono, è riposto un contenuto assai maggiore di quanto non giunge alla coscienza. La fisica esteriore materialistica, con la sua concezione infantile dell’universo, dice che dietro i colori e dietro la luce vi sono dei processi materiali, delle vibrazioni atomiche e simili. Ma questa veramente è una concezione che si può dire infantile dell’universo; in realtà le cose si presentano diversamente.

 

Noi dobbiamo investigare la facoltà percettiva dell’uomo con lo sguardo chiaroveggente, perché solo grazie a un tale esame del vero processo della percezione, pur restando sul piano fisico si può giungere alla comprensione del nesso fra l’uomo e quanto lo circonda, fra l’uomo e il mondo che gli sta davanti. Quando si osserva chiaroveggentemente il processo della percezione, si mostra qualcosa di assai particolare.

 

Supponiamo che qualcosa agisca sul nostro occhio così che percepiamo luce o colore,

che abbiamo dunque nella nostra coscienza la sensazione della luce o del colore.

• Il fatto singolare che si scopre grazie alla ricerca spirituale,

è che nell’essere umano si presentano non soltanto quella luce e quel colore,

ma che come conseguenza della luce e del colore,

e contemporaneamente alla nostra sensazione delle immagini di luce e di colore,

sorge per così dire in noi una specie di cadavere della luce e del colore.

 

Il nostro occhio determina la nostra sensazione di luce e di colore.

Si potrebbe dunque dire: la luce affluisce verso di noi e ci prepara la sensazione della luce.

• Ma guardando più profondamente nel nostro essere, si scopre che mentre la luce è nella nostra coscienza,

il nostro essere viene pervaso da qualcosa che in esso deve morire affinché noi possiamo avere la sensazione della luce.

• Noi non possiamo avere nessuna percezione, nessuna sensazione da fuori,

senza che, grazie a quella sensazione e in conseguenza di essa,

non venga a determinarsi la formazione di qualcosa di morto.

 

La ricerca spirituale deve dire: osservo quest’uomo e so che proprio adesso egli ha la sensazione del rosso.

Vedo però come quel rosso che vive nella sua anima effonda da sé qualcosa

che, fluendo nella pelle e fino ai confini del corpo eterico,

penetra in tutto il suo essere insieme a qualcosa che è come il cadavere del colore e che uccide qualcosa nell’uomo.

 

Pensiamo che veramente sempre, quando ci troviamo di fronte al mondo fisico

aprendo i nostri organi di senso, accogliamo in noi

i cadaveri di tutte le nostre percezioni come fantasmi, come fantasmi attivi.

Sempre muore qualcosa in noi quando percepiamo il mondo esterno.

Questo è un fenomeno molto peculiare,

e l’investigatore dello spirito deve chiedersi che cosa succeda, quale sia la ragione di questo fenomeno.

 

Occorre esaminare che cosa sia in sostanza la luce che ci colpisce. La luce ha molto dietro di sé. Ciò che la luce manifesta è in certo modo soltanto l’avamposto di quanto ci colpisce. Dietro alla luce non c’è però quel movimento di onde che la scienza fisica suppone, ma dietro la luce, dietro tutte le percezioni e tutte le impressioni, vi è ciò che possiamo comprendere solo se consideriamo il mondo secondo la scienza dello spirito, grazie alle immaginazioni, alle immagini creative.

 

Se potessimo vedere tutto, se potessimo percepire tutto ciò che vive nella luce, o nel suono, o nel calore,

allora dietro a quel che giunge alla coscienza noi percepiremmo l’immaginazione creativa;

in questa si manifesterebbe poi l’ispirazione, e in quest’ultima l’intuizione.

La sensazione di luce e di suono che giunge alla nostra coscienza

è in certo modo lo strato più superficiale, direi quasi la schiuma, di quanto ci si accosta aleggiando.

 

In ciò vive qualcosa che, se potesse giungere alla nostra coscienza,

potrebbe diventare in noi immaginazione, ispirazione, intuizione.

• In realtà dunque solo una quarta parte

di quel che tumultuosamente ci colpisce da fuori esiste nella nostra percezione;

gli altri tre quarti penetrano in noi senza affiorare alla coscienza.

 

Mentre dunque noi riceviamo una sensazione di colore,

attraverso la superficie del colore penetrano in noi e s’immergono in noi

l’immaginazione creativa, l’ispirazione e l’intuizione.

• Esaminandole più da vicino troviamo che se penetrassero veramente nel nostro organismo

attraverso le sensazioni dei sensi come vorrebbero,

esse esplicherebbero il loro influsso anche durante la nostra esistenza fisica terrena fra nascita e morte;

e lo esplicherebbero in modo da provocare in noi una spiritualizzazione pari a quella

a cui ieri accennavo come a un possibile risultato della tentazione di Lucifero.

 

L’immaginazione, l’ispirazione e l’intuizione agirebbero su di noi

in modo che saremmo assaliti dall’impulso a rinunciare a tutte le disposizioni

che tendono in noi ad attuare in un remoto avvenire l’ideale dell’umanità;

vorremmo invece spiritualizzarci come siamo attualmente;

vorremmo diventare entità spirituali, col grado di perfezione raggiunto attraverso le nostre vite precedenti.

 

In certo modo ci diremmo: diventare uomini richiede uno sforzo troppo grande,

la via da percorrere in futuro è troppo difficile;

rinunziamo dunque alle possibilità che ancora risiedono in noi,

diventiamo piuttosto angeli con tutte le imperfezioni che portiamo in noi;

così giungeremo direttamente al mondo spirituale, spiritualizzeremo il nostro essere;

indubbiamente diventeremo meno perfetti di quanto potremmo diventare nel cosmo secondo le nostre disposizioni,

ma diventeremo esseri spirituali simili agli angeli.

 

Ecco un esempio che dimostra quanto importante sia quella che chiamiamo la soglia del mondo spirituale, e quanto importante sia l’entità chiamata Guardiano della soglia, perché il Guardiano compare proprio nel momento di cui ora ho parlato.

 

Egli lascia entrare nella nostra coscienza soltanto la sensazione stessa,

e non vi lascia entrare le immaginazioni, le ispirazioni e le intuizioni

che, se penetrassero nella nostra coscienza, creerebbero in noi

un impulso diretto a spiritualizzarci così come siamo, rinunziando a tutta la futura vita dell’umanità.

 

Tutto questo deve esserci velato, davanti a questo la porta della nostra coscienza deve restar chiusa, ma penetra però nel nostro essere. Mentre vi penetra, senza potersi illuminare alla luce della nostra coscienza e dovendo discendere negli oscuri sostrati della subcoscienza, ci vengono incontro le entità spirituali di cui Lucifero è l’oppositore.

 

Esse penetrano dall’altro lato nel nostro essere, e avviene allora una lotta

fra Lucifero, che immerge in noi le sue immaginazioni, ispirazioni e intuizioni,

e le entità spirituali di cui Lucifero è l’oppositore.

• Noi vedremmo sempre di nuovo tale lotta per ogni sensazione e per ogni percezione,

se davanti alla percezione esterna non fosse stata posta la soglia del mondo spirituale,

attraverso la quale può penetrare solo lo sguardo chiaroveggente.

Da ciò si vede quel che si svolge effettivamente nell’intimo della natura umana.

 

• Ho descritto il risultato di questa lotta come una specie di cadavere, come un parziale cadavere in noi: l’espressione per ciò che deve diventare in noi del tutto materiale, come l’inserzione di un elemento minerale in noi, affinché non si sia in grado di spiritualizzarlo.

• Se tale cadavere non venisse formato grazie alla lotta fra Lucifero e i suoi oppositori, invece di quel cadavere avremmo in noi il risultato di immaginazione, ispirazione e intuizione, e ascenderemmo direttamente al mondo spirituale.

Il cadavere forma il contrappeso; le entità spirituali buone, di cui Lucifero è l’oppositore, ci trattengono così entro il mondo fisico, e ci trattengono in modo che in esso ci resti nascosto l’impulso alla spiritualizzazione che sorgerebbe in noi.

 

In virtù di questo occultamento noi aspiriamo quindi a raggiungere il vero ideale della natura umana,

a sviluppare tutte le disposizioni che esistono in noi.

Per il fatto dunque che questo cadavere fantasma si forma in noi,

per il fatto che mentre percepiamo ci compenetriamo sempre di qualcosa che è al tempo stesso anche un cadavere,

nell’atto di percepire noi uccidiamo in noi stessi la continua e sempre crescente aspirazione alla spiritualizzazione.