Il karma iscritto nella terra – l’adultera

O.O. 100 – Evoluzione dell’Umanità e conoscenza del Cristo – 25.11.1907


 

Nel Vangelo troviamo anche un altro passo che ricorda la dottrina del karma.

Nell’ottavo capitolo è contenuto un passo singolare: quando i farisei gli chiesero il suo parere sull’adultera,

Egli si chinò (versetti 6 e 8) e, senza dire una parola, scrisse per terra con il dito.

Ma, come abbiamo visto, la Terra è il Suo corpo.

Egli non condanna l’adultera, però scrive la sua azione nel Suo organismo.

 

Egli indica così che, nello stesso modo in cui un seme deposto nella Terra si schiude e porta frutti a lui corrispondenti, così anche ogni azione dell’uomo germinerà in una vita terrena successiva e recherà i frutti a essa conformi, evidenziando altresì che non c’è potere in Terra che possa eliminare le conseguenze di un’azione.

La teologia, a dire il vero, crede nella morte espiatoria, crede che Cristo sia morto per noi, e di non dovere accettare la dottrina del karma, perché tale insegnamento sarebbe in contrasto con la concezione che afferma che Cristo, con la Sua morte, avrebbe assunto su di sé i peccati di tutto il mondo. Se rettamente intesa, però, questa disarmonia tra la concezione teosofica e quella teologica si risolve in armonia.

 

La dottrina del karma ha per la vita lo stesso significato che il libro contabile ha per il commerciante.

Secondo la legge del karma dobbiamo ritenere

che gli effetti di ciò che abbiamo causato in vite precedenti si presentino a noi nella vita attuale,

e che le azioni che compiamo adessotorneranno ad esprimersi nella vita successiva.

 

Abbiamo così un bilancio vitale completo: da una parte sono registrate le buone azioni, dall’altra quelle cattive. Se ora qualcuno pensasse che sotto il dominio della legge del karma non sarebbe più in grado di compiere delle azioni libere, essendo i suoi comportamenti sempre conseguenti ad azioni compiute in precedenza, sarebbe simile ad un commerciante che, avendo chiuso il bilancio, dicesse di non potere più fare affari, perché altrimenti il bilancio stesso risulterebbe errato. Come è sbagliato che un commerciante ragioni in questo modo, così è errata l’opinione descritta prima sugli effetti del karma.

La dottrina del karma, rettamente intesa, esclude, perciò, il fatalismo.

 

La libertà della volontà si concilia perfettamente con il karma che, se compreso giustamente, non è mai qualcosa di immodificabile. E se un uomo non volesse sostenere un suo simile in gravi difficoltà con il pretesto di non dovere interferire con il suo karma, il suo comportamento sarebbe altrettanto errato quanto quello che lo vedesse rifiutare ad un commerciante sull’orlo del tracollo un aiuto finanziario che lo salverebbe dalla bancarotta.

 

Nello stesso modo in cui il commerciante contabilizza come debito una sovvenzione di questo tipo, un debito che dovrà rimborsare, mentre il finanziatore lo metterà in conto come prestito, così ogni buona azione verrà registrata a credito di chi la compie e a debito di chi ne è il destinatario. La legge del karma non esclude, perciò, le azioni di soccorso, apparendo assolutamente giusto alleviare il karma del prossimo con opere di reciproco aiuto.

 

L’uomo che compie una buona azione può fare del bene ad uno dei suoi simili, ma vi sono anche delle azioni che tornano a vantaggio di un gran numero di persone, ossia che alleviano il loro karma e che, perciò, vengono iscritte nel conto di tanti esseri umani.

E se un’azione è di tale poderosa portata come quella del Cristo, allora si incide nel karma di tutti gli uomini, perché tale azione allevia il karma di tutti quegli esseri umani che la lasciano agire nella loro interiorità. Vediamo, dunque, che della legge del karma è fatta menzione anche nel Vangelo di Giovanni, e che la sua esistenza non pregiudica in alcun modo la libertà d’azione.

 

Compiendo quell’azione del sacrificio di sé, il Cristo Gesù si è posto in relazione con l’intera umanità. Secondo la legge del karma ogni azione viene iscritta nel registro dei debitori della vita e connessa con il corpo del Cristo, la Terra. Per questo, Egli non giudica l’adultera immediatamente, ma ne iscrive l’azione nel Suo corpo.

Egli assume nel Suo corpo tutto ciò che può accadere tra uomo e uomo, poiché il karma deve esplicarsi sempre di nuovo nel mondo terreno. Questa narrazione evidenzia in modo profondamente significativo il fatto che Cristo con la Sua azione si è congiunto con l’evoluzione karmica dell’intera umanità. Egli guida la futura evoluzione dell’umanità.