Il Mistero del Golgota e la scienza

O.O. 182 – Che cosa fa l’Angelo – Come posso Io trovare il Cristo – 16.10.1918


 

Sappiamo che la nostra epoca attuale cominciò (dal punto di vista antroposofico) nel secolo XV.

Volendone indicare approssimativamente l’anno, si può prendere il 1413.

Ma si può anche dire in generale che nel secolo XV la vita animica dell’umanità divenne qual è oggi.

 

Che la storia moderna non lo accetti, dipende solo dal fatto ch’essa non considera se non eventi esteriori e, per la sua stessa natura di fable convenue, non ha la più pallida idea che, non appena si risalga oltre il secolo XV, gli uomini pensavano diversamente, sentivano diversamente, agivano, partendo dai loro impulsi, in modo diverso, erano cioè radicalmente diversi nella loro vita animica dagli uomini attuali.

 

L’epoca che si concluse nel 1413, cominciò nel 747 a.C., nel secolo VIII a.C. Così che l’epoca da noi denominata il periodo della cultura greco-latina va dal 747 a.C. al 1413. Circa nel primo terzo di quest’epoca si svolse il mistero del Golgota.

 

Ora, questo mistero fu, come sappiamo, per molti uomini nei secoli,

il perno di tutto il loro sentire, di tutto il loro pensare.

Nei tempi antecedenti ai secoli XV, XVI, il mistero del Golgota fu accolto dall’anima in special modo nel sentimento.

Poi venne l’epoca in cui si cominciò a leggere i Vangeli in larghe cerchie di popolo.

 

Allora però ebbe anche inizio la disputa, se i Vangeli siano o no veri documenti storici. La disputa, com’è noto, si è esasperata sempre più, fino ai nostri giorni. Non è nostra intenzione occuparci oggi delle sue varie fasi, né della parte assai notevole ch’essa ha nel protestantesimo; ci limiteremo a quanto c’è da dire su ciò che vuole questa disputa intorno al mistero del Golgota.

Ci si è abituati, in questa nostra epoca materialistica, a voler tutto dimostrare materialisticamente.

 

Nella storia si chiama “dimostrare” l’appoggiarsi a documenti. Quando se ne trovano, si ammette che un fatto storico, di cui si parla in essi, si sia effettivamente svolto. Una tale forza di dimostrazione non potrebbe essere forse ascritta ai Vangeli. Dal mio libro Il Cristianesimo come fatto mistico, sappiamo quel che sono i Vangeli. Sono tutt’altro che documenti storici; sono libri d’ispirazione, d’iniziazione.

 

Un tempo erano considerati documenti storici, ora una vera ricerca ha stabilito che non lo sono. Si è anche scoperto che tutti gli altri documenti che sono nella Bibbia, non sono a loro volta documenti storici. E un teologo molto stimato, a torto, Adolf Harnack, ha stabilito, quale risultato dell’esegesi biblica moderna, che quel ch’è possibile sapere sulla personalità storica di Gesù Cristo potrebbe esser scritto in otto pagine. Ma non è vero neanche questo! Per quanto sia paradossale a dirsi, non è sostenibile neanche ciò che potrebbe esser scritto su quelle otto pagine! È vero solo il fatto che, sul mistero del Golgota, non esiste in genere alcun documento valido.

 

Se oggi, quale storico, qualcuno chiede: può il mistero del Golgota essere storicamente dimostrato?

Va detto, dal punto di vista dell’indagine storica attuale: no, non è esteriormente dimostrabile.

Ciò ha una sua buona ragione.

Vorrei dire che in base alle decisioni della saggezza divina,

il mistero del Golgota non deve essere dimostrato in modo materialistico esteriore,

perché l’evento più importante che si svolse sulla Terra deve essere visibile solo soprasensibilmente.

 

Chi voglia trovarne una dimostrazione materialistico-esteriore appunto non la trova; bensì trova alla fine, attraverso la propria critica, ch’essa non esiste.

L’umanità dev’essere posta di fronte alla decisione, appunto di fronte al mistero del Golgota, di confessare a se stessa: bisogna ch’io mi volga al soprasensibile, o non potrò trovare affatto una cosa qual è il mistero del Golgota.

 

Il mistero del Golgota deve in certo modo indurre l’anima umana,

a prescindere da tutte le dimostrazioni dei sensi, a trovare la strada verso il soprasensibile.

Ha dunque le sue buone ragioni il fatto che esso non sia dimostrabile né con la scienza naturale, né storicamente.

 

L’importanza della moderna scienza dello spirito sarà quella di essere lei stessa a guidare gli uomini alla comprensione del mistero del Golgota, allorquando ogni scienza esteriore, ogni scienza fondata semplicemente su ciò che cade sotto i sensi dovrà ammettere di non aver più alcun adito al mistero del Golgota, e la teologia stessa, in quanto è critica, si mostrerà non cristiana. Ma la via percorsa dalla scienza dello spirito sarà soprasensibile, cioè quale l’abbiamo spesso descritta.

Ora possiamo domandarci: qual era lo stato dell’umanità, quando il mistero del Golgota intervenne nella quarta epoca postatlantica, nel periodo greco-latino di cultura?

 

È noto il significato di quel periodo. Sappiamo che l’umanità, nel corso dei tempi, si sviluppa così da attraversare in certo modo i vari elementi costitutivi della natura umana. Sappiamo che nell’epoca egizio-caldaica, la quale precedette il 747 a.C., l’uomo fu introdotto dalla sua evoluzione in ciò che si chiama l’anima senziente; nell’epoca greco-latina, lo fu nell’anima razionale, e a partire dal 1413, nella nostra quinta epoca postatlantica, è introdotto nella cosiddetta anima cosciente. Così che possiamo dire: l’essenza della cultura greco-latina dal 747 a.C. al 1413 consiste, per dirla con Lessing, nell’educazione dell’umanità al libero uso dell’anima razionale o affettiva.

 

Chiediamoci ora: quando fu la metà di quel periodo? Se quel periodo durò dall’anno 747 prima del mistero del Golgota fino al 1413, la sua metà fu il periodo in cui l’anima razionale o affettiva dovette svilupparsi in modo ascendente, e poi discendente. Quel punto di mezzo che possiamo agevolmente calcolare è l’anno 333 dopo la nascita di Gesù Cristo. L’anno 333 è quindi un momento molto importante per l’evoluzione dell’umanità, la metà del periodo di cultura greco-romana. Trecentotrentatre anni prima di quel punto cade la nascita di Cristo Gesù, con tutto quanto condusse al mistero del Golgota.

 

Possiamo comprendere giustamente tutta la situazione dell’umanità solo se ci interroghiamo su quel che sarebbe accaduto qualora esso non fosse intervenuto nell’evoluzione. Possiamo onorare giustamente il valore del mistero del Golgota solo se ci chiediamo cosa sarebbe accaduto se non fosse avvenuto.

 

Senza il mistero del Golgota,

l’umanità sarebbe naturalmente giunta col solo ausilio delle proprie forze elementari all’anno 333,

alla metà della quarta epoca postatlantica.

• Avrebbe sviluppato da sé tutte le facoltà inerenti all’anima razionale o affettiva,

e le avrebbe poi serbate nei secoli successivi.

• Ciò fu sostanzialmente mutato dall’evento del Golgota.

 

Accadde qualcosa di affatto diverso da quel che altrimenti sarebbe accaduto, accadde qualcosa di potentemente diverso. Per poter caratterizzare quel singolare evento che dà un senso a tutta la Terra, possiamo riguardare come più importante quel punto di vista secondo cui non vi è che un accesso soprasensibile al mistero del Golgota.

 

Infatti l’uomo, nonostante che nella quarta epoca postatlantica, verso l’anno 333, si avvicinasse al massimo rigoglio dell’anima razionale o affettiva, era ben lontano, nella sua vita fisica fra nascita e morte, dal comprendere il mistero del Golgota per mezzo delle ordinarie forze umane. Possiamo sì svilupparci e raggiungere un’età molto avanzata, ma con le forze che grazie allo sviluppo corporeo otteniamo tra la nascita e la morte non possiamo comprendere il mistero del Golgota.

 

Così pure i contemporanei, così pure i discepoli, gli apostoli che amavano Gesù Cristo potevano comprendere (nei limiti in cui dovevano comprenderlo) come stessero le cose con Colui ch’essi attorniavano, per il fatto ch’essi erano provvisti di chiaroveggenza atavica e, grazie a questa, avevano un’idea di Colui ch’era fra loro. Ma non potevano ottenerla con le loro proprie forze umane.

 

E gli Evangelisti scrissero poi anche i Vangeli con l’aiuto di antichi libri misteriosofici, partendo dalle antiche forze di chiaroveggenza atavica, non già da quelle che avevano fino allora sviluppate in modo naturale, come forze umane.

 

Ma l’anima dell’uomo continua a svilupparsi anche dopo aver varcato la soglia della morte,

impara sempre più a comprendere; le forze della comprensione aumentano anche dopo la morte.

• Ora c’è il fatto singolare che i contemporanei del Cristo, i quali, col loro amore per Lui,

si erano preparati a vivere in Lui nel post mortem,

compresero interamente con le loro proprie forze umane il mistero del Golgota

soltanto nel terzo secolo dopo che esso era avvenuto.

 

Coloro dunque ch’erano vissuti col Cristo come suoi discepoli e apostoli,

morirono, continuarono a vivere nel mondo spirituale,

e lì le loro forze crebbero così come crescono quaggiù.

 

Solo che nell’ora della morte non siamo così maturi da aver la comprensione che abbiamo due secoli dopo il transito.

I contemporanei non furono maturi se non nel secondo, terzo secolo per arrivare da sé, nel regno dello spirito ove si dimora fra la morte e una nuova nascita, alla comprensione di quel che avevano sperimentato due o tre secoli prima qui sulla Terra. Ed allora essi ispirarono dal mondo spirituale anche gli uomini ch’erano quaggiù.

 

Se da questo punto di vista leggiamo quel che nel secondo, terzo secolo hanno scritto i cosiddetti Padri della Chiesa, quando cominciò l’ispirazione nel senso giusto, scopriremo come si possa intendere quel che i Padri della Chiesa hanno scritto su Gesù Cristo.

 

Quel ch’è stato ispirato dai defunti contemporanei di Gesù Cristo, si è cominciato a scrivere nel terzo secolo.

Quegli uomini del terzo secolo, parlando di Gesù Cristo,

adoperano un linguaggio singolare che è in parte incomprensibile per gli uomini attuali,

dei quali fra poco tratteremo qui.