Il «libretto aperto»

O.O. 104 – L’Apocalisse – 25.06.1908


 

« E nella sua mano aveva un libretto aperto; ed egli pose il suo piede destro sul mare e il sinistro sulla terra ».

E Giovanni parlò all’angelo: « Dammi il libretto».

«Ed egli mi rispose: prendilo e divoralo; ti farà male alle viscere, ma nella tua bocca sarà dolce come miele.

Ed io presi il libretto di mano all’angelo e lo divorai; e nella mia bocca era dolce come miele» (Cap.10; vv. 1, 2, 9, 10).

 

Abbiamo qui quello che ci deve venir detto della sensazione che interviene nel veggente quando egli indirizza il suo sguardo al punto in cui la terra passa dallo stato fisico-materiale a quello astrale-spirituale, quando è adempiuta la missione della Terra.

 

Quando il veggente vede ciò, egli apprende quello che è veramente in connessione col messaggio dell’amore che è stato acquisito come impulso durante il quarto periodo di civiltà; apprende già nella vita attuale, come lo ha appreso lo scrittore dell’Apocalisse, che cosa sia la beatitudine e che cosa possa essere proposto all’umanità come beatitudine.

 

Ma lo apprende appunto nel corpo di oggi; perché, se un essere anche elevatissimo volesse vivere fra gli uomini, egli dovrebbe incarnarsi fisicamente. E sotto molti aspetti, proprio per il fatto che il corpo di oggi offre allo spirito la possibilità di elevarsi, esso dà pure la possibilità di soffrire.

 

Quindi, mentre l’anima del veggente, descritta dall’autore dell’Apocalisse, può elevarsi in regioni spirituali, per ricevere il vangelo dell’amore e può sperimentare in ispirito la beatitudine dolce come miele, il veggente stesso vive però in un corpo di oggi e di conseguenza egli deve dire che l’elevarsi, nel corpo di oggi, per molti aspetti provoca il contrario della beatitudine.

 

Egli esprime ciò dicendo che, malgrado sia dolce come miele, il libretto gli produce furiosi dolori al ventre, dopo che lo ha inghiottito. Questo è soltanto un piccolo riflesso dell’essere « crocifisso nel corpo ».

Più in alto salirà lo spirito, più gli sarà difficile abitare nel corpo.

 

L’espressione simbolica per quei dolori è appunto « essere crocifisso nel corpo ».