Il mistero del Golgota – fulcro dell’evoluzione terrestre

O.O. 194 – La Missione di Michele – 28.11.1919


 

Per chiarirci il corso dell’evoluzione della Terra,

ci conviene coordinare sempre gli avvenimenti al punto focale dell’evoluzione terrestre.

• In tale coordinamento si rivela una determinata struttura evolutiva dell’umanità

mediante la quale l’uomo trova la sua posizione di sviluppo individuale.

• Tale punto focale, come sappiamo, è il mistero del Golgota,

dal quale ogni altra evoluzione terrestre ha ricevuto un senso e un vero contenuto intimo.

 

Se ripercorriamo l’evoluzione dell’umanità occidentale, che ha ricevuto l’impulso del mistero del Golgota come messaggio dall’oriente, dobbiamo considerare che, circa nel quinto secolo prima del mistero del Golgota, comincia nella civiltà greca una specie di preparazione di quell’evento.

 

Si può dire che vi è una certa corrente unitaria di pensiero, sentimento e volontà in Grecia per circa quattro secoli e mezzo prima del realizzarsi del mistero del Golgota. Tale corrente unitaria inizia con la figura di Socrate, continua in tutta la cultura greca, si osserva anche nell’arte, prosegue nella straordinaria e potente personalità di Platone e prende un carattere si può dire più dotto in Aristotele.

 

Sappiamo anche dalle diverse esposizioni da me fatte che nel medioevo, e in particolare nell’epoca dopo Agostino, ci si è particolarmente adoprati a utilizzare l’insegnamento che si poteva derivare dalla maniera di pensare di Aristotele, per comprendere tutto quanto è attinente al mistero del Golgota, alla sua preparazione e alle sue conseguenze.

 

Il pensiero greco è divenuto tanto importante

anche per l’evoluzione cristiana dell’occidente fino alla fine del medioevo,

perché è stato utilizzato per penetrare il contenuto del mistero del Golgota.

Faremo quindi bene a chiarirci quanto è avvenuto effettivamente in Grecia

negli ultimi secoli prima del mistero del Golgota.

• Una civiltà antichissima dell’umanità, oggi non più apprezzata,

ebbe effettivamente la sua ultima risonanza nel pensiero, nel sentimento e nella volontà dei greci antichi.

 

Con le nostre conoscenze storiche non possiamo vedere tali cose nella loro giusta luce e in modo conforme alla verità, perché la nostra osservazione storica non risale fino alle epoche in cui una civiltà legata ai misteri, che si estendeva su tutta la Terra allora civile, comprendeva in sostanza ogni volere e ogni sentimento umano.

Per poter guardare di che natura fosse tale antichissima civiltà umana bisogna riandare, con i metodi che si trovano descritti almeno per accenni nel mio libro La scienza occulta, ai millenni ai quali la storia non riesce a risalire.

 

Quella civiltà antichissima aveva la sua sorgente negli antichi misteri, ai quali venivano ammessi da grandi personalità direttive solo coloro che erano giudicati oggettivamente adatti per un’iniziazione. Da questi iniziati fluiva poi verso gli altri uomini la conoscenza di cui erano divenuti partecipi nei misteri. Né si può comprendere nei suoi fondamenti tutta la civiltà antica se non se ne riconosce la matrice nei misteri. Questa si trova, solo che la si voglia vedere, molto chiaramente in Eschilo; anche nella filosofia di Platone si può rintracciarla.

Ma la rivelazione dell’elemento divino che l’umanità aveva ottenuto per mezzo dei misteri, è andata perduta per la storia. È solo ancora contenuta nella forma più primitiva in quella che è diventata civiltà dimostrabile storicamente.

 

Ebbene, può essere meglio giudicato che cosa è veramente successo,

se ci è chiaro quanto nell’epoca post-socratica è ancora rimasto in Grecia

di quella antichissima civiltà legata ai misteri, nella quale anche la civiltà greca ha le sue radici:

è rimasta una certa maniera di pensare, una certa maniera di farsi delle rappresentazioni.

 

È ben noto che nella storia si racconta che Socrate iniziò la dialettica,

che egli fu il grande maestro per quel pensiero

che fu poi elaborato più scientificamente da Aristotele.

Ma questo genere di pensiero e di rappresentazione tipicamente greco

è in sostanza solo l’ultima eco della sapienza dei misteri, tanto ricca di contenuto.

 

In essa si erano accolti conoscitivamente, nella concezione complessiva dell’uomo,

i fatti spirituali che sono le cause fondamentali dell’ordinamento del mondo;

i contenuti, grandi e possenti, si sono spenti a poco a poco,

ma la maniera di pensare sviluppata dai discepoli dei misteri,

la maniera di farsi delle rappresentazioni, la configurazione del pensiero,

queste sono rimaste, sono divenute storiche,

prima nel pensiero greco, poi di nuovo nel pensiero medioevale dei teologi cristiani.

 

Essi acquisirono essenzialmente per la loro teologia il pensiero greco, in modo da poter comprendere con la disciplina di pensiero e con le forme di pensiero, con le idee e con i concetti che erano in fondo una continuazione del pensiero greco, quanto era penetrato nel mondo con il mistero del Golgota.

 

La filosofia medievale, la cosiddetta scolastica,

è assolutamente la confluenza delle verità spirituali del mistero del Golgota con il pensiero greco.

La elaborazione a livello di pensiero del mistero del Golgota

venne fatta, parlando alla buona, mediante lo strumento del pensiero greco.

 

Dal tempo della perdita di contenuto dei misteri e dal sorgere del lato formale di puro pensiero degli antichi misteri fino al mistero del Golgota, decorrono circa quattro secoli e mezzo. Approssimativamente quattro secoli e mezzo.

 

Possiamo quindi riassumere:

• in un’epoca preistorica si diffonde nella parte della Terra allora civile la sapienza dei misteri;

• essa si sviluppa ulteriormente in modo che ne rimane, come un distillato, la dialettica greca, il pensiero greco.

• Poi si ha il mistero del Golgota che all’inizio viene compreso in occidente mediante la dialettica greca.

 

Chi voglia immedesimarsi nella scienza ancora sorretta dalla teologia, com’era possiamo dire dal decimo al quattordicesimo secolo, deve rinunciare ad adoperare il pensiero cui l’attuale umanità è abituata con l’uso di rappresentazioni scientifiche.

Le persone che sulla scolastica danno oggi giudizi alla maniera solita non possono afferrarla, perché hanno una formazione scientifica, e la scolastica presuppone invece una disciplina di pensiero differente da quella attuale scientifica.

 

Ebbene noi viviamo oggi in un’epoca nella quale sono trascorsi altri quattro secoli e mezzo da quando una nuova maniera di pensare, quella scientifica, ha afferrato l’umanità: ciò ebbe inizio nella metà del secolo quattordicesimo, quando in occidente gli uomini cominciarono poi a pensare nel modo che troviamo configurato chiaramente fino a un certo grado in Galilei, o in Giordano Bruno, e che poi è giunto fino ai nostri tempi. Apparentemente è la medesima logica dei greci e tuttavia è assai diversa. È una logica che un po’ per volta è tratta dagli avvenimenti naturali, nello stesso modo come la logica greca era invece tratta da quello che i discepoli dei misteri, i misti, contemplavano nelle sedi dei misteri.

 

Adesso vogliamo chiarire le nostre idee sulla differenza tra i quattro secoli e mezzo decorsi prima del mistero del Golgota nell’allora quasi unico mondo civile, quello greco, e i nostri quattro secoli e mezzo, nei quali l’Umanità venne educata mediante la disciplina scientifica. Posso farlo meglio graficamente. (L’autore comincia a disegnare).

 

Immaginiamo la sapienza dei misteri come una specie di vulcano spento che rappresenta l’antichissima civiltà spirituale (linea bianca discendente).

Tale sapienza dei misteri diviene in Grecia la logica, fino al mistero del Golgota, e lo segno in colore (linea rossa, fino alla seconda linea bianca verticale).

Questo modo di pensare continua nel medioevo attraverso la scolastica (terza linea verticale).

Qui (graffe rossa superiore) abbiamo un’ultima eco dell’antica sapienza dei misteri che dura quattro secoli e mezzo (sulla graffe rossa vien scritto: secoli 41/2).

E qui (terza linea verticale), a partire dal secolo quindicesimo inizia una nuova maniera di pensare che potremmo chiamare galileiana.

 

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Da tale inizio (cerchietto rosso e quarta linea verticale) siamo oggi di tanto distanti quanto fu il tempo trascorso dall’inizio della maniera di pensare greca fino al mistero del Golgota (graffe rossa inferiore prima della seconda linea verticale).

 

Ma mentre qui si tratta di un’ultima eco (arco bianco sotto la graffe rossa inferiore), di una specie di tramonto, ora abbiamo a che fare con un inizio (arco bianco tra la terza e la quarta linea verticale e soprascritta: secoli 41/2), con qualcosa che deve evolversi, che noi dobbiamo portare a una certa altezza.

La civiltà greca era ad una fine, noi siamo a un inizio.

Capiremo completamente questo paragone tra una fine e un principio solo se penetreremo in modo scientifico-spirituale l’evoluzione dell’umanità partendo da un determinato punto di vista.

 

Ho già detto e spesso ripetuto che non per nulla

si tenta attualmente quella autoconoscenza dell’umanità

che deve venir fornita dalla scienza dello spirito orientata antroposoficamente,

poiché la più gran parte dell’umanità sta di fronte a una importante possibilità futura.